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Autore: Kassiopeia    26/03/2012    2 recensioni
[Dalla storia]
-C'è qualcuno?- Ripeté.
Ancora nulla.
Ormai era vicinissimo, poteva quasi toccare il tessuto fluttuante.
Girò intorno all' arco, rapito.
Era sicuro che ci fosse qualcuno lì, intrappolato.
Impossibile, si disse.
Ma ormai era completamente stregato.
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E se Teddy Lupin, giovane neo-auror, si trovasse di fronte a un misterioso velo?
STORIA SOSPESA. SORRY. ♥
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Cap. 1 riveduto
Capitolo I



Non sapeva perché volesse vedere l'Ufficio Misteri, sta di fatto che dovesse farlo. Così, senza un motivo apparente. Punto.
Prese un ascensore, e, totalmente sprovvisto di fretta, Teddy Remus Lupin premette il tasto "Nono livello". Dopo un breve viaggetto dove rischiò di cadere a causa della velocità, una voce fredda gli informò che era arrivato a destinazione. Il corridoio che si aprì era scuro, senza finestre, sembrava non finire mai. Strano, molto strano. Dopo un tempo indefinibile, il ragazzo si trovò davanti una porta. Fredda. Nera. Lucida. E chiusa.
Anzi, sembrava chiusa: in realtà, a Ted bastò una lieve pressione sulla maniglia a farla spalancare. Si aprì con un sinistro cigolio.
Si trovò in una grande stanza circolare. Tutto era nero, pavimento e soffitto compresi; nelle pareti si susseguivano a intervalli regolari porte tutte uguali, prive di contrassegni e di maniglie, e fra l' una e l' altra ardevano grappoli di candele dalle fiammelle azzurrine; la fredda luce tremolante riflessa nel lucido pavimento di marmo dava l' impressione di camminare su una pozza d' acqua scura.
Teddy chiuse la porta, ma un istante dopo si pentì di averlo fatto: senza la flebile luce del corridoio dietro di lui, le uniche cose visibili furono le fiammelle azzurrine sulle pareti e il loro spettrale riflesso.
Poi, d' improvviso, il mondo si capovolse: la stanza buia iniziò a ruotare su se stessa a velocità stratosferica, tanto che il giovane mago quasi cadde a terra. Per qualche istante, mentre il moto accelerava, un rumore fortissimo squarciò l' aria, mentre le fiammelle attorno a lui si confusero, fino a somigliare a lunghi e lugubri tubi al neon, finché, di colpo, così com' era iniziato, la stanza si fermò. Ormai la porta da cui era entrato era irriconoscibile. Ma a Teddy non importava: sapeva dove doveva andare. E così, senza nemmeno cerare di capire se fosse aperta o chiusa a chiave, diede una spallata alla seconda porta a sinistra, entrando, e andando incontro all' ignoto.
Una sottile striscia di luce lo accecò, e per qualche istante non vide nulla. La stanza era grande, rettangolare, con un aria sinistra.  Il giovane mago si trovava sulla fila superiore di una serie di panche di pietra che correvano tutt' attorno alle pareti, e scendevano fino a una specie di cavità rocciosa al centro della sala, alta poco più di sei metri. Al centro di questa cavità, si ergeva un arco di pietra molto antico e rovinato, pieno di crepe e di incisioni. Doveva risalire alla notte dei tempi. L' arco era chiuso da una logora tenda nera, una specie di velo , che, nonostante non ci fosse nemmeno un alito di vento, fluttuava come se qualcuno l' avesse appena toccato. Teddy si avvicinò, attirato da una strana forza invisibile.
-Chi c'è?- Gridò.
Nessuna risposta.
Il ragazzo si avvicino ancora un po', superando le panche pietrose.
-C'è qualcuno?- Ripeté.
Ancora nulla.
Ormai era vicinissimo, poteva quasi toccare il tessuto fluttuante.
Girò intorno all' arco, rapito.
Era sicuro che ci fosse qualcuno lì, intrappolato dentro l'arco.
Impossibile, si disse.
Ma ormai era completamente stregato.
Era come se una gigantesca calamita lo attirasse.
Protese una mano affusolata verso la tenda.
Era...liquida. Si, liquida.
Come se ci potesse passare attraverso.
All' improvviso, una musica ultraterrena invase la stanza.
Teddy fece un passo verso la tenda.
Un passo, e ancora un altro.
Il tessuto gli sfiorò la gamba, strusciante e silenzioso, ma non lo bloccò, come Teddy immaginava: anzi, sembrava che... non avesse consistenza. Era come se fosse fatto
interamente di acqua cristallina...un rombo infranse il silenzio. Lo strusciare del' velo continuava, come se si fosse scatenata una bufera. Più forte, sempre più forte, finché il giovane mago fu catapultato all' interno del tessuto.

Era buio, freddo. Dopo il frastuono di prima, tutto taceva, e il colore dei capelli di Ted, di solito azzurro, virò verso un giallo acceso, come quando era estremamente confuso.
-Dove sono?C'è qualcuno?-  Un eco rimbombante gli informò che era solo.
Solo.
Teddy incominciò ad avere paura. Era tutto così illogico, impossibile... eppure era successo. Mosse un passo. Due. Il pavimento ticchettò sotto il suo peso. Sembrava di marmo... ma il ragazzo non riusciva a vedere nemmeno a un palmo dal suo naso. Gli balenò in testa il fatto che fosse tutto un sogno. Sì, si disse, sto sognando. Per il nervosismo dell' esame... sì, mi sarò addormentato. Ora mi darò un pizzicotto e mi troverò disteso su una panca nera del Ministero, a ronfare come uno stupido. Che vergogna!
Si prese due lembi di pelle del braccio e strinse. Nulla. Nulla di nulla. Nessun risveglio improvviso. Provò un' altra volta, ma niente. La paura ricominciò a impossessarsi di lui.
-Dove mi trovo?!?- Gridò.
All'improvviso, tutto cambiò. Teddy si ritrovò accecato da un potente fascio di luce rossa. O forse era verde. O blu. Ma un attimo fa era gialla...
Il punto è, che quando riuscì a riaprire gli occhi, li richiuse subito. Poi alzò una palpebra, incredulo, e spalancò la bocca. Si trovava a casa. Casa sua.
-Harry, ci sei?- Chiamò. Ma del padrino nessuna traccia: non c' era anima viva. Se ne accertò girando in tutte le stanze. Poi, scorse un ombra, di sfuggita. Corse e si scontrò contro un uomo alto, mai visto prima.
Quest' ultimo lo guardò, stupito anch' egli, come se per lui fosse normale trovarsi in casa d' altri e rimanere sbalorditi se poi tornava il proprietario.
Era magro e longilineo, con un fisico muscoloso. Il viso dai tratti nobili e altezzosi era incorniciato da capelli neri leggermente ondulati. Ma la cosa che colpiva di più erano gli occhi, di un azzurro che era quasi grigio, che emanavano calore, gioia, ma anche antico dolore. Assomigliava a un Dio greco. In confronto a lui, Teddy si sentì piccolo e brutto.
Lo straniero parlò.
-Chi sei?- chiese.
-No, chi sei tu: questa é casa mia- rispose Ted, curioso ma allo stesso tempo risentito.
-Ah sì?- sussurrò lo sconosciuto.
Mentre l'altro chiudeva gli occhi, come se volesse concentrarsi;  Teddy pensò che aveva un viso allo stesso tempo familiare e ignoto.
Poi, improvvisamente, il paesaggio mutò ancora.
Ora si trovavano in un lussureggiante prato verde, che assomigliava terribilmente a quello del parco di Hogwarts.
-Ma come... cosa...?- Teddy era estremamente confuso.
-Siamo nell Arco della Morte Apparente, qui tutto è possibile.- Esclamò l' uomo.
-Dove...cosa?-
- La smetti di ripetere "cosa"? Siamo nell Arco della Morte Apparente, un luogo del Ministero la cui entrata é un arco antichissimo nell' Ufficio Misteri, e dal quale non è possibile uscire. Qui non si invecchia mai. Io ci sono caduto combattendo. Ora, per favore, puoi dirmi chi sei, come sei arrivato qui e cosa succede nel mondo della magia? Sono ventun anni che non ne ho notizia.-
-Io... non si esce più?-
-No.-
Teddy sbarrò gli occhi dal terrore. Lui doveva uscire da quell' luogo maledetto, accidenti. Non poteva lasciare sola Victorie...
- Mi... mi chiamo Ted Remus Lupin-
A sentire quel nome, gli occhi dell' uomo misterioso si ricoprirono di un velo di lacrime.
-No, non è lui, non può essere lui...- mormorò.
-Cosa vai blaterando?-
Le iridi nocciola di Teddy, così simili a quelle di suo padre, incontrarono quelle grige dell' uomo.
-Tu... conosci Remus Lupin?- susssurrò quest' ultimo.
- E' mio padre. E' morto.-
-No!- Gridò l' uomo. -No! Moony... James...-
- Cosa vai dicendo! Mi vuoi dire chi sei?!?-
- Mi chiamo Sirius Black.-  

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