Amo il modo in cui, nelle tue storie, i PoV di ogni personaggio hanno un ritmo diverso, rispecchiando il pensiero del personaggio stesso. È come guardare il mondo attraverso i loro occhi, studiare il mondo esterno immergendosi nella loro interiorità.
In particolare, adoro i PoV dei tuoi personaggi introversi e con uno sguardo analitico sul mondo, ma distaccati dalle proprie emozioni (Tom e Alina sul podio).
Tom pensa in modo conciso e logico, ma ogni tanto si infilano nella sua testa riflessioni brevi e lancinanti che non c'entrano molto con il momento che sta vivendo, a causa di collegamenti repentini di idee.
Eppure, questi pensieri solitari, quasi intrusivi, non risultano fastidiosi durante la lettura, perchè non sono mai *davvero* fuori contesto, ma anzi aiutano il lettore a sentirsi più immerso nella situazione. Non stiamo più leggendo *di* Tom in pericolo, *siamo* Tom in pericolo, siamo nella sua testa, tra i suoi meccanismi mentali contorti, i suoi ricordi, le sue sensazioni, gli impulsi irrazionali.
La riflessione sul sorriso, che altro non è che un modo tutto umano di scoprire i denti e mostrare controllo sulla situazione, è molto disturbante e macabra, quindi "molto Tom". Inappropriata e azzeccata al tempo stesso. Contribuisce a rendere più sinistra l'atmosfera, e più inquietante la professoressa Prynn, che nel capitolo precedente, vista con gli occhi di Al, non era altro che la professoressa antipatica e seccatrice venuta ad interromperli.
Al capisce solo dopo che c'è qualcosa di strano in quello che è appena successo tra loro e la professoressa.
Tom invece, essendo veloce a fare collegamenti mentali e a cogliere indizi, ha capito subito che la Prynn non lo stava salvando, ma portando nelle fauci del leone. Tuttavia, non ha fatto nulla per impedirglielo: perche ha capito di *non poter* fare nulla. Non senza peggiorare la sua situazione. Per risolverla, ormai è troppo tardi.
Si è finalmente reso conto (nel momento sbagliato) che i suoi avversari sono molto piu potenti di lui, e potrebbero ammazzarlo o neutralizzarlo in meno di un secondo. E da bravo Serpeverde, non combatte battaglie suicide, o perse in partenza. (Sì, è una citazione di un altro tuo personaggio nel seguito. Sì, ho letto queste storie con talmente tante volte che ricordo alcuni passaggi a memoria. Un po' me ne vergogno.) Ormai Tom può solo cercare di limitare i danni, intimando ad Al di mettersi in salvo e non sfidando i suoi rapitori.
Apprezzo molto il fatto che Thomas sia presentato come un ragazzo molto intelligente, al limite della genialità, ma che nonostante ciò non riesce ad imbrogliare o a sconfiggere sul momento maghi adulti con trent'anni di esperienza più di lui. Mi ricorda cosa non mi è mai piaciuto del modo in cui JKRowling, ma soprattutto i registi dei film, hanno caratterizzato Hermione: so che dire qualcosa contro Hermione è praticamente una blasfemia per i Potterhead, ma essendo stata io stessa, ai tempi in cui leggevo HP, una ragazzina piuttosto precoce e brava a scuola, mi irritava profondamente il fatto che Hermione, per il semplice fatto di essere la prima della classe, risultasse automaticamente invincibile (negli indovinelli e nelle sfide mentali) e praticamente onnisciente. Avrei preferito che facesse degli errori ogni tanto, anche intellettuali, che avesse dei difetti, delle pecche caratteriali che nei libri c'erano e nei film sono state cancellate. Che dimostrasse anche la sua età, oltre il suo status di genio. Lo stesso discorso si potrebbe fare su Harry, che sconfigge più volte un mago molto più potente di lui, però almeno Harry ha dalla sua il "potere" della predestinazione che si auto-avvera, e il sacrificio materno giustifica la sua invulnerabilità contro Voldemort . (E il fatto di essere emotivamente un idiota lo rende più vicino al NormaleTeenagerTM, Salvatore o meno.)
Per tornare al tuo Tom, mi piace perchè da un lato è un ragazzo più intelligente della media (e non solo fortunato/predestinato come era Harry ai tempi), dall'altro lato è comunque un adolescente, e come tale, immaturo e inesperto. Diversamente Hermione ai tempi, la genialità di Tom non gli impedisce di fare scelte sbagliate o di essere talvolta un idiota, come tutti gli altri sedicenni "normali". Anzi, in molti casi è più immaturo e idiota di loro, perché lo stato di piccolo genio deve pur essere compensato da qualcosa di mancante. La sua emotività prevale spesso sulla ragione, spingendolo a fare cose stupide, avventate.
Credo che analizzare il personaggio di Thomas può insegnare molte cose. La prima è che apparire in controllo di tutto non vuol dire esserlo. Ed apparire poco espansivi non vuol dire non avere un'emotività contorta, soprattutto durante l'adolescenza.
La seconda è che intelligenza e maturità non sono la stessa cosa: la prima si può raffinare con l'esercizio, ma spesso è innata, mentre la seconda si deve raggiungere col tempo. E a volte si deve conquistare attraverso le esperienze anche brutte, le difficoltà.
In Doppelgaenger, il vero peccato di Thomas a mio avviso non è (solo) la sete di sapere ma la hybris, che l'ha spinto a pensare che le sue doti naturali di ragazzino-prodogio (la capacità logica, la forza magica) potessero bastargli per fare scacco matto ad adulti con molta più esperienza di lui.
Come dirà Doe nel prossimo capitolo, in una delle sue bastarde ma fulminanti perle di saggezza, è un problema ereditato dal precedente modello: anche Voldemort, nei suoi deliri di onnipotenza, tendeva a sopravvalutarsi così tanto da trasformare quelli che potevano essere punti di forza in debolezze.
Anche rimanendo su un piano prettamente opportunistico, per vincere una partita è necessario conoscere i difetti dell'avversario, certo, per poterli usare a proprio vantaggio, ma anche avere piena consapevolezza delle proprie debolezze, per proteggerle, guarirle, mitigarle, per impedire che l'avversario le usi a proprio vantaggio. Bisogna accettare le proprie fragilità per diventare più forti: è un po' la morale dell'intera Saga di Harry Potter secondo me, ripresa magistralmente, e addirittura approfondita, nella tua Dp Saga. (Amo il modo in cui prendi messaggi della Saga originale e li espandi, li elabori- credo sia un modo di mostrare rispetto ai libri a cui la fanfiction è ispirata, ed è una cosa che mi piace molto.)
Riconoscere le proprie debolezze sembra però difficile da metabolizzare per ogni Tom di Hogwarts, in ogni epoca storica. Riddle è morto senza mai capirlo, Dursley Jr imparerà a farlo piano piano, ma non senza errori terribili e grandi sofferenze.
Thomas ha stretto un patto con un pluri-omicida (o assassino mercenario, come preferisce definirsi Doe) perchè pensava di poterlo manipolare, fingendosi suo alleato, usandolo per avere informazioni e poi scaricandolo tutte le colpe. Ma si è reso conto di essersi un pelino sopravvalutato: per quanto notevole possa essere il suo cervello per un sedicenne, l'intelligenza grezza non può mai competere con la competenza raffinata nel tempo. Doe aveva dalla sua anni e anni di esperienza nell'arte della manipolazione, molta più preparazione tecnica in ambito magico, più informazioni sull'intera vicenda e una discreta astuzia. Tom solo un buon intuito e tanta curiosità. Si è ritrovato, dunque, nell'ordine: manipolato, sfruttato, imbrogliato, rapito, e per giunta pure incolpato, laddove voleva manipolare, sfruttare, imbrogliare e poi incolpare. Good Job, Thomas. Oltre Ogni Previsione. Previsione Negativa, specifichiamolo.
Beh, almeno questo errore gli sarà utile in futuro, perchè imparerà a riconoscere i propri limiti. (Forse. Con calma. Con molta calma. Servono altri cento capitoli perchè il concetto venga assorbito.)
Riconoscere i propri limiti potrebbe essere il titolo alternativo di questo capitolo (non so quale fosse il vero titolo, perchè l'immagine all'inizio non si vede più purtroppo).
Interessante capovolgimento del fantasy con protagonisti ragazzini che credono di essere normali o inutili e nel momento del pericolo si scoprono degli eroi: qui Rose e Scorpius, di fronte a qualcosa di pericoloso e incomprensibile, si rendono conto di essere solo due normali sedicenni, impauriti e confusi.
Fanno quindi l'unica cosa sensata: chiedono aiuto a qualcuno di più esperto. Ma dopo aver scoperto che una loro professoressa potrebbe essere in combutta con un assassino, la loro fiducia nell'autorità costituita dalla scuola si è ovviamente ridimensionata.
E perciò corrono dall'unico professore di cui si fidano ciecamente, l'unico che, oltre ad essere un insegnante, è anche un amico, sia per la giovane età sia per il fatto di essere uno di famiglia.
Ovvero Ted. La scenetta tra Rose, Sy, Ted e il Frate Grasso è una sapiente unione di comicità tensione drammatica.
"Grifondoro e Tassorosso...ah giusto, mi sono contato" è spassosa perchè è un po' la sintesi del rapporto tra Scorpius, le influenze paterne e la Casa in cui è stato smistato.
Mi piace il fatto che Rose non riesca a sopprimere il suo bisogno di essere la prima della classe neanche quando si tratta di esporre i fatti che potrebbero rivelarsi antecedenti di un rapimento, dandosi mentalmente della stupida quando si impappina o non conosce le risposte alle domande.
Rose si colpevolizza anche per non essere corsa in aiuto di Al, James e Thomas, pure se è stato lo stesso Ted a dirle di rimanere al sicuro, perchè portandosi dietro lei e Scorpius, ancora minorenni, avrebbe avuto due ragazzi in più a cui badare, invece che due persone di supporto.
Ted ha ragione, perchè se non si può aiutare concretamente in una situazione, volendolo fare a tutti i costi si diventa un fastidio o un problema. Capisco però il disappunto di Rose, che è cresciuta sentendo le storie del Magico Trio, di tre ragazzini che si gettavano tra le fauci del pericolo senza pensare a cose meschini come la probabilita di uscirne vivi, e che sfidavano la morte per una giusta causa perchè era l'unica cosa corretta da fare. Rose sente molto forte il paragone con la madre, e non può fare a meno di pensare che Hermione, alla sua stessa età, in caso di pericolo pattugliava la scuola, ed eventualmente la difendeva con gli incantesimi, così come suo padre e i suoi zii. Non andava certo a nascondersi nel Dormitoio.
Non comportarsi allo stesso modo la fa sentire inadeguata.
Credo che Rosie sotto sotto sia terrorizzata dall'intera vicenda, e perciò grata che Ted le abbia detto di mettersi al sicuro. Ma questo sentimento non fa altro che aumentare il suo senso di colpa, per non aver aiutato abbastanza i cugini, non essere stata abbastanza svelta o brillante nel risolvere il mistero. In generale, Rosie sembra sempre avere dentro di se' quest'ansia di non essere *abbastanza*. Abbastanza intelligente, abbastanza coraggiosa, abbastanza matura. La ragazza in realtà è tutte queste cose, per avere solo sedici anni, ma crede di non esserlo perchè il suo metro di paragone è appunto la madre Hermione, l'eroina per eccellenza. Non tanto la Hermione reale, madre indaffarata e a volte stressata come tutte, ma la Hermione ai tempi di Hogwarts, quella dei ricordi del padre, della memoria collettiva degli ex-studenti di quegli anni, dei racconti di famiglia, dei giornali. È praticamente impossibile essere la figlia di Hermione Granger senza sentire il peso del confronto e delle aspettative altrui.
Rosie ha bisogno di avere accanto qualcuno come Scorpius, qualcuno che non abbia il mito di Hermione e del Magico Trio. Scorpius, pur condividendo, come Rosie, i valori del vecchio Trio, non ne idealizza gli ex-componenti dal punto di vista umano. Certo, il motivo per cui non lo fa sono le influenze paterne, ma comunque per Rose è un bene, perchè ha bisogno di qualcuno che la ami senza paragonarla (anche in modo inconscio) a sua madre, le dica che è speciale così com'è, che essere coraggiosi è necessario, ma avere paura a volte va bene.
Scorpius è anche lui cresciuto con le storie sulla guerra, ma raccontate dagli sconfitti, degli esseri umani fallibili e fallaci, non degli eroi. Ha la stessa ansia di Rose di dover far sempre la cosa giusta e farla al meglio, ma per motivi diversi: deve riscattare il suo nome e le colpe della sua famiglia. A differenza di Rose, ama i propri genitori senza idealizzarli, perché ne conosce e perdona gli sbagli. Rose e Scorpius possono supportarsi a vicenda nel loro voler essere sempre bravi e in gamba e nobili d'animo, ma possono anche aiutarsi a vicenda nel capire che non si può essere sempre perfetti in tal senso. Che a volte va bene così. Va bene accettare i propri limiti.
E a proposito di limiti: anche Harry, l'eroe per eccellenza, visto dall'intero Mondo Magoco come al di sopra di ogni regola o fallimento, colui che per tutta questa prima parte della storia ha indagato in modo non ufficiale ignorando regole e procedure, in questo capitolo e nel successivo si rende conto dei limiti della sua autorità. Non è più il ragazzino predestinato che può agire indisturbato e incurante, in virtù del fatto di essere l'unica arma (letteralmente) contro il Male. È un pubblico ufficiale, anzi, il capo dei pubblici ufficiali, e in quanto tale il suo ruolo gli impone di rispettare dei paletti. Ha l'obbligo, morale oltre che burocratico, di obbedire a regolamenti che devono essere uguali per tutti, anche per il Prescelto. Altrimenti si sconfina nella dittatura o nell'abuso di potere, non importa quante umane e condivisibili siano le ragione delle sue continue trasgressioni. In questo e nel prossimo capitolo, Harry Potter l'Auror e Harry Potter il padre o padrino entrano in conflitto.
Il padrino vuole salvare Thomas, prelevarlo da Hogwarts, anche contro la sua volontà, per metterlo al sicuro, senza nemmeno prima chiedere un permesso alla scuola o un parere o una deroga ai genitori Babbani del ragazzo.
Senza tener conto di nessuna regola. Perchè Harry Potter non ha sconfitto obbedendo alle regole. Ne l'ha fatto Silente.
Solo che il vecchio Silente poteva permettersi di fare queste cose, per l'autorità di cui era stato investito dall'intera comunità e per il Bene Superiore, il ragazzino Harry pure, in nome della sua giovane età e del suo ruolo chiave nella sconfitta di Voldemort...
Harry non è più un ragazzino (anche se a volte lui stesso se ne dimentica) e (per fortuna) non è ancora diventato e non diventerà mai (del tutto) un secondo Silente, ma pur con tutte le sue glorie di guerra è un pubblico ufficiale al servizio del Ministero che, come gli ricorda Ron, per quanto importante è potente deve pur sempre sottostare a delle regole. Che lo voglia o no.
Anche se a volte non obbedendo alle regole si potrebbero risolvere certi conflitti più velocemente.
Di nuovo, mi piace come nelle tue storie sulla Nuova Generazione Harry sia sempre così involontariamente simile a Silente nel suo modus operandi e allo stesso tempo così diverso, per indole e priorità, dal suo vecchio mentore, e in fondo ancora così simile al se stesso adolescente che tutti noi conosciamo.
Harry quarantenne che vuole piombare a Hogwarts in piena notte a salvare il figlioccio in barba a regole e procedure ricorda Harry quindicenne che si precipita all'Ufficio Misteri a salvare il padrino ignorando qualsiasi parvenza di buonsenso o tentativo degli amici di farlo ragionare.
Mi piace il fatto che sia Ron a farlo ragionare, a impedire al suo vecchio amico e collega (tecnicamente capo, ma è difficile vederli sotto questa luce) di fare qualcosa che li metterebbe in una brutta posizione col Ministero. Perchè oltre al fatto che Harry non può prelevare uno studente da scuola senza esplicitarne il motivo, neanche se il ragazzo è figlio di suo cugino, ma non può neanche dirne il vero motivo...dato che dovrebbe svelare di aver indagato su un mistero che era stato dichiarato risolto e su cui, in quanto tale, Harry non aveva autorità di indagare.
E mi piace anche che sia Ron a cambiare idea non appena arriva il biglietto di Ted.
(Harry e Ron sono sempre e comunque cinque minuti più in ritardo di quanto dovrebbero essere. Incredibile, oh. Come a scuola quando erano adolescenti, direbbe la cara vecchia Minerva.)
Ron potrà essere il buonsenso pratico laddove Harry a volte è duro puro fino a sconfinare nel fanatismo e impulsivo fino all'irresponsabilità, ma Ron è anche e soprattutto cuore, e perciò quando ha la conferma che qualcuno è entrato nella scuola dove si trovano i suoi figli e i suoi nipoti, e che il figlioccio più giovane di Harry è DAVVERO in pericolo, non ci pensa due volte prima di dirigersi verso Hogwarts e PROTEGGERE, in barba a regole e permessi, e si offre persino (forse scherzando, forse non del tutto) di offrire spiegazioni a Hermione e Ginny quando "verranno licenziati in tronco".
Naturalmente ho amato anche il momento tra James e Albus, anche se tutt'altro che allegro. Ho già parlato di perchè come fratelli mi piacciono: perchè James non ha una buona opinione di Albus e Albus non sopporta suo fratello per più di cinque minuti di fila, eppure entrambi sono pronti a prendersi un incantesimo in pieno petto e a mettersi sulla linea del pericolo l'uno per l'altro.
Che è quello che James arriva quasi a fare in questo capitolo. Ha capito che se non arrivano gli Auror in pochi minuti Tom è spacciato e farà di tutto per evitare a suo fratello Al di seguire Thomas verso una fine sicuramente tragica- anche se James sa che Al lo sta odiando per questo, che suo fratello vorrebbe entrare in quella stanza e salvare Tom o venire catturato con lui, sa anche e soprattutto che come fratello maggiore è suo dovere impedirglielo.
Il momento in cui James e Al precipitano nella stanza e si rendono conto della situazione è scritto magnificamente ed è geniale il fatto che solo in questo momento noi lettori e lettrici veniamo a conoscenza di come sia fatta la bacchetta di Tom.
Piuma di fenice- OVVIAMENTE- agrifoglio- e questa forse è una sorpresa, ma neanche tanto- tredici pollici e RIGIDA.
Il misto esatto tra la bacchetta di Tom Riddle e quella di Harry Potter.
Comunque, buona l'idea di renderla di agrifoglio e non tasso (e far sì che la lunghezza è la flessibilità della bacchetta di Tom Dursley siano uguali a quelle del primo Tom) perché in questo modo si spiega come mai né Harry né nessun altro abbia mai fatto una connessione ad alta voce (non subconscia) tra Thomas e Voldemort. Immagino che la lunghezza è la flessibilità di ogni bacchetta siano dettagli più "personali" e meno discussi del legno, visto che tutti i modi di dire e le associazioni tra bacchetta-carattere sono riferite agli alberi dei cui legni le bacchette sono formate, e i dettagli più tecnici come appunto lunghezza e grado di flessibilità magari ritenuti importanti da "addetti ai lavori" (come sarà Tom in futuro) o da, aehm, adolescenti maschi negli spogliatoi che usano queste caratteristiche per fare paragoni poco ortodossi (Lily dixit).
Di nuovo: ci sono anche nella bacchetta di Tom rimandi a Voldemort, ma fino a questo punto non è mai stato notificato ai lettori, perchè fino a questo punto nessuno dei personaggi ha mai avuto ragione di soffermarsi su di essi, perchè il dettaglio di come sono fatte le bacchette di ognuno è semplicemente una cosa banale a cui i personaggi semplicemente non pensano, come noi non pensiamo a come sono fatti i nostri telefoni cellulari ad esempio, quindi i lettori non sono mai venuti a conoscienza (fino a questo terribile punto) di come fosse fatta la bacchetta di Tom.
Non capisco le critiche che ti furono fatte sul fatto che Tom NON POTESSE avere una bacchetta con la piuma di fenice: è vero che le piume di fenici nell'universo di Hp sono descritte come rare, ma non avere un ombelico è ben più raro. Cavoli, anche avere una fenice come amica/famiglio come succede ad Albus è più raro che avere una bacchetta con la piuma di fenice.
Non c'è scritto da nessuna parte che a parte Voldemort e Harry nessuno POTESSE avere una piuma di fenice: solo che era molto raro venir scelti da una tale bacchetta e che solo loro due, tra i clienti di Ollivander ancora in vita, fossero stati scelti da una bacchetta con una piuma di una determinata fenice.
Tom non è stato scelto da una bacchetta contenente una piuma di QUELLA fenice, o almeno non è specificato, quindi non vedo il problema.
Tanto più che uno dei motivi per cui Harry probabilmente è stato scelto da QUELLA bacchetta fu perchè c'era un pezzo di anima di Voldemort in lui, e dal momento che Thomas è chi è, ed è nato nel modo in cui è nato...ha senso che abbia la bacchetta che abbia. Un Tom con una bacchetta di drago o unicorno sarebbe stato come un Tom che non parla serpentese, o amante dei party e impegnato a salvare cagnolini nel tempo libero: semplicemente assurdo e noioso al tempo stesso, impossibile da immaginare.
Solo che adesso mi è venuta la curiosità: per caso hai immaginato come fossero fatte anche le bacchette degli altri personaggi, come Al, James, Lily, Rose, Scorpius e perchè no, magari anche Soren (quella “ufficiale”, non li braccio)? Sarei curiosa di conoscere almeno i legni, visto che su Potterpedia c’è una pagina con tutte le caratteristiche dei maghi a cui viene associato ogni tipo di legno. (Recensione modificata il 11/10/2023 - 11:07 pm) |