Ecco un altro capitolo Tom centrico! Nel verso senso della parola.
Tom steso sul lettino dell’infermeria con tutti che fanno avanti e indietro per visitarlo, sempre separatamente e con secondi fini (tranne Al, ovvio) è un’immagine buffissima, sembra un piccolo imperatore che accetta con magnanimità di dare udienza a ogni singolo questuante perchè in fondo sa che dai loro problemi ne ricaverà qualcosa in cambio anche lui. Penso che questo capitolo mi faccia venire in mente questo paragone soprattutto perchè è tutto o quasi PoV Tom. Se avessimo letto le scene dal punto di vista di Ted, Jaime e Michel penso che Thomas sarebbe apparso molto meno regale e più moccioso viziato, e loro stessi molto meno buffi. Tom ha un talento, soprattutto all’inizio di Doppelgaenger, nell’analizzare le altre persone riassumendole bene in pochi tratti fondamentali, ma dimenticando o ignorando così la loro complessità. In pratica, è l’emblema perfetto del ragazzino perspicace e ignorante dei rapporti umani al tempo stesso. (E arrogante nella sua ignoranza, come tutti gli adolescenti.)
Il suo modo di vedere la realtà è le persone che lo circondano mi ricorda un po’ le prime due stagioni di Skins UK, dove la narrazione, immedesimandosi ad ogni episodio nel protagonista adolescente di turno, evidenzia con crudele lucidità (tipica dello sguardo acuto e senza pietà dell’adolescente-che dopo un’infanzia protetta comincia a rendersi conto delle storture del mondo e delle imperfezioni nelle sue figure di riferimento) l’ipocrisia e le debolezza di ogni altro personaggio (soprattutto degli adulti) ma non ne riconosce la complessità e la profondità (perchè lo sguardo adolescente è tanto cinico quanto manicheo, per via della sua immaturità intrinseca, e perciò non riconosce che possano coesistere profondità e spessore insieme a ipocrisia, imperfezione e debolezza).
Ecco, questo è lo sguardo tipico di Tom all’inizio di Doppelgaenger, tanto lucido e tagliente nello scavare dietro le apparenze e le debolezze delle persone a lui vicine, quanto frettoloso e semplicistico nel ridurre queste persone a una caricatura di se stesse.
E niente, io amo i personaggi sedicenni descritti in questo modo. Quelli che sono egomaniaci senza nemmeno rendersene conto, quei personaggi il cui complesso di superiorità può farli sembrare sia sociopatici in erba che metafore stilizzate dell’ego di ogni adolescente. Quei personaggi che sono apparentemente così lontani dallo stereotipo dell’adolescenza medio, così freddi e distaccati e apparentemente in controllo di tutto, e allo stesso tempo racchiudono in se stessi tutte le possibili nevrosi e i possibili complesso che molti sviluppano durante l’adolescenza, portate ai massimi livelli.
Quindi amo Tom, nel caso non si fosse capito. E anche se nelle recensioni ne sviscero i difetti lo amo esattamente per questi difetti. Soprattutto il Tom di Doppelgaenger. (anche se certo, non lo amerei altrettanto se non sapessi che i sequel riservano per lui uno sviluppo del personaggio sofferto e positivo, che lo faranno maturare e migliorare come persona senza stravolgere i tratti fondamentali della sua personalità- cosa che capita raramente a questo tipo di personaggi.)
Amo anche il modo in cui questo capitolo è scritto, con una grande attenzione alle atmosfere, alle dinamiche interpersonali e pensieri “lapsus” dei personaggi che sembrano apparentemente scollegati al resto del discorso, ma in realtà si inseriscono perfettamente nel contesto in cui sono racchiusi. Penso che differenziare tra pensieri “consci” scritti con caratteri normali e pensieri “lampo” in corsivo sia particolarmente utile per dare un’idea di come funziona la psiche di personaggi come Ted, Al e soprattutto Tom, aka coloro che razionalizzano ogni emozione per renderla più accettabile a loro stessi, e ogni tanto vengono trafitti da questi pensieri istintivi, che non fanno in tempo a razionalizzare e che rompono involontariamente l’immagine che questi personaggi hanno di se stessi, e comunicano ai lettori i veri desideri e impulsi dei personaggi che essi cercano più o meno inconsciamente di nascondere nella loro routine quotidiana.
Mi piace anche come questo capitolo sia un esempio perfetto dello “show don’t tell” che secondo me deve prevalere nel presentare le dinamiche tra i vari personaggi all’inizio di una storia a puntate così lunga: piuttosto che scrivere paragrafi e paragrafi sul rapporto tra i fratelli Potter, ci mostri un loro bisticcio in cui prima Al e James si comportano da fratelli impiccioni e/o iper-protettivi verso Lily, facendola arrabbiare, poi Lily e Al si alleano per prendere in giro James, stuzzicandolo sulle sue vulnerabilità e sul suo lato più emotivo proprio perché sanno che è ciò che James cerca di nascondere dietro il suo atteggiamento spaccone e da bullo. Infine Lily si impietosisce e consola James (seppur con un po’ di aria di superiorità, perché pur essendo la più piccola e la più “matura” tra i tre su questioni sentimentali e affettive, e SA di esserlo) mentre Al si distrae e se la ride. Si vede che i tre fratelli sono vicini tra loro, ma che questa vicinanza è spesso conflittuale e caratterizzata da bisticci scherzosi che talvolta sfociano nel vero e proprio litigio. Ci mostri tutto quello che c’è da sapere sui fratelli Potter e il loro rapporto senza spiegarcelo, il che è intelligente perché, a questo punto della storia, se un nuovo lettore dovesse leggere pagine di pseudo-psicoanalisi sul rapporto tra i personaggi, la reazione probabilmente sarebbe “ma che me ne importa? Io questi manco li conosco”. Questo secondo me è uno dei punti di forza della tua Saga: PRIMA mostri i personaggi nella loro quotidianità e nei loro conflitti dando modo ai lettori di affezionarsi a loro. POI, eventualmente, spieghi i motivi di certi comportamenti. Ma come insegna una certa maestra del giallo, se si danno ai lettori certe spiegazioni DOPO aver dato loro modo di arrivarci da soli o perlomeno avvicinarsi alla soluzione, queste spiegazioni saranno digerite meglio, perché faranno sentire il lettore intelligente piuttosto che annoiarlo. Vale per la trama “thriller” della storia ma anche per le caratterizzazioni psicologiche.
Stessa cosa per quanto riguarda il conflitto tra Ted e Thomas: mostri subito come Thomas non sopporti Ted, attraverso i suoi pensieri più superficiali e le sue battute, ma non scrivi un trattato di introspezione spiegandone i motivi profondi, perché probabilmente a questo punto della storia nemmeno Tom, il personaggio dal cui punto di vista seguiamo la scena, li capisce/conosce, e non ha interesse a farlo.
Eppure, già solo il fatto che Harry chieda a Ted di interrogare Thomas ci mostra molte cose sulle dinamiche tra Ted, Tom e Zio Harry, soprattutto agli occhi di chi si sta impegnando in una rilettura di tutta la Saga: il modo informale e “famigliare” in cui Harry gestisce l’Ufficio Auror, soprattutto quando ci sono di mezzo guaì che coinvolgono figli e figliocci (una cosa che tornerà ad essere importante in Opera Al Nero e alla fine di Ab Umbra Lumen.); il fatto che tra i due figliocci, Ted sia quello “affidabile” che Harry si aspetta faccia le sue veci in sua assenza, il braccio destro volente o nolente specie ora che è tornato in Inghilterra, e Tom sia il perenne bambino problematico e causa di preoccupazione da controllare/proteggere costantemente, anche a distanza. E nel corso della storia sarà chiaro quanto ad entrambi i figliocci di Harry Potter stiano stretti questi ruoli.
L’atmosfera in infermeria quando Tom si risveglia è perfetta, l’ho sempre trovata particolarmente evocativa di quei pomeriggi pigri e un po’ indolenti, ma belli, di quando qualcosa va fuori programma, la routine indaffarata di spezza, e ci si risveglia in un tardo pomeriggio quando la giornata dovrebbe finire, e c’è talmente tanta pace intorno che non si riesce ad essere arrabbiati con se stessi o con i cambi repentini di programma per le ore produttive che si sono perse.
La scena di Al e Tom che parlano di quel che è accaduto, si scambiano cioccorane, scherzano, si abbracciano e poi hanno quasi Un MomentoTM è anch’essa particolarmente azzeccata, perchè in poche righe riesci ad evidenziare la loro giovane età, le dinamiche che li legano ad altri personaggi, caratteristiche fondamentali di entrambi personaggi (il bisogno di razionalizzare tutto e sapere tutto di Tom, il fatto che Al si vergogni della propria codardia e di non essere stato abbastanza eroico), il tipo di rapporto che li lega e il fatto che nessuno dei due sappia bene come definire o classificare questo rapporto. A questo punto della storia non c’è una vera tensione tra di loro, perchè non c’è ancora conflitto, ma ci sono comunque sentimenti profondi e intensi che vanno un po’ oltre alla semplice amicizia, soprattutto e in termini di co dipendenza e possessività reciproca, che esistono tranquillamente tra loro senza turbarli (probabilmente perchè sono sempre esistiti) almeno finchè uno dei due (leggasi: Al, ovviamente, sempre Al. Tom reprime e razionalizza fino a che non esplode) non cerca di agire sulla base di questi sentimenti o nominarli (anche indirettamente) ad alta voce.
La loro scena in questo capitolo credo sia stata il momento in cui mi sono affezionata a loro come coppia, aldilà delle storyline e caratterizzazioni dei singoli personaggi. Era tutto così realistico, confuso e al tempo stesso dolce, come solo le cotte che nascono dall’amicizia tra i banchi di scuola sanno sembrare.
E date una medaglia a Jamie che ha capito cosa ci fosse tra suo fratello e suo cugino prima che loro capissero i diretti interessati, please, forse perchè James, nonostante le apparenze, era più avanti di loro nel suo percorso di scoperta e accettazione della propria sessualità.
...e giustizia per Martha Upkins, ecchecavolo. Scommetto che non era nemmeno poi tanto brutta, sono solo gli adolescenti maschi che sono stronzi. Unica pecca della tua Dp Saga è che la povera Martha non ritorna in un cameo della terza parte come una strafica pazzesca che ha sdoganato l’aver tratti da goblin tra gli ambienti dell’alta moda magica.
Ah, comunque: non ci credo manco per sbaglio che nessuno avesse mai detto a Tom che Ted stava facendo l’Accademia Auror. Cioè, è vero che Tom da bambino andava a casa dei Potter solo per due settimane l’anno, mentre Ted andava a trovare il suo padrino più spesso, con cadenza settimanale o bisettimanale, ma senza fermarsi a dormire, e quando Tom ha cominciato a vivere tra i Maghi in pianta stabile Ted si era già messo con Victoire, quindi non è che i due abbiano trascorso parte della loro infanzia/adolescenza insieme come entrambi hanno fatto in tempi diversi con i fratelli Potter. Però è assolutamente impossibile che nessuno abbia mai nominato che il figlioccio di Harry Potter stesse per diventare Auror davanti all’altro figlioccio di Harry Potter, soprattutto considerato quanto la carriera Auror sia considerata impegnativa e importante, e quanto molto dei complessi dei bambini di Harry Potter (soprattutto i quattro maschi) girino intorno al fatto di assomigliare/non assomigliare e imitare/superare/differenziarsi da Harry. Semplicemente Tom si tappava le orecchie ogni volta che si parlava dei successi di qualcun altro a tavolo, imho. Piccolo stronzetto adorabile (da questo punto di vista, in questo capitolo Tom da il meglio di sé con il suo flusso di pensieri interiore- no Tom, non puoi affatturare Ted solo perchè non ti piace il modo in cui sorride! Non è così che funzionano i rapporti tra persone civili e mature!) Bello anche il modo in cui evidenzi sottilmente il suo complesso di superiorità quando si indispettisce per l’essere trattato come un ragazzino (tipico comportamento degli adolescenti che si sentono tanto adulti, e che proprio con queste uscite petulanti con cui chiedono essere trattati da tali dimostrano di non esserlo- anche se il fatto che Tom non si lamenti ad alta voce dimostra anche il suo alto livello di autocontrollo, almeno a livello superficiale, mentre il fatto che noi lettori capiamo dal sorrisino di Ted che quest’ultimo si sia COMUNQUE accorto dell’insofferenza di Tom ci fa capire che le capacità di dissimulazione del nostro Dursley, au contraire, potrebbero ancora migliorare di molto-spoiler: non lo faranno.) ma soprattutto quando afferma senza battere ciglio, come se fosse una cosa normale da dire e totalmente non egomaniaca, che il serpente ha scelto lui perchè Al era più spaventato e soprattutto e soprattutto “debole”. E quando Ted gli fa l’ovvia domanda che si può fare dopo un’affermazione simile, ovvero “tu non eri spaventato?” Tom da l’unica risposta che poteva dire, ovvero che lui, indipendente dalle emozioni che prova sul momento, cerca sempre di controllarsi e di non lasciarsi governare da esse. Che, diciamocelo, e l’unica risposta che potesse dare senza sembrare ‘debole” (nella sua testa) o stupido, ma è anche una risposta che svela un altro lato di Tom, ovvero il bisogno di avere tutto, ma soprattutto se stesso, sempre sotto controllo. Eppure gli impulsi che a lungo ha soppresso, forse senza nemmeno rendersene conto, stanno lentamente tornando a galla, senza che lui possa farvi nulla contro: la violenza, l’attrazione, i sogni di un passato traumatico e rimosso.
Mi è piaciuto il fatto che ciò che rende Tom inizialmente attratto da Al, prima ancora che entrambi si rendano conto o si preoccupino di dare un nome a ciò che sta accadendo tra loro, è il fatto che è ABITUATO alla presenza dell’altro ragazzo- può sembrare poco romantico, ma in realtà credo che per una personalità come quella di Tom, che guarda con diffidenza tutto ciò che è estraneo, sconosciuto o nuovo (perchè, di nuovo: le novità esulano dal suo controllo) l’essere abituati alla presenza di qualcuno sia una condizione sine qua non per, non dico innamorarsene, ma anche solo provare affetto verso questa persona.
Mi piace anche l’accenno, anche in questo capitolo, al fatto che Tom sia abituato ad avere delle Stranezze che lo rendono diverso da tutti gli altri suoi coetanei (come il fatto di ricordare con precisione, anche se solo nel sogno, avvenimenti accaduti quando lui era un neonato). È abituato, quindi non vi si sofferma particolarmente a lungo, almeno non in questa parte della storia. Ci pensa solo quando capita qualcosa che gliele ricorda. Ma questo non vuol dire che sia indifferente a queste stranezze o che non influenzino la sua vita- semplicemente, di solito lo fanno inconsciamente, poichè Tom cerca (senza riuscirci) di rimuovere i vari tumulti emotivi legate ad esse, come cerca di rimuovere ogni cosa per cui non ha una risposta immediata o una spiegazione logica, ogni cosa che potrebbe renderlo DEBOLE.
Quando la tua vita è normale ma ci sono dei piccoli, quasi invisibili ma mai dimenticabili dettagli che ti rendono non solo DIVERSO, ma anche, per quello che ne sai (e Tom ne sa molto perchè ha sempre cercato risposte sulle sue origini e, di conseguenza, sulla sua stranezza) UNICO, penso sia normale sviluppare, anche inconsciamente, da un lato un complesso di superiorità, dall’altro un bisogno inconscio (ma evidente a chiunque altro) di avere il controllo di ogni singolo aspetto della propria vita. Proprio perchè sa che c’è QUALCOSA di strano in lui e nelle circostanze del suo ritrovamento e, si presuppone, della sua nascita, ma non sa bene cosa sia questo sia QUALCOSA, solo che è qualcosa su cui non ha controllo o risposte, o spiegazioni logiche. E, come verrà detto più avanti dallo stesso Tom in un meraviglioso momento di catarsi e analisi di coscienza, questa cosa lo spaventa, ciò lo spaventa. Per compensare questa paura che nasce dal non avere le risposte a certi aspetti di se stesso che tanto lo differenziano dagli altri quanti lo definiscono come individuo, Tom (o meglio, l’incoscio di Tom) ha sviluppato questo bisogno compulsivo di controllo, che da un lato si traduce in un desiderio quasi ossessivo di SAPERE, tutto di tutto o di tutti nei minimi dettagli, proprio perchè non può o non riesce a scoprire determinate cose su se stesso, da un lato in una generale e apparente freddezza, un distacco dai propri sentimenti e istinti- perchè i sentimenti, gli impulsi e gli istinti sono cose che non si possono controllare, e dunque, nella visione del mondo di Tom, un qualcosa a metà tra un pericolo o una debolezza.
L’aspetto paradossale è ovviamente il fatto che così facendo Tom finisce per conoscere ancora meno se stesso, perchè reprime tutta la sua parte che non è razionale e controllata...e che paradossalmente è il posto del suo inconscio in cui si dibatte furiosa e sconfitta *quella* voce, che è la chiave per comprendere sia gli aspetti più spigolosi della sua personalità, sia il suo passato, la sua origine, il processo della sua nascita. I lati di se stesso che ha rimosso per non essere abbastanza razionali sono dunque non solo quelli che contengono le risposte, ma quelli che, solo apparentemente dormienti, lo influenzeranno nel suo cammino alla ricerca di risposte, tra istinti ingovernabili, impulsi violenti, risvegli ormonali improvvisi, problemi di gestione della rabbia, ossessioni mai sopite e curiosità voraci.
Per ora però c’è solo un ragazzino sdraiato indispettito in infermeria. E ha tutta l’intenzione di architettare qualche piano non proprio ortodosso per uscire di lì. (Recensione modificata il 20/12/2022 - 03:04 pm) (Recensione modificata il 22/04/2024 - 11:21 am) |