Recensioni per
Compendio di (ir)realtà – I mostri non esistono
di Gaia Bessie

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

SECONDA CLASSIFICATA

“Compendio di (ir)realtà – i mostri non esistono” di BessieB




Grammatica e stile: 8,5/10


Dal punto di vista grammaticale, il tuo testo è molto pulito e ben curato: riesci evidentemente a destreggiare parole e frasi con grande semplicità e naturalezza, senza lasciarti sfuggire alcuna sbavatura in giro. Complimenti!
L’unico appunto che posso farti e che può essere considerato un vero e proprio errore sta nella tua abitudine di dividere il soggetto e il predicato con una virgola, cosa che è grammaticalmente sbagliata. Sarebbe giustificabile se a dividere il soggetto e il predicato ci fosse una frase tra virgole (per esempio: “lei, in tutta risposta, sbuffò”), ma in tutti gli altri casi si tratta di uno sbaglio, Ti riporto qui alcuni esempi tratti dal tuo testo:
“la prende in giro, lui, ridendo a voce alta” -> tolto il fatto che anche stilisticamente quelle due virgole così ravvicinate non sono necessarie (ma questa può essere una questione di gusti personali), quella tra “giro” e “lui” non dovrebbe esserci.
“sono finiti, i tempi in cui aveva abbastanza fiducia per credere a Scott” -> qui la virgola può essere maggiormente giustificata, perché questa formulazione viene spesso usata per rimarcare con forza il soggetto, ma te la riporto lo stesso come esempio: nemmeno qui la virgola è necessaria.
“per vedere i loro due figli, Alejandro è un ospite indesiderato e, lei, come la lupa che guarda i cuccioli rimane sempre sulla soglia del tinello, in vigile attesa.” -> “lei” racchiuso tra virgole è un errore anche in questo caso. Ho la vaga impressione, in questa frase nello specifico, ci sia stato uno spostamento di virgola: avrebbe avuto più senso racchiudere tra virgole “come la lupa che guarda i cuccioli”: […] e lei, come la lupa che guarda i cuccioli, rimani sempre sulla soglia […].
Spero di essere riuscita a spiegare al meglio ciò che intendevo ^^ se così non fosse, sono sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti!
Ti segnalo anche qualche errore di battitura/distrazione (pochi, dunque non li tengo in conto, ma comunque te li faccio notare):
“forse, a Scott è sorto quel dubbio che gli ha sbocconcellato le viscere, non ne aveva più” -> ci sono due spazi tra la virgola e la parola “non”. Inoltre ne approfitto per fare un altro appunto: ci ho messo un paio di secondi a capire il significato di questa frase, forse per renderla più chiara sarebbe stato meglio utilizzare i trattini al posto delle virgole ^^
“Strano che non sia morta o con una brutta gastrite, allora.” -> confesso di non aver ben capito il senso di questa frase, e non so se sia frutto di una riformulazione. Ho l’impressione che manchi un verbo a cui possa aggrapparsi quel “o con una brutta gastrite”.
“Alejandro guarda il proprio improvvisato coinquilino e se lo domanda, silenziosamente: quand’è che i matrimoni di tutti loro, con l’ovvia eccezione di Geoff e Bridgette, hanno cominciato silenziosamente a collassare?” -> qui c’è la ripetizione di “silenziosamente”. Sempre parlando di punteggiatura (ma questo è un discorso che approfondiremo più avanti), la virgola tra “se lo domanda” e “silenziosamente” non è tassativa e, almeno secondo il mio punto di vista, sarebbe meglio toglierla perché appesantisce un po’ la frase ^^ ma ti spiegherò meglio il mio punto di vista più avanti!
“Glielo dice così, con le parole che si perdono nella e le pause che affondano nella carne come coltelli” -> credo che dopo quel “nella” dovesse esserci qualche altra parola ^^
“Le sembra di vederla, ritta come un fuso, con il rosario in mano a recitare l’Ave Maria e il Padre Nostro” -> qui ci si sta riferendo a Scott, quindi il pronome “le” è un errore. Comunque lo prendo come una svista e non un vero e proprio problema di coerenza, sono certa che si tratti di un errore di distrazione.
Parlando dello stile, ci sono degli elementi davvero interessanti: racconti tutto con una gran poeticità e con uno stile frammentato in grado di porre gli accenti giusti sulle parole e i concetti più importanti. Le tue scelte stilistiche non mi hanno quasi mai disturbato, anzi, io ho un debole per questi modi di narrare così incisivi, che a parer mio rendono il racconto ancora più intenso!
Non nascondo però che certe volte sono stata un po’ rallentata da alcuni periodi che ho trovato forse un po’ confusionari, sia per il modo in cui erano formulati e sia per la punteggiatura che hai adoperato per strutturarli.
Ma la prima cosa che vorrei evidenziare è che non esiste una netta divisione tra la voce narrante e ciò che i personaggi hanno pronunciato in passato e pensato. Ti porto un esempio:
“Heather che gli dice prendi e vai via, non tornare più: te lo giuro, la prossima volta non rispondo delle mie azioni e te la strappo via, questa patina di esistenza perfetta che io non ho.” -> ammetto che in un primo momento ho avuto un po’ di difficoltà a capire se da “vai via” la frase fosse tutta una battuta di Heather. Per distinguerla dal discorso indiretto capisco che non volessi usare delle virgolette, utilizzate per i dialoghi nel presente, ma anche l’espediente del corsivo sarebbe stata molto valida e avrebbe reso il periodo chiaro e immediato fin da subito!
Un altro esempio che ti posso portare è questo:
“Lui è divenuto semplicemente quel che poteva essere – i mostri esistono, le ha detto una volta, vivono dentro di noi.
Solo se li lasci vincere, aveva risposto Dawn e lui aveva riso: ma hanno già vinto, non lo vedi?”
Qui mi sorge lo stesso dubbio sul corsivo, a maggior ragione perché le due frasi del discorso diretto si articolano nello stesso periodo, senza andare a capo. A tal proposito avrei qualche dubbio – in genere non è proprio corretto inserire sulla stessa riga due battute di due diversi personaggi, ma qui si potrebbe fare un’eccezione perché non si tratta di un vero e proprio scambio di battute “in tempo reale”.
Terza e ultima cosa che non mi è chiarissima in questo periodo: perché hai deciso di inserire proprio qui questo inciso dopo il trattino? Ti ha certamente permesso di aggiungere qualcosa, ma anche di divagare dal filo conduttore principale, e questo non è necessariamente un bene. Non è l’unica volta che mi è capitato di trovare nel tuo testo soluzioni simili: a volte, lo ammetto, ho trovato alcune divagazioni un po’ superflue, non perché non fossero interessanti, ma semplicemente perché spostavano il focus dalla scena che si stava svolgendo o dal flusso di pensieri su cui ti stavi concentrando.
Non posso comunque considerare questo un difetto, capisco che possa essere una tua scelta stilistica e sicuramente verrà apprezzata da qualcuno; io personalmente non sono una grande amante dei dialoghi troppo “dilatati” o delle scene d’azione intermezzate da troppa introspezione, perché secondo me “rallentano” il ritmo della storia, ma si tratta appunto di una mia preferenza personale e non avrebbe senso penalizzarti in questo parametro, non sarei una giudice obiettiva ^^
Per quanto riguarda la punteggiatura, il mio appunto riguarda principalmente le virgole: ne ho trovate tante, anche laddove non erano necessarie, e se da una parte capisco che te ne sei servita per dare enfasi al testo, dall’altra ho trovato che in certi casi lo appesantissero un po’. Soprattutto mi sono immaginata di star leggendo la tua storia ad alta voce e mi sono accorta che in certi punti le pause designate dalle virgole non sarebbero risultate naturali. Ti riporto qui alcuni esempi:
“Lei sorride, timidamente: sono passati dieci anni e ancora non ha preso l’abitudine di saper sorridere davanti a lui” -> “Lei sorride timidamente” è una frase di tre parole, a cui poi seguono i due punti: non necessita di essere ulteriormente frammentata.
“Anche quando lei lo guarda ed è evidente che sappia che, domani, non tornerà e non lo farà per chissà quante settimane.” -> anche qui sono in dubbio su quel “domani” tra virgole, più che altro perché credo che la frase sarebbe dovuta essere frammentata in un altro punto per risultare più fluida e naturale: “Anche quando lei lo guarda ed è evidente che sappia che domani non tornerà, e non lo farà per chissà quante settimane.”
“A Scott non importa – è così bravo, a ferirla, che ormai perde il conto di tutte le volte in cui lo fa.” -> anche quel “a ferirla” tra virgole non è necessario, essendo questa un’altra frase molto breve è già separata dal resto del periodo grazie al trattino. Le virgole la appesantiscono un po’, quindi potrebbero tranquillamente essere rimosse.
“È stato allora, che è successo” -> anche qui, frase brevissima che non necessita di essere frammentata.
“borbotta, infine, guardandola negli occhi.” -> idem: quel’“infine” tra virgole potrebbe essere evitato, crea delle pause che rallentano un po’ lo scorrere della frase.
So che forse non sarai d’accordo con queste annotazioni, ma ho comunque voluto darti il mio punto di vista, anche se forse dettato solo dal gusto personale, nella speranza che possa farti riflettere. Non esiste un modo universale per gestire la punteggiatura, è una piaga a con tutti gli scrittori devono far fronte (XD) ma, se può esserti utile, un metodo che utilizzo io è appunto quello di pensare le frasi come se dovessero essere pronunciate ad alta voce. E, più che un approccio “teatrale”, con pause d’effetto e quant’altro, mi immagino come se stessi raccontando questa storia a qualcuno, come se stessi parlando normalmente nella vita quotidiana.
L’ultimo appunto a livello stilistico che vorrei farti (poi giuro che ti lascio in pace ahahah) riguarda l’utilizzo della d eufonica. Non so se conosci la regola: la d eufonica è giusto applicarla a una preposizione/congiunzione quando è seguita da una parola che comincia per quella stessa vocale (ed ecco, ad appena, ad andare, ed esercitarsi), ma non è corretta quando la parola che segue la proposizione/congiunzione comincia con un’altra vocale (ad esistere, ed infine, ad oltranza, ed una). Pare sia una regola non molto datata, visto che nella letteratura italiana si può trovare un uso smodato della d eufonica a prescindere dalla diversità o uguaglianza delle vocali; anche in poesia in realtà è concesso non seguirla fermamente. Tuttavia nella letteratura recente questa regoletta è presente e seguita. Io la considero ancora una scelta stilistica, quindi non tengo in considerazione la cosa nel punteggio, ma quando la noto mi fa sempre piacere farla notare agli autori perché non tutti ne sono a conoscenza ^^
So che ho avanzato molte “critiche” (lo scrivo tra virgolette perché non le considero vere e proprie critiche, ma solo consigli) e non vorrei che fosse passato il messaggio che il tuo stile non è buono, perché non è così: ci sono tante cose che ho apprezzato, come ciò di cui ti parlavo sopra quando ho cominciato il discorso, ma anche semplicemente le scelte lessicali, capaci di evocare immagini ed emozioni molto forti. Il modo in cui hai descritto i personaggi, la loro quotidianità e i loro pensieri li ha resi vivi, mi ha permesso di immedesimarmi e mi ha coinvolto molto. E il coinvolgimento è il primo segnale di un buono stile, al di là di quelli che sono i pareri contrastanti. Quindi vorrei anche e soprattutto farti i complimenti!


Trama e personaggi: 9,5/10

Ammetto che in un primo momento stavo facendo fatica a entrare nella trama e nelle sue dinamiche, ma tu sei stata molto furba a gestire il tutto: hai sparso qua e là degli indizi durante il corso del testo, tanti piccoli dettagli che hanno contribuito a delineare una storia completa. Anzi, questa è una tecnica utilissima a scatenare la curiosità del lettore: non ci dici tutto subito, ma sveli pian piano i tasselli della trama, fino a quando non si crea un puzzle assolutamente chiaro e sensato nella testa del lettore. A tal proposito devo complimentarmi per una cosa che hai fatto, e per cui generalmente avrei storto il naso, ma che a te è venuta molto bene: hai inserito delle spiegazioni e degli approfondimenti nelle scene d’azione, talvolta anche tra una battuta e l’altra dei dialoghi, per dare un quadro più chiaro del passato e della situazione attuale. Questo rischia di essere dispersivo – personalmente preferisco i dialoghi più “rapidi” rispetto a quelli dilatati in un lungo paragrafo – ma tu sei riuscita a evitare quest’effetto, rendendo le scene compatte e chiare nonostante il “divagare” al loro interno. Questo ti ha permesso assumere un ritmo forse un po’ lento, ma al contempo efficace: non ci sono buchi di trama, lacune e punti oscuri, ma non per questo è stata trascurata l’interazione tra i personaggi e il loro agire. Hai trovato un equilibrio molto buono, che poteva potenzialmente essere rischioso ma che infine ti ha dato modo di sviluppare una trama complessa in maniera avvincente e mai troppo lineare.
Se devo proprio trovare un pelo nell’uovo, ecco, questo risiede nel fatto che in certi momenti la trama mi è sembrata un po’ “troppo lenta”, come se certe volte ti fossi un po’ persa in divagazioni non necessarie, e che hanno creato uno stacco netto tra una scena e l’altra. Forse, come ti dicevo anche sopra, è più una questione inerente lo stile, ma in cui rientra anche l’andamento e il ritmo della trama. Ripeto, potrebbe anche essere una mia impressione, magari un’altra persona leggendo la tua storia non sentirebbe il peso di questo dettaglio, e per questi voglio sottrarti pochissimo da questo parametro, perché comunque lungi da me affermare che la trama non sia ben riuscita ^^
Per quanto riguarda i personaggi, hai fatto un lavoro assolutamente magistrale! Qui non valuto l’IC, come si può vedere anche dal nome del parametro, e infatti posso dirti che, anche se non conoscessi i personaggi dell’opera originale, sarei riuscita a inquadrare comunque alla perfezione Dawn e Scott, perché sei stata tu a dar loro vita tramite la tua storia. Non hai dato nulla per scontato, non hai omesso alcun dettaglio perché “del resto chi conosce il fandom questa cosa lo sa già”, hai fatto tuoi le personalità di cui hai raccontato e questa è una cosa che apprezzo davvero tantissimo quando leggo delle fanfiction.
I pensieri di Scott e Dawn sono potenti, ma non si tratta solo di questo: ci mostri, nelle più disparate situazioni, come vengono fuori questi pensieri, in quali atteggiamenti si tramutano – se effettivamente vengono fuori. Hai dipinto sia il mondo interiore che esteriore dei personaggi, dipingendoli a tutto tondo.
Scott è un personaggio complesso, in questa storia arricchito da sfumature che nell’opera originale non vengono fuori (non finché l’ho seguito io, almeno): ha vissuto un’infanzia difficile e ciò gli ha insegnato a difendersi, a costruirsi una corazza, a ingannare tutti e diventare un manipolatore. Tuttavia questa barriera non è stata sufficiente, ha permesso comunque alla violenza del passato di penetrare nella sua vita e farlo diventare a sua volta un violento; non riesce a controllarsi, non riesce a ribellarsi a quei mostri che lo istigano alla violenza, all’odio e alla prepotenza. O meglio, odio e appartenenza, come ha giustamente detto Zoey.
È veramente intrigante il modo in cui hai descritto il suo conflitto interiore, una lotta che Scott già sa di aver perso e che non si impegna nemmeno a combattere, forte del fatto che non ha bisogno di cambiare per essere amato e accettato da Dawn.
Dawn, appunto, il vero perno della vicenda, colei che è in grado di decidere davvero le sorti dell’ex marito, del figlio e di se stessa. Subisce l’atteggiamento dominante di Scott e dopotutto non riesce a odiarlo, non riesce a mandarlo via davvero, se non nel finale: estremamente fiduciosa e ottimista come abbiamo imparato a conoscerla, crede davvero che possa esserci salvezza per lui, lo spinge ad andare da una psicologa per combattere i suoi mostri, per riprendere il controllo. Pensa di aver capito tutto, forse addirittura di poter gestire la situazione, ma è talmente acceccata da questa relazione morbosa e malsana che non si rende conto di quanto Scott le abbia fatto e le faccia del male, non si accorge che lui non sta facendo nulla per cambiare e che non l’ha mai amata. E questo suo essere speranzosa stava finendo per diventare pericoloso – sicuramente lo è stato. Anche qui vediamo la contrapposizione tra ciò che pensa e ciò che fa: si mostra senza fede ma in realtà la continua a indossare in segreto, non riesce ad ammettere ad alta voce la speranza che serba nei confronti di Scott. Anche lei è di una complessità disarmante, ma l’hai saputa gestire così bene che anche la sua lotta interiore è risultata naturale.
Ho apprezzato tantissimo anche le comparse di Alejandro e Zoey, entrambi gestiti in maniera magistrali nonostante siano apparsi solo marginalmente; Zoey in particolare l’ho trovata deliziosamente IC e assolutamente perfetta nel ruolo di amica di Dawn, diretta abbastanza da dirle ciò che pensa ma con la giusta dolcezza e il giusto tatto.
Insomma, che posso aggiungere? Hai fatto un ottimo lavoro da questo punto di vista, non posso che farti i complimenti!


Sviluppo canzone: 5/5

Hai sviscerato la canzone, l’hai sezionata e le hai dato una vita e un’interpretazione inaspettate. Quando ho inserito questo brano nella playlist non avevo idea di come sarebbe stato sviluppato, ma certamente tu mi hai sorpreso e in maniera positiva: un testo del genere poteva portare dappertutto, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato applicato a una storia così complessa.
Ma andiamo con calma: l’atmosfera del brano. Quando mi ritrovo a valutare delle song-fic non prendo in considerazione soltanto il testo, ma anche la musica e le sensazioni che essa trasmette durante l’ascolto. Ha delle parti più tranquille (le strofe), o meglio quiete, perché sono comunque intrise di un’atmosfera tetra, e ha poi un ritornello più potente, quasi disperato, un grido d’aiuto. C’è tanto dramma, come nella tua storia, ma c’è anche speranza, come quella che Dawn cerca di tenere viva dentro sé e che perfino io mi sono ritrovata ad avere. Mi sono chiesta anche io se per Scott ci fosse speranza, se qualcuno o qualcosa potesse salvarlo.
Era un connubio difficile da cogliere e trasporre in letteratura, ma tu ci sei riuscita e non posso che farti i complimenti! Mentre leggevo con la canzone in sottofondo, mi sono resa conto che non poteva esserci colonna sonora più adatta per questa triste storia, per l’autodistruzione di una persona che non ha avuto la volontà di combattere i suoi mostri interiori.
E qui arriviamo al testo. Insomma, è ovvio e comprensibilissimo che delle parole del genere ti abbiano spinto a scrivere di Scott: pare proprio che parlino di lui, dell’epilogo piuttosto scontato che uno come lui può avere. Ha ingannato tutti, ha ferito tutti, non ama nessuno, è solo, e se in un primo momento questo lo può far sentire potente, dall’altra parte non lo rende felice.
Tu non hai solo adattato il testo al personaggio dell’opera originale fine a se stesso, ma hai immerso Scott in una situazione ancora più complicata, in cui il suo carattere (e di conseguenza i suoi mostri) è potuto venir fuori in maniera ancora più palese.
Nel testo di Monsters leggo una sorta di urgenza, una corsa al cambiamento, dettata dalla disperazione. Scott a modo suo ci ha provato, forse, ma non c’è stata religione né psicologo in grado di aiutarlo: si è ritrovato in balia della sua stessa violenza e della sua indifferenza, del suo pessimo carattere e della sua mania di possesso, di controllo, di potere.
Ho apprezzato tantissimo il modo in cui sei riuscita a inserire ogni parte del testo in una diversa scena, dando alle parole una grande importanza. In particolare sono rimasta colpita dal ritornello riportato nella seduta psicologica: Scott non sa bene nemmeno lui come esprimere ciò che ha dentro, non sa l’entità di questi mostri, ma sa che sono veri e che hanno preso il controllo di lui.
Davvero, non potevi fare un lavoro migliore con questa musica e con questo testo, ci hai cucito sopra una storia che ha dato loro spessore. E io, che amo questo brano, non posso che esserne felice e soddisfatta!


Gradimento personale: 5/5

Te lo confesso: quando ho appreso che la storia sarebbe stata su Dawn e Scott mi sono un attimo preoccupata, perché questa non è una coppia che shippo e perché il solo sentir nominare Scott mi urta il sistema nervoso XD ma non mi sono preclusa niente, perché per quanto io possa odiare o amare un personaggio, il mio gradimento personale si articola in base a come l’autore me ne parla, me ne racconta. E se avessi raccontato una normale storia d’amore tra Down e Scott avrei storto il naso, ma così… caspita, ma in che modo assolutamente STREPITOSO mi hai descritto questa coppia??? Non li hai snaturati, li hai resi perfettamente IC e nonostante ciò sei riusciti a incastrarli in una relazione dolorosa, sofferta, malata, malsana, violenta. È tutto così drammatico, il che vuol dire che io ADORO dalla prima all’ultima parola, perché a consegnarmi una storia drammatica, angst e incentrata su tematiche delicate, si va sul sicuro con me!
La storia, soprattutto i pensieri di Dawn, mi hanno veramente infastidito, in maniera così profonda che non so spiegare. Come le unghie che grattano nella lavagna, ho sentito una fitta di fastidio ogni volta che lei cedeva a Scott, ogni volta che gli dava speranza e fiducia, ogni volta che non reagiva nonostante il suo atteggiamento violento e avvilente, ogni volta che sentiva la sua mancanza. Quando hai raccontato dei due piatti per il pranzo, simbolo del suo desiderio che Scott tornasse, mi è seriamente venuta voglia di chiudere il pc e andarmene; questo è un tema che mi sta molto a cuore e che fatico a reggere, ma proprio per questo è uno degli argomenti che più mi coinvolge in letteratura (e non solo), e la sensazione di fastidio che mi hai trasmesso è un segnale di quanto tu sia stata brava a farmi entrare nella vicenda, anzi, a farmi entrare la vicenda nelle ossa. Tanto che ho provato un moto di sollievo quando Dawn ha trovato il necrologio sul giornale, anche se dall’altra parte mi è dispiaciuto perché ho sperato fino all’ultimo che Scott potesse salvarsi, redimersi, trovare un’altra via. Insomma, la tua è una storia che mi ha diviso, mi ha portato a riflettere, mi ha colpito nel profondo e mi ha lasciato un segno. E questo fastidio di cui ti parlavo è il segnale che lo scritto è ben riuscito, perché che senso avrebbe una storia se non facesse provare alcuna emozione?
Ammetto che lo stile e le scelte da te adottate in questo campo non sono sempre state di mio gradimento, come detto anche nel paragrafo apposito, e forse questo ha “rallentato” un po’ la mia lettura. Ma nonostante ciò ho deciso di premiarti perché, al di là dello stile, la storia mi è piaciuta veramente tanto e posso passare sopra a questo aspetto su cui magari non siamo d’accordo.
Che dire? Complimenti, davvero, sono felice di aver avuto l’opportunità di leggere questa bellissima storia!


TOTALE: 28/30

Recensore Master

Ciao.
Questo stile mi ricorda qualcosa, ma non credo di aver mai letto nulla di tuo. In ogni caso, grazie per essere passata a lasciare questa oneshot.
Mi è piaciuta molto come stile, descrizioni e introspezione nei personaggi, abbastanza grigi. Scott potrebbe essere pericoloso, ma è anche una vittima, forse potrebbe fare di più per liberarsi dei suoi demoni, forse invece non ha le energie per farlo. Mentre Dawn da una parte si tutela, ma si preoccupa anche per Scott, lei stessa sembra avere il piede sull'orlo del precipizio e ha sentimenti e consapevolezze contrastanti. Inoltre ho un debole per le storie che finiscono male e per le cose rotte... Oppure è finita bene? In un certo senso Dawn si è liberata da un'ossessione che le impediva di andare avanti e Scott si è liberato dei suoi demoni... in qualche senso perverso potrebbe essere interpretato come lieto fine? Scott avrebbe potuto trovare le energie per resistere il qualche modo? Forse, chissà... ma la direzione che hai dato alla storia mi è piaciuta molto e forse se fosse finita bene, mi sarebbe stonata un po' per come mi era sembrata l'impostazione. O forse sono io ad avere un cuore di pietra...
Ho apprezzato anche i dialoghi con i personaggi di supporto.
Complimenti per la storia, mi ha fatto molto piacere leggerla e conoscere questa canzone.
Alla prossima.