Ciao!
Io ti avviso: questa recensione rischia di essere un totale aaaaaw, ma quanto sono carini!, quindi insomma, sto cercando di contenermi ma prevedo uggiolii e deliri da troppa dolcezza, perdonami in anticipo.
È che io ho un debole per le storie che riguardano i bambini. Soprattutto se i bambini sono personaggi che conosco molto bene e a cui sono affezionata. Ancor di più se questi personaggi nel “presente” della loro narrazione stanno affrontando situazioni difficili e dolorose, e da bambini possono essere solo adorabili, felici e amati. Per non parlare poi di quando il loro essere bambini è messo in scena in maniera assolutamente credibile, come in questo caso.
Insomma, da brava banderuola, avevo adorato la storia su Mini-Rose e Mini-Gemelli-Scamander, e non posso che adorare anche Mini-Rose e Mini-James. Davvero, è una storia bellissima, e io non lo so come fai a rendere estremamente significativa anche quella che apparentemente potrebbe sembrare solo una scena poco importante (e intendiamoci, io avrei amato moltissimo questa storia anche se fosse stata solo l’occasione di descrivere qualcosa di carino con al centro James e Rose piccini, eh).
Insomma, provo a essere un po’ razionale, ma non so se ci riuscirò, perché davvero trovo questa storia adorabile. E l’ho adorata da subito, da quando ci presenti George che, inevitabilmente, anche in mezzo al caos della propria immensa famiglia non può fare a meno di vedere le ombre, soprattutto nei giorni di festa e serenità. Mi piace molto il modo estremamente naturale con cui hai affrontato questo passaggio, perché lo hai reso qualcosa di naturale, per lui, qualcosa che sta sotto la sua pelle e lo accompagna sempre e comunque, anche quando lui non si ferma a razionalizzarlo o a riconoscerlo come un pensiero vero e proprio. Mi sembra che questo colga perfettamente il sentimento di chi ha subito un lutto grave: si va avanti, gli anni passano, si è felici, si impara quasi ad accettare ciò che è successo, ma in qualche modo le ombre sono sempre lì, anche se non ti avvolgono completamente. Insomma, come sempre dimostri di saper caratterizzare in maniera profondissima tutti i tuoi personaggi, anche in poche righe.
E, insomma, a questo proposito, ho adorato il modo in cui hai gestito i bambini. I bambini credo siano uno degli elementi più difficili da rendere in maniera credibile in una narrazione, ma i tuoi lo sono in pieno, e sono adorabili anche quando puntano i piedi (sappi che Hugo e lo zio con “la barba in testa” mi ha ucciso, eppure è una cosa così coerente con il modo di vedere il mondo di una bimba di neanche cinque anni che è meraviglioso).
Inutile dire poi che ho adorato il modo in cui hai affrontato la prima magia di James (e non ricordo se tu lo avessi già scritto da qualche parte, ma il fatto che lui sia stato pigro, compiendola quando era già un po’ più grandicello mi piace da impazzire). Perché è un legame fortissimo con Rose, e al tempo stesso, di nuovo, è qualcosa di perfettamente coerente con un bambino. Chiaramente qui non si può pensare di vedere un legame fatto di sentimenti che non possono essere presenti quando si parla di bambini, ma c’è già un’esclusività fortissima. E la gelosia, seppur del tutto innocente sotto un certo punto di vista e fatta più che altro di un’inconscia voglia di esclusività, si manifesta in maniera potentissima in un bambino. Insomma, ho adorato che proprio tutto questo scatenasse la sua prima magia involontaria.
Ed è stato tenerissimo vedere come Ginny e Harry siano intervenuti per spiegare e assicurarsi che loro figlio non fosse turbato (e, insomma, lo posso dire che vedere Mini-James e Mini-Albus capirsi al primo sguardo mi ha un po’ commossa?).
Il finale, poi, con quel salto avanti alla vigilia di quell’anno di separazione, è perfetto: James e Rose ritrovano un gesto importante, che per loro vuole dire tantissimo e che in un certo senso già anticipa quanto il loro legame sia saldo e inevitabile.
Insomma, non lo so bene che cosa ti ho scritto, ma nel caso non si sia capito, ho amato immensamente questa storia!
A presto! |