Era ormai passata una settimana da quella prima lunghissima
notte ad Hogwarts.
Ogni cosa aveva ripreso il suo consueto andare: le lezioni, le cene, i compiti
nella biblioteca o nella sala comune.
Tutto come era sempre stato.
Tutto tranne quel senso di mancanza, di continua inadeguatezza che ormai lo
prendeva ogni volta che osservava Potter.
Draco avrebbe voluto prenderlo a calci e sputargli
addosso tutto il suo rancore ma Potter era
inavvicinabile, sempre circondato dagli altri grifoni: Weasley,
Granger e la rossa pezzente che ormai gli stava
appiccicata come una sanguisuga ad ogni suo passo.
Ogni volta che li vedeva assieme si domandava come faceva la
Weasley, che era un anno addietro a loro, ad essere sempre
incollata al moretto. Non aveva anche lei lezioni da seguire?
Per l’ennesima volta Draco sbuffò contorcendo fra le
mani la lunga piuma. Non aveva ancora scritto una parola per la sua ricerca di
Pozioni.
“Malfoy” lo apostrofò Nott avvicinandosi al tavolo dove Draco stava lavorando.
“Nott, che vuoi? Non vedi che sto studiando?” lo ammonì il biondino guardandolo storto.
Theodore adocchiò il foglio bianco
posato di fronte a Malfoy “Uhm, si lo vedo” sbiascicò
impunemente “ed è proprio di questo che ti volevo parlare”
”Ah, davvero?” commentò il prefetto sulle difensive “e si potrebbe sapere cosa
diavolo vuoi?”
”Be’, solo darti una mano! Siamo amici o perlomeno
siamo entrambi Serpeverdi e non mi va di vederti
fallire così miseramente.”
”Ma di cosa stai parlando?” chiese l’altro cercando di evitare lo sguardo
dell’altro Serpeverde.
”Non fare la commedia con me, Draco! Non attacca! Lo
so perfettamente che da quando sei tornato non riesci più a concentrarti.
Guardati, non riesci neanche a scrivere mezza riga sulla tua materia preferita!
Ma che ti prende?”
Il biondo gli scoccò uno sguardo truce “Non sono affari tuoi!”.
”Sai, immaginavo che mi avresti risposto così! Prendi questa!” e gli consegno
con cautela una fialetta direttamente nelle mani.
”Cos’è questa robaccia?” lo ammonì Draco osservando
la fialetta contenente un denso liquido verdastro.
Nott gli fece segno di abbassare la voce “Questa,
amico, è una pozione che ti aiuterà a stare meglio. Vedrai che dopo che l’avrai
presa non avrai più nessun problema di concentrazione o qualsiasi cosa ti stia
disturbando”
Draco strinse fra le mani la piccola ampolla di
vetro, il viso trasfigurato dalla rabbia.
”Vuoi forse dirmi che mi ha procurato una pozione proibita solo per farmi
concentrare meglio?” chiese digrignando i denti.
“Senti, Malfoy, ora è tua. Facci
quel che vuoi anche se penso che per l’onore di noi Serpeverdi
dovresti proprio prenderla! Non sei un gran esempio ultimamente!” lo canzonò.
”Vattene Theodore e ringrazia che non ho tempo di
farti una bella maledizione come si deve! E, per la cronaca, non pensare mai
più a portarmi le tue schifezze! Ci siamo capiti?” e detto ciò prese tutti i
suoi fogli e si allontanò dalla biblioteca incazzato
nero.
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La giornata stava andando sempre peggio. La mattina quell’odiosa so tutto l’aveva battuto e per giunta in
Pozioni, la sua materia prediletta, e
poi aveva nuovamente incontrato Potter fuori
dall’aula, come al solito attorniato da una mezza dozzina di persone adoranti.
E lui, come sempre, sorrideva. Sorrideva a tutti. Gli guardava, gli ascoltava e
poi sorrideva.
Quel sorriso che ormai Malfoy aveva imparato a
conoscere così bene: prima partiva a labbra tese, gli angoli della bocca si
incurvavano lentamente verso l’alto e poi, come un raggio di sole che si apre
la strada fra le nuvole più dense, anche il sorriso di Potter
si apriva.
Era orribile essere un ignoto spettatore, lontano, non degno.
Ancora.
Il biondo Serpeverde aveva appena svoltato l’angolo
del corridoio che stava percorrendo quando dei mugoli lo risvegliarono dai suoi
pensieri.
Alzò lo sguardo e li vide. Erano Potter e la Weasley. Il Grifondoro la stava
abbracciando e la rossa aveva la testa piegata sulla spalla del moretto.
Malfoy sentì crescere dentro di sé una grande rabbia.
Perché loro poteva essere felici quando lui non sentiva altro che dolore in
fondo al petto?
Senza rifletterci il biondo si fece strada verso i due che, sentendo i passi,
si distaccarono subito.
Malfoy continuò a proseguire finchè
non incrociò la rossa e passando le arrivò una spallata facendola cadere a
terra.
”Malfoy, come osi!” gli urlò Harry
aiutando Ginny ad alzarsi.
”Non capisco proprio cosa ci trovi in quella lì Potter!
Una babbanofila senza un galeone! La sua famiglia è
una vergogna per tutto il mondo magico” la frase voleva far soffrire la piccola
Weasley.
”Strano” rispose Potter senza scomporsi “pensavo che
la vergogna del mondo magico fosse la tua famiglia, Malfoy!”
”Potter, sei morto!” urlò il biondino aggredendo il grifone.
Ma Harry era già pronto da tempo alla lotta e non si
lasciò sorprendere. I due si picchiarono per un po’, ognuno cercando di
arrivare più pugni all’altro, finchè Harry non riuscì ad immobilizzare Malfoy
alla parete.
“Ora, Malfoy, tu ti scusi con Ginny!” gli soffiò annaspando dalla fatica della lotta.
Draco sentiva le mani di Potter
tenerlo fermo, schiacciato alla fredda parete di quel corridoio.
Dove le mani di Potter lo tenevano c’era come un
punto dove il dolore per la stretta e la soddisfazione si univano.
Ma le parole di Potter e la sua stretta che si
chiudeva torcendogli la pelle lo fece arrabbiare ancora di più.
”Scusarmi…scusarmi…” riuscì a farfugliare “non ci penso proprio, non a una
sgualdrina come la tua fidanzata!”
A quelle parole Ginny sussultò e Harry
strinse istintivamente la presa sul collo di Malfoy.
Draco poteva vedere la rabbia sul volto di Potter e benché il dolore fosse intenso non poté che
pensare che, alla fine, anche lui aveva l’attenzione di Potter.
A fermare Harry però arrivò Ginny
che tirando il moretto indietro lo allontanò dal Serpeverde.
”Harry, per favore, andiamocene…non dare retta a quel che dice quella Serpe!”
lo supplicò la rossa.
Malfoy, liberò dalla presa di Potter,
si portò istintivamente una mano al collo. Lì il dolore era intenso,
sicuramente presto si sarebbero formati i segni del suo incontro ravvicinato
con Potter ma, alzando gli occhi poté vedere di nuovo
la Weasley abbracciata a Potter
mentre cercava di calmarlo.
A quella vista sembrò che tutto il suo sangue stesse ribollendo.
”Weasley, scommetto che ora hai paura che riveli a Potter quello che ho visto 2 sere fa sulla torre di
astronomia?” continuò il biondino avanzando insicuro verso la coppia.
”Malfoy, per favore, non era niente di importante!”
sussultò la rossa.
Harry a quelle parole si girò di scatto verso la
ragazza.
”Ginny, tu sai di che cosa sta parlando? Cosa mi stai
nascondendo?” chiese il moro guardandola seriamente.
Ginny sembrò rabbrividire a quelle domande, aprì la
bocca per tentare di rispondere ma venne preceduta dalla voce melliflua di Draco.
”Ma come Potter? Ormai, lo sanno quasi tutti che la
tua ragazza si vede di nascosto con Thomas ogni sera
sulla torre di astronomia!”
”Non è possibile!” esclamò Potter incredulo “stai
mentendo! Ginny, per favore, dimmi la verità! Ti vedi
ancora con Dean?”
La rossa, per tutta risposta, scoppiò a piangere “Harry,
te lo giuro, non è niente di importante!”
”Oh, be’ su questo ci metterei la mano sul fuoco”
continuò implacabile Malfoy “dopotutto farsi infilare la lingua in bocca da quel mezzo
sangue non potrebbe essere più importante di farsi il grande Harry Potter, giusto?”
”Malfoy, non è come dici tu! Smettila!” urlò la
piccola Weasley.
Ma Harry proprio in quel momento si sciolse
dall’abbraccio della rossa “Ginny, come hai potuto
farmi questo! Mi fidavo di te, io…oh, Ginny” e si
allontanò senza voltarsi.
Nel corridoio erano rimasti soli, Ginny e Draco.
La rossa singhiozzava pesantemente, mentre le lacrime le rigavano il volto
“Perché Malfoy glielo hai dovuto dire? Perché?”
chiese sconvolta.
”Non ti meriti Potter, Weasley!
In fondo, lo hai sempre saputo, altrimenti non saresti andata a cercare Thomas!” gli rispose il Serpeverde
allontanandosi anche lui.
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Draco era seduto come al suo
solito in mezzo a tutti i suoi compagni del sesto anno.
Il gruppo mangiava scambiandosi ogni tanto qualche commento poco carino nei
confronti dei ragazzi delle altre case, ma Draco,
diversamente dal solito, non partecipava alla discussione.
Da ormai una mezz’ora osservava il trio riunito alla tavola dei Grifondoro.
Stavano discutendo concitatamente, di questo era sicuro. Sembrava in
particolare che ad ogni parola del moro Weasley
diventasse più rosso in faccia e la mezzosangue non faceva che interrompere la
discussione fra i due ragazzi.
”Draco, non pensi anche tu che la Bones
sia diventata una vera cozza durante l’estate?” gli chiese Blaise
ridacchiando.
”Non che prima fosse meglio!” aggiunse malignamente Pansy
provocando le risate del gruppetto.
Ma Draco non rise assieme agli altri.
In verità non aveva nemmeno sentito una parola dei loro discorsi talmente era
concentrato nell’osservare Potter. Le labbra del
moretto continuavano a muoversi.
Draco le osservava rapito mentre
si aprivano. Sul labbro inferiore erano appoggiate poche gocce dell’acqua che
il moretto stava bevendo e dischiudendo nuovamente la bocca questi le ripulì
con la punta della lingua.
Malfoy si alzò improvvisamente dal tavolo
sorprendendo tutti i suoi compagni. “Draco, tesoro,
dove vai?” chiese Pansy ma non ottenendo risposta.
Draco continuava a fissare le
labbra rosee e carnose del moretto. Perché non stava zitto? Perché continuava a
stuzzicarlo?
Involontariamente le sue gambe iniziarono a muoversi verso il tavolo dei Grifondoro, verso Harry.
”Baciami, Draco….Baciami”
Lo avrebbe fatto tacere lui.
Ormai era arrivato di fronte al trio che, ignaro della sua presenza, continuava
a discutere.
”Ron, mi spiace, è tua sorella lo so, ma perché mi ha
fatto questo? Io…”
Draco nel sentire le parole di Potter
si riprese completamente e, stufo di sentire parlare della Weasley
intervenne “Siamo un po’ egocentrici eh, Potter?
Sempre e solo a parlare di te!”
I ragazzi, sorpresi dalle parole di Malfoy, alzarono
i volti venendo a contatto con gli occhi grigi di Malfoy.
”Malfoy, non sei stato invitato qui! Ritorno nel tuo nido di Serpi!” lo insultò
Ron.
”Ehi, ehi! Io ci andrei piano Weasley, se fossi in
te!” lo ammonì il biondo.
”Sono proprio stanco di te, Malfoy! Vattene o te ne
penti!” disse freddo Harry.
Draco sentì la collera salirgli
dentro “Potter, i tuoi modi mi danno sui nervi! Mi
hai stancato pure tu, vediamo di farle finita con questa storia stasera!”
”Mica mi stai proponendo un altro dei tuoi soliti duelli di mezzanotte? Guarda
che non ci casco!” lo schernì il moro.
”Fa come vuoi, ma io ed il mio secondo saremo nella stanza delle necessità a
mezzanotte. Se non ci sarai sarà solo perché sei un codardo Potter!”
Harry non gli rispose e Malfoy
decise di andarsene.
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Quella sera Draco non poteva far a
meno di essere agitato. Potter avrebbe accettato la
sua sfida? Si sarebbero realmente incontrati a mezzanotte nella stanza delle
necessità?
Al pensiero di essere da solo con Potter la testa
iniziò a girargli.
Voleva sul serio stare solo con il Grifondoro? E poi,
perché?
La sua testa continuava a ripetere per spaccargli la faccia ma, dentro di se
riusciva anche a sentire qualcos’altro.
Non sapeva come comportarsi e cosa si sarebbe aspettato nella stanza delle
necessità. Ormai, era arrivata l’ora di andare e con il cuore in gola uscì dal
suo dormitorio.
Essendo un prefetto per lui non era certo difficile
aggirarsi per la scuola a notte tarda.
Arrivato di fronte alla porta dove aveva appuntamento con Potter
si fermò. Una pendola nell’atrio scandiva la mezzanotte in punto, era ora
d’entrare.
Concentrandosi iniziò a giacere di fronte al muro vuoto dove
sapeva sarebbe apparsa la porta della stanza delle necessità.
Al terzo giro sollevò lo sguardo pronto a vedere la porta ma questa non apparì.
Stupito il biondo riprovò una seconda volta ma ancora niente.
Provò e provò ancora ma la porta non si decideva a materializzarsi.
Tentò ancora di immaginarsi la stanza: qualche tavolo, qualche strumento di
lotta….un letto e un sacco di cuscini.
Draco si fermò di colpo…ecco cosa non funzionava, nei
suoi pensieri continuava a venir fuori più una camera da letto che una
stanza per duellare!
Arrabbiato prese a calci il muro imprecando sonoramente.
Ad un tratto, dove prima c’era il muro di fredda pietra comparve una porta e
dalla suddetta porta uscì Potter.
”Malfoy! Smettila di far casino ed entra!” lo apostrofò il moretto.
Ed il biondo Serpeverde si
precipitò dentro la stanza….totalmente adatta ad un duello di mezzanotte e
senza letti di nessun tipo.
”Dov’è il tuo secondo, Malfoy?” chiese Ron Weasley notando l’assenza di
un compagno con Malfoy.
Draco aprì gli occhi sorpreso. Era stato tutta la
sera a riflettere e si era dimenticato il piccolo dettaglio del secondo…oh, be’ poco male.
”Per due come voi non ne ho bisogno!” rispose pungente.
Ron, a quella risposte, si alzò dal tavolo su cui era
seduto pronto a prenderlo a pugni sul suo viso spigoloso ma Harry
lo fermò.
”Ron, aspetta! Con Malfoy
ho un conto da saldare…magari quando ho finito con lui te lo lascio!” ridacchiò
Harry tirando fuori la bacchetta e puntandola di
fronte al viso del Serpeverde.
”Speraci Potter!” lo canzonò il biondo imitando i
gesti del moretto.
Ron si mise in mezzo ai due “Al mio tre…uno, due
e…tre!”
Harry lanciò una maledizione verso Malfoy che prontamente la schivò e che per risposta ne
inviò un’altra che colpì in pieno.
L’incantesimo del Serpeverde colpì in pieno petto Weasley che cadde disteso tramortito.
Harry si avvicinò all’amico per accertarsi che stesse
bene “Malfoy, codardo che non sei altro! Questa me la
paghi!” gli urlò contro una volta sicuro delle condizioni di Ron.
“Be’, l’ho accontentato no? Mi sembrava che desiderava
duellare pure lui!” sogghignò la Serpe.
Ma Harry non era certo ben disposto verso il biondo e
si lanciò contro di lui iniziando ad arrivargli pugni allo stomaco.
Malfoy, colto alla sprovvista, cadde per terra ed Harry lo seguì continuando a colpirlo come meglio poteva.
Il biondo prefetto le stava prendendo di brutto. Harry
era molto più muscoloso di lui anche se lui era decisamente più alto.
Ma sapeva che doveva far qualcosa altrimenti Potter
lo avrebbe ridotto ad una pozza sanguinante. Sforzandosi come non aveva mai
fatto in vita sua ribaltò le loro posizioni e questa volta era lui a tenere
fermo il grifone al pavimento mentre i suoi pugni lo colpivano.
Ma Harry sembrava non cedere e nonostante lo
svantaggio della posizione continuava a lanciare pugni verso il biondo anche se
l’intensità era diminuita.
Ad un tratto però si rese conto che le mani del Serpeverde non lo stavano più colpendo e senza un attimo
per realizzare il pensiero si sentì afferrare le braccia da Malfoy.
Draco lo stava tenendo immobile ma oltre a ciò non
faceva nient’altro tranne fissarlo.
Potter aveva un labbro sanguinante e le gocce di quel
prezioso liquido gli stavano colando sulla pelle. Con un gesto istintivo Potter si leccò via alcune gocce di sangue con la lingua
mentre sospettoso continuava a fissare negli occhi Malfoy.
Quello che vide non gli piacque per niente. Gli occhi del biondo Serpeverde avevano assunto un’espressione strana e subito
dopo le sue labbra si calarono per coprire quelle del Grifondoro.
Il bacio non era certo dei più delicati che il moro ebbe modo di sperimentare.
Malfoy muoveva le sottile labbra con violenza contro
le sue e sempre con irruenza si fece largo nella sua bocca, assaggiando,
tastando con la lingua ogni più minuscolo dettaglio di quel caldo antro.
Sembrava non saziarsi mai del sapore di Harry,
persino il suo sangue mischiato alla saliva lo faceva eccitare incredibilmente.
Ormai preso dal desiderio, il biondo lasciò la bocca del moro per continuare il
suo percorso lungo la gola.
Avrebbe voluto strappargli i vestiti di dosso per poter assaggiare con la
lingua i muscoli sul petto di Harry fino a scendere
verso le pieghe dell’ombelico per poi sprofondare nella sua calda virilità.
A quel pensiero, si sentì fremere da capo a piedi. Lo desiderava, perché
nasconderlo? Ormai, non avrebbe più potuto farlo, aveva raggiunto un limite e
l’aveva superato.
Senza pensarci ancora lasciò libero Potter per andare
a slegare la cintura alla vita del moretto.
”Malfoy…che fai?” riuscì a bisbigliare il moretto,
completamente preso dalle cure del Serpeverde.
”Lasciami fare…per favore” lo implorò il Serpeverde
mentre abbassava i boxer di Harry scoprendo il suo
membro visibilmente eccitato.
”No. Malfoy, io non penso che…ahhhh”
la protesta del Grifone si spense nel sentire la calda lingua del Serpeverde mentre lambiva la punta della sua virilità.
Draco dopo la prima leccata si sentì come inebriare
dal sapore di Potter e, ormai privo di volontà, lo
accolse totalmente in bocca.
Harry nel sentire il suo membro stretto fra le calde
labbra del biondo iniziò ad agitarsi e a sospirare di piacere.
Draco, conscio dell’effetto che faceva sul moro,
intensificò i suoi sforzi succhiandolo e leccandolo nei punti più sensibili.
Harry era ormai sul punto di esplodere e, rinunciando
a ragionare, appoggiò le mani sulla testa di Malfoy
incoraggiandolo a continuare.
Ma Draco non aveva nessun bisogno di incentivi.
Per la prima volta dopo settimane, mesi, forse addirittura
anni, si sentiva completo così con il membro di Potter
che gli riempiva la bocca ed ora desiderava solo sentirlo come nessun altro
aveva mai fatto prima d’ora.
Harry era, infine, arrivato al culmine del suo
piacere e presto lasciò uscire tutto il suo caldo liquido direttamente nella
bocca di Malfoy che, senza pensarci, lo inghiottì
fino all’ultima goccia.
I due ansimarono a lungo, Potter
disteso sul pavimento mentre Draco era avvinghiato a
lui.
Dopo qualche minuto Harry si alzò scostandosi di
dosso il biondo Serpeverde e avvicinandosi pensieroso
all’unica finestra della stanza.
”Harry” mormorò Draco
alzandosi a sua volta ed osservando la figura che gli dava le spalle.
”Certo che è proprio un bel piano il tuo!” lo canzonò sorridente il moro
“stancarmi con il sesso!”
Draco rimase ammutolito mentre osservava per la prima
volta Harry rivolgergli un sorriso.
”Non è così…insomma, se l’ho fatto è perché lo volevo!” confesso imbarazzato il
biondo.
A quelle parole il sorriso di Potter
si aprì ulteriormente “Lo so, ora baciami!”.
Draco si avvicinò a lui e lo strinse fra le braccia
incerto.
“Baciami,
avanti…..baciami, che aspetti……su, baciami…”
**************** ***************** *********************
“Si…..si…..ma, ti
prego, fallo tu! Ho bisogno di te! Si, fallo tu…”
”Signor Malfoy, signor Malfoy,
si svegli avanti”
”Draco, svegliati, Draco”
Il Serpeverde aprì debolmente gli
occhi. La luce del sole sembrò ferirlo e cercò di richiuderli, ma le voci continuarono
a tormentarlo finché ormai del tutto conscio non gli riaprì con fatica.
Davanti a lui c’erano Pansy, bianca in volto e
visibilmente spaventata, e Madama Chips.
Quest’ultima sembrava parecchio irritata.
”Signor Malfoy, sono lieta che abbia ripreso
conoscenza. Ma la devo avvertire che la prossima volta che tenterà di prendere
una sostanza proibita dovrò avvertire il preside. E’ già un miracolo che si sia
svegliato questa volta”.
Draco fissò perplesso l’infermiera fino a notare su
un tavolino poco dietro di loro l’ampolla di pozione che Nott
gli aveva dato con l’unica differenza che ora era vuota.
La testa iniziò a dolergli fino a che si ricordò di cosa era successo realmente
quel pomeriggio.
Dopo essere uscito dalla biblioteca aveva effettivamente visto la Weasley e Potter soli in quel
corridoio, ma non era intervenuto come si era ricordato…si era nascosto dietro
ad un angolo e aveva preso la pozione che Nott gli
aveva dato.
Si ricordò di aver pensato che se poteva fargli smettere di provare le cose che
ora stava sentendo di sicuro avrebbe fatto un monumento a Theodore.
A quanto pare il monumento lo doveva fare ancora a Theo, solo che era un
monumento funebre perché appena uscito da lì sarebbe corso ad ucciderlo.
“E’ stato molto fortunato che la signorina Parkinson l’abbia trovato quasi subito e portato qui”
commentò severamente l’infermiera.
Draco trascorse altre due ore dopo il suo risveglio
in infermeria mentre madama Chips si assicurava che
stesse effettivamente bene.
Una volta avute tali rassicurazioni il Serpeverde
poté lasciare l’infermeria seguito a ruota da Pansy.
“Senti, Draco, mi domandavo…che
cosa stavi farfugliando mentre eri svenuto?” gli chiese sinceramente
incuriosita.
Draco le rivolse un’occhiata sospettosa “Niente ..”
ma non continuò la frase.
Avrebbe voluto dire niente di importante, ma era veramente così?
“….Niente che ti
riguardi!”
E senza aspettarla si incamminò verso la Sala Comune Serpeverde.