Carissima Shilyss,
i miei gloriosi progetti di recensioni in queste vacanze sono stati decimati impietosamente dallo studio – ci sarebbero tante cose tue da cui dovrei ancora passare, ahimè! – ma appena ho visto che avevi pubblicato qualcosa di nuovo ho chiuso testi e vocabolari e sono venuta a perdermi tra le tue pagine, che mi erano mancate moltissimo. E che, come sempre, mi hanno regalato del tempo bellissimo in loro compagnia e ammaliata.
È una storia quasi a incastri, questa, in cui i fili si sciolgono solo alla fine e nemmeno del tutto: ho amato come comunque tu abbia lasciato uno spiraglio aperto, quella piccola insinuazione che Loki non è soddisfatto – non lo è mai, è la sua natura, come ormai ho imparato a conoscere bene dalle tue storie –, che una sola notte rubata alle ombre a lui non basta, e allora per riavere Sigyn con lui sarebbe disposto anche a violare la morte stessa e riportare lei nel mondo dei vivi, invece che raggiungerla lui in quella parvenza di mondo in cui è imprigionata lei.
Perché quello che hanno consumato insieme è un sentimento troppo forte, che va oltre la morte e non si spegne con essa, e ancora gli fa desiderare di poter stringere tra le braccia la sua dea della fedeltà. E così chiede aiuto alla sorella per il rituale che lo porti fin nel mondo dei morti da lei e poi ancora indietro, su Asgard, come un Orfeo che scende gli Inferi per riavere la sua Euridice (e se il cantore, nonostante gli sia concesso di riportare l’amata con sé tra i vivi, finisce per perderla, che al nostro dio degli inganni, a cui la dea della morte invece concede solo di vederla ma non riportarla indietro, alla fine sarà quello in grado di vincere ogni legge magica e riprendere Sigyn?).
Ma la prova della potenza e forza di questo legame, l’ho letta soprattutto guardando ad esso dalla prospettiva di Sigyn: lei è morta, eppure continua ancora ad amarlo e attenderlo ogni anno in quella notte speciale, quasi che la quiete e l’oblio che si associano alla morte non possano toccare un sentimento e una passione tanto dirompenti, che hanno legato in modo così indissolubile le anime dei due amanti. È straziante, tanto è bella e malinconica, la scena di Sigyn che attende nella sua casetta con il gelo dell’inverno che infuria fuori, non mette sale alle porte per permettere al fantasma di Loki, che lei crede essere il morto tra i due, di raggiungerla almeno in quella notte in cui i due mondi si toccano, lo attende e chiama e invoca. E pare quasi una beffa che lei, per amore del dio degli inganni, un amore che non le permette di andare oltre, ma la tiene ancorata a quella casa, nemmeno conscia di essere morta, viva questo continuo inganno, in cui lei è quella viva e lui quello morto, in cui trascorre la propria solitaria vita in una casetta sul fiordo, che pensa sua e non ricorda essere invece uno dei nascondigli di lui, senza più festeggiare ad Asgard dove la credono alcuni ormai uscita di senno. E in questo inganno, in cui lei lo attende sempre paziente e fedele, come la dea che è, lui la raggiunge, infine, correndo innumerevoli rischi come vediamo al suo risveglio, provato dalla potenza degli incantesimi.
Nel mezzo ci narri allora, con quel gusto di canti d’altri tempi dove le storie si incastrano l’una dentro l’altra, e accennare a un dettaglio porta in sé altre storie, di come i due si siano conosciuti, evitati agli inizi, la sagacia di una a rispondere pronta alle istigazioni dell’altro, credendosi troppo diversi e di detestarsi, e della notte in cui, invece, si sono trovati capire che non si trattava di disprezzo ma passione celata per tanto tempo. E da quella perla incastrata tra le assi del pavimento ci narri di un’infinita notte d’amore, con il tuo stile così raffinato ed elegante, di quelle che seguono e di quella che ancora si rinnova, grazie alle magie di Hela.
In questa storia ho ritrovato tutto quello che amo e rende così tuoi i tuoi Loki e Sigyn, la sfrontatezza e sete d’ambizione di lui, la sua eterna insoddisfazione, e la caparbietà della donna, che nemmeno nella morte si stanca di essergli fedele, la sua curiosità e intelligenza. L’essenza che li anima è sempre la stessa, bellissima, che tu hai dato loro, per poi cucirgli perfettamente addosso questo racconto, che un po’ il sapore della fiaba ce l’ha, come un curioso ribaltamento del Canto di Natale di Dickens dove è il vivo a visitare il morto e fargli rivivere i “natali” (se con la parola natale posso concedermi un attimo di chiamarlo, per gli dei nordici) del passato e cercare di donargli la magia anche per quello presente. Manca il natale futuro, ma qui ci si aspettano grandi cose, allora, dalla tua penna sempre così meravigliosa per scrivere un futuro, forse, anche per questa versione della tua amata coppia.
Approfitto un momento ancora della tua pazienza per ringraziarti delle tue bellissime storie che mi hanno tenuto compagnia durante l’anno trascorso, e sono state in grado di trasportarmi in luoghi e viaggi mozzafiato, e per augurarti che l’anno prossimo possa essere pieno di tante storie su Loki e Sigyn e di cose belle per te!
Un bacio,
Maqry |