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Autore: Whatadaph    26/03/2012    11 recensioni
Il Mondo Magico vive nella pace, almeno finché una serie di eventi misteriosi non giungono a sconvolgere l'equilibrio faticosamente ricostruito nel corso di lunghi anni.
Un Torneo Tremaghi, un incantesimo annullato, oggetti di grande valore trafugati senza un motivo apparente; inspiegabili avvenimenti ed enigmi irrisolti si sovrappongono, conditi con qualche segreto di troppo: segreti che forse sarebbe stato meglio svelare a tempo debito.
I ragazzi di una generazione felice sono destinati a scoprire a loro volta cosa significhi sentire il pericolo sulla propria pelle.
"Hai paura?"
"Sì. Una paura matta."
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Louis Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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Capitolo 7

L’inattendu


Seal my heart and brake my pride

I’ve nowhere to stand and now nowhere to hide...

Mumford & Sons




« Bene » stava dicendo Al. « Chi avete visto in biblioteca quel giorno? »

Rose e Hugo si scambiarono una di quelle loro occhiate particolari: pareva fossero consapevoli di qualcosa di cui chiunque altro al mondo non avesse la minima idea. Sguardi parlanti: così li chiamava Lily da bambina, e Albus non poteva far altro che essere del tutto concorde con la dicitura stabilita dalla sorella minore, giacché quando gli occhi di Hugo e quelli di Rose si incrociavano pareva quasi di sentire il passaggio di una qualche informazione, era quasi possibile percepire le parole scorrere nel silenzio. I due fratelli avevano le iridi della stessa, identica tonalità marrone scuro, esattamente come Lily e James – tutti loro avevano ereditato gli occhi di nonna Molly.

Quando gli occhi di Hugo e quelli di Rose si incrociavano, fra di loro scorrevano molte parole e molti pensieri – e si capivano sempre, anche se Hugo era l’egoista che era e Rose restava ermetica ai più.

« Sforzatevi di ricordare, dai! » li incitò Lily, già presa dall’entusiasmo.

« Con noi c’erano Molly, Lucy e Lorcan Scamandro » disse Rose.

« Ma sono nostri cugini! » protestò Lily. « Non credo che – »

« Chiunque è sospettato » sentenziò invece Hugo, interrompendo la cugina. « Specialmente Molly, che frequenta abitualmente casa Scamandro ».

Rose gli scoccò un’occhiata indecifrabile, per poi chinarsi a scrivere i tre nomi sulla linda pergamena che aveva di fronte, ricoprendola con la sua grafia nitida e ordinata.

« Molly Weasley, Lucy Weasley e Lorcan Scamandro » Al contò sulle dita. « Stiamo a tre ».

« Christine De Bourgh » borbottò Rose, accigliata.

Si udì il grattare della penna sulla pergamena mentre la ragazza scriveva il quarto nome.

« Altri? » domandò Lily, inarcando le sopracciglia.

« Anthony Menley » mugugnò Hugo. « Insieme a Georgia Menley. Corvonero ».

Sei.

« Lisbeth Macnair assieme a Viviana Davis, Serpeverde entrambe » fece Rose. « Vicino all’ingresso, le ho viste mentre uscivo ».

« Amarillide Stubbins e Chris McGregory, Serpeverde e Grifondoro » aggiunse Hugo. « Ma erano troppo presi ad amoreggiare per prestare attenzione a una qualunque altra cosa... Mi chiedo se esista una ragazza con cui McGregory non abbia tradito la propria, di ragazza ».

« Solo tu dici ancora amoreggiare, Hugo » lo rimbeccò Lily. « E comunque, con me non l’ha mai tradita ».

Il silenzio di Rose aveva un che di colpevole.

Albus, tuttavia, guardò la sorella malissimo: « E ci mancherebbe altro! » brontolò. « Se solo ci provasse, credo che gli spaccherei la faccia ».

Lily alzò gli occhi al cielo, e aprì la bocca per ribattere, ma Hugo la interruppe.

« Cassandra Goyle, la befana di Serpeverde » disse il ragazzo per cambiare discorso.

Rose scrisse.

« E poi... » il ragazzo aggrottò le sopracciglia, nello sforzo di richiamare alla mente i ricordi di quel giorno. « Thomas Melbourne e Alice Paciock, Tassorosso. Assieme al loro amico ciccione, non ricordo il suo nome.

« Gordon Melkinski? » tentò Lily.

« Sì » Hugo annuì « Proprio lui ».

« C’era anche Frank Paciock » ricordò Rose. « Di Grifondoro ».

« Herman Hessler, Serpeverde » fece il fratello.

Un’ora più tardi, la lista era diventata spaventosamente lunga, e, come constatò Albus con orrore, comprendeva i nomi di almeno un terzo degli studenti di Hogwarts, più un certo numero di ex-alunni.

« Pensateci, è logico » commentò Hugo con l’irritante tono saputo che gli era proprio. « Era il periodo subito precedente ahli esami, è normale che di domenica moltissimi studenti si trovassero in biblioteca a studiare o ripassare ».

« Sono soprattutto Corvonero e Tassorosso » osservò Rose, scorrendo la lista che teneva fra le mani. « Meno Grifondoro o Serpeverde ».

Albus si lasciò andare contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia dietro la testa.

« Beh » disse. « Perlomeno abbiamo ristretto il campo di ricerca ».

« Un momento! » intervenne d’improvviso Lily – era stata sorprendentemente zitta negli ultimi minuti.

« Che succede? » le domandò il fratello.

La ragazza appariva serissima. « Abbiamo dimenticato gli insegnanti! » disse.

Seguì qualche istante di silenzio, poi Hugo annuì. « Sì » disse. « Irma Pince » dettò alla sorella. « Horace Lumacorno. Lorna Cattermole. Neville Paciock ».

Rose scrisse.

« E poi » riprese Lily, « dobbiamo considerare sospettabili tutti i compagni di dormitorio di Lysander... compreso Lorcan ».

Albus rise: « Ma dai, Lily! Ti sembra possibile che – »

« Per una volta » lo interruppe Hugo, « sono costretto a dare ragione a mia cugina. Dobbiamo sospettare di chiunque ».

« Quindi anche tutti i Corvonero » concluse Rose.

Hugo inarcò le sopracciglia: « Come, tutti i Corvonero? »

« Nessuno escluso » la ragazza sostenne il suo sguardo, risoluta. « Tranne quelli del primo anno, ovviamente ».

« Ma - » cominciò a protestare Hugo, subito interrotto da Lily.

« Potrebbero averlo sentito mentre ne parlava in Sala Comune » disse lei. « E non è necessario essere poi così intuitivi per capire che non si trattava di un uovo di Fruffolo ma della Pietra ».

« Ehi! » esclamò il cugino con indignazione, sentendosi evidentemente chiamato in causa. « Intanto io sono stato l’unico a capirlo ».

Lily rispose con un sorriso smagliante: « Beh, solo perché io non l’ho vista dal vivo. E poi » sogghignò, « Sappiamo che non sei stato l’unico a capirlo ».

« E questa non è affatto una bella cosa, Lily » si intromise Rose d’improvviso, parlando piano. « Siamo di fronte a qualcosa di serio, capisci? »

Fra i quattro non passò altra parola, e per qualche minuto si limitarono a scambiarsi sguardi gravi.

 

 

 

*

 

« Che ne pensi? »

Ellen deglutì di fronte al sorriso di Grace, cercando disperatamente una via di fuga. Si maledì mentalmente per essere così distratta: già non le era facile normalmente affrontare un qualunque tipo di relazioni umane, figurarsi se si ritrovava a dover rispondere a una domanda quando non aveva sentito assolutamente nulla di quanto detto in precedenza.

Era appena finita la lezione mattutina del venerdì, e attendevano l’ora di pranzo di fronte all’Accademia.

« Io » disse. « Io, uhm, ecco – Che cosa? »

Il sorriso comprensivo di Grace la fece sentire ancora più a disagio.

« Io e James andremo a vivere insieme » le spiegò. « E per questa sera abbiamo organizzato una piccola festa per inaugurare la nostra nuova casa. Ti stavo chiedendo se ti andava di venire! »

Ellen si detestò ancor di più. Perché le andava, ma non poteva fare a meno di sentirsi in imbarazzo.

« Io, ecco » si schiarì la voce. « Sì, grazie! Certo che mi va! »

Il sorriso di Grace fu un’espressione di gioia tale da lasciarla stordita.

« Che bello! » disse. « Mi fa tanto piacere! »

La abbracciò con entusiasmo, ed Ellen si costrinse a ricambiare la sua stretta senza disagio. Sentiva di provare affetto per Grace – come era possibile non provarne? –, ma non le era facile lasciarsi andare a tali dimostrazioni. Specialmente perché Hera Christakos non le aveva tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo.

Hera.

La situazione, almeno dal punto di vista di Ellen, stava diventando drammatica. Perché provava delle sensazioni strane quando si trovava in presenza di Hera. Sensazioni cui non riusciva a dare una spiegazione... Oppure aveva solo troppa paura a chiamarle con il loro vero nome.

Tentò di prenderla con logica. Non aveva senso, no: non aveva senso che in presenza di Hera il suo cervello andasse completamente in tilt, come non lo aveva il fiato corto quando sentiva lo sguardo dell’altra addosso – accadeva piuttosto spesso – e come non lo aveva l’agitazione che la coglieva ogni qual volta si trovasse a meno di un metro di distanza da lei.

Tuttavia, Ellen aveva dovuto concludere che la faccenda aveva perfettamente senso. Insomma... lei non aveva mai avuto un ragazzo, e non perché fosse brutta. Anzi, non provava riserbo ad ammettere di essere piuttosto graziosa. Era abbastanza alta e slanciata, aveva capelli folti e scuri, un volto regolare e grandi occhi chiari.

Semplicemente, non aveva mai avuto un ragazzo perché non si era mai sentita attratta da nessun ragazzo, se “attrazione” era quella che dicevano di provare le sue amiche. Batticuore, brividi, nervosismo... tutte cose che, ormai, non poteva che collegare al nome di Hera.

Di certo, l’altra non collaborava. Erano passate ormai tre settimane dall’inizio dei corsi – benché a Ellen sembrasse trascorsa una vita – e Hera non aveva fatto altro che gettarle occhiate in tralice, o peggio fissarla con insistenza, sfuggendo con grazia alle attenzioni di Louis, il quale pareva più che deciso a conquistarla.

« Christakos » la chiamava, sfoderando il più affascinante dei sorrisi. « Vuoi che ti porti la borsa? »

O ancora: « Andiamo a prenderci un caffé, più tardi?

« Ti va una Burrobirra? »

« Sei splendida oggi, Christakos ».

Hera declinava tutti gli inviti, un luccichio divertito negli occhi scuri, e accettava i complimenti con un sorriso enigmatico.

Grace e James prendevano la cosa con molta ironia, mentra Ben Aubrey sembrava più che altro seccato: alzava di continuo gli occhi al cielo.

Ellen non sapeva bene cosa pensare.

« Ehi, Jamie! » stava dicendo Grace, apprestandosi al ragazzo – il quale stava assistendo all’ennesima avance di Louis nei confronti di Hera. « Anche Ellen ha detto che verrà! »

James sorrise alla collega con calore. « Che bello! » disse. « Mi fa davvero piacere ».

« Amore » gli si rivolse Grace. « Ho pensato a una cosa... »

Mentre i due si allontanavano di qualche passo, conversando fra di loro, Ellen gettò uno sguardo furtivo a Hera, e quando si accorse che l’altra la stava fissando con un sorrisetto sardonico impresso sul volto distolse immediatamente gli occhi, sperando ardentemente che l’altra non dicesse nulla e che non se ne fosse accorta, di qualunque cosa si trattasse.

« Quindi » Hera tradì le sue speranze. « Vieni anche tu, stasera? »

La sua voce era bassa, pervasa da particolare noti vibranti e con un accento molto particolare. Ellen deglutì.

« Sì » rispose semplicemente, levando di nuovo lo sguardo verso l’altra ragazza.

Scoprì con supore che il sorriso di Hera si era fatto meno sardonico, più aperto e sinceramente gioioso.

Accidenti, quanto è bella.

« Ne sono contenta » la sentì dire. « Così finalmente potremo conoscerci tutti un po’ meglio ».

Così... Eh?

Ellen si sforzò di non pensare a un eventuale recondito significato dietro a quelle parole dall’apparenza innocua.

« Già » disse, imprimendosi a forza in faccia la cosa più simile a un sorriso che le riuscisse. « Già, hai ragione, io... »

« Tu calmati » disse Hera, guardandola dritta negli occhi. « Non ti mangia nessuno, capito? »

« Io – »

« Hai talento, o non ti avrebbero preso all’Accademia. Dovresti scioglierti un po’ ».

Ellen era indecisa. Non sapeva bene se detestare Hera per tutta quella sfacciataggine – Insomma, chi ha chiesto le sua opinione? – oppure se rallegrarsi del suo apprezzamento.

« Oh, non fare quella faccia » proseguì l’altra ragazza. « Ho l’abitudine di dire sempre quello che penso. E tu sembri un bel tipo, è davvero un peccato che ti rinchiuda nel tuo guscio ».

Io... io le piaccio?

Una parte di lei – quella persa negli occhi scuri di Hera – avrebbe voluto sorriderle con riconoscenza. Vinse tuttavia l’altra parte, quella irritata da tutti quei consigli non richiesti.

« Entri in agitazione e ti poni ostacoli da sola ».

Questa ragazza è fin troppo eloquente.

Ellen non riuscì a trattenersi.

« Grazie » le rispose in tono vagamente aspro. « Ma non ho bisogno di una balia, posso cavarmela da me ».

Con sua immensa sorpresa, Hera sorrise. Ellen tento di non soffermarsi sul modo in cui i suoi denti candidi scintillavano fra le labbra schiuse.

« Hai visto? » disse la greca. « Devi solo tirare fuori il carattere ».

Tirare fuori... che cosa?!

« Sai, Ellen Kirke, secondo me sotto sotto sei la più tosta di tutti, qui dentro ».

Ellen levò il mento, e questa volta riuscì a guardarla negli occhi senza entrare in fibrillazione. Si rese conto di essere più alta di lei di almeno quindici centimetri.

« Christakos » le disse. « Non ti facevo un’anima tanto pia ».

Hera scoppiò a ridere di gusto. Ellen notò che aveva davvero una bella risata: di gola, profonda, vagamente sensuale.

« Questo dimostra che ho ragione » commentò, una volta smesso di ridere. « Mi accompagni a ritirare dei libri al Ghirigoro? Louis passerebbe tutto il tempo cercando di portarmi la borsa ».

« Io... Che cosa?! »

Ellen, non ti ha chiesto di uscire con lei. Non ti ha chiesto se sei, ecco... insomma.

« Cioè » si corresse. « Sì, certo! »

Hera sorrise in fretta, prima di rivolgersi agli altri. « Io vado un attimo al Ghirigoro. Ci vediamo per mangiare da Fortebraccio? »

« Sì, certo » Grace sorrise. « A dopo! »

« Vuoi che ti accompagni? » si fece avanti Louis.

« No, grazie » ribatté Hera. « Mi accompagna Ellen! »

La prese sottobraccio, trascinandosela dietro lungo la via.

Ellen rimase rigida, i muscoli del braccio tesi, attenta a non sfiorarla più del necessario. Non voleva che l’altra pensasse che lei stesse cercando un contatto, o chissà cos’altro.

Mezz’ora dopo, si trovavano tutti seduti da Fortebraccio con i loro panini davanti.

« Christakos » fece Louis. « Che libri hai preso? »

Ellen ebbe la tentazione di aprire il proprio cheeseburger sulla bionda, perfetta testa del giovane Weasley. Per un istante si beò dell’immagine del ketchup che colava dai suoi capelli lisci e sulle sue sopracciglia dalla linea pulita, poi si riscosse.

« Weasley » stava replicando svelta Hera. « Arrenditi, ti prego. Nonostante tu abbia un’adorabile faccia da mezzo-Veela, non mi piaci proprio ».

« Cambierai idea » promise Louis. « Cambierai idea ».

« Oh, Weasley » Hera fece uno strano sorriso e scosse la testa. « Non credo proprio ».

L’umore di Ellen subì un netto, misterioso miglioramento.

 

 

 

*

 

 

Lily Luna Potter

Sala Comune di Serpeverde

Hogwarts, Scozia

 

Dominique Weasley

Shell Cottage

Tinworth, Cornwall

 

 

22 settembre 2022

 

Cara Domi,

mi annoio. Ma questo potevi immaginarlo. A Hogwarts non succede NULLA, proprio NULLA di nuovo. Certo, ci sarà il Torneo Tremaghi, ma manca ancora un mese all’arrivo delle scuole straniere (e credimi, un mese è davvero tanto, tanto tempo quando ci si annoia).

Non ci sono novità sentimentali. Nessuno scoop, nessuno scandalo, nessuna fuga d’amore (e di notizie). Sembra che gli studenti di Hogwarts si siano dati una calmata... nessuno tradisce nessuno, non ci sono triangoli amorosi, risse o azzuffamenti di un qualunque genere.

Forse è il fatto che tu e Grace avete finito la scuola. Insomma, è come se fosse finita un’era. Sono consapevole di essere perfettamente in grado di dare inizio a un’era nuova, ma tu mi hai raccomandato di non fare stronzate. Ma sai... in realtà sei molto più impulsiva di me, Domi. Parecchio. Perché sei più ansiosa, ecco e NO, non accartocciare il foglio, sai che è vero.

(Credo che se ti avessi detto una cosa simile un anno fa mi avresti uccisa. E infatti un anno fa una cosa simile non te l’avrei mai detta, anche se già la pensavo. Questione... questione di sapersi adattare alle circostanze).

Mi annoio, ripeto. Non ho ispirazione a fare danni e nessuno combina nulla, e poi sono parecchio impegnata con una certa faccenda della quale non posso parlarti (non ora, almeno). Uh! Sì, lo so. Adesso ti stai rodendo il fegato dalla curiosità! Doppio uh, uh-uh. L’ho fatto apposta, lo sai?

Con mia enorme sorpresa, la cosa più interessante l’ha fatta nostra cugina Lucy-la-noia. Insomma, adesso che è ricominciata la scuola ci aspettavamo tutti rose e fiori e un futureo roseo e zucheroso per lei e Scorpius. Insomma, si sono scritti per tutta l’estate e sembrano DAVVERO amarsi alla follia (anche se secondo me costituirebbero una coppia terribilmente noiosa... lei è troppo seria e lui troppo tonto). Ma si amano, sembrerebbe. E quando stavano insieme litigavano per non morire di noia, secondo me.

Ad ogni modo, Lucy ha sorpreso tutti, perché invece che tornare assieme al suo grande amore e vivere felice e contenta per il resto dei suoi giorni, ha detto a Scorpius di RICOMINCIARE DA CAPO. Nel vero senso della parola, come... come se non si conoscessero davvero e se lui dovesse riconquistarla da zero.

Da una parte mi sembra ridicolo, dall’altra non so se stimarla un pochino. Perché lo sta mettendo alla prova, credo, e oltretutto è proprio ora che Scorpius tiro fuori le palle (e non storcere il naso per la trivialità del mio vocabolario). Ho ragione (non è una domanda ma un’affermazione).

Tuttavia questo fatto mi ha stupita solo sul momento, e non è una cosa poi così interessante in realtà (anche se è più interessante di tutto il resto – il restante nulla).

Rose è sorprendentemente quieta, e non è ancora uscita con nessun ragazzo. Da una parte meglio per lei (era ora che si desse una calmata) dall’altra... che noia.

Anche il mio fratellone sembra aver perso il callo e appeso la sua anima di dongiovanni al chiodo (anche se del dongiovanni continua ad assumere i modi). Ha perso la testa per quella ragazza cui ha scritto per tutta l’estate, quindi vuoto assoluto anche sul suo fronte. Di certo conosci la ragazza in questione... è piuttosto popolare. Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, una delle ragazze più sexy della scuola (come Al non si stanca di ripetere almeno venti volte al giorno). E lei non se lo fila minimamente, tra l’altro. Georgia Menley evade abilmente ogni tentativo di approccio da parte di Al, e proprio non capisco perché in realtà (visto e considerato che poi non fa che provocarlo con occhiatine, oppure passandogli accanto ANCHEGGIANDO, quella gallina).

Stranamente, l’umore di Al non sembra risentire di questi continui rifiuti, anzi. Non l’ho mai visto così entusiasta, iperattivo, rumoroso, allegramente irritante. Sembra un bambino sovreccitato, e somiglia a Freddie in maniera inquietante. L’ho sempre detto che mio fratello in realtà è MATTO DA LEGARE. A sentir lui, fra non molto la Menley cederà. Sta sviluppando delle preoccupanti teorie sulla psicologia femminile. Se Louis lo vedesse, credo che tenterebbe una defenestrazione.

TI PREGO, Domi, dì a Louis di scrivergli. DEVE tornare se stesso. Ho provato a dire di avvertire Lou anche a Jamie, ma il mio fratellone si è rifiutato... Dice che non bisogna combattere l’amore. A volte mi chiedo come facciamo a condividere parte del dna, anche se lo adoro.

Il problema è che anche la dignità di Al ne sta risentendo... con Georgia si comporta in maniera davvero assillante, sull’orlo del ridicolo.

Pensa di iscriversi al Tremaghi, tra l’altro, sebbene papà gli abbia espressamente chiesto di non farlo. Ma è un problema fra loro due. E poi pure io mi iscriverei se avessi l’età, anche contro la sua volontà. Chissà che fra un paio d’anni non ne indicano un altro!

Anche Scorpius vuole iscriversi. Greengrass, invece, non fa che ripetere che non è tanto stupido da rischiare l’osso del collo inutilmente. Che idiota... ma sta tornando se stesso, almeno lui. La fase post-te gli sta passando, o così sembra – così spero. Qui ci si annoia troppo.

Lumacorno si è finalmente deciso a dare un festino, sabato prossimo (che sarà il primo di ottobre). Te l’ho salutato, comunque, e gli si sono inumiditi gli occhi. Non gli ho proposto di aiutarlo a organizzare la festa come facevi tu, comunque. A me alle feste piace andarci e divertirmi, non organizzarle per far vedere a tutti quanto sono capace e mondana. Non ho bisogno di dimostrare nulla a nessuno.

Ho già deciso di mettermi un vestito verde, anche perché alla festa ci vado con Al e il vestito è perfettamente intonato ai suoi occhi. Ho chiesto al mio fratellone di accompagnarmi perché così avrò il pass per gli alcolici, visto che lui è maggiorenne. Oltretutto, Al si sentirà meno in colpa perché secondo lui mi trascura (James gli ha raccomandato di non trascurarmi, che tenerezza. Non mi stupirei se gli avesse fatto stringere il Voto Infrangibile).

E poi, sarò libera di fare quel che voglio, visto che Albus starà appresso alla Menley per tutta la sera. Speriamo che Lumacorno continui la moda dei cocktails Babbani, perché quelli magici fanno tutti schifo (sì, Domi, anche il MagiMartini... piace solo a te perché fa molto chic). E Al non mi permetterebbe mai di bere del Firewhiskey.

Adesso devo andare, Domi.

E dì a Louis di scrivere a mio fratello.

Lily

 

 

*

 

Prima di quella sera, Ellen non era mai stata a una festa, se si escludevano quelle due o tre volte in cui era stata invitata ai festini organizzati dal professor Lumacorno a Hogwarts – con la prepotente collaborazione di Dominique Weasley. Proprio per questo nel prepararsi per raggiungere l’appartamento di Grace e James si scoprì parecchio indecisa su cosa indossare.

« Ellen? »

La voce di sua madre, appena affacciatasi all’entrata della sua stanza, non sarebbe potuta essere più perplessa. La ragazza non aveva alcuna difficoltà a comprenderne la causa: probabilmente, mai prima di quel momento Juliet aveva visto la figlia in piedi di fronte allo specchio, con l’armadio spalancato e un’espressione dubbiosa impressa sul volto.

« Ellen, cosa fai lì? »

Lei deglutì. « Non ho niente da mettermi » buttò lì in un borbottio.

Juliet inarcò le sopracciglia: « Da quando in qua ti fai questo tipo di problemi, tesoro mio? » le domandò.

Ellen scrollò le spalle. « Da quando sono stata invitata a una festa dai compagni dell’Accademia ».

La madre non riuscì a celare la sua sorpresa, tradita dal palese modo in cui aveva sgranato gli occhi per lo stupore.

« Una festa, Ellen? » chiese, come se non fosse sicura di aver sentito bene.

Ellen fu assalita da un moto di irritazione. « Sì, mamma! » sbottò, esasperata. « Una festa! Sembra assurdo, ma sono stata invitata a una festa e ho intenzione di andarci! »

La reazione di Juliet la stupì, poiché le stavano brillando gli occhi.

« Che genere di festa è? » le domandò.

Lei aggrottò le sopracciglia. « James e Grace inaugurano la loro casa nuova. Una cosa tranquilla, hanno detto ».

« Cosa hai intenzione di indossare? »

« Non lo so, ma credo di vestirmi alla Babbana ».

Juliet sorrise: « Ottima scelta! » convenne.

Mezz’ora dopo, la madre era riuscita misteriosamente a ripescare da chissà dove una graziosa casacca azzurro chiaro, che metteva allegramente in risalto gli occhi azzurri di Ellen. La ragazza indossò il capo di abbigliamento con un paio di jeans attillati e delle ballerine rosse che la madre aveva allegramente prodotto trasfigurando un paio di vecchie scarpe da ginnastica.

« Questi incantesimi sono di breve durata » le disse. « Ma per questa sera reggerà ».

Ellen trovò degli orecchini rossi nel proprio portagioie e li infilò alle orecchie.

Si guardò allo specchio nuovamente: vestita così, aveva un aspetto quasi vivace. Gettò un’occhiata ai capelli neri, che le ricadevano come due lisce cortine ai lati del volto, conferendole un aspetto fastidiosamente serio. Colta da chissà quale istinto, li sollevò con le mani, raccogliendoli in cima alla testa e fissandoli con un paio di forcine. I capelli le scoprivano adesso le orecchie, e il rosso degli orecchini infondeva allegria al suo volto latteo. Provò a sorridere, e scoprì che farlo davanti allo specchio le riusciva molto più naturale del previsto.

« Stai benissimo, tesoro » le disse Juliet, ricevendo in cambio un sorriso grato e un po’ sorpreso.

Si guardò allo specchio ancora, scoprendo che sua madre aveva ragione.

« Sono pronta » disse.

« Vai » Juliet le carezzò una guancia. « E divertiti ».

Ellen rivolse alla madre un’ultimo sorriso nervoso, prima di Materializzarsi con matematica precisione all’indirizzo indicatole da Grace quella mattina – era una strega di talento, la giovane Kirke, sebbene dubitasse sempre di se stessa.

Entri in agitazione e ti poni ostacoli da sola.

« Ehi, Ellen! » fu Grace stessa ad aprirle la porta, un sorriso smagliante a illuminarle il volto. « Mi fa piacere che tu sia venuta! »

Lei fece un respiro profondo e ricambiò l’abbraccio dell’altra, sforzandosi di ridurre al minimo il disagio che provava e di celare il restante. Fortunatamente, in questa occasione il sorriso accogliente di Grace Zabini la aiutò piuttosto che esserle d’impaccio – forse perché quella sera aveva un che di dolce in più.

Ellen seguì Grace dentrò, e come sempre non mancò di notare come lo sguardo della ragazza si facesse in qualche modo vellutato quando si posava di di James. In quello che doveva essere il salotto – arredato per adesso solamente a metà – si trovavano una decina di persone, sedute chi sul divano, chi su sedie pieghevoli, chi su soffici cuscini adagiati sul pavimento in parquet. Ellen notò con sollievo che erano tutti abbigliati più o meno come lei, in maniera graziosa ma casual.

Al suo ingresso nella stanza, ricevette sorrisi allegri e sguardi curiosi. Una parte del suo cuore la spinse a ritrarsi a mo’ dei ricci, tirandosi indietro, respingendo tutte quelle occhiate interessate.

Ellen, intimò a se stessa. Ellen, piantala di stare sulla difensiva, non ce n’è motivo.

Ripetersi queste parole in qualche modo la aiutò. Sospirò appena e lasciò che le proprie labbra si schiudessero in un sorriso. Incrociò lo sguardo di Hera, e nonostante il vigoroso sobbalzo del proprio cuore riuscì a riconoscere nel suo sguardo un certo compiacimento.

Sembri un bel tipo, è un peccato che tu ti rinchiuda sempre nel tuo guscio.

Ellen vide Ben Aubrey rivolgerle un cenno di saluto, che ricambiò. Fra le persone sedute sul divano, riconobbe alcune facce familiari – parenti di James, perlopiù, che a Hogwarts Ellen conosceva di vista.

Non le ci volle molto a riconoscere la ragazza che si alzò. Aveva un corpo flessuoso e sottile come un giunco, i suoi capelli biondi erano tagliati corti e la voce che le si rivolse limpida e decisa, libera da qualsiasi esitazione. Il suo volto aveva tratti regolari e un’aria sveglia, gli occhi erano grigi e brillanti.

« Ciao » le si rivolse Dominique Weasley, tendendole la mano con un’apparente grande sicurezza di sé. « Non credo che ci conosciamo già... Io sono Dominique, piacere ».

Ellen si schiarì la voce, stringendole la mano. « Piacere, Ellen » rispose, sorridendo un po’ a stento.

Ricordava i tempi della scuola, così come ricordava le ore e ore di lezione che aveva trascorso assieme a Dominique, sebbene appartenessero a case diverse. Lei ricordava Dominique, ma quest’ultima neanche era al corrente della stessa esistenza di Ellen. La giovane Kirke si rese amaramente conto di essere sempre stata insignificante. Aveva sempre fatto di tutto per stare lontana dai riflettori, di non andare troppo bene a scuola né troppo poco, di impegnarsi negli studi tentando al contempo di non risultare troppo brillanti.

Hai talento, o non ti avrebbero presa all’Accademia. Devi solo... scioglierti un po’.

Ellen notò con una certa costernazione che Hera aveva perfettamente ragione. Per anni aveva soffocato ogni istinto, aveva celato ciò che aveva di buono nel profondo di se stessa... e per cosa? Timore di perdere ciò che aveva, forse? Ma proprio per questa eccessiva ansia – adesso se ne rendeva conto – aveva perso molte occasioni. E molte risate.

Risate come quelle che adesso risuonavano nel piccolo salotto, mentre Adrian Goldstein – suo compagno di casa e fidanzato di Dominique – si alzava e le stringeva la mano. Fra gli invitati riconobbe Molly Weasley, alta e secca come una stampella, che le rivolse un sorriso autoritario e le porse la mano per una ferma stretta, prima di tornare a parlare concitata con Lysander Scamandro. Quest’ultimo la ascoltava distrattamente parlare dei danni che il gemello Lorcan di certo stava combinando da-qualche-parte-in-mezzo-ai-draghi. Ellen era dell’idea che Molly e Lorcan costituissero una coppia a dir poco stupefacente, poiché le era sempre parso strano che due persone diametralmente opposte come quei due potessero stare assieme e addirittura amarsi. Molly era la studentessa con la media più alta che Hogwarts avesse registrato negli ultimi anni, celebre in tutta la scuola per la propria ambizione quasi quanto Dominique per le manie di protagonismo. Lorcan, invece, era un taciturno dai modi bruschi, spesso sull’orlo della maleducazione.

Fra Molly e Lysander c’era Roxanne Weasley, mano nella mano con quest’ultimo. Ellen, che aveva condiviso il dormitorio con lei per ben sette anni, le sorrise con calore e la salutò con sincero piacere.

« Ehi, Ellen! Qui! »

Come ogni volta che la udiva, la voce di Hera scosse qualche corda profonda e ben nascosta in lei. Ellen sospirò profondamente prima di voltarsi, chiedendosi quasi disperatamente se il proprio aspetto fosse gradevole, se anche a Hera piacesse andare a teatro e se in definitiva mai sarebbe potuta piacere all’altra allo stesso modo in cui lei stessa si sentiva attratta dalla giovane greca – per quanto le paresse strano anche solo pensare qualcosa di simile.

Tuttavia, qualche volta si permetteva di pensare a Hera, prima di dormire. Concedeva a tali pensieri solo pochi minuti, timorosa che qualcuno potesse in qualche modo carpirli dalla sua mente. Per lo stesso motivo non osava confidare le sensazioni che l’assillavano a un foglio di carta o un diario. Solo dentro alla sua testa erano davvero al sicuro.

In quel momento, tuttavia, si voltò. Notò il modo in cui Hera teneva la testa alta, il mento sollevato. I suoi occhi castani luccicavano, come sempre, e i riccioli scuri le ombreggiavano le spalle e la nuca¹. Sorrise a Ellen, con quelle sue labbra rosee e perfette.

« Vieni con noi, forza! »

Ellen si fece coraggio, e si decise a raggiungere la ragazza, che sedeva da una parte assieme a Ben Aubrey e Louis.

Devi solo tirare fuori il carattere.

Si sedette accanto agli altri con quanta naturalezza le riuscì.

« Christakos » stava dicendo Louis. « Dai. Lascia che ti accompagni a casa, dopo la festa ».

« Louis, ti prego » Hera sospirò – doveva cominciare a essere veramente esasperata –, « non costringermi a rispondere di no ancora una volta ».

« Ma – »

« Lou! » la voce di Dominique giunse forte e chiara dal divano, vagamente sfumata d’indignazione. « Sei il solito inopportuno. Al posto della povera Hera, ti avrei già lanciato una fattura ».

Louis mugugnò qualcosa in risposta alla sorella, infastidito, ma il cuore di Ellen cantava la più viva approvazione alle parole di Dominique.

Il ragazzo attese che quest’ultima fosse nuovamente catturata dalla conversazione con Grace e Adrian, prima di tornare a rivolgersi a Hera.

« Christakos, è una richiesta innocente! Anzi... mi offro di riportarti a casa e basta, è da gentiluomo ».

Hera inarcò le sopracciglia: « Piantala, Louis. Lo so benissimo che ci proveresti, sai? »

Il giovane riuscì a imprimersi in faccia un’espressione angelica molto poco convincente – Ben, nel frattempo, osservava la scena con aria vagamente divertita.

« Suvvia, Hera! Non pensare male, io voglio – »

« La tua fama di dongiovanni non ti serve a nulla, Louis? Dovresti sapere che comportandoti in modo tanto assillante le donne le allontani, piuttosto che avvicinarle ».

Passò qualche istante di silenzio, prima che Ellen si rendesse pienamente conto che tali parole erano uscite dalla propria bocca. Quando se ne accorse, dischiuse le labbra e boccheggiò appena, per poi serrarle nuovamente e levare il mento come faceva Hera, emettendo un sorriso nervoso. Si sentiva... trepidante.

Lo sguardo di Louis era stupefatto, ma anche divertito – Ellen si disse che avrebbe dovuto capirlo: per lui, il corteggiamento era tutto un gioco.

Hera scoppiò a ridere.

« Louis » disse. « Lasciamelo dire. Non hai speranze con me, e non le avrai mai. Non dipende da te, è solo che sono poco... poco interessata a uscire con un ragazzo, chiunque sia ».

La giovane greca cercò lo sguardo di Ellen – la quale, dal canto suo, non aveva cessato un istante di fissarla. Si scambiarono un’occhiata d’intesa, e alla ex-Grifondoro parve di cogliere svariati sottointesi nelle parole che l’altra aveva rivolto a Louis.

Il cuore le pompava rapido il sangue nelle vene, e non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo euforica.

Sai, Ellen Kirke, secondo me sotto sotto sei la più tosta di tutti, qui dentro.

 

 

 

*

 

La festa era finita, e gli invitati erano tutti tornati a casa. Grace era sdraiata sul divano, le lunghe gambe penzoloni dal bracciolo. Sorrideva quietamente: l’espressione del suo volto era dolce, i suoi occhi pensierosi. I capelli biondi disegnavano strisce chiare sul tessuto rosso scuro del divano.

James si accorse ancora una volta di quanto fosse bella, e di quanto fosse sua.

« Sistemiamo domani questa roba, che ne dici? » le propose, indicando con un cenno della testa il disordine che pervadeva la stanza – neanche troppo eccessivo, a dire il vero.

Grace parve riscuotersi d’improvviso dai propri pensieri, e gli sorrise.

« Buona idea » annuì.

James aggrottò le sopracciglia.

« Qualcosa non va, tesoro? » le chiese.

Grace aprì la bocca e la richiuse.

Il giovane Potter realizzò improvvisamente che durante l’intero corso della giornata era parsa strana, quasi assente. Allegra, certo, ma non particolarmente euforica – non quanto lui si sarebbe aspettato. Pareva persa in chissà quali pensieri, con quella curiosa espressione di quieta dolcezza impressa sul volto.

« Grace... » mormorò.

Si sdraiò accanto a lei sul divano, circondandola con le braccia.

« Che succede, Grace? » disse. « Parlami ».

La ragazza si divincolò appena per voltare il collo e guardarlo dritto in faccia.

« Sono incinta, Jamie » disse con voce forte e chiara.

 

 


 

 

 

¹ Non ho resistito. Dovevo citare quel frammento di Archiloco che dice: Le chiome le ombreggiavano le spalle e la nuca.

 

 

 

Note dell’Autore

Okay, siete autorizzate tutte a detestarmi, perché stavolta ci ho messo una vita ad aggiornare. Ad ogni modo, da adesso in poi cercherò di essere regolare con gli aggiornamenti. Poiché sto postando in contemporanea un’altra long-fic sul fandom di HP (Mehr Licht, Grindeldore. Se vi piace lo slash, mi farebbe piacere se deste un’occhiata!), posterò l’una e l’altra a settimane alternate, a partire dalla prossima.

Quindi... ci rivediamo lunedì con Sulla tua pelle!

E grazie a tutti voi per le vostre meravigliose recensioni. Non mi aspettavo tanto successo, devo ammetterlo!

Joie,

Daph

 

PS: la rivelazione finale. Sì, lo so. =)

   
 
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