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Autore: Yoru Sougiya    27/03/2012    1 recensioni
Lo sguardo di Gilbert era diverso, non troppo interessato al suo aspetto esteriore, ma piuttosto nutrito della normale e genuina curiosità che si ha verso uno sconosciuto, soprattutto se questi deve diventare il tuo coinquilino. [Interrotta]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gilbert Nightray, Un po' tutti, Xerxes Break
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo:Burn
Fandom:Pandora Hearts
Personaggi:Xerxes Break, Gilbert Nightray, Jack Vessalius, Oswald Baskerville
Pairing(s):Break/Gilbert (main), Jack/Oswald
Parte:2/-
Rating:PG/PG-13 (per ora)
Genere:Generale, Romantico
Avvertimenti:AU, Slice of life, Spoiler! (in particolare dal capitolo 65)
Riassunto: Mentre Jack parlava, Break aveva guardato Gilbert ed era rimasto perplesso dalla sua espressione, il moro infatti sembrava come imbarazzato dal fatto che si parlasse di Oz. Non poté evitare di pensare che tra i due ci fosse di più di quanto Jack sapesse, o comunque rispetto a quanto aveva detto.
Note:Volevo aggiornare prima. Non ci sono riuscita, ovviamente. Come ho scritto già negli avvertimenti, nonostante sia un AU, attenzione agli spoiler!

 

 

Contact

 
Dopo una settimana Break era di nuovo davanti a quella che era diventata anche casa sua. Aveva dovuto portare tutto da solo, il suo unico amico (nonché ex coinquilino) non era in città, quindi si era arrangiato come poteva, portando due valigie piene di cose e diversi scatoloni in un taxi, spendendo fin troppi soldi. Gilbert era fuori in terrazzo a fumare quando lo vide arrivare.  Scese di corsa per dargli una mano.

«Ma sei idiota o cosa?» urlò correndogli incontro.

«Buongiorno anche a te Gilbert!» fu la risposta divertita di Break.

«Ti pare il caso di portare tutte queste cose da solo? Se non avevi nessuno che ti aiutasse, bastava chiamarmi e sarei venuto io» continuò a urlare così, mentre aiutava Break a portare le sue cose in casa. Più Break faceva dei commenti sarcastici, o si dimostrava divertito dalla soluzione, più si scaldava.

«Cavolo se sarà tutto il tempo così mi farai impazzire» disse dopo aver sistemato l’ultimo scatolone nella camera di Break, spostando con la mano i capelli neri che gli ricadevano scomposti sulla fronte.

«Oh, andiamo Gilbert, ci divertiremo un mondo, ne sono sicuro!»

Per tutta risposta il moro alzò gli occhi al cielo.

«Beh, visto che da questo momento siamo ufficialmente coinquilini che ne dici di festeggiare?» chiese Break con un sorriso talmente ampio, che faceva intendere che il no non era una risposta nemmeno  da contemplare.

«Festeggiare?» ripeté Gilbert, che appariva decisamente spiazzato.

«Già!» Break si chinò per aprire una delle sue valigie «Ho portato degli ottimi pasticcini da tè, mentre li prendo dalla valigia tu metti a bollire l’acqua».

Gilbert andò in cucina perplesso. Mentre stava mettendo sul fuoco il bollitore entrò nella stanza anche Break, portando in mano la scatola dei dolci, che in quei pochi istanti aveva già aperto e dalla quale stava prendendo un secondo pasticcino, oltre a quello che aveva già in bocca.

Guardò Gilbert soddisfatto e con un balzo si mise a sedere sul tavolo al centro della cucina, il moro si girò sentendo il rumore alle sue spalle e lo guardò sconvolto.

«C-Che diavolo fai seduto sul tavolo?»

«Aspetto il mio tè» cantilenò Break. Allungano la scatola verso Gilbert chiese poi sorridendo «Pasticcino?»

«No. Grazie» gli occhi del ragazzo erano sbarrati. Vedere una persona persino più grande di lui, comportarsi in quel modo non era decisamente qualcosa a cui era abituato. Aveva ricevuto un’educazione piuttosto rigida, non solo l’unico posto in cui sedersi in cucina per lui erano sempre e solo state le sedie, ma gli era sempre stato intimato di mettersi a sedere in maniera composta e di seguire, in generale, ogni convenzione sociale richiesta.

«Potresti non sederti sul tavolo?»

Break lo guardò e in un attimo al suo sorriso fece posto un’espressione imbronciata che avrebbe fatto invidia anche al bambino più capriccioso.

«Per favore?» aggiunse Gilbert, cercando di non prendere la pazienza.

«Sei noioso Giiil» e dicendo questo si lasciò cadere all’indietro sul tavolo e vi si sdraiò completamente, facendo ondeggiare la gambe avanti e indietro.

«Insomma! Hai quasi trent’anni o sbaglio? Si può sapere che cavolo stai facendo?» a grandi falcate, il moro si diresse verso il tavolo e afferrando Break per il polso della mano destra lo tirò su, cercando di farlo mettere prima di tutto seduto, e poi di farlo scendere.

Probabilmente però Gilbert usò un po’ troppa forza o semplicemente Break fu preso di sorpresa, tant’è che con il movimento improvviso i suoi capelli si spostarono dalla fronte, solo per un attimo, ma tanto bastò a Gilbert per vedere che a quel ragazzo mancava completamente l’occhio sinistro.

Non strillò, ma rimase comunque fortemente impressionato, quindi lasciò andare il polso di Break che ricadde all’indietro sul tavolo, urtando il gomito.
«S-Scusa» furono le uniche cose che riuscì a dire Gilbert.

«Scusami tu, Gilbert» disse Break, tirandosi su e aggiustandosi i capelli in modo da ricoprire l’orbita vuota, un sorriso, questa volta non divertito, ma piuttosto amareggiato comparve sul suo volto «Probabilmente avrei dovuto dirtelo».

«Queste—» lo interruppe il moro che stava riacquistando il suo contegno «Queste non sono certo cose che si dicono la prima volta che incontri uno sconosciuto».

Per un attimo si guardarono sorridendo, poi il fischio del bollitore fece voltare Gilbert che tornò ai fornelli, non prima di aver ricordato a Break un’ultima cosa:

«E comunque resta il fatto che devi scendere dal tavolo!»

Break scese giù sbuffando.


«Allora, non mi chiedi cos’è successo al mio occhio?»

Break aveva già finito il suo tè (e anche quasi tutti i pasticcini, a Gilbert ne erano toccati solo un paio) e fissava il moro che ricambiava il suo sguardo da dietro la tazza. Gli occhi dorati lo fissavano intensamente, mentre prolungava, forse un po’ troppo, l’ultimo sorso di tè.

Non appena iniziò a rispondere a quella domanda, che l’aveva decisamente spiazzato, distolse gli occhi da Break.

«Me lo dirai quando e come vorrai» disse con lo sguardo fisso sul cucchiaino con il quale aveva iniziato a giocherellare «Immagino ci siano degli argomenti di cui parlare solo quando ci si sente pronti».

Tornò a guardare Break, il quale gli rispose con un sorriso che poteva essere solo di gratitudine.

«Mi togli tutto il divertimento se ti dimostri così maturo» cantilenò Break.

«Credo che in questa casa almeno qualcuno debba esserlo» rispose stizzito Gilbert, che di certo non si aspettava una risposta così idiota.

Break d’altro canto, non aveva la minima idea di come far capire a Gilbert quanto invece gli era grato per la sua discrezione: un problemaveramente da persona immatura.
Proprio in quel momento bussarono alla porta.

«È tuo fratello?» chiese Break con un tono tra lo schifato e il preoccupato. Non voleva decisamente vedere quel tizio, soprattutto in quel momento. Anzi, sarebbe stato ben felice di non vederlo mai più, ma forse era chiedere troppo.

«Vince non bussa mai» fu la risposta, decisamente troppo atona di Gilbert. Probabilmente la cosa non gli andava a genio ed era lo stesso per Break, che al solo pensiero di Vincent che entrava in casa quando e come gli pareva aveva innegabili istinti omicidi.

«Chi è?» chiese intanto Gilbert.

«Indovina?» rispose una voce divertita dall’altro lato della porta.

“Un altro tizio irritante” pensò Break uscendo dalla cucina e affacciandosi all’ingresso per vedere chi era l’ospite.

«Ciao Jack» disse Gilbert aprendo la porta.

Il ragazzo che stava entrando era di poco più basso di Gilbert, aveva dei lunghi capelli biondi legati in una treccia, gli occhi verde smeraldo si fermarono subito su Break, un sorriso apparve sulle sue labbra.

«Cielo, Gilbert! il tuo coinquilino è arrivato e ancora non ce lo presenti? Io sono Jack» disse il biondo rivolto a Break, tendendogli la mano.

«Xerxes Break».

«Che nome originale» disse Jack, per poi rivolgersi nuovamente a Gilbert «Volevi tenertelo tutto per te, eh?»

Gilbert appariva piuttosto confuso da quella domanda, ma  prima che potesse rispondere un altro ragazzo apparve alla porta.

«Jack, smettila di infastidire Gilbert» disse semplicemente. Gli occhi di Jack si illuminarono non appena lo vide. Era un ragazzo veramente molto bello, questo era innegabile, era il più alto nella stanza, i capelli erano scuri e lisci, gli occhi, di un viola intenso, fissavano Jack, ma a differenza del tono di ammonimento con cui gli si era rivolto, non c’era traccia di rimprovero nel suo sguardo.

Jack distolse lo sguardo dal ragazzo e ridacchiò.

«Hai ragione, non vorrei Gil mi sbattesse fuori di casa…»

«Non lo farei mai!» urlò Gilbert.

«Lo so benissimo» disse Jack ridendo «Stavo scherzando! Se lo faresti renderesti triste il nostro Oz…»

«Oz?» domandò Break, incapace di tenersi fuori dalla conversazione. La faccia che aveva fatto Gilbert, non appena Jack aveva fatto quel nome lo aveva decisamente incuriosito. Il moro infatti aveva sgranato gli occhi ed era arrossito vistosamente.

«Sì, il mio piccolo cugino» rispose Jack sorridendo «È una matricola all’Università ed è un grande amico di Gil. Hanno recitato insieme in diverse opere teatrali, visto che entrambi seguivano lo stesso corso di recitazione. Ma al contrario di Gilbert che ha continuato ed è entrato in Accademia, Oz ha deciso di seguire la professione di suo padre ed è entrato a Giurisprudenza. Un giorno, visto che mi serviva una casa, Oz ha chiesto a Gil se poteva affittarmi una stanza, ed eccomi qui, insieme al mio amico Oswald, che tra l’altro ancora non si è presentato» si rivolse al ragazzo che era ancora sulla porta «E poi fai a me la predica sulle buone maniere?»

Mentre Jack parlava, Break aveva guardato Gilbert ed era rimasto perplesso dalla sua espressione, il moro infatti sembrava come imbarazzato dal fatto che si parlasse di Oz. Non poté evitare di pensare che tra i due ci fosse di più di quanto Jack sapesse, o comunque rispetto a quanto aveva detto.

Oswald si presentò a Break, che lo studiò incuriosito, era tutto l’opposto di Jack tanto che si chiese come potevano vivere insieme due persone del genere. In effetti, sembravano anche andare abbastanza d’accordo.

«A questo punto noi togliamo il disturbo e vi lasciamo a fare amicizia» disse Jack ridacchiando «Scusate l’intrusione!»

Salutando con la mano sparì all’improvviso come era apparso.

«Buona giornata» disse Oswald in tono molto più formale, prima di uscire anche lui, chiudendosi la porta alle spalle.
 

Gilbert sbuffò come se fosse esausto, si diresse in salotto, dove si lasciò cadere sul divano, stava per accendersi una sigaretta quando Break gliela sfilò dalla bocca.

«Se io non posso sedermi sui tavoli, tu non puoi fumare in casa. Non vedo perché respirare queste schifezze».

Gilbert all’inizio aveva sgranato gli occhi sorpreso.

«Mi farai veramente impazzire» disse infine con una faccia tra l’arrabbiato e il rassegnato, buttando in dietro la testa, fissando, assorto nei suoi pensieri, il soffitto.

Break si sedette ridacchiando vicino a lui.

«Gilbert?»

«Hm?»

«Stavo pensando… Perché non facciamo uno scambio di informazioni?»

Gilbert si girò a guardare Break, si rese conto che la domanda era seria questa volta. Assunse un espressione grave, gli occhi dorati fissi sull’occhio cremisi.

«Cosa intendi?»

«Tu parlami di Oz. Io ti dirò del mio occhio» disse Break sorridendo, mentre scartava una caramella che aveva appena tirato fuori da una tasca.

   
 
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