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Autore: SusanTheGentle    25/03/2012    5 recensioni
Ed ora era davanti a lui. Christine era lì, sulla soglia della casa di suo padre, con uno sguardo di assoluto smarrimento negli occhi castani, gli stessi della madre. Lo stesso colore l’avevano i lunghi capelli , molto mossi, che teneva sempre sciolti.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 24:
I due medaglioni

 
Christine osservava confusa le catene dorate che pendevano dalla mano di Kracher. L’elfo le teneva ben strette nel pugno rugoso e quelle ondeggiavano lente e silenziose, mostrando i due gioielli perfettamente identici. Le S ricamate sulla superfice ovale somigliavano a piccoli serpenti che parevano muoversi sinuosi alla debole luce della stanza.
Christine aspettava che Kracher parlasse, ma lui indugiò ancora qualche secondo assaporando l’effetto che le sue parole stavano avendo su quell’insignificante ragazza babbana, ancora troppo inesperta per capire tutti i segreti che ruotavano intorno a lei e dei quali stava divenendo pian piano protagonista a sua insaputa.
“Kracher sa quanto la signorina ficcanaso ha a cuore il medaglione. E sa anche che ha tanto a cuore chi glielo ha regalato”. Una risatina cattiva gli salì in gola.
“Tu conosci…?” cominciò Christine, fermandosi in tempo prima di pronunciare il nome di Riley.
“Io? No, no, Kracher non ha la presunzione di incontrare un mago tanto grande. Ma i miei padroni…loro sì, lo conoscono, e bene”.
Christine cercò di mettere insieme i pezzi di tutta la faccenda, che le sembrava ora più intricata di prima.
I padroni di Kracher erano i Black. Una famiglia di maghi da sempre devoti al lato oscuro (così le avevano detto). Sirius era il primo e ultimo membro del casato di cui si sapesse essersi ribellato alla ‘tradizione’, di famiglia. Lui era in questo momento l’unico padrone che Kracher serviva, ma potevano benissimo esservi altri membri dei Black ancora in vita, per quel che ne sapeva lei. Di una cosa però cosa era certa: se così fosse stato, di sicuro erano seguaci di Lord Voldemort.
Ma cosa centravano il medaglione e Riley con il Signore Oscuro? Chi era davvero quel ragazzo? Un Mangiamorte? Oppure una vittima, esattamente come lo erano stati molti prima di lui? C’erano state persone costrette a fare di tutto per ordine di Lord Voldemort, obbligate con la tortura o con incantesimi di svariato tipo, che in realtà agivano più per paura nei suoi confronti che per vera devozione.
Come stavano le cose, dunque?
Sarebbe potuta rimanere per ore ad arrovellarsi il cervello nelle congetture più svariate, ma sarebbe sempre stata lontanissima dalla verità. I pezzi del puzzle non combaciavano a dovere, c’era sempre qualche tassello mancante che le impediva di scorgerne l’immagine completa.
La ragazza allungò di nuovo la mano verso Kracher, impaziente, sapendo di avere pochissimo tempo a disposizione. Da un momento all’altro, zia Karin sarebbe venuta a cercarla e avvertirla che tutto era pronto per la partenza.
“Kracher, non ho molto tempo, per cui ti prego…”.
“Ooohhh, adesso implora! La ficcanaso sta supplicando Kracher!” gracchiò l’elfo con un’altra risatina.
“Ti ho già chiesto per favore!” insistette lei.
L’elfo alzò il lungo indice della mano libera e lo mosse avanti e indietro in senso di diniego.
“No, no, no, il medaglione appartiene a sua signoria. E poi, quale sarà quello che Christine ha tenuto con sé tutto questo tempo? Quale? Quale?” cantilenò la creatura in tono divertito, voltando lo sguardo in lato, verso il soffitto della stanza buia.
Christine, esasperata e innervosita dai modi di fare dell’elfo domestico, approfittò di quel momento di distrazione da parte di Kracher per lanciarsi in avanti vero di lui, il braccio proteso il più possibile verso i due medaglioni d’oro. Poco importava se non avesse afferrato quello giusto, qualcosa le diceva che bastava riuscire a sottrargli uno dei due preziosi tesori per farlo finalmente parlare.
Riuscì quasi a toccarne la superfice levigata, ma Kracher fu più svelto. L’elfo si scostò, facendo un balzo indietro nel buio.
“AH!” esclamò rabbioso. “Ecco! E pensare che Kracher era disposto a cedere il medaglione alla signorina. Kracher si era quasi convinto. Ma la ficcanaso ha cercato di ingannarlo e lui adesso non lo farà più!”.
“Kracher, ridammi il mio medaglione, per favore!” esclamò a sua volta Christine con fervore e meno gentilezza di quanto avrebbe voluto.
 “Non è il tuo medaglione! Piccola e presuntuosa mezzosangue!” sbottò Kracher furioso. I suoi grossi occhi gialli si assottigliarono e la fissarono maligni. “Appartiene a sua signoria! Lui è il solo e unico, vero padrone! Tu non sei proprio niente!”
Christine trasalì a quello scoppio d’ira da parte della creatura. Doveva davvero essere molto importante quel piccolo e all’apparenza innocuo oggetto, per mandarlo così fuori dai gangheri.
La ragazza trasse un lungo sospiro e si inginocchiò sul pavimento per essere alla stessa altezza dell’elfo.
“Dimmi cosa vuoi da me, Kracher. Hai detto di avere una proposta da farmi, non è così?” chiese con calma.
Kracher continuò a fissarla senza mai battere le palpebre. Christine sentiva che il tempo a sua disposizione era ormai finito e pregò che facesse in fretta.
“Indovina” disse infine l’elfo con voce dura. “Devi indovinare quale dei due è quello che ti è stato donato”.
Spinse in avanti il pugno rugoso e i medaglioni oscillarono scontrandosi tra di loro, producendo un dolce tintinnio e riflettendo il chiarore che entrava nella camera buia attraverso la porta socchiusa. L’unica fonte di luce, oltre a quel bagliore dorato, erano gli occhi dell’elfo domestico, che non abbandonavano mai la figura della ragazza davanti a lui per paura di un nuovo tentativo di sottrargli i gioielli.
Quello che Kracher le chiedeva era impossibile. Come avrebbe riconosciuto un medaglione dall’altro?
“Non credo di essere in grado di fare ciò che mi chiedi” ammise la ragazza a malincuore. “Senti Kracher, io non ti piaccio, lo so. Ma dato che sei al corrente tutto quello che accade in questa casa…e anche al di fuori, saprai che non mi avrai tra i piedi ancora per molto. Parto tra pochi minuti e probabilmente non mi rivedrai. Perciò ti chiedo solo questo: ridammi il medaglione e dimmi quello che mi devi dire”.
L’elfo emise un fischio dal lungo naso appuntito, riflettendo. Assottigliò ancor più gli occhi e poi si decise ad abbassare la guardia.
Christine allungò d’istinto le mani quando lui le lanciò uno dei due medaglioni, e lei lo prese al volo stringendolo forte.
“In effetti, Kracher deve ridare ugualmente il medaglione a Christine” e pronunciò il nome della ragazza con un accento di disgusto. “Quello che Kracher vuole non è un gran che, ficcanaso. Devi solo custodire il medaglione ancora una volta per conto di sua signoria”.
“Quando dici sua signoria, a chi ti riferisci?” chiese Christine con trepidazione. Il cuore accelerò i battiti nel pensare a Riley.
“Tu lo sai. Tu l’hai incontrato, Kracher no, mai. Kracher fa solo ciò che gli viene detto di fare, lui non ficca il naso in altri affari…affari di maghi e streghe. Kracher è stato incaricato di dire alla signorina di tenere ancora il medaglione e l’ha fatto. Glielo ha detto. Kracher è un bravo e fedele elfo domestico”.
Christine aprì le mani e guardò il medaglione di nuovo in suo possesso. Era stato troppo facile riaverlo. A cosa era servita tutta quella messa in scena da parte dell’elfo se poi aveva ceduto tanto facilmente?
“E’ tutto qui?” chiese scettica. “Mi hai trascinata in questa stanza buia solo per dirmi che devo di nuovo riprendere il medaglione e…”
“Ricordati cosa ha fatto Kracher per te, ficcanaso!” sbottò l’elfo offeso. “Ha preso il medaglione e l’ha nascosto per non farlo trovare al padron Black e agli altri. L’ha custodito. Dovresti ringraziarmi”
Christine si morse le labbra e non disse niente. In fondo era la verità. Se Kracher non avesse avuto la prontezza di nasconderlo, forse qualcuno lo avrebbe trovato e lei si sarebbe stata nei guai. Suo padre prima di tutti avrebbe voluto sapere come fosse finito in mano sua.
“Si, hai ragione. Credo di doverti ringraziare. Perché anch’io avevo paura che qualcuno lo trovasse, sai?”
“E fai bene, signorina. Ma se ti preoccupavi tanto prima che nessuno trovasse il medaglione, adesso dovrai preoccupartene il doppio. Quello che tieni in mano non è più lo stesso. E’ un altro” la avvertì l’elfo, ritrovando il suo malevolo sorriso. “Un altro medaglione. Uno più potente di quello di prima. Quello vero
“Che significa?” chiese Christine, sentendo uno strano formicolio invaderle la mano che reggeva il gioiello.
“Che devi stare attenta, signorina ficcanaso. Quello che tieni tra le mani è il vero e solo medaglione. L’altro è una copia”.
“Una copia? Vuoi dire…che non ha poteri magici, per caso?” chiese con trepidazione.
Ricordò improvvisamente le ultime raccomandazione fattele da Riley.
Non dire mai ad anima viva che lo hai tu. Neanche se scoprissi di cosa si tratta.
Christine spostò velocemente lo sguardo dall’uno all’altro dei medaglioni. Il primo in mano a Kracher, il secondo in mano a lei. Lo sapeva! Non l’aveva mai concretizzato nella sua mente, ma lo aveva sempre saputo, così come aveva capito da subito che Riley era speciale. Quel medaglione era imbevuto di magia. Magia molto potente.
Il formicolio che aveva percepito prima invaderle la mano, ora si propagò a tutto il braccio, quasi come se il gioiello rispondesse affermativamente ai suoi pensieri.
“E’ uno scambio quello che mi chiedi. Tra il vero e il falso”
“Si, ma Kracher non sa nient’altro, quindi non chiedere. A Kracher non piacciono troppe domande”
Christine si trattenne a stento, perché era ansiosa di capire, sapere tutto, ma non aveva tempo. Non più.
“E dell’altro che ne farai?” chiese ancora, con amarezza. Ormai si era affezionata al monile che le aveva donato Riley. Non avrebbe voluto separarsene.
“Questo andrà in un luogo sicuro” rispose l’elfo accarezzando la superfice liscia con affetto. “Ma a te non interessa un bel niente!”
“Non è vero. Mi interessa, invece. Mi dispiace separarmene quanto dispiace a te te, perché chi me l’ha donato è una persona speciale”.
L’elfo sbuffò infastidito. “Allora pensa bene come trattare quello nuovo. Non devi lasciarlo incustodito come hai fatto con l’altro. Ricordati che nessuno deve vederlo. Nessuno deve sapere niente. Non devi parlare o non rincontrerai mai più sua signoria. Così ha detto lui ”.
“Si, lo so!” disse Christine con enfasi.
Non rivedere mai più Riley… Il suo cuore accelerò i battiti. No, lei doveva, voleva incontrarlo di nuovo!
“Christine?” sentì la zia Karin chiamare da qualche parte di sopra.
“Vengo subito!” gridò, per poi rivoltarsi svelta verso l’elfo. “Kracher, ascoltami” disse in fretta. “Io farò quello che mi hai detto, ma tu puoi fare qualcosa pe me?”. Lo sapeva che la risposta sarebbe stata no, ma tentare non costava nulla. “Un favore per un favore”.
L’elfo non parlò né si mosse. Sembrava attento e in attesa che lei continuasse.
“Dì a…a lui, al ragazzo che mi ha regalato il medaglione, che devo vederlo. Assolutamente! Riferiscigli il mio messaggio: se anche lui vuole rivedermi, se davvero lo desidera, deve recarsi fra tre giorni al cimitero di Uppsala, davanti alla tomba di Elisabet Anders. Glielo dirai? Per favore!”
Quelle erano le parole magiche, perché a quanto pareva Kracher aveva appena fatto un breve cenno di si con la testa.
Christine non disse altro. Si alzò e si voltò per uscire dalla stanza, quando si sentì afferrare per un lembo dell’abito. Guardò in basso verso Kracher e vide che lui aveva ripuntato i suoi enormi occhi gialli in quelli castani di lei.
“Un favore per un favore” ripeté l’elfo.
La ragazza si concesse un breve sorriso. “Grazie” mormorò, poi uscì in fretta dalla camera.
Si diresse veloce verso la cucina e quando vi entrò, fu accolta da un silenzio imbarazzante. Ebbe come l’impressione che fino a un attimo prima stessero parlando di lei. Lo capì dagli sguardi furtivi e curiosi che le rimandavano.
“Christine, cara” disse Molly andando verso di lei a braccia aperte, non prima di aver lanciato uno sguardo eloquente ai presenti.
La ragazza si lasciò abbracciare con affetto.
“Ci mancherai”
“Anche voi”
Hermione e Ginny erano appena dietro la signora Weasley e anche loro abbracciarono Christine.
“Ti scriveremo” disse la rossa. “Penso che almeno per questo ci diano il permesso”
“Guarda che non parte mica per la guerra, torna solo a casa” disse Fred allegramente.
“Sì, e quando verrà di nuovo a trovarci, la inviteremo alla Tana” aggiunse George facendole l’occhiolino. “A casa nostra”
“Mi piacerebbe!” disse Christine con un sorriso.
Quando anche zia Karin fu scesa al piano di sotto, lei e la nipote aspettarono il ritorno di Piton in Grimmauld Place. Con lui sarebbe giunto un mago di nome Dedalus Lux, e poi Richard, che aveva tanto insistito per accompagnare la ragazza.
“Vai a cambiarti, tesoro. Non vorrai partire così?” disse Karin indugiando con lo sguardo sul bell’abito verde chiaro della nipote.
Christine salì allora in camera, sempre accompagnata da Ginny e Hermione. S’infilò in fretta un paio di jeans e un maglioncino bianco. Le altre due si trattennero dal chiederle qualsiasi cosa sul bel vestito che ora Christine stava ripiegando con cura e infilava in una delle sue due valigie.
“Cedo che a Richard si spezzerà il cuore vedendoti partire” fece Ginny evasiva.
“Come?” chiese Christine senza capire bene cosa insinuasse.
Richard ha una cotta per te, se non te ne fossi accorta” disse Hermione timidamente.
Christine scosse la testa. “Non dire sciocchezze”
“E’ vero, invece! Non hai notato come ti guarda?” aggiunse Ginny. “Cerca sempre di attirare la tua attenzione, ma tu non lo degni di uno sguardo, poveretto”
“Ma io…davvero, non mi sono accorta di nulla” ammise Christine sentendosi un po’ in colpa. Era davvero stupita da quella rivelazione.
“Oh bè, naturalmente, se tu hai già qualcuno, lui non potrà far altro che rassegnarsi” disse Hermione spiccia.
“Richard è un gran rubacuori, non penso si darà per vinto. O almeno, così dicono Fred e George” disse Ginny sedendosi sul letto. “Hanno frequentato Hogwarts insieme per tre anni. Quando loro hanno iniziato gli studi lui era al quarto anno”.
Christine quasi non sentì l’ultima frase, stava ancora pensando a quello che aveva detto poco prima Hermione.
Qualcuno…si, in effetti, c’era qualcuno nel suo cuore, ma non era sicura che quel qualcuno provasse le stesse cose che sentiva lei nei suoi confronti.
“Posso chiedervi una cosa?”
“Certo” dissero quasi incoro le altre due.
“Credete che si debba per forza conoscere a fondo una persona per innamorarsene?”
Ginny e Hermione si scambiarono uno sguardo.
“Oh…non lo so. No, non credo” rispose Hermione. “Io penso che esista quello che viene comunemente chiamato colpo di fulmine. I tuoi genitori non si conoscevano, sono stati insieme per breve tempo, eppure si sono amati per tutta la vita, non è vero?”.
Christine la guardò e la bionda si portò una mano alle labbra.
“Perdonami! Non volevo parlare di cose private!”
Christine scosse il capo e sorrise. “No, non fa niente. E comunque, hai perfettamente ragione”
“Non ti fa soffrire parlare di tua madre?” chiese Ginny con cautela.
“Non più come prima. Sai, in effetti, da quando sono arrivata a Londra, ho cominciato a sentirmi il cuore più leggero. Forse è perché ho trovato tante persone care come voi”.
Le tre ragazze si sorrisero apertamente.
“Allora…sei innamorata di qualcun altro?” chiese poi Hermione.
Christine non rispose ma continuò a sorridere.
Forse era così, non avrebbe saputo come altro definire l’emozione che la invadeva tutte le volte che vedeva Riley e incontrava i suoi begli occhi azzurri.
“Christine, posso rubarti un attimo?” chiese una voce maschile alle spalle delle tre ragazze.
Harry era sulla soglia della camera e fissava la figlia di Piton con insistenza e serietà…finché un cuscino non lo colpì in pieno viso.
“Si bussa prima di entrare in camera di una ragazza!”
“Accidenti, Hermione! Mi hai fatto male”
Ginny e Christine scoppiarono a ridere, mentre la loro amica recuperava il guanciale e lo rimetteva al suo posto inveendo contro i maniaci.
“Ho dovuto sgattaiolare quassù senza farmi vedere da tua madre, Ginny” aggiunse Harry massaggiandosi il naso.
“Si, me lo immagino. Ci sorveglia tutti come fossimo criminali”.
Harry e Christine si guardarono. Poi il ragazzo parlò di nuovo.
“Possiamo parlare, allora?”
“Certamente”
“Da soli”
Ginny e Hermione si scambiarono uno sguardo.
“Aspetta Harry, per favore…” proruppe quest’ultima.
“No Hermione, devo parlare con lei prima che se ne vada. E’ importante”
“Ma…”
“No, va bene. D’accordo” intervenne Christine.
“Allora noi aspettiamo fuori” disse Ginny dirigendosi alla porta con Hermione, che lanciava sguardi severi a Harry. “Cercherò di non far insospettire mamma”
“Grazie Ginny” disse Harry.
Lei chiuse la porta e il giovane si ritrovò da solo con Christine che lo guardava nervosa.
Sapeva già cosa lui voleva chiederle, ma non avrebbe tradito un’altra volta l’Angelo della Musica. Non prima di sapere chi effettivamente era. Aveva già tanti dubbi Christine, e non desiderava certo che se ne aggiungessero altri.
“So che non vuoi parlarne, forse per te è difficile” cominciò Harry in tono di scusa.
“Sta tranquillo. E’ normale che tu voglia sapere, come tutti gli altri- più di tutti gli altri- se ho incontrato Lord Voldemort”
Il giovane si stupì nel sentirla pronunciare quel nome come se niente fosse, a differenza di tutti quelli che aveva conosciuto fin’ora, eccezion fatta per Silente, Christine era la prima che non rabbrividiva al suo suono. Ma d’altra parte, lei era nata e cresciuta la di fuori da quella minaccia.
Christine fece un profondo respiro. “No, Harry, non l’ho incontrato”
“Questo è quel che credi tu”
“Senti, come devo farvelo capire?”
“No, sei tu che non capisci!”
“Io so quello che ho visto!”
Christine non voleva ripetere la stessa identica scena anche con Harry. Moody e suo padre erano stati più che sufficienti. Senza contare che, ne era certa, sarebbe successo anche con zia Karin. 
“Dove sei stata allora? Con chi? Che cosa hai fatto?”
Christine alzò le mani per interrompere il fiume di domande. “Ok, ho capito. Voi pensate tutti a cosa possa essermi successo, ma lo ripeto ancora una volta, e giuro che è l’ultima: non mi è successo niente. E ti prego di riferirlo anche agli altri, a tutti. Harry, io so che non siete convinti, ma ti assicuro che Voldemort non centra…Non può centrare”.
Non sapeva che altro dire. Non poteva raccontare niente, solo persuadere i suoi amici che il mago oscuro era completamente estraneo a quella faccenda.
Purtroppo però, Christine doveva sforzarsi di crederci lei stessa. I dubi avevano cominciato ad affiorare pian piano da quando suo padre le aveva detto che non esisteva nessun Angelo della Musica.
“Ma saprai almeno chi ti ha portata via. Insomma, non insinuerai che non ti ricordi nulla di quello che è successo?”
“Non ho mai detto questo”
“Dimmi allora che aspetta aveva la persona che ti ha dato quel vestito. Avrà pur avuto un volto! Non puoi essere sparita nel nulla ed essere rimasta isolata per cinque giorni! Ovunque tu sia stata, avrai incontrato qualcuno, no?”.
Harry era deciso a non mollare. Anche se non avevano trascorso insieme molto tempo, ormai considerava Christine una sua amica. Non voleva che divenisse l’ennesima vittima delle macchinazioni del suo nemico. Non l’avrebbe permesso.
“Non ho visto il suo volto”
“Come sarebbe?”
“Lui…”
Gli occhi verdi di Harry si spalancarono.
Lui. Quindi era un uomo. Harry sapeva di avere ragione, ma lei negava, forse inconsciamente perché non conosceva Voldemort.
Christine si fermò accorgendosi dello sguardo attento che Harry le rivolgeva. Stava per dire che portava un mantello lungo e che il grande cappuccio ne copriva il volto, ma pensò bene di non nominare mantelli o altri indumenti che potessero associare l’immagine di Voldemort al suo Angelo.
“Portava una maschera” mentì in fretta. Fu la prima cosa che le vene in mente, perché non trovò di meglio.
“Una maschera? D’argento per caso?”
“No, era…era bianca. Perché?”
“Perché i Mangiamorte portano delle maschere argentate”
“Era bianca, te l’ho detto”
“Sei sicura?”
“Si”
“Non se l’è mai tolta?”
“No”
Christine rispondeva a monosillabi. Aveva paura di tradirsi e rivelare troppe cose, e inoltre aveva paura di tradire il turbamento che sentiva parlando dell’Angelo.
Mio Dio, se davvero fosse stato tutto un inganno?
Perché ora dubitava? No, non doveva! Aveva sempre avuto completa fiducia nell’Angelo, così come l’aveva Elisabet. Doveva credere in lui e non sospettare. L’aveva già tradito dopo pochi istanti che si erano separati, raccontando di lui a suo padre e ora, probabilmente, l’Angelo non sarebbe tornato.
Inoltre, perché mai, Lord Voldemort avrebbe dovuto interessarsi a lei? Non era una strega. Forse perché era la figlia di uno dei suoi seguaci più stretti. No, impossibile…Non era Voldemort il mago più malvagio e spietato del mondo? Odiava quelli come lei, senza magia, senza poteri speciali. Perché avrebbe dovuto prendersi la briga di risparmiarla? Non aveva detto Moody che quelli come lei perivano per mano di Voldemort? Si, l’aveva fatto, per cui non poteva assolutamente trattarsi della stessa persona, perché l’Angelo della Musica si era mostrato premuroso, gentile, buono con lei.
Restarono in silenzio per molto tempo, Harry non era soddisfatto, ma qualunque cosa dicesse, Christine sembrava essere convinta che non si trattasse di Voldemort. Perché?
“Posso farti un’altra domanda?”
“Si, certo” rispose lei un po’ stanca.
“Com’era il luogo in cui ti hanno portato?”
“Non saprei dirti con precisone dove mi trovavo, ma non di certo in una prigione”. Di nuovo non aggiunse altro e non nominò la grande casa con il giardino e il cimitero.
“Christine, lo diresti se fosse lui vero? Non è che per caso ti ha minacciata, o…”
Lei scosse il capo, ma prima che potesse dire altro, la porta della camera si spalancò con un tonfo e sulla soglia si stagliò la nera figura di Piton, che lanciò a Harry uno sguardo penetrante.
“Che cosa fate qui voi due?”
“Niente. Parliamo” rispose Harry fissando gli occhi neri del professore.
“Ci stavamo solo salutando papà” disse Christine calma.
Severus fissò ancora Harry per un paio di secondi, poi si voltò verso la figlia. “Sei pronta?”
“Si” disse la ragazza prendendo le sue valigie.
“Ti aiuto” disse Harry afferrandone una.
“Grazie” Christine gli sorrise. “Scrivimi anche tu, d’accordo?”
Nel lasciare la stanza, Christine diede un’occhiata veloce verso il grande specchio dorato. Come avrebbe fatto a rivedere l’Angelo? Forse quello era l’unico passaggio che la portava da lui. Sperò con tutto il cuore che egli si manifestasse di nuovo e al più presto. Sapeva che se avrebbe chiesto spiegazioni all’Angelo, lui le avrebbe dato risposte concrete e rassicuranti. Una volta le aveva detto che a ogni sua domanda avrebbe ottenuto risposta, bene ora lei ne voleva e tante. Il problema era riacquistare la sua fiducia, perché aveva tutte le ragioni di creder che l’avesse persa.
Scesero le scale e mentre passavano davanti alle altre camere chiuse, la ragazza voltò la testa per guardare la porta di quella in cui lei e Kracher avevano parlato. Non l’aveva notato prima, ma sul legno era affissa una targhetta con un nome: Regulus Acturus Black.
Quel nome non le disse nulla, ma s’immaginò che potesse essere il fratello di Sirius, del quale lui non parlava mai. Un membro della famiglia Black…un mangiamorte, presumibilmente…uno dei padroni di Kracher. Chissà se era ancora in vita, si chiese la ragazza, e chissà se conosceva Riley…
Infine, giunsero nel corridoio dell’ingresso. Un mago piccolo dl mantello viola si tolse il cappello a cilindro quando baciò la mano di Christine e s’inchinò.
“Dedalus Lux, piacere di conoscerla Sarò io a condurvi a casa”.
Dietro di lui c’erano Charlie Wesley e Richard, che sorrise a Christine.
La ragazza si soffermò a guardarlo attentamente. Richard era certamente un bel ragazzo, non le era difficile immaginare che grazie ai suoi capelli biondi e gli occhi azzurro chiaro, le ragazze della scuola si interessassero a lui. A lei Richard era simpatico, ma niente di più.
“Andiamo?” disse Charlie, mentre la signora Weasley raccomandava prudenza baciandolo sulla guancia.
“Non posso venire con voi, Severus” disse Kinglsey. “Affari urgenti al Ministero. Ad ogni modo non hai niente da temere”
“E’ certo che non sia più sicuro viaggiare con i nostri metodi?” chiese Karin ansiosa, fissando la tabacchiera che Dedalus Lux reggeva in mano. L’aveva chiamata con un nome come Passaporta.
“Non si preoccupi signora”, disse Kingsley in tono rassicurante. “E poi in questo modo farete molto prima. sarete a casa in meno di un secondo”
“Oh, cielo” esalò la donna per niente sollevata.
“E’ un modo molto sicuro di viaggiare, mi creda” disse il signor Weasley.
Christine abbracciò ancora tutti gli abitanti di Grimmauld Place, rifiutando e scuse di Tonks che si sentiva ancora in colpa per la storia della loro uscita clandestina la domenica mattina precedente.
Ma Christine era grata a lei e Sirius, anche se non lo disse apertamente, perché quel giorno aveva rivisto ancora una volta Riley.
Poi fu il turno di Severus, che la ragazza guadò con occhi diversi. Se agli altri aveva regalato un sorriso, a lui rivolse lo sguardo più mortificato del mondo.
“Vieni anche tu, vero?”
“No, ho molte cose da fare” rispose Piton, la voce sommessa nella confusione della partenza. Le mise una mano su una spalla e la guardò con una leggera tristezza negli occhi neri.
Faceva sempre così suo padre quando voleva comunicarle un gesto d’affetto. Non era una persona espansiva e non era avvezzo agli abbracci, ma le andava bene. Le andava benissimo.
“Quando credi che potrò tornare qui?”
“Non lo so Christine”
“Papà, mi dispiace tanto. Ti ho creato solo problemi. Scusami”. Gli occhi scuri di Christine si inumidirono al pensiero di separarsi da lui. “Non voglio andare a casa. Vorrei rimanere qui con te”
“Non è ancora il momento”
“Christine, cara, presto!” la chiamò la signora Weasley.
La ragazza si voltò in fretta verso la donna e poi ancor averso suo padre e senza pensarci due volte, gli buttò le braccia al collo sentendo che le lacrime cominciavano a bagnarle il viso.
“Ti voglio bene papà. Ti voglio tanto bene”
“Lo so tesoro. Lo so” mormorò Piton piano, così che solo lei udisse quelle parole.
Poi si separò da lei e la guadò sparire nel vortice creato dalla Passaporta, velocemente, all’improvviso, esattamente com’era arrivata.
Poi più niente. Gli sembrava che la casa si fosse svuotata. E quel luogo che gli era sembrato più piacevole, in un qualche modo, da quando c’era anche lei, tornò a essergli insopportabile sotto tutti i punti di vista. Non si recava mai a Grimmauld Place se poteva evitarlo, ma lì c’era Christine che lo aspettava. Adesso non ci sarebbe stata più, così come non sarebbe mai più apparsa sulla soglia della casa di Spinner’s End. Laggiù, nell’ultimo mese, aveva ritrovato di nuovo la ragione della sua esistenza. Ma i giorni felci erano finiti in fretta, troppo in fretta e adesso nemmeno a casa Black poteva sperare di ritrovare il sorriso che inondava il suo cuore di calore.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si voltò per incontrare lo sguardo preoccupato di Kinglsey.
“Che cosa ti ha detto Silente?” chiese l’Auror senza preamboli.
Gli occhi di tutti si posarono su Piton, in attesa.
“Niente. Non ho potuto incontrarlo. Non era a Hogwarts”
Severus mise automaticamente una mano nella tasca del suo mantello, dove teneva una missiva recapitatagli da Minerva McGranitt per conto del Preside. Una lettera che Severus non avrebbe mai voluto ricevere.
 
 
 
 

Dopo un mese di inattività, rieccomi da voi cari lettori. Vi chiedo perdono per la mia prolungata assenza, ma se molti di voi devono fare i conti con lo studio, esami e tesi, io devo farli con il lavoro, come ho già detto tante volte. Purtroppo capita che, anche se vorrei, non ho proprio il tempo di mettermi a computer, complice anche la stanchezza. Mi capite, vero? E mi scuserete ancora una volta. Chiedo venia, chiedo venia, chiedo venia, chiedo venia!!!!!
Ok…che mai ci sarà scritto nella lettera che Silente ha lasciato a Severus? E Christine e Riley si incontreranno davvero al cimitero di Uppsala? E se si, cosa accadrà tra i due? Ricordiamoci che ora la ragazza ha in mano il VERO medaglione di Salazar Serpeverde, uno Horcrux. Cosa le succederà?
Noi siamo ormai in primavera, ma la storia volge all’autunno e il Rito di Voldemort si avvicina inesorabile.
Spero sempre in tante recensioni, fatemi sempre sentire che ci siete e che non mi abbandonate nonostante la pubblicazione un po’ a singhiozzo. Ringrazie tutti voi che mi seguite con pazienza e ancora scuse infinite!!!
Alla prossima!
Baci Usagi^^ 

   
 
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