Ciao, Gaia!
Devi sapere che io sono un pessimo soggetto: volevo passare di qui (e da un sacco di altre tue storie, ma quello è un altro discorso e mi sento già abbastanza in colpa così) più o meno da mezzo secolo, e se guardo la data in cui ho inserito questa storia fra quelle da recensire, mi viene un po’ da piangere. E anche ora, vorrei passare con una recensione un minimo più approfondita, ma come sempre il tempo è quello che è, e insomma, io ci provo, consapevole che questa storia si meriterebbe di più.
Tra l’altro (e qui mi vergogno ancora di più) ti ho sempre associato alla Frasteria, e pur essendo molto incuriosita da questa coppia così inedita e particolare (sebbene di fatto Asteria sia quasi un personaggio originale, dal momento che nei libri nemmeno viene nominata, dunque ovviamente la caratterizzazione sta all’autore), credo sia la prima volta che ho l’occasione di leggerne qualcuna (di sicuro è la prima volta che provo a commentarla).
E, mannaggia, io mi sono completamente innamorata.
Ma proprio perdutamente.
Questa storia è davvero bellissima, e ho amato tutto, ogni singolo dettaglio, a partire dal modo in cui hai strutturato questo paradiso che è un’enorme stanza delle necessità innecessaria, perché di fatto dopo la morte la necessità smette di avere un senso, perde proprio la sua funzione. E ho amato lo stile onirico, a tratti estremamente poetico, ma anche in grado di non dimenticare mai che la morte è qualcosa di terribile, di oscuro e inquietante, andando a creare immagini che, pur nella loro bellezza rarefatta, riescono a rimescolare davvero il lettore. Ecco, io mi sono sentita rimescolata. Mi sono sentita rimescolata da questi occhi gemelli che continuano a incontrarsi, che da vivi si sono solo sfiorati con distrazione e che trovano il modo di comunicare solo quando i loro proprietari sono precipitati nel gorgo della morte. Mi sono sentita rimescolare da questi specchi, dai cocci conficcati nella schiena che, chissà, forse se tagliassero le dita farebbero sanguinare solamente ricordi.
Non lo so, non credo nemmeno di avere le parole per ridurre a qualcosa di razionale la bellezza di questa ambientazione e di questo rapporto, ma ho davvero apprezzato tutto, moltissimo.
Mi piace tanto, la tua Asteria che si strugge, dapprima in silenzio, poi ridotta a un ruolo, a qualcosa che la riconduce ad altri ma non dice niente davvero di lei (la Greengrass minore, la moglie di Malfoy, la madre di Scorpius, la collega della Granger), e mi piace come hai intessuto il suo rapporto con Fred. Un rapporto che, in vita, quasi non è stato, ma che viene ad assumere un senso solo dopo la morte, quando queste vite spezzate troppo, troppo presto trovano finalmente il modo di riconoscersi, di riconoscere il loro sguardo gemello.
E davvero, vorrei avere il tempo di dirti di più, ma mi limito a ribadire ancora una volta quanto questa storia mi sia piaciuta! |