Ciao!
Finalmente, finalmente riesco a passare da questo capitolo, che ho continuato a leggere e rileggere, dopo che lo hai pubblicato, aspettando il momento in cui sarei riuscita a mettere insieme qualche parola.
E, davvero, mi sento sempre un po’ a disagio, qui, perché mi sembra di ripetere sempre le stesse cose senza mai riuscire a cogliere davvero il punto, però si tratta della verità: questa raccolta ha una profondità, una maturità e una bellezza immense, e io ho sempre l’impressione di non essere all’altezza della recensione che meriteresti. Perché queste storie sono molto più di un racconto, e meriterebbero un approfondimento e un grado di analisi che io proprio non sono capace di fare.
E così mi limito a leggere, e ad apprezzare tanto, e a cercare di restituirti almeno una parte molto superficiale di quello che la tua lettura mi ha dato.
Non so cosa avessi in mente, quando hai cominciato a scrivere, e non so in che misura questa storia non raggiunga le aspettative che tu avevi, ma io posso dirti di averla amata moltissimo. Hai scelto di raccontare due dei miei personaggi preferiti, e quella che è senza dubbio la mia coppia preferita, e li hai rappresentati in un momento della loro vita in cui sono spezzati, in cui stanno davvero precipitando: sono vuoti, in un certo senso, ma sono anche figli di un moto costante, che pian piano li spinge in una sola, inevitabile direzione. Ed è particolarmente significativo che tu abbia scelto di rimarcare soprattutto la distanza che c’è tra loro, perché in fondo la loro storia si gioca tutta su questo spazio che loro, nonostante tutto, non riescono a mantenere. Remus ci prova, ci prova sempre, ci prova anche quando ormai la distanza era già stata annullata, ma alla fine si trova comunque a soccombere. Ecco, questo senso di ineluttabile, questa sensazione che spesso ha quasi il sapore della sconfitta, permea tutta la tua storia, e lo fa con una densità che è davvero quasi palpabile. Ho amato moltissimo tutti i parallelismi che hai saputo costruire tra i due, pur essendo, il loro, un dialogo “muto”: non solo perché muto è il dialogo con la seconda persona (Sirius, che per forza di cose non può rispondere, e Andromeda, che qui è quasi un contraltare “mentale”), ma anche perché tra Remus e Tonks non c’è alcun dialogo, nessun punto in comune, nonostante si trovino a vivere lo stesso dolore.
Remus mi ha spezzato. Remus che deve lottare ogni giorno con la maledizione che ha dentro, e con il senso di colpa, e il proposito di non rendersi più colpevole di quanto non sia, trascinando altri innocenti sulla sua strada. E vederlo rivolgersi a Sirius, Sirius che non gli può più rispondere perché è andato oltre, fa un male da impazzire.
Quella che mi ha colpito di più, però, è la tua Tonks: lei che è sempre così chiassosa e colorata, io faccio fatica a immaginarla disperata. Nei libri lo è, e la Rowling lo mostra molto chiaramente, ma tutto questo io non sono mai riuscita a coglierlo appieno. Tu, invece, lo mostri con una limpidezza disarmante: il suo monologo ha un ritmo che ho amato immensamente, un ritmo che, nonostante lo scorrere senza filtri delle sue riflessioni, ha una musicalità particolarissima.
Mi ha molto colpita, poi, il suo rapportarsi alla storia dei suoi genitori, al loro amore tormentato e a tutto il dolore che, nonostante tutto, si è trascinato dietro: è un aspetto su cui non avevo mai riflettuto, ma che tu hai saputo illuminare in maniera interessantissima.
Insomma, mi sembra di avere solamente grattato la superficie di tutto quello che dovrei dirti, di quello che la storia meriterebbe, ma spero davvero di averti restituito almeno in parte la meraviglia che mi hai fatto provare.
Ti faccio davvero i miei complimenti!
A presto! |