Mi piace Steve. Non sono tra i suoi detrattori iniziali e, con l'andare del tempo, mi è piaciuto sempre di più. Ha giocato a suo favore il fatto di essere scrittore, e di essere, in un certo senso, il primo a non credere in quello che scrive.
La scrittura esorcizza, permette di analizzare da diverse prospettive la stessa storia, di reinventarla, modificarla, superarla.
Quindi mi piace moltissimo il taglio che avete dato alla sua introspezione: Steve, DNA e libri, storie e ricordi di famiglia sono una cosa sola. In un certo senso lui non è mai uscito da Hill House, ha continuato a portarsela dentro perché era prigioniero di quello che ha vissuto lì dentro, per questo l'ha raccontato più e più volte attraverso le sue storie di case infestate e fantasmi, cercando di capire ma anche rifiutando la realtà. La scienza è più socialmente accettabile, quindi c'è per forza il gene della pazia in loro. E del resto, se dici di credere nei fantasmi, un po' pazzo lo sembri, quindi lui è andato direttamente al punto finale, evitandosi la sofferenza della verità. Proprio perché, come avete perfettamente detto voi, nessuno può restare a lungo sano di mente, in condizioni di assoluta realtà.
Lui esiste in equilibrio tra accettazione e negazione e voi avete colto ed espresso benissimo questo aspetto di lui, forse di ogni scrittore.
Alla prossima. ^^ |