Hilary ciao,
e così sei approdata con una long nel fandom delle originali.
Mamma mia, è angst, o sono io che questa sera ho veramente la lacrima facile, leggevo e le lacrime scorrevano. Dei lucciconi immensi, come quelli dei bambini piccoli, e mi appannavano la vista. Ti prego fa che i prossimi capitoli non siano così strazianti, perché sono meravigliosi, però poi io divento una fontanella. Tra l’altro devo essere anche un tantino masochista, visto che storie come questa, o come quelle di Aika mi fanno piangere, eppure non riesco a non leggere, a non arrivare alla fine del capitolo tutto d’un fiato.
Io sono completamente impedita nel fare recensioni costruttive, di solito parlo di quanto la storia mi ha colpito, di quello che ho provato leggendola, anche perché con le lacrime agli occhi, che ho tutt’ora non mi sarei accorta di nulla.
Dunque iniziamo: Aris, il nome è meraviglioso, veramente, particolare, rievoca qualcosa di antico, qualcosa di raro, non ricordo se mi avevi detto il significato o meno, però come nome mi piace, lo sto adorando. Poi hai notato anche tu che mi piacciono i nomi particolari, di uso poco comune.
Poverino, in questo prologo è ancora un bambino, e le grida, i litigi dei suoi genitori lo segnano più che ad un adulto. Per quanto ancora piccolo si sente la causa di quelle discussioni, soprattutto perché i genitori con poco tatto lo mettono sempre in mezzo, inconsapevolmente danno la colpa a lui, alla sua malattia di quanto sta accadendo nella loro famiglia. Si danno la colpa a vicenda, maledicendo le loro vite, il destino e incolpandosi a vicenda di quanto accaduto, perché il marito ha voluto un secondo figlio, perché lei si sente rinchiusa in una prigione. Come sono egoisti questi due genitori, sai, capisco come possa essere difficile per una famiglia avere qualcuno con dei problemi, ma Aris non è stupido, e non è nemmeno sua la colpa di quanto accaduto. Non capisco perché abbattersi in quel modo, incolpare il mondo intero, quando entrambi dovrebbero essere forti, stare vicino a quel bambino che non riesce a vedere il mondo attorno a lui, e anche a suo fratello maggiore, che d’improvviso si ritrova ad essere la colonna portante, il sostegno di quel bambino spaesato; quando alla fine anche Daniele è solo un bambino.
La parte che mi ha fatto veramente piangere come una fontanella è quando Aris si mette a ripetere le tabelline, cercando di distrarsi, di non sentire le voci dei suoi genitori che litigano, di coprire con la sua voce quelle urla che ormai sono pane quotidiano a casa sua.
E poi ci sono i pensieri di Daniele, il fatto che odia i genitori litigare, ma odia ancora di più quel silenzio che si crea fra loro, l’indifferenza che regna nella sua casa. L’indifferenza e l’odio fra di loro, ma anche l’indifferenza verso i propri figli.
Ed infine c’è la descrizione dei colori, oddio mi ha ricordato qualcosa che ho letto anni fa in un libro, ma come scena è stupenda, la descrizione dei colori, in questo modo Daniele fa conoscere quelle cose che Aris non riuscirà mai a vedere (dico mai, perché sono veramente ignorante riguardo la malattia di cui parli; o meglio ne ho sentito parlare, ma non so se è curabile o meno.)
Carissima, io ti faccio veramente tutti i miei complimenti per questo splendido prologo, anche se ho pianto come una fontana, non ho potuto fare a meno di leggerlo, o meglio divorarlo fino alla fine.
Veramente bravissima.
P.s: addirittura una dea del photoshop mi sembra esagerato, ma sono felice che il banner ti piaccia.
Un bacine:
-Yuko- |