Eccomi di ritorno! "Così presto" avrei aggiunto, se non fosse per il fatto che già l'altra volta mi sono auto-elogiata e credo che la dose di autocompiacimento raggiunta in quella sede sia più che sufficiente. Passando invece alla parte seria della recensione, sai che questo capitolo mi ha ricordato i toni del primo? Ho ritrovato quel senso di opaca insoddisfazione, di frustrazione, il leitmotiv del "non abbastanza" che ritorna e opprime, che schiaccia – in questo senso, ho apprezzato il ripetersi di quell'idea di "piatto", di scarso spessore, richiamato anche dal titolo. Titolo che, in effetti, ribalta un po' la concezione ordinaria della prospettiva: laddove la prospettiva serve a trasmettere profondità, ecco che qui ritorna, marcatamente, ossessivamente quasi, l'immagine di un orizzonte piatto, "bianco" e indistinto, in cui tutto si amalgama e perde il suo senso. Un orizzonte – quello dominato dal bianco dell'assenza e dell'indistinto – chiuso, di cui non si scorge l'uscita (un eterno, insuperabile livello base, appunto). Insomma, come già nel primo capitolo, credo tu abbia svolto anche qui davvero un buon lavoro nel restituire questo senso di piatto grigiore e di insoddisfazione e non posso che continuare a seguire te e questa raccolta con grande interesse. |
SCrivendo poesie che abbiano un senso.Se apri gli occhi non sara' la mente a chiudersi.Ma quel marasma della sera prima.Non c'e' male come lavoro. |