Recensioni per
Moonlight Shadow - storie all'ombra della Luna
di suinogiallo

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
24/04/12, ore 14:29

Trovo impossibile che una storia del genere abbia ricevuto solo cinque recensioni, perché non solo è scritta in modo impeccabile, ma è anche di grande impatto, le tue parole mi hanno toccato il cuore e fatto venire i brividi come pochi hanno saputo fare.
Mentre le parole scorrevano rapide sotto il mio sguardo avido ero Abdel, poi Stephen, poi una persona senza nome e senza volto, un uomo o forse una donna.
Ero in Iraq, ero in Vietnam, ero in Kossovo, ero in Myanmar... ero tra le bombe, tra i feriti e gli oppressi, ero tra gli oppressori, tra i soldati.
Ero negli occhi dei bambini rimasti senza genitori, e di vecchi rimasti senza figli.
Ero quei ragazzi che vedo in mensa la domenica, sfuggiti dalle mine antiuomo, e quei soldati dagli occhi stanchi, con o senza parti del corpo e i sensi di colpa più profondi dei graffi.
Poi d'un tratto ero di nuovo io, seduta davanti ad uno schermo, in lacrime, con il petto che mi batteva forte ed il respiro mozzato.
Quindi grazie, per questa storia, per queste sensazioni e per il fatto che forse leggerai questo commento....

Luna28

Nuovo recensore
05/09/09, ore 17:40

Ti riservo un po' di rancore per avermi fatto venire voglia di una sigaretta, maledizione...:) però il racconto è bello. Anche se tutto quel fantasticare un po' fiabesco mi aveva messo la puzza al naso, facendomi trovare assurdo che una persona che sta per essere sparata si faccia dei viaggi così piuttosto che essere paralizzato dal terrore. Mi evoca qualche cosa: Harry Potter (quel treno diretto alla scuola di magia...), il protagonista di 'Sostiene Pereira', ma non la storia di cui parli nelle note finali, anche se ti posso dire che l'ho letta in una raccolta dal nome 'Le meraviglie del possibile' che tutt'ora posseggo, nel caso la volessi rintracciare potrei anche dirti l'autore...non appena ritrovo il suddetto libro...

Nuovo recensore
05/09/09, ore 17:28

complimenti per l'idea e per lo stile in cui scrivi. mi sembra tuttavia che ci sia una distanza, che potrebbe sembrare superficialità, rispetto ai personaggi di cui parli. chiaro, tengo in conto che il kamikaze vuole rappresentare un po' tutti i kamikaze e il marine un po' tutti i marines...ma anche le convinzioni e il loro vissuto sembrano suggeriti da un telegiornale appunto. io non sono mai stato nella guerra, non sono mai stato un marine o un kamikaze, non ho nemmeno mai parlato con un kamikaze o un marine, perciò credo di riconoscere in questo scritto la stessa distanza (geografica, emotiva, informativa, quotidiana) e lo stesso filtro dalla misura precisa e omogenea (le fonti ufficiali, il vuoto resoconto di numeri di vittime e di eventi) che deve attraversare questa realtà prima di venire concepita, immaginata (forse il termine più appropriato) e infine riportata da qualcuno che in zona di guerra non ha mai messo piede. ma è forse questa stessa distanza a creare un commento, un desiderio, che mi sembra dimostrare lucidità di giudizio, al di sopra delle tempeste di odio, rabbia, paura e quant'altro che si devono scaricare in quegli inferni quotidiani di guerra: le vittime rimangono vittime, chiunque siano state in vita, rimangono vittime di una guerra, e la loro morte non si può dire giusta o ingiusta, rimane morte. E il meglio che si può fare forse da parte nostra che abbiamo grandi "distanze di sicurezza" rispetto a quell'orrore, eppure ne possiamo prendere atto attraverso l'informazione e i tentativi di immedesimazione, è continuare a prenderne atto senza rassegnarsi, senza abituarci...senza farsi assorbire da quella mentalità "grigia" che alza le spalle finché la guerra non arriva a scrostare i muri di casa sua, o che sventola bandiere pacifiste solo fintanto che vanno di moda, o che si ricorda dellE guerrE solo quando passa una notizia al telegiornale. Ci sono tanti mezzi di informazione, tante fonti, tanti filtri, a patto di avere un pc e una linea internet ad esempio e facendo voto di non dare completa fiducia o completo dubbio a nessuna fonte in particolare...si può passare dall'informazione passiva a una più attiva, si può fare di sè stessi dei ripetitori di notizie dopo averle rielaborate, si può aprire confronti con altri, si può parlare e far sapere, si può cercare un modo di aiutare sfruttando le nostre maggiori fortune economiche, si può finalmente prendersi la responsabilità dei silenzi e delle parole e delle azioni e delle passività. Ad esempio scrivendo storie che fanno riflettere e ricordare. Grazie suinogiallo.

Recensore Veterano
29/04/09, ore 17:30

Credo... questa storia è diversa dalle altre. Non sto lì a dire toccante e blablablà vari, perchè certe cose a) le sai da te, e b) mi sembra una gran pagliacciata star lì e dirle. Ma comunque.
E' decisamente ben scritta. All'inizio non si capisce molto, ma poi la scossa viene descritta benissimo. La paura, il tempo che si allunga, i pensieri disordinati... Non posso dire di capirti, perchè non ho mai vissuto terremoti così forti, ma mio padre era a Roma quando c'è stata la scossa di 5.2 Richter. Ed ho un'amica dell'Aquila, perciò, riesco a capire la preoccupazione. E (dimmelo se è solo la mia immaginazione) colgo anche delle accuse velate-ma-non-tanto.
I terremoti sono così, e, salvo qualche persona superflemmatica (mio padre tra queste: quand'era a Roma si è alzato dal letto, ha controllato la nipote ed è tornato a dormire °°), tutti abbiamo paura di non sentirci al sicuro neanche con la porta blindata. L'Italia è così, molto gaia prima, e molto zelante poi. Secondo me è una pagliacciata anche questa.
Ma la smetto di ammorbarti con le mie frasi senza senso. Alla prossima =*

Recensore Veterano
06/08/08, ore 15:30

è davvero un bel capitolo. Diverso dagli altri (che tentano di stupire, più che altro), ma davvero bello. Unica pecca, le note scritte troppo piccole. Ho perso la vista per leggerle.
Salutoni ^^

Recensore Veterano
01/08/07, ore 18:54
Cap. 5:

Lette tutto d'un fiato. Mi sono piaciute tutte tutte tutte. Avevo letto anche io quella storia della sentinella aliena di cui si poteva pensare fosse umana. a circa otto anni XD
l'ultima mi ha davvero spiazzato. Pensavo a roba tipo cocaina, MDMA, eroina, ma non di certo ai videogiochi violenti!(ai quali, peraltro, non ho mai giocato perchè mia madre è una di quelli che vorrebbero eliminarli.)comunque, storie stupende^^

suzako
20/11/06, ore 21:09

queste storie le avevo già lette tutte, e ricordo come ne fosse valsa la pena. Davvero belle. Comunque, curioso: anche io ho scritto una storia intitolata 'l'ultima sigaretta' - l'originalità non esiste più, ahimè :p

Winola
27/08/06, ore 16:36

"Cammina lenta, come un vecchio in agonia." Non so perchè, ma questa frase mi ha colpito in maniera particolare. Riesco quasi a immaginare l'auto che si avvicina lentamente, quasi al rallentatore al posto di blocco e i pensieri di uno, il kamikaze, e dell'altro, i soldato americano, che si accavallano completandosi a vicenda. La parte finale, in cui dai voce ad una vittima 'qualsiasi' della guerra è la più devastante, in grado di comunicare l'assurdità di tutto questo e ricordare che, alla fine, non sono nè i soldati, nè i kamikaze a pagare il prezzo più alto... Ben scritta e curata, piacevole da leggere.

Recensore Junior
16/08/06, ore 22:59

La leggerezza è il pregio maggiore di questa storia: un tema così duro e un linguaggio così leggero e puntuale non lo trovi facilmente. Penso sia la mia preferita fin'ora di questa raccolta. L'unica cosa che non mi è piaciuta è la fine: non mi piace quella s con i puntini di sospensione. Mi aspettavo un ultimo loop. Fissazioni di lettrice.

Recensore Junior
16/08/06, ore 22:54

Sono partita molto prevenuta su questa storia. Credo sia alquanto improbabile descrivere i sentimenti di un kamikaze. Ci ho provato anche io, anni fa: un disastro. Penso sia difficile non diventare banali. Forse il problema è che siamo troppo...occidentali. Così come un kamikaze non può capire la nostra mentalità. Detto questo, non te la sei cavata male. Lo stile è molto fluido, chiaro. bella la conclusione. Credo come donnasole che la parte del marines sia scritta decisamente meglio rispetto a quella dell'orientale.

Recensore Junior
16/08/06, ore 22:49

Mi piace il tuo stile. Molto limpido, chiaro, diretto. La semplicità è difficile da usare e tu sai farlo. La storia è molto attuale, vista la difficoltà che c'è oggi nel trovar lavoro. Bello lo scarto finale: mi immaginavo davvero una conclusione diversa. Nella mia mente distorta mi erano venuti in mente i rivoluzionari del brasile ...non chiedermi perchè il brasile, è colpa di Sepulveda: non lo amo, eppure appena ho cominciato a leggere mi sono venuti in mente i suoi rivoluzionari, anche se non c'entra nulla. Trovo che questo racconto sia più bello del primo.

Recensore Junior
03/08/06, ore 15:36

La seconda storia l'avevo già letta, mi pare su Immaginifico, ma la prima mi mancava. Ottime entrambe; la prima, in particolare, mi ricorda, per stile e struttura (introspezione, frasi brevi, struttura "speculare"), i miei primi lavori. la seconda, come già hai scritto in fondo al capitolo, ricorda quella fantastica novella alla quale ai accennato, e, come sai, adoro le citazioni. Complimentoni^^.

Harriet
13/07/06, ore 00:20

Mi è piaciuto il tentativo di interpretare la coscienza di due figure diametralmente opposte, il kamikaze e il soldato. Mi sembra che tu sia riuscito a renderli entrambi umani e a farli spiegare in modo non banale, cercando un perché alle proprie azioni. Grazie anche al pensiero finale, direi che sei riuscito a dare il messaggio contro la guerra evitando la classica retorica. La trovo una storia molto buona!

Donnasole
12/07/06, ore 21:52

Ciao suino giallo è la prima volta che leggo le tue storie e ho voluto cominciare proprio con questa. Molto attuale davvero. Non mi dispiace il tuo stile, concreto deciso privo di svolazzi e perchè no anche crudo come è giusto che sia visto il soggetto. Ho apprezzato la descrizione dei diversi punti di vista anche se non ho potuto fare a meno di notare che quello del marine è più sentito, quasi più reale almeno è l'impressione che ne ho avuto. Quando il kamikaze afferma di volersi combattere il colonialismo culturale americano (chi ci vuol far tutti mangiatori di hamburger e patatine)non lo trovo soddisfacente mi pare fin troppo debole come motivazione. Non è una mancanza dell'autore è che ritengo che al di là della retorica per noi occidentali sia difficile immedesimarci in quel punto di vista. Tutto sommato direi che ne ho tratto una impressione positiva e quindi ti faccio i miei complimenti.