Ciao!
Avevo inserito questa storia nella lista di quelle da recensire da tanto tempo, ma non ho mai effettivamente tenuto fede al proposito. La casellina dell'avvento di oggi, però, mi dà finalmente l'occasione di rimediare, perciò eccomi qua a offrirti una cioccolata!
Vorrei subito farti i complimenti per lo stile. E' da un po' che non amo particolarmente gli stili aulici: preferisco di gran lunga quelli diretti, vividi, senza particolari metafore, quelli che non trattano la prosa come fosse una poesia. Ma questo qui l'ho trovato perfetto. E' alto, è poetico, è solenne e, data la premessa, non avrebbe dovuto entusiasmarmi, eppure mi ha commossa la prima volta che ho letto questa storia e mi ha commossa anche adesso che la rileggo per scriverti questa recensione. Il modo che hai scelto di raccontare l'amore tra Arwen e Aragorn, il dolore così grande della perdita e dell'attesa, le loro sensazioni che modificano l'ambiente circostante metaforicamente e fisicamente... Tutto l'aspetto tecnico di questa storia è perfettamente calibrato e adeguato, è adatto alla situazione ed è adatto ai personaggi. Neanche per un attimo ho pensato che avrei voluto leggere di questa coppia in modo diverso o che avrei voluto cambiare quel particolare nella prosa che la avvicina al genere poetico. Davvero, mai, e la cosa ha stupito me per prima! Questo vuol dire che hai scritto qualcosa di talmente bello, di così toccante che mi ha fatto proseguire nella lettura facendomi abbassare qualsiasi barriera io abbia eretto nel corso del tempo nei confronti di un determinato stile di scrittura.
Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui hai descritto l'amore che questi personaggi provano l'uno per l'altra. Un amore che non ha bisogno di parole, che non ha bisogno di essere dichiarato esplicitamente perché sia reale. Arwen e Aragorn si amano e si adorano, si sono scelti e continuano a scegliersi nonostante tutto, nonostante la follia di un'elfa e di un'uomo che si scambiano voti d'amore. L'immagine del bacio come firma è stata bellissima, mi ha fatto venire i brividi. E' un tema antico, quello del sigillo, ma qui l'ho trovato tanto delicato e allo stesso tempo tanto forte che mi è sembrato nuovissimo: trovo difficile descrivere in modo così dolce un concetto dalle sfumature aggressive come il possesso, ma tu l'hai fatto benissimo e hai potuto mitigare il senso della proprietà che il possesso si porta dietro con un significato molto più equilibrato, che appunto va a richiamare quella scelta (la firma mi ha fatto pensare a qualcosa che si appone volontariamente) reciproca tra i due. Arwen, soprattutto, mi colpisce tantissimo nella forza con cui ama Aragorn. Penso che tu l'abbia descritta benissimo e con grandissimo rispetto.
Il fatto che lei conti le ore che la separano dall'uomo che ama è qualcosa di indescrivibile. Il tempo acquisisce un carattere diverso, umano, per lei che è un'elfa e che non è fatta per contare intervalli così brevi perché la sua esistenza è troppo diversa da quella di un mortale. Trovo che questa sia stata la giusta riflessione per accompagnare il paragrafo finale, tanto doloroso quanto in realtà pieno di sollievo e speranza: Arwen ha smesso di soffrire, ha smesso di contare le ore vuote, senza Aragorn, e finalmente ha trovato pace.
Ti ringrazio tantissimo per aver scritto questa storia. E' davvero splendida e io non posso che farti tantissimi complimenti per come hai parlato di loro.
Un abbraccio,
Menade Danzante |