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Autore: Rosmary    23/07/2021    3 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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La oneshot è un missing moments di Paradiso perduto, ma può essere letta anche da chi non conosce la long e non ha spoiler alert, può leggerla anche chi è fermo al prologo.


 
 
Legati
 
25 dicembre 2010
 
Risate, capricci, corse in lungo e in largo, voci stridule di bambini impegnati a giocare. Da anni, ormai, in occasione del Natale la Tana si tramuta in un caos di luci e parole capace di fagocitare le ombre del passato.
Eppure seguitano a esistere vuoti, che come buchi neri pressano per divorare qualsiasi arcobaleno; ma la moltitudine è forte, invasiva, appariscente e li riempie ogni volta.
George è a un passo dallo smarrirsi, sia pure per un fragile istante, quando ad arrampicarsi sulla vecchia poltrona su cui è seduto è la piccola Rose.
“E tu che ci fai qui?”
Rose, quasi cinque anni e un sorriso pestifero, si siede sul bracciolo e poggia i piedi sulle ginocchia dello zio, preoccupandosi poi di mostrargli il proprio polso su cui spiccano due elastici per capelli rosa confetto.
“Come sono belli,” esclama George. “Vuoi legarmi i capelli?”
“Tu non hai i capelli.”
“Ma sì che li ho, guarda qui!”
Ma Rose ride quando George si tasta i capelli non radi, ma corti.
“Quelli non sono capelli, questi sono capelli,” spiega lei scuotendo la testolina per agitare la coda scompigliata. “Tu hai la barba in testa, come papà!”
“Ho la barba in testa?” ridacchia George. “Ma cosa insegnate a questa bambina?” scherza poi all’indirizzo del fratello e della cognata.
“Ti ha detto che non hai i capelli, vero?” chiede divertito Ron. “Lo dice anche di Hugo.”
“Lui ha pochissima barba,” dice sicura Rose. “E neanche un capello!”
“Rosie, torna a giocare e non infastidire zio George,” interviene Hermione, che avvicinatasi scocca un’occhiata di rimprovero alle scarpe della figlia che hanno ormai sporcato i pantaloni del cognato.
“Non mi sta infastidendo, non metterle in testa che sono lo zio antipatico, quello è Percy!”
“Alle volte non so chi sia più infantile,” sospira Hermione. “Rose, giù i piedi.”
“Devo prima dare una cosa a zio.”
“Oh, un regalo tutto per me!”
Rose si apre in un sorriso e sfilato dal polso uno dei due elastici lo infila al polso di George, che dal canto suo le rivolge un’espressione allegra.
“Ora sei il mio fidanzato!”
“Ma sono già sposato con zia Angelina!”
“Sì, sei sposato con lei e fidanzato con me, ti ho dato l’elastico,” chiarisce lei. “Ora facciamo una cosa.”
George, che come Hermione trattiene a malapena una risata, guarda la nipote saltare giù dalla poltrona, correre ad acciuffare due bambole e tornare da lui.
“Tu sei Strega alchimista, io sono Strega guaritrice,” spiega cedendogli una delle due bambole.
“Rosie, forse zio non ha voglia di giocare con te, adesso.”
“Sì che vuole giocare, perciò ci siamo fidanzati.”
“Hai capito?” ridacchia George all’indirizzo di Hermione. “Già dà ordini, ti somiglia in modo impressionante!”
Hermione non fa in tempo a ribattere a tono al cognato che ad avvicinarsi ai tre è James, tra le mani una bacchetta giocattolo e gli occhi curiosi che guardano un po’ la cugina e un po’ gli zii.
“Giochi con noi a Mangiamorte e Auror?” chiede a Rose. “Noi siamo gli Auror!”
“E chi sono i Mangiamorte?” s’informa George.
“Fred è il capo, poi Domi, Molly e Al,” elenca. “Noi siamo tre, ma se gioca anche Rosie siamo uguali.”
“Fred è il capo? Figlio degenere!”
“Che significa?”
“Niente, James,” risponde Hermione. “Zio scherza.”
“Non posso giocare con voi,” dice invece Rose. “Devo giocare con zio.”
“Ma certo che no,” interviene bonario George. “Vai a giocare con i tuoi cugini, ti divertirai di più!”
“Ma non posso, ti ho regalato l’elastico, ora sei il mio fidanzato e giochi con me.”
“Rosie, non fare i capricci.”
Ma Rose, che come molti altri nipoti è abituata a divertirsi tanto quando gioca con lo zio – George s’è ormai rassegnato all’idea che gli unici ad annoiarsi con lui siano proprio i figli, più interessati a fargli dispetti che a coinvolgerlo nei loro giochi –, punta i piedi a terra ed esibisce un broncio capriccioso, capace di far ridacchiare lo zio e alzare gli occhi al cielo alla madre.
“Si può sapere che succede?” chiede Ron avvicinatosi.
“Succede che tu la vizi e lei non capisce i no,” risponde piccata Hermione.
E mentre Ron e Hermione battibeccano e George assiste divertito, James strattona il maglioncino di Rose per convincerla a seguirlo, ma lei gli rifila un piccolo spintone e mostra anche a lui l’elastico che ha al polso e quello identico che ha messo al polso dello zio.
È un istante – rapido e improvviso.
James non sa, non lo sa davvero, cos’è successo: d’un tratto ha avvertito un grande fastidio e poi ha avvertito anche altro, come una forza nuova e incontrollata, agitarsi dentro di lui – forse ha sede nella testa, forse nelle ossa, forse in tutti gli strati di pelle – e subito dopo ha sentito la necessità di liberarsene, incanalare fuori da sé una forza che non ha compreso essere la magia risvegliata. Tutto ciò che sa è che quel brutto fastidio lo ha sorpreso quando ha fissato l’elastico rosa confetto al polso dello zio George e che non appena s’è liberato della sconosciuta forza l’elastico è andato letteralmente in fiamme.
James e Rose, e assieme a loro tutti gli altri bambini richiamati dal baccano, osservano senza capire un tumulto che un po’ è preoccupato, un po’ è meravigliato e un po’ è orgoglioso.
George, balzato in piedi non appena le scintille lo hanno avvertito del pericolo, ha sfilato lesto l’elastico e l’ha tamponato per spegnere la piccola lingua di fuoco originatasi improvvisa, aiutato da Hermione che munita di bacchetta ha arginato ogni possibile problema con un rapido incantesimo. Di lì in avanti l’affollata stanza della Tana è diventata ancora più caotica e James s’è visto travolto da abbracci e complimenti di cui non ha capito il motivo – eppure, ne è sicuro, lui non ha fatto proprio niente.
Pigro pigro e guarda qua, un piromane!” scherza George.
“Si è stufato di essere pigro,” ribatte orgogliosa Ginny. “Papà lo diceva che non aveva ancora compiuto magie solo perché non gli andava!”
“Meglio da pigro,” borbotta Percy. “Dovete insegnargli in fretta a controllare la sua magia o farà qualche disastro.”
“La magia spontanea non ha mai fatto male a nessuno,” interviene nonna Molly, stringendo poi le guance di James tra le dita. “Diventerai un grande mago!”
“Ma che ho fatto?”
E se gli adulti scoppiano a ridere della domanda di James, il bambino si indispettisce e sguscia via dall’abbraccio della nonna, correndo ai piani superiori per rintanarsi nella stanza dove dorme.
Harry e Ginny lo raggiungono svelti e con loro ci sono anche Albus e Lily, che trotterellano curiosi alle spalle dei genitori – il primo con ancora la bacchetta giocattolo in mano e la seconda tutta impiastricciata di cioccolata.
“James,” chiama sorridente Ginny, sedendosi sul letto accanto al figlio e accogliendo Lily che le si avvicina con le braccia tese. “Sei tutta sporca, il nonno ti ha dato un’altra fetta di dolce, vero?”
Ma Lily ride e non risponde, scalciando poi all’indirizzo del fratello più grande, che solleva gli occhi blu sulla propria famiglia.
“James,” dice anche Harry, calandosi all’altezza del figlio. “Hai capito cos’è successo?”
“Quando andiamo a giocare?” interviene Albus, cui Ginny sfila il giocattolo dalle mani non appena lui inizia a mordicchiarlo. “È mia!”
“Ed è sporca,” sentenzia Ginny.
Harry, un sorriso ad Albus che rifila una linguaccia alla madre, sprona di nuovo James a parlare e lo osserva scuotere la testa.
“Hai fatto la tua prima magia, è una cosa molto bella,” spiega Harry. “Siamo tutti orgogliosi di te.”
“Non volevo fare male a zio.”
“Lo sappiamo,” interviene Ginny. “La magia è così, sai, una grande sorpresa.”
“E se faccio male a voi?”
Harry e Ginny si scambiano uno sguardo intenerito, mentre Lily s’allunga verso il fratello con l’intenzione di giocare, riuscendo a far sorridere James.
“Non puoi farci male, perché ci vuoi bene,” riprende Harry. “Quello che è successo oggi significa solo che sei un mago come mamma e papà e che hai tanta magia dentro.”
“E io?” si intromette Albus, accovacciandosi tra il padre e il fratello per attirarne l’attenzione. “Anche io ho tanta magia?”
“Certo,” risponde allegra Ginny. “Ricordi quando hai fatto sparire il vetro della finestra per far scappare Sir?”
“Non sono stato io,” si difende. “Il vetro ha fatto puff.
“Il vetro ha fatto puff,” ripete Harry. “Abbiamo comprato delle finestre strane,” ironizza all’indirizzo della moglie.
“James, vuoi chiederci qualcosa?”
James, richiamato dalla domanda della madre, osserva prima lei e poi il padre.
“Posso avere una bacchetta vera?”
“Ha ragione zio Percy, meglio pigro,” esclama scherzoso Harry. “L’avrai, ma non adesso.”
“Quando?”
“Quando avrai compiuto undici anni e andrai a Hogwarts,” spiega Ginny. “Abbiamo parlato tante volte di Hogwarts.”
“Perché?”
“Perché ora sei, siete,” corregge Harry, guardando anche Albus, “troppo piccoli per avere una bacchetta vera, non esistono bacchette per bambini.”
“Inventala tu,” suggerisce Albus.
“Ma papà non lo sa fare,” esclama Harry.
“Chiedi a zia Hermione, nonna dice che lei conosce tutte le magie,” interviene James.
“James, Albus, non avrete una bacchetta,” chiarisce Ginny.
E mentre Harry ride, accogliendo poi la tacita richiesta di Lily di trasferirsi dalle braccia della madre a quelle del padre, Albus e James corrono via offesi e ben poco convinti – non se lo dicono, ma è sufficiente scambiarsi uno sguardo pestifero per capire che alla prima occasione ruberanno le bacchette dei genitori.
Deve trascorrere quasi un’ora – in cui i bambini hanno dedicato le loro energie a Mangiamorte e Auror prima che James si riavvicini allo zio George, dapprima sbirciandolo e poi aprendosi in un sorriso quando lo zio, accortosi di lui, gli ha rivolto un’espressione allegra e scompigliato giocoso i capelli.
“Non mi sono fatto male, guarda,” lo rassicura, mostrandogli il polso. “Sei convinto, adesso?”
“L’elastico si è rotto?”
“Sì, ma possiamo comprarne un altro, anzi sono sicuro che zia Angelina ne abbia tanti.”
“Chi mi chiama?” scherza Angelina, che seduta allo stesso tavolo di George assieme agli altri ha seguito la scena. “Zio sta bene, tesoro, non devi preoccuparti,” aggiunge guardando il nipote.
James, rassicurato, non fa in tempo a dire che non vuole un nuovo elastico – e soprattutto non vuole che Rose lo regali allo zio e dica di nuovo di voler giocare solo con lui – che Angelina gliene cede un paio di colore giallo.
“Vedi? Ne abbiamo tanti, non è successo niente!”
James, deciso che gli zii non gli interessano più, fugge via con il bottino e raggiunge Rose, che è seduta a terra con Albus e Roxanne, tutti e tre ai piedi del divano su cui invece giocano Louis e Molly.
Non ci pensa molto prima di indossare uno dei due elastici e infilare l’altro al polso di Rose, che sorpresa guarda prima il proprio polso e poi James, scoprendolo impegnato a fissarla tutto serio.
“Adesso giochi solo con me,” dice convinto.
Ma Rose sfila l’elastico senza rifletterci troppo e lo getta via, tirandosi su l’istante dopo per correre verso la madre.
Quando James la vede ritornare ha una voglia matta di spintonarla e non giocare mai più con lei, perché ha rifiutato il suo elastico e lo ha fatto sentire triste – sì, proprio triste –, ma Rose ha al polso due elastici rosa confetto e tra le mani due bambole, un insieme che riesce a incuriosirlo.
Lei si limita a sedersi accanto a lui e a infilargli silenziosa uno dei due elastici.
“Questo colore è più bello,” dice. “Tu sei Strega alchimista e io Strega guaritrice,” aggiunge poi, cedendo una delle bambole a James.
“E cosa faccio?” chiede dubbioso lui, rigirandosi il giocattolo tra le mani.
“Hai sbagliato una pozione e ti sei fatto male, allora vieni da me che ti guarisco.”
“Voglio giocare anch’io con voi,” si intromette Albus, stanco di Roxanne che gli pesta i piedi.
“Tu no, solo io e James.”
“Ma perché, anch’io voglio giocare,” protesta Albus.
Rose, le guance gonfie di offesa, mette tra le mani del cugino un fazzoletto di stoffa, uno di quelli ricamati dalla nonna, inducendo Albus a guardare scontento il fazzoletto, lei e il fratello.
“Tu sei la sedia.”
“Cosa fa la sedia?”
“È dove si siede Strega alchimista per essere guarita,” spiega Rose.
“Giochiamo,” incalza James.
Ma Albus, offeso, rifila un pizzicotto alla cugina, incassando un buffetto del fratello prima di riuscire a saltare sul divano per aiutare Molly a colpire Louis con i cuscini.
James, un’occhiata disinteressata ai tre alle proprie spalle, sorride a Rose e dà inizio al gioco, cosicché Strega guaritrice possa finalmente guarire la distratta Strega alchimista.
 

*
 
31 agosto 2016
 
“Domani parti.”
“Già.”
“Torni a Natale.”
“Già.”
“Sei felice?”
“Sarà bello, credo.”
Rose, seduta assieme a James nello stretto vialetto che separa le loro villette, si incupisce e china un po’ la testa.
“Hai visto la mia bacchetta?” tenta lui. “Tra poco ne avrai una anche tu.”
“La tua è bella.”
“Hai chiesto a tua madre se puoi iniziare un anno prima?”
“Ha detto di no,” risponde lei. “Inizio l’anno prossimo.”
James si incupisce a sua volta e china la testa su imitazione di Rose – la risolleva l’istante dopo, però, perché lei si premura di mettergli al polso un elastico per capelli.
“Rosso?”
“Rosso Grifondoro!”
“Quindi ora sono il tuo fidanzato,” scherza lui.
Rose, un po’ rossa in viso per quel passato raccontatogli da genitori, zii e nonni che la vedeva andare in giro a infilare elastici ai polsi per assicurarsi compagni di giochi a suon di “ora siamo fidanzati, devi giocare con me”, scuote la testa in segno di diniego e pizzica giocosa la guancia di James.
“Così ti ricordi chi è la tua migliore amica.”
James abbozza un sorriso un po’ triste e sfiora l’elastico con le dita.
“Ti scriverò tutti i giorni.”
“E poi?”
“E poi l’anno prossimo mi raggiungi.”
Rose, solleticata dalla prospettiva, sorride e induce lui a fare altrettanto.
Quando Harry li raggiunge per dire a entrambi di rientrare, li trova impegnati a immaginare grandi battaglie e mirabolanti avventure tra le mura di quella Hogwarts che per loro non è ancora casa, ma è già palcoscenico di sogni a occhi aperti.






 
Note dell’autrice: questo missing moments è nato improvviso e si è scritto in pochissimo. L’idea iniziale era mostrare la prima magia di James, poi lui e Rose in versione mini, poi è diventato un piccolissimo spaccato di vita di questi personaggi che spero sia piaciuto a chiunque l’abbia letto. Per chi non avesse letto Echi specifico che Sir è il gatto della famiglia Potter-Weasley.
Grazie del tempo dedicato alla lettura, un abbraccio. ❤
   
 
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