Recensione premio per il contest "Generi a catena": 2/3
Ciao, carissima!
Good Omens è senza dubbio una delle serie tv che più amo, quindi ero davvero curiosa di leggere come ti saresti approcciata al fandom, e ovviamente non avevo dubbi sul fatto che avresti fatto un ottimo lavoro come sempre. Shadwell e Madame Tracy sono due personaggi che ho sempre trovato molto interessanti, soprattutto nel loro rapporto dicotomico, di amore/odio, ma di cui difficilmente si legge, perché i protagonisti indiscussi, come ben sappiamo, sono altri.
Trovo che tu abbia saputo cogliere alla perfezione l'essenza dei due personaggi, lasciandola emergere dalla gestualità e dall'attitudine, più che da un'analisi psicologica: ogni parola che dicono, ogni gesto che compiono, ogni pensiero che formulano li rende indiscutibilmente loro. Allo stesso modo, hai saputo ricreare alla perfezione quella che è l'essenza del loro rapporto, senza per altro farli mai interagire direttamente, se non alla fine del racconto. Ho trovato molto efficace, a tal proposito, la divisione della storia in tre parti, cosa che ci offre il pov di entrambi i personaggi e che, alla fine, confluisce in una visione d'insieme di entrambi.
Ho amato il fatto che il filo conduttore di tutta la vicenda fossero una tazza di tè e relative zollette di zucchero. Con questo espediente, hai saputo ricreare quella che è la caratteristica centrale dello stare insieme: prendere rispettivamente l'uno dall'altro qualcosa, e farlo entrare nella propria quotidianità talmente tanto che diventa naturale ed è inspiegabile, poi, che quando viene riproposto a qualcun altro, a questo magari non stia bene. Madame Tracy zucchera il tè in maniera assolutamente esagerata, perché è così che piace a Shadwell, e non si pone neppure il problema di cosa invece piaccia al potenziale nuovo inquilino, non gli chiede quante zollette di zucchero ci voglia, perché devono essere nove ed è naturale che sia così. Per contro, Shadwell si aspetta un tè zuccherato con nove zollette, e per quanto sia una cosa assurda, che forse andrebbe specificata, non si pone per nulla il problema di farlo, perché con Madame Tracy non ne ha bisogno. Perché lei lo conosce e, dunque, sa.
Interessante anche il fatto che entrambi abbiamo declinato il contratto di affitto proprio perché le persone che avevano davanti non erano quelle che avrebbero voluto. Non assomigliavano nemmeno loro, neppure lontanamente. Perché, in fin dei conti, della persona di cui si è innamorati si ricercano i dettagli e quelli si apprezzano, si ricerca quella quotidiana complicità che si viene a formare e che manca con tutti gli altri. È quel sentore di casa, di essere al posto giusto che fa tornare Shadwell da Madame Tracy, da quella donna che mette nove zollette di zucchero nel suo tè. Da quella donna a cui lui si rivolge sempre in maniera brusca, perché è tutto ciò che ha sempre ripudiato, ma dalla quale poi accetta quel tè, zuccherato esattamente come piace a lui, e con la quale può ritrovare quel senso di appartenenza, di essere nel posto giusto, un luogo che conosce e che gli è familiare. Come di due persona che stanno insieme da anni, che si conoscono alla perfezione e che non hanno bisogno di esplicitare niente, di dirsi direttamente nulla, perché sanno.
Hai saputo rendere l'intensità del loro sentimento senza mai parlarne esplicitamente, ponendo l'accento su una quotidianità, un'abitudine cercata e perduta, dalla quale si ha bisogno di tornare, perché ricorda l'altra persona, quella di cui si ha davvero bisogno. Nella sua brevità, hai saputo costruire una storia davvero intensa, inquadrando l'essenza di un rapporto sfaccettato e complesso com'è quello di questi due personaggi, rendendo giustizia a entrambi pur senza renderli artefatti, rischio che è facile correre quando si tratta di questi due. Per cui, non posso che farti tantissimi complimenti: hai fatto un'entrata col botto nel fandom, e leggerò volentieri qualche altra storia a riguardo in futuro, se deciderai di scriverne ancora.
Un abbraccio e alla prossima ♥ |