Recensioni per
Vuoto è l'inferno
di Lisbeth Salander

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
04/02/22, ore 13:59

Ciao, cara, mamma mia!

Non so bene come commentare questa storia che, anticipo, mi è piaciuta veramente tanto. Sento di volere un gran bene alla famiglia Paciock e mi fa sempre piacere vederla rappresentata tanto bene in una storia. Ho amato, per quanto mi abbia comunque fatta soffrire, la tua idea di rendere la genitorialità difficile per i coniugi Neville, aggiungendo così una tremenda, crudele ironia, alla profezia: proprio quando riescono a raggiungere la felicità più grande, ecco che rischiano di perdere tutto. E' struggente e comprensibilissimo il loro sollievo nel vedere che poi Voldemort ha cambiato obiettivo, scegliendo i Potter. Loro hanno una seconda possibilità, anche se da vivere con il fardello del senso di colpa. Ma come ben sappiamo non ci sarà un lieto fine e immaginarli nuovamente ed eternamente prigionieri del san Mungo ti dirò, mi ha fatto salire dei conati di vomito çç. E' una delle migliori rappresentazioni dell'inferno in terra che io abbia mai letto: a questo proposito ti faccio tantissimi complimenti per il titolo, che è azzeccatissimo e ben sviluppato. Non ricordo se questa storia sia stata poi nominata per gli Oscar ma spero di sì perché merita assai ♥

Un abbraccio!

Benni

Recensore Master
28/10/21, ore 18:47

Ciao!

Io, ancora una volta, non posso fare altro che ringraziare le organizzatrici degli Oscar, perché leggendo le varie candidature sto scoprendo un sacco di storie che durante l’anno mi sono sfuggite (mannaggia, quanto, quanto vorrei avere giornate fatte di almeno quaranta ore per dedicare alla lettura tutto il tempo che voglio!) ma che meritano tantissimo.

Ecco, questa storia è una di queste: mi ha colpita tantissimo, perché andare a affondare le mani nell’angst, quando si parla di Alice, sembra sempre facile, ma tu hai scelto di ribaltare la situazione e trovare una prospettiva tutta nuova per aprire delle crepe su questo personaggio. È una dinamica che trovo davvero interessantissima, che va ad aggiungere dolore su dolore a un personaggio che ha già sofferto tanto ma, ahimé, trovo tutto estremamente realistico (e ci sono dettagli, come quel riferimento alle mille cruciatus che lei preferirebbe affrontare piuttosto che sopportare il dolore di trovarsi di nuovo in quella stanza, che mi hanno straziato il cuore). E, non lo so, so che è un commento forse stupido, il mio, ma questa storia è arrivata un po’ come un lampo, come un collegamento e una scoperta che non fa che sembrarmi giusta: non ne ho mai scritto e non credo ne scriverò mai, ma insomma, io quella mancanza di figli di Neville, nei vari articoli, me la sono sempre tenuta stretta, e ho sempre avuto l’headcanon che Hannah e Neville abbiano passato ciò che qui tu descrivi per Alice e Frank. Quindi, ecco, trovare questa tematica affrontata con tanta maestria e legata proprio a questi personaggi mi ha riempito il cuore, nonostante tutto il dolore che hai messo in campo. 

È un tema difficilissimo, delicato e terribile, quello che scegli di trattare, e lo fai nel modo migliore possibile. Senza nascondere niente, senza mai alleggerire la portata straziante di questa situazione, ma sempre con una grande coscienza di quanto trattato, e con un rispetto incredibile. 

Sono tematiche che non vivo sulla mia pelle, e che forse non potrò mai capire fino in fondo, ma credo davvero che tu le abbia rese nel modo più realistico possibile. Nel dolore di Alice, nel suo smettere di provare a fantasticare su quei bambini in cui non osa sperare, nel modo in cui Frank le resta accanto cercando di strapparla via da quella disperazione che sa di pazzia. 

E quando poi questa disperazione prende una piega tutta nuova – ma non per questo meno dolorosa, con quella profezia che rischia di portar via anche quello che sembra un miracolo – il peso emotivo del racconto non fa che aumentare, e il dolore e il terrore di Alice è qualcosa di così tangibile che mi ha spezzato davvero il cuore. 

Ed è tutto realistico e comprensibile, persino il desiderio che il bambino condannato sia un altro, e non il suo, e il fatto che queste parole siano tutto ciò che riesce a salvarla da un desiderio terribile. 

Terribile, poi, è scoprire quanto poco tempo abbia avuto per essere madre, ma da una prospettiva tutta diversa, una prospettiva che l’ha rinchiusa nel suo inferno fatto di dolore che torna, sempre e comunque, e che le strappa anche l’unica persona che era in grado di farla uscire dall’inferno. 

Insomma, ho trovato questa storia scritta davvero divinamente, capace di rendere benissimo un dolore immenso e straziante, senza mai però crogiolarvisi in maniera gratuita e fastidiosa. 

Ti faccio davvero, davvero i miei complimenti!

A presto!

Recensore Veterano
18/08/21, ore 14:53

Ciao! ^^
Vorrei poterti lasciare una bella recensione super completa e profonda, come meriterebbe questa storia, ma semplicemente non ci riesco, mi hai tolto tutte le parole. E sono qui da 20 min che cerco di pensare a qualcosa di sensato da mettere insieme, però ormai mi ha preso la malinconia e mi suona tutto così stupido...
Ci tenevo a lasciarti comunque un segno del mio passaggio, anche se vuol dire solo dirti che hai scritto qualcosa di bellissimo e tristissimo e mi hai spezzato il cuore.
Ti faccio tantissimi complimenti per questo piccolo capolavoro.

Cedro

Recensore Master
18/08/21, ore 14:32

Fede </3

Non so come cominciare questa recensione. Voglio farlo e non voglio farlo. Vorrei dire ma non so cosa dire perché sono entrata consapevole che sarebbe stata una storia tosta (la protagonista e il titolo dicevano già tantissimo) ed è stata anche peggio. Mi si è aggrovigliato lo stomaco, i pensieri, e al centro della gola si è creato un magone che mo vai a scioglierlo. Come si fa? Ci sto provando così, buttando giù una recensione che sembri tale per questa storia meravigliosa. 
E crudele.

Alice e Frank Paciok hanno già una delle storie più tristi della saga, almeno per quanto mi riguarda. Forse proprio perché non sono morti
A volte, in situazioni al limite, la morte può diventare sollievo per sé stessi e per chi ci sta intorno. La stessa Alice in queste righe a un certo punto la vede come unica soluzione a tutte le sue pene. Quindi per me il fatto che loro due siano condannati alla follia in quella stanza del San Mungo è uno dei destini più crudeli fra tutti coloro che si erano schierati contro Voldemort.
E tu ci hai messo dietro a quella vicenda, un carico da novanta. La storia di una genitorialità difficile, aborti ripetuti, traumi mai superati, la fragilità dietro l'angolo che diventa già pazzia su quel cornicione. 
Alice che prova invidia per Lily, sollievo quando alla fine capisce che non è suo figlio quello scelto da Voldemort. L'hai resa meravigliosamente umana. Le hai dato sentimenti legittimi. Non è una donna che si nasconde dietro un animo misericordioso ma ha una paura concreta, ampliata dai suoi trascorsi, e allo stesso tempo una forza che l'avrebbe spinta a morire pur di non dare quella sorte a suo figlio.
Poi c'è quella frase "Finché possiamo dire ‘questo è il peggio’, vuol dire che il peggio può ancora venire" che per me può essere la sintesi di tutta questa storia. Alice che è convinta che l'inferno sia quella stanza del San Mungo dove il suo corpo viene ripulito da ogni gravidanza andata male, immacolata seppur con una crepa. Invece anni dopo si ritrova in una stanza ancora peggiore, piena di crepe, bloccata lì fisicamente e anche nella sua stessa mente in un loop infinito di tormenti. 
E poi Frank, più marginale di Alice in questa storia ma comunque una colonna per lei. Una dolcissima mano tesa costantemente nella sua direzione, che non scappa e vuole prendere la metà di quell’inferno della moglie e arriva anche con le parole giuste nel momento giusto, salvandola dal destino che si era scelta e permettendole di respirare, almeno un po’.

E’ una storia atroce. Non solo si spezza Alice ma si spezza ripetutamente anche chi legge, Fede. In più punti mi sono dovuta fermare e riprendere a respirare bene. Scavando in questo modo in lei, mi sono sentita graffiata dentro anche io. Questo è l’effetto che mi hanno fatto le tue parole! <3
Grazie, forse, se mi riprendo.
Un abbraccio grande,
gabry
 

Recensore Master
21/04/21, ore 21:56

Ciao!
A contest finito, passo a leggere questa one-shot. Innanzitutto, complimenti per il risultato!
Devo dire che mi è piaciuta tanto. A cominciare dal titolo, che poi hai esplicitato con la citazione finale, ma che in realtà si dispiega tra tutte le tre parti di cui si compone questa one-shot perché hai letteralmente preso il lettore e l'hai portato nell'inferno personale di Alice - e di Frank, per riflesso, anche se, com'è giusto, il focus è sulla madre.
Mi è piaciuto come hai presentato e ripreso il "tre", in tre atti, tre volte in cui i Paciock e i Potter hanno sfidato l'Oscuro Signore (e perciò entrambe candidate per la profezia) e tre le gravidanze dall'esito tragico di Alice, prima di Neville. Tre atti e tre riferimenti all'inferno e alla stanza dalle pareti grigie in ospedale, anche se nel secondo paragrafo torna in maniera più figurata, dato che Alice non ci è tornata per la quarta gravidanza e la conserva solo nella sua mente. Fino a quando nella sua mente non ci sarà spazio per conservare molto altro, per le conseguenze della tortura. Ho trovato molto interessante il background che hai dato alla protagonista, anche banalmente nella precisazione sull'età che fai nelle note: è evidente che ci hai pensato per un po', che questo malessere di Alice non è "improvvisato" dall'autrice. Hai reso anche più tragico il destino di un personaggio che lo è già, nella saga originale.
Il tema del contest era la presentazione di temi controversi e trovo che tu abbia narrato quelli che hai scelto in maniera molto coinvolgente. Io, da lettrice che non ha avuto esperienze simili (per fortuna e spero di non averne mai, quando sarà) alla protagonista, ne ho percepito distintamente il dramma.
Complimenti!
Legar

Recensore Master
19/04/21, ore 09:19

Ciao Fede! Passo a lasciarti il giudizio che hai ricevuto nel contest "Magicamente controversi!" e ti rinnovo i complimenti per la meravigliosa storia che hai creato! 

Primo posto parimerito
LisbethSalander/Lisbeth.Salander – Vuoto è l’inferno
30/30

 
Specchietto
Autore EFP: LisbethSalander
Nickname sul Forum EFP: Lisbeth.Salander
Link alla storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3970320
Titolo: Vuoto è l'inferno
Tema controverso scelto: Aborto, Tendenze suicide, Depressione.
Totale: 30/30


Grammatica: 5/5
La grammatica è impeccabile. Non una virgola fuori posto, un errore di battitura, niente di niente. La costruzione delle frasi è semplice e le ripetizioni sono funzionali alla narrazione e utilizzate benissimo. Non ho altro da dire perché tutto è perfetto.

Stile: 5/5
Hai narrato questa storia con uno stile introspettivo in grado di prendere per mano il lettore e trascinarlo nel dolore e nel tormento di Alice. Ci sono delle chicche che ho amato, come le tre volte che lei ha perso un figlio e le tre volte che è sfuggita a Voldemort. Non vi è un rapporto di causa effetto, ma è una coincidenza curiosa che ha dato una certa armonia alla costruzione della storia.
Ho amato come ogni descrizione dell’ambiente circostante fosse funzionale alla descrizione dell’introspezione di Alice. Le crepe nelle pareti del San Mungo diventano le crepe che Alice sente dentro di sé ogni volta che il suo desiderio di genitorialità si infrange. Le crepe che poi tornano tutte nella stanza del reparto Janus Thickey così come i ricordi degli aborti e dei pensieri suicidi di Alice. Tutto il testo ha equilibrio e armonia e per questo non posso non darti il massimo.
 
Gestione del tema: 10/10
Quando ho letto il tema che hai scelto, ho immaginato che fosse un aborto volontario. Leggere di tre aborti spontanei, di un desiderio di maternità negato, sapendo quale sarebbe stata la sorte di Alice e Frank è stato straziante, ancora di più di quello che si sa a livello di canone.
Trovo che tu abbia rappresentato molto bene il tema: il dolore della madre, quello di Frank che le resta accanto, cerca di sostenerla, ma la crepa dentro di lui non sarà mai fisica come quella di Alice. Hai reso molto bene anche la depressione, i sensi di colpa verso Frank e l’incapacità di non formulare quei pensieri che la portano a camminare sul cornicione. C’è una vita che va avanti, una guerra a cui partecipa e dalla quale non si sottrae, combattendo anche con il ventre gonfio e che rimane sullo sfondo, incapace di anestetizzare o mettere in prospettiva il dolore che prova.
I tre temi: l’aborto, la depressione e le tendenze suicide si mescolano e sono intimamente connessi l’uno all’altro, al punto che non è possibile pensare all’uno senza gli altri. Ciò che colpisce della tua storia è la naturalezza con cui sono trattati, porti il lettore così a fondo nell’introspezione di Alice, nel suo dolore che avverti tutta la sua tragedia. Ora, io ho scritto e letto della loro tortura un’infinità di volte, spesso trovandomi dall’altro lato della barricata, ma una versione così intima e toccante non mi era mai capitata di leggerla. 
Piccola menzione speciale per il riferimento al danno non patrimoniale, da giurista non potevo non apprezzare. La tua è stata l'unica storia di quelle in concorso che mi ha fatto piangere, tanto è straziante e ti faccio i complimenti anche per la capacità che hai avuto di toccare le corde dell'animo del lettore.

Gestione dei personaggi: 10/10
Trovo che tu abbia gestito benissimo sia Alice che Frank. Hai preso il dolore di Alice e ci hai mostrato la sua tragedia portandoci dentro il suo vissuto, il desiderio di maternità, la guerra in corso, il suo essere Auror.
Se Frank rimane sullo sfondo, perché il tipo di narrazione introspettiva non gli consentiva di dargli più spazio, questo non significa che non emerga la sua forza. Entra all’inferno con Alice e ne esce tutte e tre le volte. “Nella buona e nella cattiva sorte,” le ricorda e aggiungerei “in salute e in malattia”, visto che lui è sempre là, a tenderle la mano e riportarla a terra quando lei si trova sul cornicione.
Il silenzio di Frank e l’impegno nella guerra ci dimostra la sua tragedia che non solo ha perso tre figli – come Alice – ma che ogni giorno lotta contro Voldemort e contro la depressione che rischia di portargli via la donna che ama. È tremendamente umano il suo annuncio, di cui si avverte tutto il sollievo, su Voldemort che ha scelto l’altro bambino. Lui rimane accanto ad Alice, anche quando tornano all’Inferno e questa volta per non uscire più, silenzioso, ma sempre presente, mantenendo con caparbietà – quella che ha ereditato Neville – la promessa di non lasciarla da sola all’inferno.
Ti faccio una menzione breve su altri due personaggi: la Guaritrice che, nella sua fredda professionalità non coglie (o forse coglie benissimo ma non può lasciarsi coinvolgere) il dramma di Alice e Silente che, a dispetto del dramma da genitori mancati, ha una guerra da dirigere e continua a dare ordini e cerca di mettere le cose in prospettiva. Sono due piccole comparse che, pur essendo viste dalla prospettiva depressa di Alice, ci mostrano che la vita va avanti, che il mondo fuori dalla bolla personale di dolore, comprende fino a un certo punto.

Totale: 30/30

Recensore Master
11/04/21, ore 19:16

Allora, tu sai che questo non è il mio periodo migliore, motivo per cui so già che la recensione che sto per scriverti non sarà all'altezza di questa storia, ma ci provo.
Hai avuto tanti dubbi su questo racconto e non credo potesse essere altrimenti, perché hai scelto una tematica ostica, sofferta e delicata, eppure sei riuscita a trattarla con grande maestria, complici una visione matura e una scrittura che sa raccontare e non si ingarbuglia su se stessa.
La prima cosa a colpirmi è stato il titolo. Vuoto è l'inferno dà immediatamente la misura del tipo di storia che si ha dinanzi, ne anticipa l'atmosfera, cattura l'attenzione, riesce a far capire che a far da padrone in queste pagine è soprattutto un vuoto, un vuoto infernale, che associato a inferno crea un'immagine devastante: se l'inferno – un luogo ostile – è vuoto, allora tutto il male è dentro chi quel luogo è costretto ad abitarlo. Potrai dirmi che si tratta di una citazione, ma le citazioni bisogna saperle scegliere, e tu hai saputo farlo, perché a fine lettura si ha la sensazione che non potesse esserci altro titolo per lo spaccato di vita che racconti. In ultimo, ho amato la scelta di preferire l'italiano all'inglese: amo i titoli in italiano, credo che anche quando meno impattanti (rispetto alla controparte in lingua straniera, intendo) siano comunque in grado di evocare più immagini e comunicare più sensazioni – va da sé, è un parere tutto personale.
Altro elemento che mi ha colpita in positivo è la struttura della storia. Nonostante la trama si sviluppi in relativamente poche pagine, è palese quanto tu abbia ragionato su ogni elemento: questa divisione in tre atti – un richiamo alla suddivisione delle tragedie che citi –, ognuno dei quali anticipato da una citazione che indirizza già la lettura, è bellissima e riesce a davvero a dar vita a una piccola tragedia in prosa, dove la protagonista si anima in tre momenti diversi e vive la sua personale discesa in quel vuoto che l'ha sorpresa sin dal principio.
Nota a parte sulla scelta delle opere: senza dilungarmi troppo, dico solo che citare l'Amleto a inizio primo e terzo atto – come un cerchio che si apre e si chiude – è stato un pugno nello stomaco, perché chiunque conosca l'opera non credo possa fare a meno di legare la citazione al destino di Alice. Non so se sia voluto, poi, ma ho trovato interessante anche la scelta di associare Re Lear al secondo atto, che è quello dove la guerra echeggia con più prepotenza a causa della Profezia.
Arrivando alla tua Alice e alle sue emozioni, ti dico che non ho mai letto niente di simile, ma ho trovato estremamente credibile questa caratterizzazione inedita, legata alla tragedia che accompagna la vita di Alice e Frank.
Apri e chiudi la storia in ospedale, il luogo ostile che per Alice ha sempre significato sventura, dove ha sempre dovuto assistere ai propri sogni infrangersi. Ho trovato particolarmente impattante e crudele nel suo realismo il momento in cui Alice paragona se stessa a Lily, che a differenza sua sembra nata per sbocciare e vivere illuminata dal sole – piena di vita. A proposito di titolo, questo vuoto che si lega al vuoto del ventre di Alice è stato l'ennesimo pugno nello stomaco e anche la riprova di quanto tu sia stata brava nel curare ogni dettaglio.
Non so bene cosa dire e mi rendo conto di star divagando, ma quado una storia ha una tale potenza emotiva e una tale verosimiglianza il primo istinto è quello di tacere, ma non sarebbe giusto: meriti delle parole, meriti di sapere che sei stata bravissima.
L'aborto è una tematica ostica e intima, sei stata coraggiosa a sceglierlo come tema. Colpisce di Alice la sua forza che man mano sfuma, per poi tornare a galla quando finalmente arriva lui, Neville, ma è troppo tardi. Credimi, con questa caratterizzazione e biografia che hai costuito su Alice, è ancora più crudele e sofferta la sua sorte, perché è come se il destino non abbia voluto regalarle la gioia della maternità, neanche quando questa gioia arriva.
Insomma, ho la sensazione di non averti scritto niente di sensato e che soprattutto sia degno della tua storia, ma sappi che per quanto mi riguarda sono in pochi a poter trattare certe tematiche in maniera credibile e coerente, e tu sei sicuramente tra questi.
Bravissima e in bocca al lupo per il contest.
Un abbraccio!

Recensore Master
31/03/21, ore 22:28

Cara Federica,
sono qui, ancora con lo stomaco contratto per queste righe crudeli sputate sulla pagina. Crudeli, perché così dolorosamente reali, da sembrare pura fantasia. Il dramma che ogni donna non vorrebbe mai vivere, né quando capita per colpa della natura, né quando è frutto di una scelta terribile, ma sacrosanta, da tutelare al di là di tutto.
Parole feroci, che ti restano incastrate come spine nella gola, ma che rendono l'idea di quanto la maternità e il corpo di una donna, non siano mai un fatto privato, ma una cosa di proprietà della società: che ti fa sentire rotta e marcia se non riesci a tenerti un figlio in pancia, che ti giudica come la peggio puttana se quel figlio proprio non lo puoi tenere.
E comprendo bene quanto possa essere desiderabile a quel punto lanciarsi nel vuoto e non sentire nulla. Nulla che possa ancora ferirti. Anche questo estremo gesto è un gesto sociale, che viene sezionato, scorticato, giudicato senza pietà, quando invece, credo, bisognerebbe solo chinare la testa e dire una preghiera. Certe volte la vita è troppo, troppo insostenibile. Parole precise come bisturi le tue che in una semplice fanfic hanno trovato il modo di portare alla luce temi scottanti, ma di grande attualità, spiegati con lucidità e cognizione di causa. La tua scrittura mi è piaciuta molta: mi è piaciuto l'uso ossessivo delle parole e delle frasi, che seguono e danno voce alla disperazione della protagonista. Mi è piaciuto tutto. Bravissima. Spero che questa tua storia venga letta da moltissime persone. Davvero.
GiunglaNord