Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: roza_    25/03/2012    2 recensioni
"Il tempo stava cambiando, c'era qualcosa di sinistro e spaventoso in quei lampi che squarciavano il cielo."
Vicky è una ragazza di sedici anni rimasta ormai sola, i suoi genitori sono morti e la sorella vive all'estero, le uniche che la capiscono veramente sono le sue migliori amiche, Zoe e Kate, che l'hanno aiutata a superare il trauma della perdita dei genitori.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno, sta per cambiare per sempre la vita di Vicky, che si ritroverà coinvolta in questioni che non riguardano il mondo umano.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Addio Lucy
Ero uscita con Adrian di nuovo, questa volta però eravamo andati al cinema e ci eravamo divertiti molto, il culmine dell’uscita però era stato alla fine quando per salutarmi mi aveva dato un bacio sulla guancia e mi aveva abbracciato. Il Lunedì dopo ero più euforica che mai e non vedevo l’ora di andare al corso di mito e leggenda che purtroppo si svolgeva una sola volta a settimana. Arrivata in classe caddi a faccia a terra, qualcuno mi aveva fatto uno sgambetto. Era stata una delle ragazze che mi avevano guardato malissimo la volta che ero uscita con Adrian per fare la ricerca. Mi alzai e andai a sedermi al mio posto. Trovai Adrian che si stava sbellicando dalle risate, la mia faccia però lo fece smettere subito, ero stata abbastanza umiliata e non c’era bisogno che si mettesse a ridere anche lui. “Hey capita a tutti, stai tranquilla, piuttosto ti sei fatta male? Hai dato proprio una bella botta eh?! Possibile che non sai guardare dove cammini?” Mi disse con voce divertita. Lo guardai nel peggiore dei modi e gli dissi “Non sono semplicemente caduta, una tizia del tuo fan-club mi ha fatto lo sgambetto!” A quel punto si avvicinò a me e mi sussurrò nell’orecchio “E’ tutta invidia, lasciale stare.” Mi sentii morire, l’aveva detto con una voce così sensuale che stentavo a respirare. Finite le lezioni mi stavo avviando per andare con Kate e Zoe, ero andata a salutare Adrian ma cambiai subito idea quando vidi che stava parlando con la ragazza che mi aveva fatto lo sgambetto e un’altra; da quello che avevo capito quella dello sgambetto si chiamava Tanya e l’altra ragazza Lucy, si stavano guardando con odio litigandosi le attenzioni di Adrian, così evitai di mettermi in mezzo e me ne andai a casa di Zoe. Arrivati da Zoe mi ricordai di aver lasciato tutti gli appunti e i quaderni nell’armadietto così tornai a scuola insieme a Kate che ci aveva appena raggiunte. Mentre andavo verso gli armadietti mi imbattei in Adrian, il suo sguardo era severo mi fece un cenno con la testa e se ne andò, ci rimasi veramente male. Avevo sete così prima di andarmene andai in bagno, entrai e vidi per terra acqua ovunque e pezzi di specchio rotto, mi avvicinai di più. Avrei voluto non averlo mai visto.
 Iniziai ad urlare, urlai e urlai ancora, il pavimento girava sotto i miei piedi, urlai fino allo sfinimento. Kate mi raggiunse correndo e appena vide il motivo per cui stavo urlando iniziò a piangere si mise per terra e continuò a piangere. Per terra c’era Lucy, la ragazza che stava parlando a scuola con Adrian, stesa a terra con un pezzo di specchio infilzato nello stomaco, accanto a lei un misto di acqua e sangue. Aveva la bocca aperta così come gli occhi, ed era pallida e ormai priva di vita. Sul muro sopra il suo corpo c’era una scritta  con il sangue…”Brilla, brilla piccola puttana, ma lo sai che ora morirai.” Rimasi pietrificata, chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere?                                                                           
Nel frattempo erano arrivati alcuni professori che avevano prontamente chiamato la polizia, presero delicatamente Kate che ormai era accucciata a terra e tremava. Si accorsero di me e della scritta sul muro solo quando iniziai ad urlare e a piangere, mi presero e mi portarono in infermeria insieme a Kate per controllare che non ci fossimo tagliate con i pezzi dello specchio. La polizia arrivò qualche minuto dopo, ci chiesero cosa fosse successo e come avevamo trovato il corpo. Kate era ancora troppo sconvolta, così iniziai a raccontare tra i singhiozzi di come l’avessimo trovata dopo essere tornate a scuola per prendere delle cose che avevamo dimenticato. Quella sera andammo tutte a dormire da Kate, tutta la sera passò piangendo e singhiozzando, ne avevamo bisogno, dovevamo sfogarci in un qualsiasi modo. Pochi giorni dopo ci fu il funerale, ogni ragazzo della scuola era pronto a dare sostegno ai genitori di Lucy, non era mai successa una cosa del genere nella nostra scuola e ci aveva colto alla sprovvista. Tornati a scuola eravamo tutti devastati.
Sabato mi dovevo vedere con Adrian per andare ad un parco giochi aperto da poco, gli dissi che visto ciò che era appena successo non avevo molta voglia di andare al parco giochi, così optammo per un gelato e una passeggiata sulla spiaggia. Mi venne a prendere alle nove, aveva una strana aria di soddisfazione, in effetti era uno dei pochi a cui non aveva fatto alcun effetto la morte di Lucy e sinceramente non mi spiegavo come potesse mostrare indifferenza. Io al contrario ero devastata, ero più pallida del solito e avevo delle occhiaie enormi, la notte non riuscivo a dormire e facevo incubi di continuo, vedendo di nuovo la scena di Lucy sdraiata per terra piena di sangue. Adrian se ne accorse subito.                                         
“Vicky ma che hai? Hai un aspetto orribile, sembra che non dormi da settimane.” Gli feci un sorriso accennato, lo guardai negli occhi e a quel punto gli buttai le braccia al collo e scoppiai a piangere. Rimase abbastanza sbalordito, probabilmente non se lo aspettava, mi abbracciò forte e dopo essermi asciugata le lacrime ci avviammo per la gelateria dietro l’angolo.                                                                                                                                                                                          
Ultimamente avevo notato che Adrian era sempre distaccato con gli altri, si divertiva quando litigavano, persino quella volta che Lucy e Tanya si stavano guardando con odio e stavano discutendo accesamente per lui, aveva uno sguardo tra il divertito e l’affascinato. Quando stava con me però cambiava, mi sembrava diventare più dolce. L’unica volta che mi aveva trattato male era stato poco prima di trovare Lucy. Non mi aveva neanche salutata, a mala pena mi aveva fatto un cenno con la testa e se ne era andato in tutta fretta.                                                                                                                      
Arrivammo nella gelateria, mi presi un gelato grandissimo al pistacchio e alla nocciola, con mia sorpresa Adrian prese cocco e pesca, non so perché ma non mi dava affatto l’idea di uno da “cocco e pesca”! Ok probabilmente stavo delirando. Facemmo una passeggiata sulla spiaggia, faceva freddo e come una sciocca mi ero portata solo un maglioncino leggerissimo e sotto avevo solo una canottiera perciò stavo congelando. Adrian si girò verso di me e mi posò la sua giacca sulle spalle. Ci sedemmo su una panchina e finimmo lì il gelato, senza parlare, bastava stargli vicino, ormai non facevo più caso a quella sensazione di oscurità che percepivo all’inizio, ancora prima di conoscerci. Mi riaccompagnai a casa, mentre camminavamo lui stava leggermente più avanti e io stavo guardando per terra così non mi accorsi che si era fermato e gli andai contro proprio mentre si stava girando. Mi ritrovai a due centimetri dalla sua bocca, avevo il respiro affannato per la troppa vicinanza. Ma fu proprio allora che iniziai a sentire una voce urlare nella mia testa, non era la mia voce, era la voce di qualcun altro, urlava e urlava e non riuscivo a farla smettere, mi allontanai da Adrian e la voce smise. Bene avevo una specie di allarme se mi avvicinavo anche solo minimamente ad un ragazzo, questo sì che era rassicurante! Tornai a casa. Solo poco prima di andare a dormire mi accorsi che il mio ciondolo stava brillando. Nicia mi venne vicino e notai che anche la sua chiave brillava, corsi in camera dei miei genitori, era da quando erano morti che non ci entravo, dall’armadio si vedeva una luce. La chiave iniziò ad alzarsi in volo e a strattonarmi verso l’armadio, aprii l’armadio e lo vidi. Era lo scrigno segreto di mia madre.
  
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