Recensioni per
Mezzanotte
di HellSINger

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/04/24, ore 07:13
Cap. 7:

Se non ci fosse stato il nome dell’autore avrei capito subito da chi provenivano questi versi.
Caduta, dice il titolo.
Sì, è tutto nello stile, geniale, inimitabile.
“Le discese ardite
E le risalite
Su nel cielo aperto
E poi giù il deserto
E poi ancora in alto
Con un grande salto” scriverebbe Mogol-Battisti.
Una risposta, suggerisce il titolo, una risposta tipica di un messaggio a due. Probabilmente una risposta a se stessi, a quel velato senso di colpa che a volte prende il poeta. Perché, come dici bene tu nella prima strofa, o si vive o si scrive. No, era Pirandello: “La vita o si vive o si scrive”.
La poesia è un modo come un altro di… scontornare, suggerisci… la realtà.
Mirabile opera d’ingegno, qui, versi nei quali è bello ricadere, tuffarsi, lasciarsi abbindolare senza cavare il bandolo dalla matassa.
In un “eterno ritorno” di Nietzsche, fra urobori, corsi e ricorsi, connessioni e disconnessioni come un wifi impazzito, pensiero fluido senza punti fermi.
Solo dopo “cado”, un punto e accapo, da temere il peggio.
Ma si riparte come se nulla fosse.
Vorrei capirci di più, ma il nostro destino non è fatto per capirci. Siamo monadi che non comunicano.

Inciampo sul fiordimorto, il correttore mi dà fiordimirto, e fra suggestioni di gelato e liquore finisco per addormentarmi. La notte è fatta anche per dormire.
Top! Ma ancora una volta il correttore mi suggerisce: Rip 🤷‍♂️.

Recensore Master
21/03/24, ore 07:56

È stata una goduria per me perdermi in questi tuoi versi, anche se probabilmente abbiamo esperienze, gusti, età completamente diversi…
Mi hanno confortato sulla bellezze che può raggiungere la poesia.
Forse la poesia va apprezzata proprio per l’enorme potenzialità di rendere il pensiero attraverso le parole. Parole che vengono veicolate da assonanze, rime - malgrado il loro essere ormai vetusto -, inusitati artifizi. Inusitati, o addirittura da te scoperti e brevettati. Come i primi tre versi, capolavoro di intreccio fra inizio e fine verso, abbracciati più delle rime baciate; oppure quel “pesanti” che suggerisce “pensanti” e tutte le sue derivazioni; o ancora“chiusa” / ”chi usa”. E tanti altri.

Tutto ciò, si sa, non è altro che figura retorica. Eppure assolutamente da non disprezzare, anzi da coltivare.
“La retorica trasforma una sfilza di parole in un tessuto, in un disegno, riprendendo sempre nei modi più diversi — con simmetrie, opposizioni, variazioni, protrazioni e contrasti — ciò che è stato detto o scritto prima, come si riprende un punto della trama, una pennellata di colore” (l’ho copiato dal sito “Una parola al giorno”).
Riferendomi lessicalmente all'ultima tua risposta, forse la poesia esalta al massimo il potere sia intra- che extra- diegetico della parola (cavolo, mi è toccato cercarne il significato, ammetto essere sconfinata la mia ignoranza, sia globale che nel dettaglio).

I versi però a volte possono rasentare il troppo. E diventano tormentoni. Mi tornano in bocca quando meno me l’aspetto. Forse perché non riesco a capirli.
Come quando scrivi che“occhi in occhi / urlano nella costellazione / di una coda di pavone”.
E vorrei capirli, non mi basta interpretarli.
Vorrei pesarli col bilancino dell’orefice. Solo così si riesce forse ad arricchire se stessi, dando naturalmente il giusto credito a chi ci ha permesso di farlo.

Quanto al contenuto, stavolta mi hai toccato sul vivo almeno un paio di volte.
Le parolacce. Faccio fatica ad accettarle. Tranne alcune eccezioni, se le trovo sulla bocca di alcuni soggetti che finalmente ho imparato a capire. Tu non ho manco capito chi sei né di che sesso sei, e non sono in vena di leggere le tue cose di più di 10 anni fa, quando io su EFP non ero ancora nato. Dieci anni sono una vita, nell'economia terrena. L’improvviso risveglio è un po' rinascere diversi.

Poi c'è la “religione”. La virgoletto, perché oggi la parola - come quasi tutte - ha cambiato di significato e spessore. È diventata come un retaggio di modi di pensare obsoleti. Chiamala se vuoi “fede / apostata” (ἀπό στάσις). È un argomento sul quale non riesco a rimanere nella superficialità. Non oso scherzare sui santi. O su Gesù (“un figlio, un folle”)? Lo so, tentare di capire in questo campo è più che altrove sbagliato. O difficile.

Chissà… Forse il nostro cuore non sa più aprirsi davvero come dovrebbe. Forse invece di rimanere “appostato / sulla soglia”, con l’orgoglio dell’ateo o l’approfittarsi del mendicante, si dovrebbe inginocchiarsi con l’umiltà di chi ha raggiunto a piedi Santiago.

È ch-iu-so. A-iu-to?
A f-iu-to. Forse bisognava spingere di più quella porta.

Non ti preoccupare se cerco sempre di capire il DNA di una poesia, i singoli genomi, chi li ha creati. È uno dei miei tanti/grandi difetti. Accentuato dal fatto che i tuoi "notturni" sono particolarmente elaborati e che tu finora non ti sei stracciata le vesti alle mie recensioni.

Fai bene tu a nasconderti dietro quel (s)HE. Manifestarsi troppo è un po' come nascondersi. Perdendo la nostra autenticità. E la nostra libertà.
Poi, tutte le volte che uno si manifesta troppo rischia conclusioni inaspettate del rapporto. Porcospino contro porcospino, dilemmava Schopenhauer.

E meno male che il Canto di EFP (detto alla fiorentina al posto di piazzetta) è così tanto spopolato, se paragonato ai Piazzali dei social!

Tutto ‘sto sproloquio era per cercare di capire, ancora capire, come mai questa poesia mi è piaciuta tanto.
A rileggerti.

Recensore Master
18/03/24, ore 07:23
Cap. 5:

Bella, ogni verso ogni rima ogni assonanza sono come inaspettati, nuovi, da lasciare l’eco.

Fascino delle forme inusuali (“Cocci di terrapiene”, “Mi trappassi”).

Forse incompleta come poesia. Andrebbe potenziata con la voce e una base, e verrebbe fuori un bel rap. Accattivante, provocante, disturbante.

Ma la notte non si può fare troppo baccano, c'è chi dorme :)

Recensore Junior
08/03/24, ore 20:22
Cap. 1:

Bella, hai giocato molto con le assonanze, però troppe rime baciate.

Recensore Master
07/03/24, ore 12:06
Cap. 4:

Difficile alla lettura, quasi ostile, come ostili sono quei momenti di durata infinita in cui appaiono davanti agli occhi della mente gli opposti contrasti, che si scontrano e si incontrano dentro di noi. Evocativa l'immagine di schegge impazzite e di indomiti cavalli bianco-neri, senza riferimenti, spero, ai trascorsi ardori juventini 😁.
Ci ho messo un po' a capire quegli “scogli di basato”, pensavo a un refuso per basalto, ma non avrebbe fatto rima con “deragliato”. Non capisco però il Ritmico con la maiuscola dopo una virgola.
Insolito, innovativo, azzeccato il concetto di statico, una sorta di equilibrio instabile e di squilibrio stabile.
Lo stile è molto brillante ma scade, forse volutamente, nell’ultima strofa dove il cuore prende il sopravvento sulla mente.

Recensore Master
20/02/24, ore 07:30

Temo che tutti e tutto, in questa quotidiana realtà, siamo investiti dai riflessi di una continua enantiosemia, di difficile comprensione, come difficile è il suo suono.
Bene e male, elemento maschile ed elemento femminile, tutto è indissolubilmente mischiato, tutto col suo contrario, delizia per i poeti e le poetesse: pure tu ne fai uso attento (“scuri quando chiari”).

Temo che pure l’amore, l'amore che conosciamo, non sia immune da una simile ambiguità; che sia sempre mescolato col suo contrario. Un contrario spesso messo in luce quando si scivola nell’eccesso, nel troppo.
Ma qual è il contrario di amore? Egoismo? Paura? Difficile da trovare, dato il multiforme significato che oggi si dà alla parola “amore”.
Eppure tu riesci a delinearlo magnificamente con poche pennellate. Senza domande, e quindi senza giudizi, e senza bisogno di capire. Senza il luccichio dell'oro. Da stringere “quando il cielo cade”.
Versi che alla lettura lasciano voglia di riflettere, e un retrogusto gradevole.

Recensore Master
31/01/24, ore 07:08
Cap. 2:

Guizzante e strisciante, come la luscengola che non conoscevo; o che forse confondevo con l’orbettino.
Una sbrodolata dal lieve effetto inebriante, come tutto quello che deriva da fermentazione nella mente umana.
Fascino delle rime interne e delle parole sgargianti.
Ambiguità e fluidità, come il sesso che vi viene rappresentato.
A fine lettura si rimane senza niente in mano o, se si è fortunati, con la coda spezzata della luscengola. Ma è geniale.
Correggi “fluoco”.

Recensore Master
07/01/24, ore 08:47
Cap. 1:

La notte i pensieri, fra sonno e veglia, si fanno rapidi e svolazzanti, neri come pipistrelli impauriti.
Gradevolissima la lettura di questa poesia, un po' nonsense ma non troppo, un po' ossessionante ma non troppo.
Profonda. Come profondo deve essere stato il sonno che è subentrato dopo.
Con l’augurio - che ti faccio e mi faccio - che fra le sabbie della Dora sì riesca ancora a trovare qualche pagliuzza d’oro.