L’amore
è una cosa più
meravigliosa dell’arte.
( Oscar Wilde )
Capitolo
Dodici
Sembrava
che
dormisse, riversa su quella vecchia poltrona. Indossava una specie di
abito,
che in realtà era costituito da un telo che le abbracciava
il corpo, infine il
suo piccolo polso era attaccato a una catena. Sentii il sangue
ribollirmi nelle
vene, mi avvicinai e le presi il volto tra le mani. Cercai di
svegliarla, ma
non ci riuscii. Cercai in giro qualcosa per poterla liberare da quella
catena e
quando fu libera, la presi delicatamente in braccio. La strinsi a me e
uscii
fuori da quella soffitta. Sentii la voce di Jonathan nella stanza dove
si
trovava la madre di Carmen e lo raggiunsi.
<<
Mio Dio,
cosa le è successo? >>
<<
Non c’è
tempo, andiamo. >>
<<
Vi
troverà. >> disse sinistramente
l’anziana donna.
<<
No,
saremo noi a cercarla. >> dissi con un ringhio.
Una
volta fuori,
cercai di sistemarla al meglio sul cavallo e ci riuscii soltanto con
l’aiuto di
Jonathan, dato che era ancora incosciente. Tremavo all’idea
di cosa le sarebbe
potuto succedere. Doveva essere svenuta da poco e il suo corpo era
debilitato,
ma stavo in ansia per il fatto che non si fosse ancora svegliata. La
feci
poggiare al mio petto e mi diressi in città. Lungo la strada
vidi un piccolo
ruscello e pensai di fermarmi per sciacquarle il viso. Le avrebbe fatto
bene.
Come sperai, quando le bagnai il volto, lei riaprii lentamente gli
occhi, facendomi
sospirare sollevato.
<<
Bella,
cosa è successo? >> mormorai, accarezzandole i
capelli.
I
suoi occhi si
riempirono lentamente di lacrime e si aggrappò alla mia
camicia. Ero felice di
riaverla di nuovo con me, anche se vederla in quello stato faceva male.
<<
Scusami…
James… io… >>
<<
Stai
tranquilla, so tutto. >>
<<
Tutto?
>> mi domandò
<<
Sì e non
capisco perché tu non mi abbia detto niente. >>
<<
Ma io non
sapevo nulla, infatti, Edward. >>
<<
Parlo del
fatto che ci siamo già incontrati, molti anni fa.
>>
Lei
chiuse per un
attimo gli occhi, per poi riaprirli subito dopo.
<<
Non ne
ero sicura. >>
<<
Sì, che
lo eri. >>
Scosse
il capo
lentamente e poi provò ad alzarsi.
<<
Dove vai?
Adesso andiamo da tuo padre. >>
<<
No.
>>
<<
Perché no?
Bella sta per morire e ti vuole vedere. >>
<<
Non
capisci? E’ per questo che Carmen c’è
l’ha così tanto con me. Pensa che io
voglio rivendicare il mio titolo nobiliare, ma io non ho bisogno di
tutto
questo. L’ho già visto, volevo conoscerlo, ma non
voglio più rivederlo perché sembrerebbe
che il mio sia solo interesse personale. >>
Il
mio sguardo si
addolcì e mi alzai anch’io. Feci per prenderla tra
le braccia, ma lei si
allontanò.
<<
Per tutta
la mia vita ho desiderato un padre e una madre. Avevo sempre
colpevolizzato
solo lei, credendo che mi avesse abbandonato da Tanya, come lei mi
aveva detto,
invece ho scoperto che è morta per darmi alla luce. Come ti
sentiresti al mio
posto? Tutto ciò a cui credevo adesso non esiste
più. Tra l’altro mio padre si
è fatto vivo solo ora. E tutto quello che ho passato io?
>>
<<
Perdonalo. Piccola, so che a te non interessa un titolo nobiliare, ma
ti spetta
di diritto. E’ l’ultima cosa che tuo padre
può fare per te. >>
<<
Ti
sbagli. Quello che può fare per me è ormai molto
poco. >>
<<
Non fare
così, ti voglio aiutare. >>
<<
Tu mi
vuoi aiutare? Ti sei già disturbato abbastanza.
Dov’è tua moglie? Non ti è
bastato andare a letto pure con mia zia? Mi fai schifo! >>
La
presi per un
braccio e la feci scontrare contro il mio petto. Lei, ancora debole,
barcollò
ma la sostenni.
<<
Non dire
mai più una cosa del genere. Quello che è
successo con Janet fa parte del
passato. Tutti ne hanno uno, sai? E non ho intenzione di giustificarmi
per
questo. Non sapevo che fosse tua zia, poi stiamo parlando di cose
successe molto
prima che ti rivedessi. >>
Lei
mi osservò per
un po’, vidi la sua rabbia sciogliersi come neve al sole e la
lasciai.
<<
Hai
sempre una moglie. Va da lei, io me la cavo da sola, come ho sempre
fatto.
>>
<<
Sophie
non sarà mai sua moglie, non l’hai ancora capito?
>>
Entrambi
ci
voltammo verso Jonathan, mi ero dimenticato della sua presenza. Se ne
stava
seduto vicino ad un troco d’albero e ci osservava.
<<
A me non
importa. >> la vidi portarsi le mani al grembo, come a
volerlo proteggere
e io non capii.
<<
Non
fingere, Isabella. >> le disse ancora. Anche lui
guardò le sue mani e poi
si alzò.
<<
Forse c’è
qualcosa che vuoi dire a Edward? Oltre ad amarlo? Voi due siete
stancanti,
lasciatevelo dire. >> se andò con un mezzo
sorriso e io lo seguii con lo
sguardo. Cosa voleva dire?
<<
Bella?
>>
<<
Non c’è
nulla da sapere. Torna da tua moglie. >>
<<
Ora
basta! >> tuonai innervosito.
<<
Vai dalla
tua amante allora! Va bene così? >>
Feci
un passo
indietro e tutta la mia rabbia sparì in un attimo. Lei
sapeva? E come?
<<
James è
sempre in contatto con la madre, sai? Sempre. La madre di Sophie
è molto
pettegola e la figlia non sa tenersi un segreto, nemmeno intimo come
quello.
>>
Sbiancai
e mi
sentii in colpa. In realtà lei se ne era andata e poi non
c’eravamo promessi
nulla.
<<
Non ti
devo niente. >> dissi pentendomene subito.
L’amavo, come sarebbe a dire
che non le dovevo niente?
<<
Sì, ne a
me, ne a lui. >>
<<
Lui chi?
>>
I
miei occhi
caddero ancora sulle sue mani e poi sui suoi occhi stanchi. Non poteva
essere…
no…
<<
Isabella…
Bella non dirmi che… >>
<<
Invece
sì. Sono incinta, Duca! Aspetto vostro figlio.
>>
Fu
come se la
terra avesse smesso di girare. Mi sentii mancare il fiato. Non credevo
sarebbe
mai successa una cosa del genere. Non avevo mai pensato a dei figli, se
non in
un ipotetico futuro, quando mi sarei sposato. Non potevo credere che la
donna
che amavo, la mia cortigiana, la piccola bambina indifesa sotto la
pioggia, che
avevo incontrato anni prima, mi stesse per dare un bambino. Ero
incredulo,
spaventato e… felice. Quel tuffo al cuore era questo, vero?
Acchiappai
Bella
prima che scappasse e la strinsi a me con talmente tanta forza, che
ebbi paura
di farle del male.
<<
Tu e mio
figlio non andate da nessuna parte. >>
<<
E’ solo
questo che ti interessa, vero? Ne puoi avere quanti ne vuoi! Va da
quella
maledetta donna! >>
Mi
fece sorridere.
Era ovviamente arrabbiata, come mai l’avevo vista e
incredibilmente gelosa.
Questo poteva solo significare che provava gli stessi miei sentimenti.
<<
Mi avevi
lasciato e io sono stato talmente male da essermi rifugiato da Sophie.
Tu non
sai quanto ho sofferto quando, nello stesso istante, ho capito di
amarti e di
averti persa. >>
<<
Bel modo
di consolarti! Lasciami andare. >>
Scivolò
dalla mia
presa e io la seguii e le presi il viso tra le mani.
<<
Amore mio,
per favore perdonami. E’ stato solo un errore. Non posso
dirti che non le
voglio bene, ma io amo te. Nessun altra. >>
<<
E’ troppo
facile così, non ti posso perdonare. >>
<<
Devi.
>> pronunciai, mentre allungavo una mano tremante verso
il suo grembo. I
suoi occhi si sgranarono quando capii le mie intenzioni, ma non mi
fermò. La
sensazione che provai a sentire quel leggero rigonfiamento era qualcosa
di
indicibile. Un uomo come me, che aveva vissuto tra donne e agi di tutti
i
generi ora si ritrovava a piangere come un bambino. Avevo paura di
averla
persa, temevo di dovermi accontentare di una vita infelice,
perché nonostante
tutto l’affetto che provavo per la mia migliore amica, solo
questo sarebbe
stato. Mi sarei meritato tutto questo, invece mi ritrovavo dinnanzi
alla donna
della mia vita e a mio figlio.
<<
Ti prego,
Bella. >>
Non
mi era mai
accaduto, ma scoppiai in singhiozzi. Appoggiai la testa al suo petto e
dopo qualche
secondo sentii le sue mani accarezzarmi i capelli e sospirare
profondamente.
<<
Vorrei, Edward.
Dammi tempo, è difficile per me. Ti amo e non riesco ad
accettarlo. >>
Sollevai
il viso e
mi persi nel colore unico dei suoi occhi.
<<
Anch’io
ti amo, Bella >>
Lei
arrossì e
abbassò il volto.
<<
Ancora
quel nome. Avevi proprio capito male quella sera. >>
Sorrisi
e la
trascinai giù con me. La baciai, ma lei rimase piuttosto
rigida sotto di me.
Sapevo che la via del perdono sarebbe stata lunga e travagliata, ma non
mi
sarei arreso.
<<
Mi
perdonerai. >>
<<
Vedremo,
Duca. >> mi sorrise appena e le baciai una guancia.
<<
Ehi,
ragazzi. Non vorrei mettervi fretta, ma si sta facendo buio, e io avrei
un
certo appetito. >>
Jonathan
riuscii
quasi a farci ridere, ma immaginai la sua sofferenza nel sentire di
nuovo cosa
era accaduto con Sophie. Ci rimettemmo in marcia e arrivammo a casa di
Charlie.
Il maggiordomo mi fece capire che mancava poco alla sua fine e dopo
aver
guardato Bella, lei sospirò un paio di volte e senza neppure
cambiarsi fece per
raggiungere suo padre. La persona più impensata,
però, ci fece visita. Quella
che doveva essere Carmen, ovvero una donna che portava bene la sua
età, con lo
sguardo fiero e una crocchia di capelli neri, sotto un capellino rosso,
si
fermò davanti a noi.
<<
E voi chi
siete? Come vi siete permesso a portare qui, quell’insulsa
ragazzina. >>
<<
Non osate
chiamarla così. E’ la figlia di vostro marito. La
duchessa Swan. >>
George
mi battè
sul tempo e si mise tra me e quella donna. Lei fremette di rabbia e
fulminò
Bella, con un occhiataccia.
<<
Brava,
sei riuscita nel tuo intento. >>
<<
Nessun intento duchessa. Vostro marito ha già dato tutti i
documenti al notaio.
L’ha riconosciuta come sua figlia legittima,
c’è ben poco da fare. Farebbe
meglio ad andarsene, qui non è gradita. >>
Avrei
baciato George se solo non fosse stato un uomo.
<<
Carmen, non le perdonerò mai quello che ha fatto a Isabella.
Come si è permessa
di nasconderla in quella soffitta? >>
George
scuoteva il capo, inorridito e Jonathan mi affiancò.
<<
Mia cara duchessa è meglio che lei sparisca, se non vuole
passare dei guai
seri. >>
<<
Non può passarla liscia così, Jonathan!
>>
<<
Edward, ti prego. Falla andare via. Voglio chiudere questa storia e
andare da
mio padre. >>
Ancora
una volta ammirai la mia donna e, con rabbia repressa, feci andare via
quell’odiosa
donna, che quasi se la diede a gambe. Era inutile e pure ridicola.
Ormai aveva
perso la sua battaglia, quindi preferiva fuggire. Io e Jonathan
aspettammo nel
salone, il ritorno di Bella che avvenne quasi un ora dopo.
<<
Se ne è
andato. >>
Non
volevo vederla
piangere ancora, ma sapevo che era giusto così.
<<
Non
volevo quel titolo, ma solo rivederlo. >>
<<
Lo so,
piccola. Tuo padre ha fatto solo ciò che è
giusto. >>
Non
mi importava
sinceramente del suo titolo. Non avrei rifatto gli stessi errori.
Volevo
dividere la mia vita con lei e sarei riuscito nel mio intento.
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Eccomi,
scusate se
vi ho fatto aspettare. Mancano due, forse tre capitoli alla fine. Nel
prossimo
vedremo cosa sta succedendo con Sophie.
A presto!