Recensioni per
31 brevi racconti lacustri
di lagertha95

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
09/03/22, ore 17:08

La tua scrittura è coinvolgente e cinematografica. Non ti sei soltanto fermata a descrivere la scena, ma anche hai dato un’ambientazione specifica e ben precisa, mescolando il tutto con i sentimenti dell'assassina. Inoltre non sembra un omicidio qualsiasi per il semplice gesto di ammazzare qualcuno. Infatti la continuità dei colpi e i movimenti della mano fanno capire che c'è qualcosa di molto profondo. Sembra sia stato un atto liberatorio da una persona molesta. Infatti, quando le belve arrivano a finirlo, lei non se ne preoccupa molto. Mi chiedo se ci sia una ragione per cui venga menzionato soltanto il nome dell'assassina e la vittima venga vista in modo spregiativo?
Il lavoro è risultato molto gradito, complimenti e devo dire che da qui questa raccolta mi incuriosisce.

Recensore Master
13/05/21, ore 16:18
Cap. 5:

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 3/3

Carissima, eccomi all'ultima recensione premio, e come non potevo non proseguire la lettura di questa raccolta che, ormai lo sai, amo moltissimo? Insomma, non credo ci sia un racconto qui dentro che non mi piaccia.
Questa storia l'ho particolarmente apprezzata perché si tinge di una connotazione differente rispetto alle altre: qui non c'è l'elemento soprannaturale, l'intervento di una creatura malvagia, qualcosa di terribile operato dalle forze del male. C'è solo una ragazza alle prese con la sua fobia. Non succede nulla di innaturale, solo quella che si potrebbe definire come ironia del destino, ma che a conti fatti può capitare, e sicuramente sarà capitati, a tutti nella vita. È un racconto reale, che parla di demoni interiori, e forse per questo è estremamente potente.
Hai raccontato lo scenario suggestivo e pittoresco della Lapponia, che io amo profondamente, e per me è stato un immenso piacere potermi immergere in queste atmosfere nevose, in questa terra selvaggia, dove sei mesi è sempre notte e sei mesi è sempre giorno. Hai saputo rendere perfettamente, con rapide ma sapienti pennellate, questa terra meravigliosa, così come hai saputo rendere la difficoltà, per la mente umana, di sapersi adattare a questo ciclo giorno/notte molto particolare.
Clelia, la nostra protagonista, odia la sua terra natia. La odia perché odia il ghiaccio e la neve, odia questo ciclo giorno/notte che fa vacillare la già labile mente dell'essere umano, odia tutto quel ghiaccio, il freddo che ti penetra nelle ossa nonostante i riscaldamenti. Odia tutto ed è per questo che se n'è andata, tornando solamente per la morte della madre. Il suo odio per la sua terra natia forse c'è sempre stato, forse non è nato con l'incidente, ma l'incidente è ciò che l'ha portato alla luce. Hai saputo descrivere meravigliosamente i momenti di terrore della bambina quando, cadendo nelle acque gelide del lago, si è vista chiudere sopra di sé la sua unica via d'uscita. La sua è un'esperienza terrificante, che posso solo immaginare quanto sia traumatico vivere, soprattutto per un bambino piccolo. E, come accade per tutti i bambini, le esperienze traumatiche lasciano un segno, in loro, per sempre. Per Clelia, questo segno è rappresentato dal suo terrore per il ghiaccio, dalla sua paura per le terre innevate. La sua fobia è ciò da cui è scappata per tutta la vita, trasferendosi al Sud, allontanandosi da una terra dove il ghiaccio la fa da padrone e dove la sua paura l'avrebbe sempre tormentata.
Tornare a casa per lei è un trauma ed è interessante notare come la sua fobia superi persino l'amore per sua madre: la paura è qualcosa di ancestrale, d'incontrollabile, di totalizzante, che paralizza e cattura completamente, facendo perdere d'importanza ogni altra cosa. Così, la morte di sua madre è per Clelia secondario: primaria è invece la neve oltre la finestra, il freddo che la tormenta la notte nonostante il piumone, quei pattini per il ghiaccio che si premura di chiudere nell'armadio non appena arriva a casa. Primario è il suo trauma, e tutto ciò che ne consegue.
Eppure, dopo una notte di tormenti e di terrore, dopo una notte di ricordi spaventosi, Clelia decide di andare a pattinare, di tornare a quel laghetto e cercare di affrontare quella fobia da cui non ha fatto altro che fuggire per anni. Così si mette i pattini e scivola sulla superficie ghiacciata del lago, prima timidamente, e poi con sempre maggior sicurezza, come un bambino spaventato da qualcosa, che pian piano ne scopre la bellezza e la mancanza di pericolosità. Clelia si sente felice, si sente libera, perché quello che sta facendo è catartico, l'ha aiutata a liberarsi dal giogo della sua fobia, da quelle catene che la tenevano prigioniera e la soffocavano, che le facevano vacillare la mente.
È così sicura di sé che azzarda persino il salto che le costerà la vita. Come in un macabro e ironico dejà-vu, il ghiaccio si apre sotto i suoi piedi e il lago l'inghiotte, trascinandola verso le profondità, dove l'attende la morte. Ma questa volta Clelia non ha paura, è serena e in pace, perché la sua mente spezzata e distrutta non bramava altro che quello, non bramava altro che essere di nuovo lì, immersa nelle acque del lago, senza possibilità di riemergere. Clelia, per tutti questi anni, non ha fatto altro che fuggire dall'unica cosa che invece poteva darle la pace.
Un racconto potente, dalle tinte fosche e molto melanconico, che tratta con delicatezza una tematica non semplice da affrontare (il sollievo nella morte: quello di Clelia è una sorta di suicidio, seppur non direttamente cercato). Hai saputo creare una storia meravigliosa, molto equilibrata, dove la psicologia della protagonista è mostrata con efficacia e trascina con sé il lettore nelle profondità di questo lago ghiacciato, com'è stato per Clelia.
Davvero complimenti, tesoro. Spero di tornare a leggerti prestissimo. Un bacione ♥

Recensore Master
13/05/21, ore 16:01
Cap. 4:

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 2/3

Rieccomi di nuovo ♥
Questa tua raccolta di racconti ha tanto il sapore di un buon libro di racconti dell'orrore, uno di quelli che leggi la sera, con una tazza di tè tra le mani, prima di andare a dormire, e che ti lascia quel piacevole, piccolo senso d'inquietudine addosso. Fatto salvo il fatto che ora non è propriamente sera XD
Questo, tra tutti i racconti della raccolta che ho letto fin'ora, è quello che più ricalca il racconto horror nel senso classico del termine: abbiamo una protagonista a cui succedono fenomeni strani e inspiegabili, e che non riesce a comprendere, perseguitata da un'entità maligna, che ne causerà la morte. Ho davvero amato l'impostazione del racconto, così come il modo in cui sei riuscita a rendere magnificamente la vicenda in così poche righe: hai saputo ricreare un'atmosfera inquietante, permeata di tensione e orrore. Hai saputo trasmettere molto bene il terrore della protagonista, facendolo passare con forza tra le righe della tua storia, rendendone il lettore coinvolto. Hai, insomma, creato un racconto dell'orrore in piena regola, e io l'ho adorato per questo.
Egle è una ragazza come tante altre, una studentessa che ha una vita normale, se non fosse per quegli inquietanti messaggi che compaiono sullo specchio, alla mattina, messaggi minacciosi, che sono carichi d'invidia. Egle è bella, e a qualcuno questo non va proprio giù. Interessante notare come i messaggi compaiano proprio sullo specchio, ovvero l'oggetto in cui Egle può vedersi, dove può vedere la sua bellezza riflessa, dove può rimirarla. Chiaramente, in un primo momento, la ragazza cerca nei suoi coinquilini i responsabili di quello che ritiene uno scherzo, senza però ottenere nulla di soddisfacente; ironicamente e inconsapevolmente, è proprio la sorella a darle le risposte che cerca: forse uno spirito maligno, invidioso della sua bellezza, vuole fargliela pagare per questo. La sorella di Egle non sa - ancora - quanta verità ci sia dietro quelle sue parole dette con una risata. Anche se l'intento dello spirito malvagio non è quello di farle venire qualche ruga o delle occhiaie, ma di ucciderla.
Ho trovato molto azzeccata l'atmosfera che hai ricreato per la notte della morte di Egle: tuoni e lampi come se la casa dovesse venire giù; e altrettanto interessante ho trovato il fatto che tu abbia definito quest'atmosfera un cliché da racconto dell'orrore, quasi a ironizzare sull'atmosfera della storia, senza pur togliere nulla alla sospensione che si viene a creare. Proprio perché è un'ambientazione da cliché del racconto dell'orrore, il lettore sa che sta per accadere qualcosa alla protagonista, sa che il suo risveglio improvviso, e quell'inquietante figura indefinita che vede in piedi in fondo al letto, per un fugace istante, non presagiscono nulla di buono, e stanno per segnare il suo macabro destino.
Egle crede di essere preda di un incubo, dopotutto chi penserebbe mai che un essere sovrannaturale ti aspetta in fondo al letto per farti fuori? Raggiunge quindi quel bagno in cui si sono perpetrate quelle minacce scritte con rossetto Ruby Woo, e si guarda in quello specchio che tanto sfacciatamente riflette la sua bellezza. Solo che questa volta ci vede anche dell'altro, dopo che inquietantemente la luce è andata via per un istante, per poi ritornare: un volto di cadavere, terrificante e sfigurato (comprensibile perché la creatura fosse così invidiosa della bellezza di Egle XD). Egle che urla, la figura che ride, la luce che se ne va sono immagini rapide, tratteggiate velocemente, come velocemente accade ciò che segue. Momenti spaventosi, concitati, che segnano la fine della ragazza.
Il lettore si trova poi ad assistere costernato a ciò che succede dopo, ai coinquilini di Egle che trovano il suo cadavere, con il volto sfracellato contro la ceramica (quel volto bellissimo, che ora non lo è più), e con l'ultimo messaggio lasciato dallo spirito adirato. Egle era bella, ora non lo è più e lo spirito può placarsi. Forse.
Un racconto breve, ma davvero ben scritto e ben reso, che ho davvero amato. Complimentissimi! ♥
(Recensione modificata il 13/05/2021 - 04:02 pm)

Recensore Master
13/05/21, ore 15:46
Cap. 3:

Recensione premio per il contest "Darkest fantasy II edizione": 1/3

Ciao, tesoro ♥
Dopo tanto tempo, non è altro che un piacere quello di poter tornare a leggere te e ciò che le tue manine d'oro scrivono. E ho deciso di ricominciare proprio da dove mi ero interrotta, ovvero da questa tua incantevole raccolta, che non smette mai di stupirmi con i suoi racconti brevi, ma incisivi e sempre estremamente suggestivi.
Questa storia, in particolare, mi ha stregata per l'atmosfera che hai creato, per quest'aria di sospensione e pace che permea gran parte del racconto: tutto è sospeso nella sacralità dell'arte, nelle mani sapienti di Nur che lavorano una pietra informe, per darle un senso, per portarla a nuova vita, per portare alla luce la bellezza nascosta, che solo lei riesce a vedere. Ore di lavoro e di polvere, che immagino passate nella concentrazione e nel silenzio interrotto solamente dal rumore dello scalpello e degli attrezzi, con quel laghetto placido a fare da sfondo a un'atmosfera quasi sacrale, stessa sacralità richiamata anche nel titolo, così come nelle fattezza che, alla fine, acquisisce la statua, simili a quelle di una Madonna.
E quella figura di donna coperta di veli si è disvelata da sola, è venuta fuori dalle mani di Nur senza che neppure lei sappia come. È una sorpresa anche per la nostra artista, e quel fregio rosso che taglia perfettamente a metà il volto della statua non è che un ulteriore avvertimenti e un preludio a ciò che sta per accadere. Eppure, Nur, che non crede nel sovrannaturale, così come non crede che il laghetto sia maledetto e infestato, si va a fare un bagno, compie un gesto semplicissimo e quotidiano, senza preoccuparsi di ciò che è appena successo, senza dare peso neppure al rumore che la fa uscire dalla vasca.
È curioso notare come Nur sia perfettamente a conoscenza di ciò che potrebbe accaderle, dal momento che conosce la leggenda della donna uccisa nel lago, ma non dia alcun peso alla cosa, poiché non crede a queste sciocchezze. Forse, per lei, le cose sarebbero potute andare diversamente, se solo fosse stata più "superstiziosa", se solo si fosse lasciata spaventare da quelle voci e da quelle storie. Tuttavia, Nur è una donna razionale, che non si lascia irretire da certi racconti, e non si lascia vincere dall'irrazionalità neppure quando l'atmosfera cambia, il racconto si fa concitato: uno sconosciuto è entrato nel suo studio e cerca di ucciderla senza andarci tanto per il sottile. Cerca di ucciderla perché lei lo costringe a farlo. È doloroso anche per lui, ciò che sta compiendo, ma non può impedirselo, altrimenti la donna del lago lo ucciderà. In tal senso, è interessante notare come, seppur indirettamente, è proprio questo che succede: l'uomo non riesce a uccidere Nur che, seppur vinta dal normale e comprensibile terrore, riesce a sopraffare il suo aggressore, uccidendolo sotto il peso della statua che lei ha scolpito, proprio quella statua che rappresenta la defunta donna del lago. In un certo senso, dunque, è stata davvero lei a ucciderlo, perché lui non ha potuto assassinare la sua vittima.
Torna dunque la calma nello studio, dopo la breve ma violenta e concitata colluttazione. Nur si accascia contro la parete, e pensa di essere salva, crede di essere riuscita a sfuggire al suo destino di morte, perché ancora non ricollega ciò che è accaduto al sovrannaturale, perché ancora si ostina a ricercare nella ragione una spiegazione razionale. Eppure, il racconto si conclude macabramente con la voce della donna che s'insinua nelle sue orecchie e che le sussurra di uccidere, pena essere uccisa a sua volta. Il finale aperto lascia presagire un futuro tutt'altro che roseo per Nur, ora costretta sotto il giogo del fantasma come tanti prima di lei, condannata a mandare avanti questo ciclo che pare impossibile da spezzare. Trasformata da artista ad assassina, costretta ad assistere impotente alla sua trasformazione, senza poter fare nulla per impedirlo.
Un racconto davvero suggestivo, con un'atmosfera meravigliosa e con il quale hai saputo rendere ogni momento con estrema potenza narrativa. Come sempre, tantissimi complimenti ♥
(Recensione modificata il 13/05/2021 - 04:02 pm)

Recensore Master
10/12/20, ore 22:34
Cap. 7:

Buonasera cara, eccomi qui per continuare la lettura della tua raccolta! Caspita, questa sì che da quel punto di angoscia che fa male davvero: mi ci stavo affezionando a questa ragazza, sappilo. La sentivo così leggera, così spensierata nel suo ritrovarsi a suo agio nel limite della propria salvezza, in bilico sempre e comunque. Come se avesse bisogno di libertà, di sentirsi viva.
Hai creato un contesto che mi è piaciuto davvero parecchio, l’ho adorato: ho sempre avuto passione per i castelli e per i racconti che animano il loro vissuto, e questo fa parte dell’ambiente che hai ricreato per dare un dove e un come al prompt.
Ho chiaramente sentito e visto ciò che ha sentito e visto lei, tra quelle mura gelide, le luci, i muri, i pavimenti, tutto… incantata da un’atmosfera particolare e riconoscibilissima soltanto a lei, è uscita come richiamata da un ricordo, da un dolore, da colei che non c’è più. Chiunque sarebbe andato avanti, o si sarebbe spaventato, ma lei no, lei è andata oltre, ha continuato cullata, guidata, richiamata.
E la scena della seconda torre, lasciatelo dire, è evocativa e bellissima: quel gusto goth dato dalla presenza in pietra, dal consumato, dal freddo percepito che non gela ma da calore, dall’emotività di lei che si lascia rapire anima e cuore da qualcosa di invisibile, trova l’apice nella figura stessa del fantasma che l’ha ammaliata tanto da portarla a cadere e di fatto sfracellarsi al suolo. Quella sensazione che tanto provava, si è disgregata nel momento stesso in cui ha avuto modo di percepire cosa significa davvero. Hai mostrato il modo in cui è morta ed ogni singola sensazione nel viaggio che ha fatto per arrivarci, a quel suolo che tanto le piaceva. Che epilogo azzeccato per lei, una storia costruita ad hoc che anche se breve ha catturato la mia attenzione e soddisfatto le mie aspettative fin da subito.
Il castello, il lago e tutto ciò che lo circonda, la torre, i fanstasmi… sono tutti perfettamente in sintonia con il prompt dato, con un’atmosfera perfettamente creepy nel suo essere naturale e verosimile. Hai ricreato ogni singolo dettaglio con minuzia, ho visto i colori e sentito gli odori, guardato i riflessi e udito voci, rumori, passi. Tutto quanto ha coinvolto i miei sensi regalandomi una lettura perfetta, gradevole in ogni sua parte, stesa con un testo preciso e pulito, senza errori di sorta. È sempre un piacere leggerti mia cara, alla prossima e buon lavoro! :3

Recensore Master
27/11/20, ore 22:19

Buonasera cara, eccomi qui per poter continuare la lettura di questa raccolta che sto amando tremendamente. E questa? Un colpo di scena, qualcosa che non mi aspettavo affatto, dico la verità: visto i precedenti, credevo stesse per arrivare proprio l’assassino a concludere il lavoro, e invece… mannaggia che amica del ca**… caaaavolo che ha la protagonista, lei ed il ragazzo hanno inscenato un perfetto scherzo per Halloween a quanto pare. Beh, io nella lettura invece avevo colto tutt’altro, anzi: avevo immaginato proprio tutto quanto senza problemi, i cigolii, l’assenza di luce, il temporale, le ombre inquietanti – inquietante… di fatto non era solo un’ombra, era proprio un corpo appeso cazzarola! Alla faccia dell’inquietante!
Insomma, tutto ciò che mi ero riproposta in testa, ed il modo di vederla morire nella flash, non è successo, e appunto per questo, essere colta così alla sprovvista è stata davvero una bella sorpresa! Mi hai stupita, mi piace, mi piace molto quando un autore è imprevedibile con ogni singolo prompt.
Il tutto è accentuato dalle descrizioni non prolisse ma molto attente, particolareggiate, precise nell’indicare quello che tu vuoi io veda. I personaggi hanno delle reazioni perfettamente umane e spontanee, così come i loro pensieri e gesti. Mannaggia quante gliene avrei mandate a quei due, fossi stata in Tamara, sappilo. Non vedo l’ora di scoprire cos’altro hai scritto per questa raccolta, perché i prompt sono davvero variegati, imprevedibili, interessantissimi. Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
18/11/20, ore 09:25
Cap. 5:

Buongiorno cara, eccomi qui per continuare la lettura della tua long: lo ammetto, questa è decisamente la mia preferita, proprio perché non è sanguinaria, violenta, ma perché lavora sulla psicologia del personaggio e su come si evolva nel corso degli anni in seguito ad un trauma: il prompt stesso lo mostra, ed è gestito bene considerando la giovane età in cui accade il fatto e gli strascichi ben mostrati durante il suo quotidiano.
Il tutto si intensifica al ritorno al freddo ed al gelo, ad un padre che ha perso ogni senso di essere e di esistere, ad una casa che raccoglie solo pensieri negativi e tanto terrore. Mai ammetto, mai mi sarei aspettata questo slancio di speranza da parte di lei, spinta dal ricordo della madre, dalla voglia di farsi abbandonare da questo incubo che si trascina da troppo tempo. Capisco il motivo per cui lo fa, ma il finale mi ha davvero lasciata stupita fino all’ultima parola, perché per assurdo, nell’incidente lei finalmente si sente libera, quieta, nel momento della morte per mano della stessa paura che le ha rovinato la vita. Davvero ben studiata, un controsenso che ho apprezzato immensamente e che ha mostrato la vera natura di colei che voleva soltanto liberarsi dal peso di quella sofferenza personale. Come sempre hai tratteggiato dei caratteri chiari anche in poche parole, mostrando zone profonde dell’animo di quei personaggi che sono sofferenti e sconvolti; la stesura è perfetta, una garanzia nel tuo profilo che ritrovo e apprezzo sempre. Ogni singola flash di questa raccolta merita davvero tantissimo, alla prossima, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
09/11/20, ore 18:05

Tesoro, ciao ♥
Sono davvero contenta di essere potuta tornare su questi racconti dalla vena squisitamente horror e che sono decisamente nelle mie corde.
È scontato dire che anche questo racconto mi sia piaciuto tantissimo e, a essere sincera, anche più del precedente, che pure ho adorato.
Ho trovato davvero interessantissima e geniale l'impostazione del racconto, perché gioca tutto su un'ambiguità: innanzitutto, non è chiaro se sia solo la protagonista a udire la radio accendersi a orari improbabili, oppure se anche gli altri inquilini della casa se ne rendano conto. Questo dubbio sorge perché, quando Marie dice a sua nonna cosa accede, questa si mette a ridere e dice che si tratta dello spirito del nonno, quasi che prenda tutto come uno scherzo di sua nipote; inoltre, sembra che la radio si accenda spesso e volentieri quando Marie è sola in casa. Queste situazioni generano, dunque, un'ambiguità: è Marie che è pazza e s'immagina tutto (leggendo nelle canzone che sente alla radio dei messaggi che solo lei vi trova nascosti), oppure la radio è davvero posseduta da un qualche spirito maligno e lei, che è più sensibile e ricettiva, riesce a cogliere ciò che sussurra? Io propendo più per la prima ipotesi: che Marie sia pazza e crede di sentire cose che sin realtà non esistono se non nella sua testa, ma mi piace questa duplice chiave di lettura della storia, che lascia a noi la libertà di scegliere l'interpretazione che più preferiamo.
Ciò che è indubbio è che Marie sia instabile mentalmente, o perché lo è sempre stata, oppure perché lo è diventata a causa della radio. Questo suo squilibrio mentale la porta a compiere un'excalation di nefandezze sempre più grandi: inizia con l'uccisione del cane della nonna (ma povero Otto, mi è dispiaciuto più per lui che per tutti gli altri, sappilo!), per poi passare al (tentato) omicidio della nonna stessa, che comunque non sappiamo se si riprenderà mai o se è destinata a morire per le ustioni: dopotutto, le sue condizioni non sono per nulla delle migliori. Qui, c'è quella che è la genesi e l'evoluzione di un assassino: tutti i serial killer e gli assassini in generale hanno sempre iniziato con l'uccisione di animali, per poi passare alle persone. Che la nonna di Marie si sia salvata è solo un caso, una fortuna: certamente, il suo obiettivo era ucciderla, anche se in maniera indiretta, poiché la radio le aveva fortunosamente suggerito di dare fioco al capanno, invece che intraprendere un'azione più diretta sulla poveretta.
Arriviamo, infine, a quello che è l'atto estremo di Marie, ovvero il suo stesso suicidio cosa che, da un certo punto di vista, può essere ritenuta anche positiva: il fratello, quantomeno, si è salvato da quella sua furia omicida di cui non ricordava di essere preda. Ciò che è maggiormente inquietante, infatti, è che Marie stessa non ricorda cosa fa. compie gesti atroci, ma poi se ne dimentica, come se in quei momenti fosse posseduta da qualcosa, o entrasse in una specie di trance alienante. Da questo punto di vista, la vicenda di Marie è straziante, perché la ragazza è terrorizzata dalla radio e se ne trova a essere vittima e, sia che l'oggetto sia posseduto davvero o meno, il succo del discorso non cambia: che sia prigioniera di uno spirito o della sua mente, Marie è in gabbia, costretta a compiere gesti che normalmente non penserebbe mai di fare.
E allora, che il suicidio sia un gesto inconscio, dettato dalla disperazione per ciò che fa perdendone poi memoria? Che sia l'unico modo che ha trovato per liberarsi di quella radio che la perseguita, la tormenta e la terrorizza? È interessante che trovi nella radio stessa in motivo per suicidarsi, che sia essa stessa a suggerirglielo e, di nuovo, la duplice chiave di lettura è meravigliosa: è lo spirito che possiede la radio a farglielo fare, oppure è la sua stessa mente martoriata e vessata?
Tutto il racconto è un gioco di ambiguità tra il piano reale e quello svrannaturale. Un gioco che conduce a una fine tragicamente annunciata: Marie avrebbe potuto decidere di liberarsi di quella radio, di gettarla via, di farla sparire in qualche modo, e invece ne è diventata vittima, completamente soggiogata, si è lasciata ammaliare dalla sua voce e da ciò che le sussurrava. La radio le è diventata dolorosamente indispensabile, l'ha resa schiava e ha dettato i suoi gesti, le sue azioni e i suoi pensieri, fino a spingerla al suicidio.
Uno storia intensissima, terribile, che ho letteralmente divorato dalla prima all'ultima lettera. Sai creare sempre delle atmosfere macabre, cruente e ansiogene, che catturano e tengono incollati allo schermo e che io adoro oltremodo.
Tantissimi complimenti, tesoro: le tue perle sono sempre una garanzia. Un bacio e alla prossima ♥

Recensore Master
05/11/20, ore 10:39
Cap. 4:

Buongiorno cara, eccomi a continuare la lettura: amo questa raccolta ogni volta di più, e questa ti dico la verità, è la mia preferita al momento. È breve, intensa e tanto contemporanea e “comune” che potrebbe far sentire a disagio chiunque. Mi succede così perché accade in casa, in bagno, semplicemente in un posto abitato da qualsiasi persona. Non ci sono fattori scatenanti, luoghi particolari, eventi assurdi come quelli dei libri, no, semplicemente tutto a posto, senza problemi, né se né ma.
Persino la protagonista si ritrova a pensare quanto possa sembrare assurdo, anche perché inizialmente da pure la colpa ai coinquilini. Il mio dubbio è che se loro non fossero andati via, non sarebbe accaduto niente se non le minacce, per nulla velate: maledetto il giorno in cui se ne sono andati tutti.
Ho avuto modo di sentire qsulla pelle ciò che stava accadendo, immagine per immagine, suono per suono, lampo per lampo. Perché che stesse accadendo qualcosa di folle e risolutivo era ovvio, ma certo non mi aspettavo ciò che hanno ritrovato gli altri tornando: ho letto la frase lasciata lì con la voce innocente di chi stava alzando le spalle dopo un dispetto, giuro. Ed è stato davvero bello per me, incantevolmente assurdo, così immotivato, come un semplice capriccio di invidia.
Mi hai coinvolta e resa partecipe di tutto, l’ho avvertito proprio dentro ciò che stava succedendo, mi piace questo genere di sensazioni.
Alla prossima cara, come sempre stai facendo un ottimo lavoro sia sensoriale nei confronti del lettore, che di coinvolgimento nella scena. Il testo è scritto più che bene, breve, intenso e corretto sotto ogni punto di vista. Il font poi è la scelta migliore e più adatta cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
04/11/20, ore 19:49
Cap. 4:

Ciao! Mi dispiace molto che questa raccolta abbia così poche recensioni, non capisco perché visto che sei davvero bravissima a scrivere questi piccoli racconti horror e io li adoro!
Ammiro tantissimo chi riesce a scrivere questo tipo di storie perché io amo moltissimo leggerle (ma non mi divertirei a scriverle perché conoscendole già non mi farebbero paura! XD), ma tu sei ancora più brava perché sai creare un'atmosfera raggelante anche con delle storie così brevi. Questo racconto, per esempio, fa immedesimare molto in Egle che dapprima crede che a scriverle sullo specchio del bagno sia qualche vicino invidioso e poi, pian piano, inizia a notare cose sempre più strane, sparizioni di creme e prodotti, oggetti spostati... E la tensione sale, anche in poche righe! Infine l'orrore arriva tutto insieme, Egle va in bagno in una notte di tempesta e riflesso nello specchio vede il volto di un cadavere e poi la figura mostruosa la uccide. Continuo a dire che mi piacerebbe moltissimo che questi racconti potessero essere ampliati perché mi lasciano sempre tante curiosità: chi era il morto (o la morta) e perché odiava tanto Egle? Sarebbe davvero bello se avessi il tempo e la voglia di scrivere ancora su questi personaggi, sei bravissima e adoro queste storie!
Alla prossima!
Abby

Recensore Master
31/10/20, ore 14:23
Cap. 3:

Buongiorno cara, eccomi qui per continuare con vero piacere la lettura di questo tuo progetto inerente al Writober 2020. Volevo assolutamente dirti una cosa riguardo al font scelto, insomma, se è fatto apposta amo perché questo carattere mi ricorda tipo fogli sparsi da macchina da scrivere, andando indietro di qualche decennio: ho in mente l’autrice allo scrittoio, macchina da scrivere, sera, poca illuminazione e lei che ticchetta sui tasti rumorosi, pensando a quali altre atrocità fare accadere.
Bene, dopo questo mio delirio personale per queste sensazioni, giuro che comincio a leggere.
Caspita che bella storia questa, sul serio: mi hai fatta calare nella stanza, portandomi a vedere la statua, immaginarne le forme, i riflessi, la superficie; sento odori, polvere, vedo lampi. Attraverso gli occhi di Nur ho visto cambiare il mondo, il tempo, il quotidiano e la solitudine, trasformandoli in terrore e puro orrore scritto nelle sue iridi. L’aggressore ha proprio non solo l’aspetto, ma anche l’atteggiamento di chi sta vivendo continuando ad obbedire a qualcosa a cui non può sfuggire in nessuna maniera. È lì, terrorizzato quasi quanto lei, spossato, stressato, coinvolto in qualcosa più grande di lui, come se un ordine al di sopra di tutto stesse lavorando direttamente sul suo cervello. Ho pensato si trattasse di lui e basta, quando invece sono arrivata al finale ho capito: la presenza femminile che parla è colei che da ordine, deve essere la defunta del lago, quella che spinge tutti a comportarsi in modo atroce.
Pensavo ce l’avrebbe fatta, sono sincera, credevo sarebbe tutto finito, sai tipo “uccidi lui e sopravvivi.” Invece scopro con grandissima soddisfazione di lettrice ma con un brivido condiviso da essere umano, che è il suo turno, il messaggio chiaro ed esplicito con voce femminile non lascia scampo.
Amo, vederla succube di un ordine che la porta ad aver paura di morire, è bellissimo, una conclusione inaspettata e degna della storia che hai scritto. Più vado avanti e più mi faccio coinvolgere da tutto questo, alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
12/10/20, ore 01:10

Buonasera cara, che piacere essere di nuovo qui: non vedo l’ora di continuare la lettura del tuo writober 2020. Efficace, efficacissima, ansiogena: ti giuro, questa storia è stata una piacevole sorpresa. Mi sono immaginata tutte le scene una dopo l’altra, qualcosa di terribile che si affacciava alla parte precedente crescendo di intensità.
Il momento iniziale mostra la protagonista in uno stato già alterato, e così andando avanti per la propria strada sempre peggio, sempre più in là, sempre oltre. La figura della nonna, leggera e per nulla convinta, colei a cui basta dire un “sì, è così, non ti preoccupare e lascia fare” mi lascia l’amaro, perché avrebbe dovuto dare più attenzione a tutto. L’atmosfera cupa va avanti diventando sempre più pesante e pressante, mostrando quali fossero le atrocità sempre più grandi che Marie era costretta a fare.
Costretta, è questo il termine che mi viene in mente, perché la radio – o chi per lei – l’ha obbligata in un certo senso. Ok, ammetto che è più facile pensare che sia così, piuttosto di una pazzia da parte di lei che la porta a cercare un capro espiatorio per fare quello che non è umanamente concepibile. È più facile pensarla così, piuttosto che ammettere che di fatto avrebbe reagito perché voleva, ma il mio dubbio rimane sul finale, dove lei esattamente sembra essere ipnotizzata in qualche modo. Non ci è dato sapere di più, è interpretabile, e mi piace appunto perché è efficace l’idea che io possa capirla come meglio credo, nei limiti di gioco che tu autrice mi hai lasciato. È stata una lettura intensa e intrigante, a tratti mi ha lasciato il magone, e se le altre sono all’altezza di questa storia – e sono convinta sia così – non vedo l’ora di leggerle!
Il jolly di questo progetto è nella brevità delle singole parti: non dover pensare a capitoli lunghi ti permette di concentrarti direttamente su ciò che è importante ai fini di trama, tralasciando l’obsoleto e disseminando hint per la comprensione, o interpretazione del contenuto. Non vedo l’ora di conoscere i lprossimo prompt e la prossima storia, buonanotte cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

Recensore Master
08/10/20, ore 14:13
Cap. 3:

Io resto veramente incantata dalla tua bravura e dalla tua fantasia! Questo è il terzo racconto che leggo e le situazioni sono completamente diverse, nemmeno i grandi autori o i registi riescono ad essere così originali! Davvero, sei eccezionale!
Qui abbiamo una scultrice che ha scolpito una bellissima donna velata ed è soddisfatta del suo lavoro ma... ecco la nota stonata. Sul viso della donna, prima perfetto, Nur vede una striatura rossa come il sangue. E già qui io comincio ad avere i brividi... poi la cosa che mi è piaciuta ancora di più, l'accenno ad una storia tragica avvenuta nel laghetto che si trova nei pressi della casa di Nur, una donna uccisa nel lago che da allora si vendica ordinando alle persone di uccidere.
Ora, forse tu non lo sai, ma io ADORO letteralmente le storie di orrore che traggono ispirazione da un passato tragico, da qualcosa di orribile accaduto magari secoli prima! Ed ecco che Nur viene aggredita da uno sconosciuto che pronuncia una frase strana, deve ucciderla o "lei" lo ucciderà. E in effetti è proprio quello che accade: Nur spinge la statua della donna misteriosa addosso all'uomo che muore, ma poi è la stessa Nur a sentire la voce della donna che le ordina di uccidere!
Ogni racconto è più bello e inquietante del precedente, il primo mi era piaciuto, il secondo mi è piaciuto tantissimo, questo l'ho proprio amato, ora mi chiedo cosa mi riserveranno gli altri!
Unico punto "dolente" (ma non è colpa tua, non riusciresti mai a scrivere un racconto al giorno se fossero più lunghi) è che per me sono troppo brevi! Anche in questo caso avrei voluto conoscere tutta la storia della donna uccisa nel lago: chi era? Perché è stata uccisa? Forse era stata condannata per stregoneria e adesso si vendica?
Chissà, magari un giorno, con calma, amplierai questi racconti raccontando anche i retroscena e le storie dei personaggi, io ne sarei felicissima e penso che questi racconti sono talmente belli che potresti farne una raccolta da pubblicare!
Tantissimi complimenti e a presto!
Abby

Recensore Master
07/10/20, ore 11:43

Eccomi! Mi dispiace di non poter leggere i racconti giorno per giorno, ma il tempo è davvero poco e questa settimana in particolare è tremenda... Ora mi sono ritagliata un po' di tempo per spaventarmi! XD
Questo racconto mi è piaciuto ancora di più del primo, intanto perché adoro le storie di case infestate o oggetti infestati (ovviamente sono una fan della saga di The Conjuring!) e questa tua storia sembra proprio una di quelle su cui avrebbero potuto indagare i coniugi Warren! Una radio che si accende da sola nel silenzio della notte(già quello mi farebbe morire di paura!), questa nonna così strana che ride delle paure di Marie e che anzi racconta, soddisfatta, che nella radio c'è lo spirito del bisnonno che l'ha costruita. E questo bisnonno non doveva essere propriamente una brava persona, visto che induce Marie a uccidere il suo cane, a cercare di bruciare viva la nonna e infine, sempre in un crescendo di pathos, ad annegarsi, usando le canzoni per "dirle qualcosa".
Ho adorato questa storia, mi dispiace solo che sia stata così breve, devo ammettere che mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più di questo bisnonno, che sicuramente aveva un passato oscuro o forse era uno stregone... Sei bravissima e credo che migliorerai ad ogni racconto!
Complimenti e a presto!
Abby

Recensore Master
07/10/20, ore 10:15

Buongiorno cara, che piacere essere qui a scoprire il tuo nuovo progetto, dedicato alla challenge di ottobre. Ahhh horror, ne sto leggendo troppo poco ultimamente, mannaggia a me. Tocca recuperare! Sono rimasta piacevolmente stupita da questa prima prova su un genere simile, che da quello che ho capito non è certo una tua comfort zone. Comunque il lavoro è risultato molto gradito, voglio tu lo sappia. Non ti sei fermata a descrivere soltanto una scena, anzi, hai dato un’ambientazione specifica e ben precisa – grazie anche al prompt – che rende il tutto più realistico. C’è efferatezza, sfogo, non è solo un omicidio qualsiasi per il semplice gesto di ammazzare qualcuno: la continuità dei colpi, l’attenzione data al come, al dove, al quanto fa capire che qualcosa di specifico e profondo muove la mano della donna. Che sia lei, di sua spontanea volontà, o per volontà di qualcun altro o qualcos’altro, beh, non ci è dato ancora sapere, ma vederla così, sembra per lei sia stato liberatorio quasi.
Coinvolgi i vari sensi in questa piccola flash: colori, odori, consistenze si alternano e si miscelano dando spessore e tridimensionalità al tutto, oltre a dare spazio alle sensazioni che l’omicida avverte come conseguenza alle sue azioni. La vita intorno a lei svanisce, ma altra compare al richiamo del sangue e della morte. Il tutto incorniciato da una pacifica distesa d’acqua dolce, mossa da una brezza ad incresparne la superficie, mentre il silenzio della notte lascia spazio ai pensieri di chi ora dovrà avere a che fare con le conseguenze del suo gesto.
Sappiamo solo un nome: non quello della vittima, né il motivo che ha spinto la protagonista ad agire così. Al momento comunque sento che mi è sufficiente, anche perché qui l’attenzione si focalizza su altro; chissà se più avanti mostrerai ancora lei, o ognuna sarà per sé, beh, non vedo l’ora di scoprirlo. La tua scrittura è avvolgente ed evocativa, ricrea scenari precisi e particolareggiati che si muovono davanti ai miei occhi con estrema precisione. Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3

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