Recensioni per
Il saccheggio di Roma
di Beatrix Bonnie

Questa storia ha ottenuto 20 recensioni.
Positive : 20
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/10/10, ore 16:57
Cap. 10:

Degno epilogo di una storia (a proposito, davvero ottima la scelta dell’epigrafe, è una delle mie massime latine preferite) che per quel che può valere il mio parere, è stata davvero interessante da leggere, ho trovato ben descritta la scena dell’incontro tra Veiano (sinceramente immaginavo che Lucio non si sarebbe dimenticato del suo schiavo e amico e che gli avrebbe concesso la libertà) con quello che unirà il suo nome a quello del protagonista nel promuovere le leggi che passeranno alla storia come Liciniae- Sextiae (che imporranno un nuovo corso alla vita della Res Publica), come anche le scene (tipiche di ogni dopoguerra) degli esuli che tornano e vedono le loro case ridotte a un cumulo di macerie, aggirandosi tra esse chiedendosi se si possa salvare qualcosa e chi già pensa al futuro (proprio e non solo), un’ansia che per Lucio sembra non avere ragione, specie dopo aver visto gli ultimi avvenimenti,  in questo caso le parole di Stolone sembrano davvero stonate, soprattutto per uno che ha visto da vicino una simile tragedia e che dopo aver combattuto allo stremo ha visto un esito piuttosto amaro, anche se concluso con la partenza dei galli, ma l’altro sembra avere una fiducia in lui e nel futuro davvero salda (dopotutto meglio lui che quel gradasso di Manlio, che si pavoneggia per l’apporto che non ha dato). Ho trovato particolarmente interessante anche l’incontro con Papiria, che ha deciso di unire formalmente il suo destino al suo (un gesto davvero coraggioso, se si pensa che nelle XII tavole erano chiaramente proibiti i matrimoni tra patrizi e plebei “conubia plebi cun patribus sanxerunt” vero che tale norma particolarmente iniqua era stata abolita dalla Lex Canuleia, però ciò non toglie che non dovevano essere molto comuni, dato il carattere di certi patrizi, come l’ex marito di Papiria, quanto alla giovane patrizia, credo che  sia stato uno dei migliori personaggi della storia,  mi sembra sia stato realizzato in lei un sapiente connubio di orgoglio patrizio e capacità di sapersi mettere in gioco nel momento, sostenendo quel giovane plebeo di cui aveva avvertito le qualità prima ancora che se ne accorgesse lui stesso, in lei Lucio ha trovato la persona giusta al momento giusto, quella che gli ha dato il coraggio necessario in questa impresa che poteva apparire molto più grande di lui), in quest’aria a metà tra lo scoramento nel vedere le rovine della scorreria e la speranza di un futuro migliore per lui, la sua classe sociale e la sua città il protagonista sembra scuotere, forse ha davvero la capacità di far qualcosa di buono in futuro, o almeno ci proverà (in questo caso, la storia gli darà ragione.
In breve: è stato davvero piacevole leggere questa rivisitazione di uno degli episodi più singolari della storia dell’Urbe, dove gli “eroi” sono tutt’alto che titani tutti di un pezzo e dove si mostra che i Quiriti non erano esattamente quelli descritti da Livio.
PS: menzione particolare per i disegni,  ho apprezzato particolarmente quello di Camillo alla luce fioca di una torcia, mi è sembrato particolarmente in sintonia con il carattere del personaggio come narrato in questo racconto,  ma anche gli altri non sono male (quello di Lucio che osserva la città dall’alto mi è parso portatore di una forte carica simbolica, e quello di Papiria mi sembra altrettanto ben riuscito, soprattutto nell’espressione del viso).
 

Recensore Master
30/09/10, ore 17:07
Cap. 10:

E siamo giunti alla fine di questa storia!
Oh, Veiano è diventato un liberto!! Bè, se lo meritava eccome, è stato un ottimo servo, e continuerà ad essere un ottimo amico per Lucio!
Manilo è proprio incorreggibile, eh! Addirittura adesso va in giro a raccontare di come ha salvato il Campidoglio? Grrrr, non lo sopporto!
E' stata bella l'apparizione di Caio Licinio Stolone, anche perché grazie a lui Lucio ha riacquistato un po' di fiducia e speranza... e ovviamente anhce grazie a Papiria!
E' ovvio che voglio vedere i disegni! *___*
Complimenti, hai scritto veramente una storia fantastica!
Alla prossima!
Giulia

Recensore Master
28/09/10, ore 16:41
Cap. 9:

Ho trovato molto piacevole la lettura di questo capitolo, a cominciare dalla scena che mostra la raccolta dell’oro necessario per il riscatto della città e la  mestizia insita in tale azione (forse i dubbi di Lucio sono fondati, ma in quel frangente non si poteva fare altro), interessante anche il momento dell’incontro con Brenno, dopo il primo incontro non certo amichevole all’Allia, posso immaginare che l’imperator non si sentisse del tutto a suo agio con simile interlocutore (se sperava in un approccio più diplomatico, deve aver immediatamente cambiato idea). Mi pare che tua abbia saputo ben cogliere il passaggio di  stati d’animo che tale operazione deve aver comportato negli animi degli assediati, dalla speranza di potersi liberare finalmente di tali indesiderati ospiti alla tensione che comportava il vedere che non si era raggiunto il limite prefissato (con il timore purtroppo confermato che anche in tal frangente c’era chi pensava solo al suo particolare, purtroppo di gente che antepone l’oro alla vita altrui e propria sono pieni gli annali, in questo caso mi sembra che sia stata davvero ben decritta la scena della colluttazione tra Brenno e Capitolino, oltre che l’incendio della sua domus, frutto di atto incidentale, ma forse si può vedere l’atto di qualcuno o qualcosa che non sembra mai aver gradito gli avidi, purtroppo l’estensione dell’incendio al resto del colle non avrà fatto altro che frustrare ancora di più l’animo di chi su quella palizzata aveva più volte rischiato la morte, e non solo quella per mano di una spada o di un dardo dei nemici, che forse sarebbe stata la via più rapida ma anche quella per fame e per le condizioni non certo ottimali di residenza colà), devo dire che Manlio ha avuto quello che si meritava ( credo che sia molto triste la vita di un individuo che ha saputo dimostrare la propria volontà combattiva solo per difendere la sua sacca e non quando ve n’era bisogno sugli spalti),  credo inoltre che sia stata una scelta molto felice quella di porre faccia a faccia i due comandanti, in effetti nonostante le differenze che vi sono, hanno qualcosa in comune, come il coraggio e l’amor di patria anche se lo esercitano in maniera piuttosto diversa (il primo vuole per sé e la sua città un grande futuro, il secondo arraffare quanto più bottino può, la storia, ammesso che su di essa possano farsi giudizi etici, sembrerà premiare il primo, la cui città dominerà su tre continenti, relegando il secondo ad  un episodio che forse gli studenti di secoli dopo studieranno forse malvolentieri; ma in fondo, in numerose occasioni i romani non si comporteranno tanto diversamente, pur accompagnando le loro conquiste da ponti, strade, acquedotti e quella che Virgilio definiva “norma di legge eterna). Mi è piaciuta anche la parte relativa al dialogo concitato tra il protagonista e Camillo, il cui atteggiamento per le sorti della città anche in quel momento così drammatico sembrano essere irridenti verso coloro che pur avevano difeso strenuamente la città o quello che ne rimaneva (sinceramente, anche in chi conosce la storia, mi sembra che vi sia inserita  la suspence adatta per il concludersi della vicenda).
In sintesi: altro capitolo che a mio parere merita un giudizio elogiativo.
Ho trovato molto piacevole la lettura di questo capitolo, a cominciare dalla scena che mostra la raccolta dell’oro necessario per il riscatto della città e la  mestizia insita in tale azione (forse i dubbi di Lucio sono fondati, ma in quel frangente non si poteva fare altro), interessante anche il momento dell’incontro con Brenno, dopo il primo incontro non certo amichevole all’Allia, posso immaginare che l’imperator non si sentisse del tutto a suo agio con simile interlocutore (se sperava in un approccio più diplomatico, deve aver immediatamente cambiato idea). Mi pare che tua abbia saputo ben cogliere il passaggio di  stati d’animo che tale operazione deve aver comportato negli animi degli assediati, dalla speranza di potersi liberare finalmente di tali indesiderati ospiti alla tensione che comportava il vedere che non si era raggiunto il limite prefissato (con il timore purtroppo confermato che anche in tal frangente c’era chi pensava solo al suo particolare, purtroppo di gente che antepone l’oro alla vita altrui e propria sono pieni gli annali, in questo caso mi sembra che sia stata davvero ben decritta la scena della colluttazione tra Brenno e Capitolino, oltre che l’incendio della sua domus, frutto di atto incidentale, ma forse si può vedere l’atto di qualcuno o qualcosa che non sembra mai aver gradito gli avidi, purtroppo l’estensione dell’incendio al resto del colle non avrà fatto altro che frustrare ancora di più l’animo di chi su quella palizzata aveva più volte rischiato la morte, e non solo quella per mano di una spada o di un dardo dei nemici, che forse sarebbe stata la via più rapida ma anche quella per fame e per le condizioni non certo ottimali di residenza colà), devo dire che Manlio ha avuto quello che si meritava ( credo che sia molto triste la vita di un individuo che ha saputo dimostrare la propria volontà combattiva solo per difendere la sua sacca e non quando ve n’era bisogno sugli spalti),  credo inoltre che sia stata una scelta molto felice quella di porre faccia a faccia i due comandanti, in effetti nonostante le differenze che vi sono, hanno qualcosa in comune, come il coraggio e l’amor di patria anche se lo esercitano in maniera piuttosto diversa (il primo vuole per sé e la sua città un grande futuro, il secondo arraffare quanto più bottino può, la storia, ammesso che su di essa possano farsi giudizi etici, sembrerà premiare il primo, la cui città dominerà su tre continenti, relegando il secondo ad  un episodio che forse gli studenti di secoli dopo studieranno forse malvolentieri; ma in fondo, in numerose occasioni i romani non si comporteranno tanto diversamente, pur accompagnando le loro conquiste da ponti, strade, acquedotti e quella che Virgilio definiva “norma di legge eterna). Mi è piaciuta anche la parte relativa al dialogo concitato tra il protagonista e Camillo, il cui atteggiamento per le sorti della città anche in quel momento così drammatico sembrano essere irridenti verso coloro che pur avevano difeso strenuamente la città o quello che ne rimaneva (sinceramente, anche in chi conosce la storia, mi sembra che vi sia inserita  la suspence adatta per il concludersi della vicenda).
In sintesi: altro capitolo che a mio parere merita un giudizio elogiativo.

Recensore Master
24/09/10, ore 16:51
Cap. 9:

Ma è mai possibile che Manilo debba sempre combinare guai? Non gli importa proprio niente di niente!
Ah-ha, gli sta bene che la sua casa si è incendiata, anche se il povero Campidoglio ci ha rimesso a sua volta... è sempre colpa sua, maledetto! è_é
Camillo se ne è andato? Certo che è proprio un tipo particolare, eh! XD
Mi è piaciuto molto lo "scontro" tra Lucio e Brenno e la loro strana intesa.
Il capitolo è bellissimo, e ha quel tono epico che volevi dargli!
Aspetto l'aggiornamento della Sorella Perduta!
Sono contenta che ci sia ancora l'epilogo, comunque!
Ciao!

Recensore Master
19/09/10, ore 16:58
Cap. 8:

In primis, mi sembra che sia riuscita a trasmettere la tensione presente nei due campi, sia quello degli assediati che non vogliono demordere dalla decisione presa di resistere, sia quello dei loro nemici che mossi da un desiderio simile non desistono nemmeno se un’epidemia (evento tutt’altro che raro stando le condizioni di profilassi alquanto approssimative dell’epoca) sfoltisce le loro fila,
Mi ha fatto davvero piacere ritrovare anche in questo capitolo l’ottima sagacia nella ricostruzione dell’episodio storico (devo ammettere che ho sempre trovato quello delle oche del campidoglio uno dei più bizzarri aneddoti della storia romana) e la descrizione della battaglia che si scatena sul colle e della decisione estrema (ma inevitabile) di chiudere il cunicolo per evitare altre brutte sorprese (viene il sospetto che i galli si fossero accorti del furto di viveri, ed avessero poi fatto delle ricerche per vedere da dove potevano essere arrivati gli ignoti ladri, e siccome ci voleva poco a sincerarsi, hanno scoperto il cunicolo usato dagli assediati. Molto bella nella sua tragicità la scena dell’atto eroico di Dorsuone che incurante delle sue condizioni di certo non ottimali ha dato la vita per la salvezza della sua città, si suol dir che chi per la patria muor vissuto è assai, forse voleva dire questo, oltre all’estremo saluto verso i suoi compagni in quell’ultimo sorriso che rivolge a chi lo circonda prima di raggiungere i mani della sua gens (una parola forse la meritano anche quei galli rimasti all’interno della palizzata, che pur vistisi isolati dai loro compagni hanno preferito la morte alla fuga o il diventare prigionieri degli assediati, nel tipico spirito guerriero che animava quelle genti ). Mi sembra inoltre che sia stata ben descritto lo stato di frustrazione che prende gli assediati, che sono stati costretti a chiudere l’unico passaggio con il mondo esterno (viene , che rende praticamente impossibile continuare la resistenza, dato che le alternatie sono poche ed una meno appetibile dell’altra, dato che consistono nel morire di fame all’interno sul Campidoglio o di tentare una sortita che molto probabilmente nelle loro condizioni di sfinimento morale e materiale avrebbe solo facilitato ai galli il compito di mandarli ai Campi Elisi (o di farli schiavi, altro scenario non certo augurabile), avrebbero perso allo stesso tempo la vita e gli averi.
Quanto alla terza riunione degli assediati, mi pare che anche in questo caso hai saputo ben caratterizzare i personaggi, tra l’altro la risposta di Manlio alla tutto sommato accettabile proposta di Veiano mi conferma nel sospetto che a quel patrizio del bene comune importi davvero poco, e nel suo discorso Lucio glielo fa chiaramente capire, anche il suo interlocutore pare che abbia capito come il suo comportamento non abbia per nulla giovato alle sorti patrie. Sembrerà strano, ma questo personaggio dell’interprete mi suscita una certa simpatia, sembra proprio trovarsi tra due fuochi, dato che a lui non importa nulla né degli uni né degli altri, forse in cuor suo maledice il momento in cui nel corso della sua esistenza ha trovato i galli.
In breve: la tua rivisitazione di questo importante episodio della storia romana (secondo il mio più che modesto parere) continua a rivelarsi molto interessante da leggere, complimenti.

Recensore Master
19/09/10, ore 16:20
Cap. 7:

Interessante l’idea di far assumere il ruolo dell’interprete ad un etrusco appartenente a quella che fu una delle tre dodecapoli in cui erano si divideva quel popolo (insieme a quella dell’Etruria propria e della Campania, la presenza etrusca tuttavia durò poco perché vennero sopraffatti appunto dalle invasioni dei galli (anche se un certo grado d’interazione tra i due popoli vi fu, come hanno dimostrato casi di sepolture congiunte, a volte l’archeologia è qualcosa di particolarmente triste se non macabro, ma purtroppo sovente non c’è altra via per conoscere il passato o almeno farsene un’idea), ho trovato poi ho trovato molto ben caratterizzato questo personaggio, sembra proprio che ne abbia passate tante che al confronto l’ambasceria sembra un nonnulla.
Ho trovato particolarmente interessante da leggere la parte relativa alla replica dei romani all’esorbitante richiesta di oro formulata dagli emissari di Brenno (ma mi sembra che il fronte del no sia guidato soprattutto da chi teme di doversene privare, dato che per farvi fronte non sarebbe probabilmente bastato il tesoro di stato ma si sarebbe dovuto ricorrere ad una colletta tra i maggiorenti dell’Urbe, cosa che non so quanti avrebbero atto volentieri, Machiavelli diceva che gli uomini dimenticano prima la morte del padre che la perdita del patrimonio…), dato che comunque la proposta, pur avendo tutti i connotati dell’estorsione e del patto leonino, aveva comunque un certo appeal presso quelli che comunque rimanevano degli assediati con scarse possibilità di vittoria e ancora meno di aiuti dall’esterno (anche se avere un cunicolo dalla propria poteva aiutare).
Quanto alla parte del dialogo tra Lucio e Camillo, mi è parso ben impostato, i due personaggi mi sembrano ben tratteggiati, da una parte il patrizio che ha preferito ritirarsi a vita privata perché lo stato gli sembrava troppo diplomatico, dall’altra il plebeo cui invece vanno strette le regole attuali dello stato e del quale auspica un cambiamento. Il loro è anche uno scontro generazione, oltre che politica, sembra proprio che Camillo da un parte irrida il suo interlocutore, ma dall’altra sembra nutrire una sorta di simpatia (anche se difficilmente lo ammetterebbe) verso quel giovane dagli alti ideali e che ha preso in mano la città (per la quale il conquistatore di Veio sembra poi non avere un amore così smisurato, anche se poi è tornato per morire con essa, se le cose fossero precipitate) in un momento in cui era in forse la sua esistenza; mi sembra anche che sia stata un’ottima idea quella di fargli trascorrere un po’ di tempo da solo, rimuginando su quanto detto e sentito, oltre che sul da farsi (a mio modo di vedere è ben inserito il momento “intimistico”, quando Papiria lo abbraccia dopo averlo cercato, ed il protagonista riesce a distrarsi dal peso che lo affligge solo pensando alla giovane patrizia), fino a quella che sembra la decisione meno logica, ma che dimostra il valore degli assediati, che non sono disposti a comprare una pace vergognosa in questi casi si suol dire che il codardo muore molte volte, il coraggioso una sola, credo che Lucio e compagni pensino qualcosa del genere nel secco rifiuto alla proposta capestro degli assedianti.
Per riassumere: anche questo capitolo (per quel che può valere la mia opinione) mi sembra molto ben scritto, è stato molto interessante leggerlo. Grazie per quanto scritto nelle note d’autore.

Recensore Master
15/09/10, ore 12:21
Cap. 8:

O_O
Questo dimostra quanto io e la storia siamo sempre stati poco compatibili. Le oche del Campidoglio! Mi credi se ti dico che non mi ricordavo che l'assedio dei Galli che stai descrivendo fosse lo stesso delle oche del Campidoglio? Che ebete che sono! XD
Io la storia romana l'ho più imparata dalle versioni di latino che dal libro di storia. E' molto utile come strumento di studio, ma le date spesso vanno a farsi benedire, come molte altre cose.
Fabio Dorsuone è stato grandissimo, e la sua è una tipica morte da eroe. Mi è dispiaciuto un sacco per lui, e lo ammiro.
Ahahah, Manilio cacciato dall'assemblea! Sto godendo! Odio quelli come lui, che fanno i finti coraggiosi quando va tutto bene, ma nei momenti di difficoltà si volatilizzano. Se l'è meritato, quell'odioso!
Al prossimo capitolo!
Giulia

Recensore Master
08/09/10, ore 08:59
Cap. 7:

Bè, questo capitolo immagino che non farà altro che aumentare la tua alto-stima! XD
E' stato davvero bellissimo, sia la conversazione tra Lucio e Camillo, il giovane pieno di speranze e il vecchio disilluso, sia l'ultima parte: Roma non si compra! Bellissima. Insomma, anche questa frase è epica!
Camillo è molto complicato da capire, è vero, e il suo avere questa coscienza storica lo rende diverso da tutti gli altri.
POvero Lucio, che si è ritrovato a dover decidere! All'inizio mi faceva pena ma poi ho capito che è perfettamente capace di prendere una decisione con tutte le conseguenti responsabilità... e deve averlo capito anche Camillo!
Bravissima, e alla prossima!
Giulia

Recensore Master
17/08/10, ore 23:15
Cap. 6:

E io che pensavo di leggerla un po' per volta! Invece ho letteralmente divorato questa tua storia!
Riesci a raccontare un fatto storico senza mai renderlo troppo pesante, complimenti!
Ma passiamo al capitolo. So che il momento è solenne, ma sono davvero contenta che Papiria abbia baciato Lucio! Anche perché gli ha restituito la determinazione.
L'apparizione di Camillo è stata inaspettata, ma mi chiedo come mai poi non collabori con tutti. Chissà cosa ha in mente... in ogni caso è un personaggi affascinante, come tutti gli altri, del resto.
Ok, Manilo mi sta proprio antipatico! E poi non sopporto quelli come lui che, quando commettono qualcosa di sbagliato, accusano gli altri dello stesso errore. Ma Lucio, a differenza di lui, tiene davvero alla sua città e non la lascerà crollare tanto facilmente!
Ora non vedo l'ora che aggiorni questa storia, ci conto!
Alla prossima!
Giulia

Recensore Master
17/08/10, ore 23:04
Cap. 5:

Il discorso di Lucio ai cittadini che stavano partendo mi ha commossa!
Sono contenta che sia voluto rimanere a combattere, mi è piaciuta la dimostrazione di fedeltà che Veiano gli ha offerto, e mi è piaciuto anche l'intervento di Papiria! Quella donna è veramente forte, hai creato un altro bel personaggio!
Ora sono curiosissima di vedere cosa succederà, sono in ansia!

Recensore Master
17/08/10, ore 22:55
Cap. 4:

Wowo, complimenti per la descrizione della battaglia! Ti è venuta benissimo!
Ma soprattutto hai descritto in maniera molto realistica la paura e lo sgomento di un ragazzo alle prime armi che finora ha praticato le arti della guerra solo in teoria e non in campo.
Mi è dispiaciuto un sacco per suo padre, e soprattutto per il tribuno Quinto Sulpicio, che aveva salvato la vita di Lucio e poi ha perso la sua. ç_ç
Comunque avevo indovinato: Crasso è morto. E per lui posso tranquillamente dire di non essere troppo dispiaciuta.
La corona di Papiria comunque è stata utile, permettendo a Lucio di sopravvivere.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!

Recensore Master
17/08/10, ore 22:45
Cap. 3:

Si va in guerra!
Scusa, ma mi sto già lasciando trascinare dalla storia e la notizia della guerra mi ha emozionata.
Ho deciso che odio Crasso. Non è mai apparso molto simpatico, ma dopo questo capitolo non lo sopporto già più. Quella poveretta di Papiria è stata così gentile e amorevole con lui, e invece Crasso si vergogna di lei e getta anche la corona...
Io credo che questo gesto gli costerà caro, vero? Secondo me Crasso non tornerà dalla guerra, invece Lucio sì e allora potrà farasi avanti con Papiria e... oddio, quanto sto correndo! Devo moderarmi!
Al prossimo capitolo!

Recensore Master
17/08/10, ore 22:34
Cap. 2:

Da brava ex studentessa del liceo classico, non può non piacermi un'ambientazione niente meno che nell'antica Roma, e non solo perché è la mia città!
Sono davvero emozionata! L'impluvium, il commercio del sale, il mos maiorum! *_*
Sono cosa che sono abituata soltanto a studiare o a vedere nei programmi di Piero Angela, perciò ritrovarmeli così in un racconto, fa veramente un effetto strano (in senso positivo, ovviamente!)
Lucio mi piace molto, con i suoi ideali di democrazia, ma anche Veiano mi sembra un bel personaggio!
Ahi, Lucio si sta già cacciando nei guai con la moglie del patrizio! Scommetto che ne vedrò delle belle!
Al prossimo capitolo!
Giulia

Recensore Master
17/08/10, ore 22:13
Cap. 1:

Dunque, eccomi qui!
Ti avevo detto che questa sarebbe stata la prossima storia che avrei letto, e infatti sono pronta a cominciarla.
Non so quanto potrò andare avanti stasera ma spero di leggere un bel po', adesso che ho qualche istante di tranquillità.
Il prologo, anche se corto, fa molto effetto. L'inizio con una scena quotidiana interrotta all'improvviso dall'attacco al povero ragazzo che voleva solo tornare a casa mi ha fatto venire i brividi!
Passo al prossimo capitolo!
Giulia

Recensore Master
14/08/10, ore 23:00
Cap. 6:

Anche questo capitolo mi sembra ben scritto, ad esempio il coraggio disperato degli assediati (guidato da un Lucio nominato dai suoi concittadini capo in un momento di distretta in barba alle regole, per altro piuttosto arbitrarie, in vigore nella Res Publica in tempo ordinario e che allo stesso giovane plebeo sembravano ingiuste e per le quali desiderava un cambiamento), interessante anche la descrizione della tattica usata dagli assedianti (i galli non erano molto preparati nelle tecniche ossidionali, abitando perlopiù in strutture, dette oppida, che erano solitamente grossi villaggi difesi da palizzate e terrapieni, molto diverse dalle strutture urbane del mondo greco-romano, ed abituati comunque a scontri in campo aperto, l’unica loro alternativa era la presa per fame, essendo il Campidoglio difficile da assaltare e non possedendo gli attaccanti strumenti adatti alla conquista) che di fronte al luogo impervio e alla resistenza dei difensori decidono di passare ad altro sistema.
Mi sembra anche ben inserito il momento intimistico in cui il protagonista, che sente di avere su di sé una missione da compiere troppo più grande di lui, viene confortato dalla giovane patrizia che gli fa capire come in un momento come quello di estremo periglio per le sorti patria abbia avuto il merito di catalizzare la volontà combattiva dei romani, che evidentemente non era rimasta tutta sull’Allia, ed il gesto finale della ragazza credo che valga più di mille parole, se si è decisa a quel passo ha deciso di dividere il suo destino con Lucio, qualsiasi esso sia, in momenti come questi solitamente se ne esce rinfrancati e infusi di nuovo coraggio, anche se le condizioni oggettive non dovrebbero permettere pensieri ottimistici.
Quanto al concitato briefing tenuto nel tempio di Giove, mi sembrano ben descritte le tesi dell’una e dell’altra parte, ovvero quella della resistenza ad oltranza e dell’accomodamento con l’invasore (ed anche l’alterco tra Lucio e il gradasso patrizio Manlio che pensava solo al suo particolare è esplicativo di come in quel momento in cui si dovrebbe essere votati al bene comune c’è chi non la pensa così, nel caso di specie il comportamento di quest’uomo è quanto meno stolto, dato che pensa al suo futuro in una situazione in cui è difficile che ce ne sia uno), per fortuna in quel momento di forte dubbio c’è stato l’intervento di Furio Camillo, l’uomo che non a caso verrà ricordato come il secondo fondatore di Roma (e non solo per il suo intervento contro i galli) e che di certo aveva più carisma di un volenteroso quanto ancora inesperto Lucio. Interessante il comportamento del neo-dictator, che visto come un salvatore, osserva irridente le attività altrui, come se il primo a non credere ad un esito felice dello scontro sia proprio lui , e che lascia interdetto il buon Laterano, che invece si sarebbe aspettato un ben altro comportamento da chi aveva portato alla vittoria le armi romane (se si eccettua l’aver indicato un cunicolo per rifornire gli stremati occupanti del Campidoglio, utilissimo certo in quel frangente, ma che non dava certo la possibilità di una lunga resistenza, men che meno della vittoria finale).
In sintesi: la storia per quel che può valere il mio parere merita di essere seguita.
PS. Grazie per quanto detto nelle note d’autore (quanto all’azione sui personaggi storici tramandati dal buon "Livio che non erra”, l’idea non mi sembra affatto malvagia, forse perché non ho mai davvero apprezzato la sua opera storica, scritta soprattutto per far piacere ad Augusto, che certamente non avrebbe gradito la narrazione di contrasti interni agli eroici difensori dell’Urbe stretta nella morsa dei galli).

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