Recensioni per
E dei remi facemmo ali al folle volo X
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/07/21, ore 21:56

Io lo sapevo che avrei fatto una scorpacciata: come la scatola di marron glacés da due kg che i miei genitori avevano lasciata incustodita in salotto perché, suvvia, "che cosa vuoi che se ne faccia una bambina di 4 anni dei marron glacé. Al massimo ne mangerà un paio"; e al ritorno trovarono la scatola vuota. Adesso che di anni ne ho.,...beh, ho raddoppiato quella cifra, diciamo, succede lo stesso con le storie, con le storie belle. E dunque, scorpacciata bestiale (aggettivo quanto mai azzeccato quando tiriamo in causa il Divin Marchese): capitolo V-VI-VII-VIII-IX-X.. E meno male che dici di essere lento., Ma tant'è. In ordine rigorosamente sparso, come mio solito (i miei colleghi tedeschi impazzirebbero!).
Il Marchese, che ormai immaginerò sempre come Geoffrey Rush con le unghiacce lunghe e grigie e un po'incurvate, lupigne - o lupesche?- si rivela per quello che è, quasi tenero nel suo sperare che i due giovani amici vengano a portargli notizia delle loro prossime nozze, e subito dopo rapace nel suo voler violare il purissimo collo di Madamigella. La fanciulla sacrificata, lei, me la immagino polposa e voluttuosa come la Kate Winslet - Madeleine che affiancava Geoffrey Rush-De Sade. Ma quel che amo in questo tuo racconto è Oscar, un po' Beatrice e un po' Matelda, e molto cavaliere senza macchia e senza paura, pronta a sacrificarsi, come ogni bravo Principe (del resto, capelli biondi e occhi azzurri li ha, e ì, in fondo, ha pure il cavallo bianco), per salvare la fanciulla innocente. Insomma, fra Narnia e il loro modello più alto. E questo rito paganeggiante, questo rito per la fertilità delle vigne (povero De Sade, davvero lui non era responsabile, dunque!) che mi ricorda molto i rituali gallici descritti da Cesare, o quelli riesumati da Neil La Bute in quel (brutto) film, "Il prescelto"...sai che pensavo che, appunto, il prescelto fosse André, e non Oscar?
Mi piace molto la perfetta somiglianza degli effetti del Maudit su lui e su lei: perché dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, e dimmi che effetti ha su di te il Maudit e ti dirò per chi sei fatto (o fatta)!
Adesso, però, dimmi che non c'è aria di incipiente conclusione! Perché ora che mi sono portata in pari, ho davanti a me le lande desolate della deprivazione da ff!
Buona serata, e omaggi, sempre ossequiosi e deferenti,
Dorabella.

Recensore Veterano
02/07/21, ore 22:22

“Poi mi trovai nell'anticamera, disse l'ombra. Non c'era per niente luce, c'era una specie di penombra ma le porte di una lunga infilata di sale erano tutte aperte; e lì sì c'era luce: io ne sarei stato fulminato se fossi arrivato fino in fondo, fino alla fanciulla; ma rimasi indietro, presi tempo”
~ Hans Christian Andersen ~

Si prova allora a mantenere la retta via e a non farli scendere nel gorgo muti!
In attesa, si rimane in ascolto del labbro chiuso e ci si perde negli occhi che non sono più grido taciuto, nel silenzio ricomposto in verbo in un “ti amo” e in un nome evocato.
André è punto d’incanto e disperazione, coordinata del canto notturno ed errante sulla Terra e la luce morta della Luna di Turner.  È tentato da lei, bellezza che sussurra all’orecchio e disprezza e nega rifugio alla battaglia, in atto, di volontà e desiderio che si tinge di sangue. 
È battaglia di pensieri anche carnali quella di lui, è guerra con l’ombra di sé vista e vissuta fuori dalla realtà, nel sublime dell’Eden che incontra Inferno.
Ombra che, alla maniera della lo favola dei paesi freddi, si affaccia sulla corte della poesia dall’anticamera, sulla luce, e vede tutto, la propria essenza e natura più intima e che, poi, si allunga sui muri alti e scorge quello che nessuno deve vedere, ma che tutti sarebbero tanto felici di vedere, il mondo infimo del Male.
Vincere equivale al castigo di privarsi dell’ombra scura, corta e lunga, che si ha sotto i passi da sempre, ripudiarla e venderla al diavolo in luogo dell’anima, correre il rischio di perdersi definitivamente nell’oblio di se stessi, di un io senza il suo sé, ingoiato dallo stagno di melma della casa degli Usher. 

Mi illudo, anzi mi piace immaginare, che non si possa tornare dall’Inferno a mani vuote, e André vi è già stato, e allora l’amor fati forse potrà aspettare ancora un po’ e il destino, ingrato, con esso.
L’epilogo, non uno qualunque, ma quello inseguito, voluto e raggiunto sarà il giusto corollario di una storia che rifugge la banalità dell’ordinario.

Alla prossima,
Minaoscarandre 

Recensore Veterano
01/07/21, ore 14:30

Carissimo Sacrogral,
Innanzitutto, chiedo umilmente perdono per lo spaventoso ritardo nella recensione.
Di questo "Folle Volo X" ho amato tutto. Già nella premessa quando hai parlato della X/10 mi è tornato subito in mente che la "X non è mai il punto dove scavare"! Spero di aver colto correttamente il riferimento. 😉
Come sempre, apprezzatissimi i riferimenti pittorici e letterari (Poe e Leopardi in questo caso; Carducci e Pascoli nelle storie precedenti). Mi figuravo veramente la scena nella vigna come un notturno di William Turner, con gli stessi intensi e vividi colori!
Tu dici che con il prosieguo della storia i capitoli sono diventati più brevi e la pubblicazione più lenta. L'impressione e' che tu stia puntando alla perfezione e devo dire che ci stai brillantemente riuscendo: a me pare, se possibile, di salire di un gradino per ogni capitolo nello stile e nelle tematiche trattate. E' - lasciatelo dire - come per la Divina Commedia di Dante, dove lo stile si elavava di cantica in cantica.
In questo capitolo vediamo che la Signora Morte si reca nel giardino dell'Eden e vuole riportare il Pulcino a Parigi (lo spero vivamente).
Ma il tema principale è l'amore. O meglio, la sublimazione dell'amore. 
La tacita e splendida dichiarazione di Oscar Luminosa quando vede correrle incontro il suo Andre' mi ha fatto venire brividi, e ancora di più la schietta e intensa dichiarazione di quest'ultimo, pronunciata come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo. E' proprio vero che desideriamo ciò che vediamo tutti i giorni e che "Amor, ch'a nullo amato amar perdona".
Alle rispettive dichiarazioni, mi sembrava di sentire di sottofondo la Primavera di Vivaldi ricomposta da Max Richter.
A questo punto potrebbero anche morire insieme che tanto si sono già detti tutto (anche se io e le altre lettrici confidiamo nella tua benevolenza). 
Siamo in pieno spannung ed ora il loro destino è nelle mani del Divin Marchese, il mio personaggio preferito uscito dalla tua penna, e so già che in ogni caso non mi deluderà.
Al prossimo Volo.
Tua fedele e appassionata lettrice (anche se in imbarazzante ritardo),
Galla88
 

Recensore Master
30/06/21, ore 17:26

Stavolta sono in super ritardo, però meglio tardi che mai, no?
Bello, bello, bello.
Un capitolo pregno sia di termini e riferimenti che non conoscevo e che dunque mi hanno portata a cercare il loro significato, e sia di scene che mi hanno fatta arrivare alla fine della storia trafelata.
Parto subito con il rinnovare il mio affetto nei confronti di Foret, che per non dar fastidio a chi gli vuole bene è disposto a rimanere con Thèrése, questo fino a quando la Signora non si presenta appositamente per loro. Mi piace molto questo genere narrativo, non me lo aspettavo :'D almeno non in questo tipo di vicenda con Oscar e Andrè ecco.
E poi il nostro cavaliere innamorato, aah sempre a correr dietro a questa donna che si caccia sempre nei peggio guai. Ma se non è amore il suo chissà cosa lo è.
Oscar e le sue ammissioni, poesia. Il modo in cui lei parla attraverso la tua penna, o tastiera che dir si voglia, è una cosa talmente potente che non lo so. Certo, mi viene anche da andare lì e mollarle due ceffoni e dirle: ma non ti potevi svegliare prima che almeno vi sareste risparmiati un'esperienza da cardiopalma? No? E va beh, ognuno ha i suoi tempi.
E quel “Io ti amo, Oscar Françoise”, che dire, ho amato tutto.
Ovviamente la mia parte preferita per eccellenza è la fine, con il salvifico arrivo del Marchese. Perché li salva giusto? Giusto, te lo dico io 😂🤣
Ora vado a sentire la canzone di de Andrè che mi manca
Alla prossima!
Gio

Recensore Master
27/06/21, ore 21:40

Caro Messere eccomi da voi.
Ricordatevi che nella vita non si è solo bravi quando si ammazza un drago ma anche quando con una storiella si rallegra una giornata storta.
Qui ci hai fatto correre insieme ad Andrè, una corsa forsennata e disperata, perchè se non si può salvare la vita al proprio amore allora si cerca di morire insieme, così come si è stati nella vita e prima dell'ultimo saluto osare ancora e sussurrare parole di amore.
Poi la chiusura un colpo da maestro, la Morte che arriva per sistemare la situazione di due fanciulli.
un grande cuore romantico, grazie.
Un abbraccio Barbara

Recensore Veterano
26/06/21, ore 23:03

Allora, Io mi rivolsi d’ammirazion pieno al buon Gral.
Il tempo dilatato, il destino rivelato.
Corre un giovane uomo, corre il tempo, in un frenetico sovrapporsi di ricordi e sensazioni.
E la realtà viene rivelata, così come il destino di lei, e ciò che lui, cavaliere innamorato può cambiare. Ciò che un uomo può ottenere, se torna a credere.
Corre per fermare il tempo e la mano che può cambiare tutto per sempre. Quel sempre, che è un momento infinito dove il tempo definito non esiste, dove lei è stata e sarà.
Perché, forse, nella lotta tra Amore e Morte può vincere solo il Tempo che, effimero, gli regala l'eternità fermata in uno sguardo dolce che sa di felicità.
La luna a illuminare un rito pagano e folle, testimone e spettatrice di un uomo innamorato, di una donna che cede finalmente a se stessa, che con uno sguardo parla d'amore. Lui che è tutto il suo tempo, che è stato tutto il suo Tempo, che è dolce rimpianto. Lui che ora è semplicemente "amore" complicato e bello come solo l'amore sa essere.
Perché lei ora vuole la vita vera, vuole essere libera di essere semplicemente viva e donna.
Perché essere libera vuol dire anche scegliere di cedere la propria libertà all'altro. Vuol dire cedere all'amore e non aver paura di cadere. Essere libera vuol dire anche desiderare, sognare, amare.
Lei che è luce, ha scelto di non fuggire, perché il suo sacrificio fermi una ennesima ingiustizia.
Un cuore puro può scegliere di sacrificar se stesso per amore, un pulcino può scegliere di sacrificar se stesso per disinteressato amore.
Un cavaliere innamorato può rivelare il suo amore a lei in un bisbiglio, libero di condividere la scelta di colei che ama. Mentre il Tempo si ferma in uno sguardo.
Per undici volte delle tue parole feci ali al folle volo, tutto si ricompone nella mia mente, mentre il Tempo offre risposte, mentre l'amore detta le sue scelte.
E fu dal profondo del suo cuore rovente
Che lui prese la mente e la colpì nel segno
E lei capì chiaramente
Che se lui era il fuoco lei doveva essere il legno

Recensore Master
25/06/21, ore 21:07

Caro Sacrogral,
Ho letto notti fa... cioè alle tre del mattino di mercoledì 23/06. Non mi era riuscito di farlo durante il giorno precedente e non potevo proprio permettere che il sole risorgesse su una mia mancata lettura. Ti ho trovato particolarmente ispirato... perfino "più perso del solito" nei tuoi "echi di altre storie".
Se questo capitolo fosse il mare... si potrebbe affermare che (a differenza di quanto naturalmente succede), alla perfetta calma della superficie liquida si sono contrapposti enormi sconvolgimenti di profondità. Che altra osservazione si potrebbe fare al cospetto dell' operato di questa (tua) Signora di Nero Vestita?! Essa si è fatta la tata gentile di due ragazzi spersi nel più meraviglioso dei giardini. Quanto mi piacerebbe conoscere le sue intenzioni!!! Li sta riportando a Parigi... probabilmente significa che non ci sono vigne sul suo tragitto... Peccato! Questa Oscar che vuole morire per forza mi mette in apprensione! E' vero che la sua situazione è da vicolo senza uscita, però il suo fatalismo mi pare un tantino autocelebrativo. Ora che è finalmente arrivato, spero che il Marchese, sfruttando una volta ancora tutta la sua prosopopea, riesca a "sparigliare" le carte in tavola, sia quelle dei cattivi che quelle dei buoni, entrambe considerevolmente "taroccate". Questo tuo racconto, fatto di tanti pezzetti separati, in realtà è una storia ben costruita, probabilmente anche già scritta del tutto, eppure arrivare a capire (leggi: tirare ad indovinare) anche il suo più imminente sviluppo è praticamente impossibile. Indubbiamente un gran bel risultato per un autore. I successi conquistati dagli autori fanno la gioia dei loro ammiratori... eppure anche per il lettore meno pigro "volare di continuo" costituisce una certa fatica. Anch' egli è, per così dire, una creatura semplice, bisognosa di "nicchie narrative rassicuranti".
Ancora una volta i miei più sinceri complimenti. Grazie e a presto...
Un affettuoso saluto

Nuovo recensore
25/06/21, ore 16:40

Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora
Anna Frank

C’è lo scarto tra ciò che chiedono la Terra e il Cielo e ciò che l’uomo s’immagina chiedano la Terra e il Cielo.
La favola converge questi desideri e riesce, attraverso parole dirette e asciutte, ad attenuare un poco questo scarto, regalando un cambio di programma, come se la Terra e il Cielo d’improvviso avessero avuto pietà e si fossero mossi per rifiutare quel sangue innocente – ormai vergine o meno, poco importa - in ogni caso puro, della purezza di chi appartiene a se stesso e a nessun altro, della purezza di chi semplicemente non accetta d’essere strumento di bieca superstizione, quella che l’uomo si mette davanti agli occhi per giustificare ogni proprio abuso di potere sulla vita altrui e persino sulla morte.
La realtà di cui si è già parlato non possiede purtroppo questi limiti, non vi è favola lieta, non v’è modo di appartenersi sul serio, ma la realtà qui subisce la lenitiva carezza della favola, che regala il dono di sfuggire all’orrore, al taglio secco della carotide, al sangue che sarebbe sgorgato a nutrire il ribrezzo della Terra e del Cielo, sotto la falce di luna d’argento o d’acciaio.

Mi riallaccio un istante al capitolo precedente, al ricordo di Oscar bambina che osserva suo padre trasfigurato e commosso al ritrovamento di una vecchia compagna di vita, un ricordo potente - forse estemporaneo, ancora per me lo è, non so se è estemporaneo e basta, perché non v’è necessità che tutto abbia una sua propria ragion d’essere, oppure perché ancora la ragione non è svelata – ma forse necessario a portare e dare senso a ciò che accade, a quel cambio di programma inaspettato e sorprendente come sono le lacrime di un padre che rammenta quando era stato figlio, bambino di certo, legato ai miti e alla propria incrollabile speranza verso il futuro, che però per un istante scompare inghiottita dall’effige di una vecchia cavallina perduta di vista e ritrovata, latrice di quella bellezza che è racchiusa nel tempo perduto.
Forse quel ricordo è necessario a dare un senso al proprio essere sbaglio di natura, che alla fine si è sbagli, tutti, sin quando non si trova la propria strada nella vita, ma in fondo non lo si è mai perché qualunque strada scelta è quella a cui apparteniamo.

S’intrecciano il passato, al presente, al tempo vissuto e al tempo che nessun personaggio vive, quello oltre la Morte, quello di chi è rimasto sospeso tra Paradiso e Inferno perché non trova ragione alcuna alla perdita della propria vita e non si rassegna e resta lì, aggrappato non più alla propria vita ma a quella degli altri, da torturarla e disperderla proprio come è accaduto alla propria.
La purezza di Lorraine e di Thérese è la stessa di Foret – Il bastardo, figlio di nessuno - e siccome Foret non ha origine, non ha passato, egli ha avuto pregio di colmarsi il cuore della vita degli altri, di quegli eroi quotidiani che trattengono la sua stessa vita a galla e generano – assieme, forse nemmeno sapendolo – quel cambio di programma, quell’inversione stupenda a tingere la realtà dei colori della favola.

Il demiungo è diabolico là dove punge André nel suo desiderio più fondo, la vita di Oscar contro le parole di Oscar, la salvezza di lei contro la conoscenza di lui, perché solo in punto di morte, con la gola di lei ormai recisa, André potrebbe conoscere se davvero lei lo ama, potrebbe leggere nei suoi pensieri.
André potrebbe mai farle questo? Anteporre la propria conoscenza alla sua vita?

Sono corsa con André, allora, sulle sue gambe, nel buio di una vigna, e solo per un istante i tralci son divenuti edifici, come se lui fosse rimasto vivo nella giornata epocale per la Storia, per grazia del demiungo, che alla fin fine forse è sempre magnifico perché si lascia corrompere il cuore da questa favola e allora pure lui sta correndo e sta pensando – ci sta pensando sul serio, lo spero - di regalarsi e regalarci la bellezza di questo amore che sembra sgusciare via tra le dita e disperdersi come sangue chiesto dalla Terra, che forse non lo vuole quel sangue, e dunque ci sta pensando, il demiurgo, a fermare quella falce di luna, come se lui, André – se André l’avesse saputo ma lui, cavaliere innamorato, non può saperlo – un giorno potrà trattenere a sé i mille proiettili d’acciaio che quella vita la spezzeranno.

Anch’io sono felice che André sia giunto sin lì, stravolto e stranito, il solo nome di Oscar appeso alle labbra e nessun altro desiderio che baciarla nel suo sorriso dolce.
Credo che lei l’abbia davvero pensato ed evocato così da chiamarlo e ritrovarlo.

Perdona l’azzardo, in un certo qual modo a Foret un piccolo bacio pure a me sarebbe saltato su d’appoggiargli sulle labbra. Per dirgli di tornare indietro, per suggerirgli che nessun sacrificio dovrebbe essere invocato per placare ira e rabbia e che a Parigi, Parigi la disperata, c’è ancora uno scampolo di vita da vivere, anche se non si diventerà eroi.

Forze ctonie s’addensano sulla trama, ringrazio per il pensiero sempre gentile e auguro per ora una buona estate.
Capo Rouge

Recensore Junior
25/06/21, ore 00:04

Caro Gral,
è un capitolo denso questo, dove si svela tanto, tantissimo dei pensieri e dei sentimenti dei nostri amati protagonisti.
Il pulcino dal cuore puro e saggio, fa una scelta generosa perché chi lo è veramente non si considera mai importante ed è pronto a rinunciare al suo mondo e ai suoi affetti pur di salvare chi ama. Lui così diverso eppur così simile nella sensibilità a madamigella di cui ha compreso l'io più profondo.
Andre', il cui flusso di coscienza ci trasporta letteralmente nel suo mondo onirico che si sta strettamente intrecciando e sovrapponendo alla realtà, ed il suo agire (prezioso rimando ad un'altro vostro racconto) sintetizzato in un nome urlato e in una dichiarazione appena sussurrata. Perché infondo il suo esistere è stato solo questo: una vita spesa per Oscar, alla luce del sole e un sentimento che ha guidato ogni sua scelta, vissuto nell'ombra.
Madamigella che ha un mondo dentro fatto di silenzi e malinconia è giunta finalmente dopo un lungo percorso a capire chi è e soprattutto cosa vuole. Perché ora quel sentimento è consapevole e maturo, ha un volto e un nome a cui consegnarsi. L'insicurezza sui sentimenti di Andre', così limpidi e palesi è di una tenerezza disarmante perché appartiene solo a chi è veramente innamorato. E legge Andre' nei suoi occhi questo sentimento devastante, terribile e spaventoso nella sua potenza. Non servono parole neanche per spiegare la sua scelta di non fuggire perché neppure il suo amore può venire prima del senso di giustizia e pietà verso una singola piccola anima innocente che può essere salvata. A loro basta essere lì insieme e non fa più paura neanche la morte.
Ho la sensazione, quasi certezza, che il demiurgo che ci sta incatenando a questa storia e che ci tiene in sospeso tra un lieto fine scontato e un finale col botto, ci regalerà quello che ha sempre fatto: un finale "vero" degno di un Vero Amore.

Recensore Junior
24/06/21, ore 22:59

Mio Gral carissimo, 
in omaggio a Leopardi si potrebbe asserire tranquillamente che questo testo è un grande idillio introspettivo, preannunciato ed esaltato dalla narrazione in prima persona del suo incipit.
Lo spannung dell’entrelacement, cui si accennava in commento al Volo precedente, è raggiunto con la prosopopea di Oscar - che è anche ricongiungimento diretto, ma con le dovute differenze, con il filo e la trama della storia originale - spannung che prosegue nell’inaspettata - in assoluto senso letterale del termine  - paraprosdokian, confessione sussurrata di André e, infine, è raggiunto anche nella conclusione in spes e metus del filo infilato in questo lungo Volo tutto tuo; spannung che prelude al gran finale aperto a più di una possibilità anche se, al momento, tutti sembrano aver già deciso per spes e metus!

La varia lectio d’autore, sempre intenzionale, non di forma ma di significato, raggiunge il suo scopo, alimenta e tiene viva la “sillepsi” oratoria con frequenti auto citazioni, voci non assolutamente allitteranti ma che richiamano l’attenzione a una lettura diversa, aggiuntiva, non una semplice trascrizione di quanto già prodotto ma, piuttosto, amplificatio e anabasi naturale del già detto.
Non è straniante l’apostrofe ripetuta, pysma non dalla risposta già scritta, e con lo scrittore che, nel mezzo, trova pure il tempo di mettersi in discussione!
Interessante e bella l’ipotiposi della felicità che diventa ipostasi nella concretezza della carrellata, allusiva e visionaria, di civiltà e di vita.
Il filo è sospeso, mio Gral! Anzi sono io che mi aggrappo e pendolo al filo della tua narrazione e, in attesa dello strappo o della cucitura, osservo il telaio saldo nelle manacce del marchese.
Non mi resta che augurami che il demiurgo ce la mandi buona e nel mentre ti abbraccio e ti aspetto.
Sempre solo tua di fuoco e fiamma,
Fiammetta. 

Recensore Veterano
24/06/21, ore 19:25

Carissimo Cavaliere,
questo capitolo è bellissimo.

Se ne avessi i poteri vi nominerei Cavaliere Dei Pensieri In Corsa. Ve l'avevo già detto per Saverne e qui lo confermo: riuscite a dilatare una corsa forsennata in un turbine di pensieri pieni di poesia. E poi tutto si ferma in quello sguardo. Davvero complimenti.

Il Marchese ci regalerà il lieto fine?
Attendo con impazienza la prossima fatica,
sempre vostra ammiratrice,
Sett.17

Recensore Master
24/06/21, ore 11:41

Ben ritrovato mio caro Cavaliere, con questo passaggio nel quale il sogno e la realtà si mischiano e si alternano in una danza continua e intrecciata di parole, e dove molto viene svelato, proprio portato alla luce di quella luna che brilla nel cielo e guarda le azioni che gli umani stanno per mettere in atto. Per commentare questo passo ho lasciato fluire le sensazioni che, man mano che procedevo nella lettura, mi accarezzavano, persa anche io in questa atmosfera onirica che avete creato per Andrè e nella quale lo avete fatto muovere.
Per lui nulla è più importante che portare in salvo la sua Oscar.Oscar, non più solo un nome bensì diviene quasi una invocazione. Nessun altro pensiero pervade la sua mente, lei e sempre solo lei, qual fulgida e profumata rosa, la quale continua a conturbare la sua mente anche in questa situazione di stallo. André è perso in questo sogno, proprio come il narratore di questa trama, che mai come in questo passaggio fa sentire il suo pensiero. Egli diviene parte integrante del racconto, si percepisce il suo sentire, quella voglia di arrivare al lieto fine, pur per strade contorte e facendo assaporare, condividendolo, al lettore tutto quel mondo che ha creato nella ricerca del Vero Amore.Chi, dunque, fra il lettore e il narratore, è il vero partigiano del lieto fine? Molti sono i rimandi classici che la sua mente creativa porta alla lettura per il nostro piacere, che siano letterari, con Leopardi e il suo Pastore errante o Poe con la Casa degli Usher, fino a quelli pittorici con le romantiche vedute piene di luci e ombre di Turner. Un grazie anche per questo viaggio all’interno del racconto, sempre senza dimenticare di continuare a svolgere la sua trama. Siamo infatti giunti al limitare di quel campo dove la nostra Luminosa madamigella sta per essere sacrificata mentre il cavaliere innamorato sta correndo da lei, incurante del dolore e di ciò a cui egli stesso potrebbe andare incontro. E’ un momento di consapevolezza quello di Oscar, che ammette di attendere André forse da sempre, come di aspettare di poter ritrovare quei baci perduti in un tempo lontano. In quell’attimo che la divide, da non si sa bene quale sorte, la sua vita le passa innanzi e al suo fianco costantemente André che, come roccia, l’ha sostenuta per poi amarla nel segreto del suo cuore, il tutto sempre in quell’atmosfera onirica della Oscar non Oscar.Ma un altro punto è essenziale per il lettore: la sorte del nostro pulcino, alle prese sia con Therese che con la Morte, la quale giunge in quel paradiso che non le si confà, ma forse qualcosa è riuscito a scalfire persino il cuore di pietra della Morte che non guarda quasi mai in faccia a nessuno, ma forse per Foret e Therese, decide di fare una eccezione, portandoli via da quel luogo idilliaco per tornare in quel di Parigi alla Disperazione dove tanti si stanno affannando e prodigando affinchè il pulcino non li lasci soli a se stessi, privandoli della sua ingenuità e della sua bontà d’animo.Ma ecco che sul finale irrompe proprio colui che è stato il Deus ex machina di tutto ciò che sta accadendo, Monsieur le Marquis, interrompendo l’atmosfera, da sogno o da incubo a seconda del punto di vista, per riportare tutto nell’alveo della realtà che stanno vivendo con il racconto.
Forse questa volta sono stata parecchio scoordinata nel recensire il vostro brano, ma le sensazioni erano tante e tutte da godere nella solarità che comunque il testo mi ha rimandato.
Un saluto, caloroso e partigiano del lieto fine e della luce, come voi ben sapete, dalla vostra dama d’altri tempi, sperando di ritrovarvi presto a continuare questo volo più alato che mai.

Nuovo recensore
23/06/21, ore 00:32

Intenso caro Gral. Con tutto il tuo mondo di rimandi e citazioni che tanto mi piace. Grazie