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Autore: Nidham    27/03/2012    2 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il brusio, nel campo, era diventato, incredibilmente, più gioioso e vivace.

La paura e la morte serpeggiavano ancora nelle voci dei soldati, ma l'insensatezza dell'idea di Alistair era riuscita, per un attimo, ad annebbiarne il ricordo: tutti sembravano indaffarati a rendere reale l'inganno che c'eravamo costruiti intorno.

Sorrisi al piccolo specchio che Leliana mi aveva lasciato, stupendomi del tempo trascorso da quando avevo visto, per l'ultima volta, lo sguardo di una donna al di là di quel vetro argentato.

Ero bella e questo mi rendeva assurdamente felice. Il trucco leggero donava lucentezza al mio viso e i sottili nastri argentei, intrecciati tra i miei capelli, ne mitigavano la barbarie del taglio. La seta mi carezzava morbida la pelle, facendomi sentire più nuda di quanto non ricordassi lecito e rendendomi piacevolmente impacciati i movimenti.

Persino Eamon, quando era accorso a sommergermi di rimproveri e raccomandazioni, era rimasto a bocca aperta, confuso nel trovarsi davanti una dama, al posto di un guerriero.

Un tempo avrei odiato quello sguardo, negli occhi di in un uomo... l'apprezzamento per il mio aspetto più che per le mie abilità... ma non adesso. Adesso avevo bisogno di dimenticare l'onore e la spada per fingere, un ultimo istante, che il mondo non fosse impazzito.

Scossi la testa, rassegnata alla mia stupidità e alle beffe di un destino che mi portava a desiderare sempre ciò che non avevo.

Un vento leggero gonfiò i teli della tenda e mi avvolse nel penetrante odore della realtà e del sangue. Sospirai, reprimendo uno stupido brivido, mentre la mia immagine si faceva appena più sfuocata, nello specchio.

L'alba sarebbe giunta presto e avrebbe cancellato gli ultimi sprazzi di quel breve sogno, ma adesso era ancora notte e io indossavo ancora la mia veste da sposa...

Da fuori, udii la voce di Alistair rispondere, sorpresa e decisa, ad una protesta di Oghren sulla scelta dei canti con cui Leliana avrebbe accompagnato quella semplice cerimonia e ringraziai mentalmente il Creatore che il mio futuro sposo non si fosse lasciato convincere a optare per qualcosa di più vivace.

Wynne sembrava essersi rassegnata alle nostre nozze, nonostante i timori che condivideva con l'Arle, e si era assunta il compito di rallegrare l'ambiente con qualche decorazione e un po' di magia.

Sten non aveva detto una sola parola e credo progettasse di allontanarsi dal campo prima dell'inizio di quella follia; se Morrigan fosse stata con noi, probabilmente l'avrebbe accompagnato.

Fu un pensiero stupido e strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie nei palmi, mentre un sapore acre di paura mi riempiva la gola e minacciava di sopraffare ogni mia buona intenzione.

“Eilin...” per la prima volta, la voce di Zevran mi apparve più funerea del mio umore.

Avvertirlo alle mie spalle non mi sorprese: riusciva sempre ad avvicinarsi senza che lo udissi, nonostante la somma fiducia che nutrivo nel mio udito e nel mio istinto; ma forse non era solo per le sue innegabili doti di assassino... egli era parte di me, del mio cuore e mi piaceva credere fosse questa, soprattutto, la ragione per cui tanto facilmente riusciva a superare ogni mia difesa.

Contrassi i muscoli della schiena, prima di decidermi a fronteggiarlo, perché, in cuor mio, già sapevo il motivo di tanta preoccupazione.

“Va tutto bene?” Mi volsi con un sorriso, facendo ondeggiare la gonna intorno ai fianchi e sperando in qualche apprezzamento assurdamente malizioso che dissipasse quella tensione.

“Devo parlarti, anche se forse mi odierai!”

“Di cosa, Zev? Se vuoi dirmi che il color magnolia non mi dona, sappi che potrei lasciarti in pasto a Leliana: è stata una sua scelta. Io preferivo il lavanda!”

“Sei bellissima! E lo sai” Protestò, lasciandosi distrarre per un attimo, ma senza abbandonare l'umor nero.

“Allora il problema sono i nastri? O questi assurdi orecchini a goccia?”

“Devo dirti una cosa su Alistair...”

Sorrisi, senza allegria e senza esitazioni.

“Cosa, Zevran?” continuai a fissarlo, quieta “Che progetta una follia, rendendomi regina prima che moglie?”

Lo vidi sgranare gli occhi “Allora lo sai?”

Fu il mio turno di sorprendermi, nonostante mi fossi ripromessa di non farlo “Allora è vero? Peste e dannazione!”

“Eilin!” Il tono indignato di Zevran sarebbe stato comico, se avessi potuto apprezzarlo, al di là del dolore nel veder confermata la mia più cupa ipotesi.

“Mi hai preso in giro...”

“No!” lo interruppi, respingendo il primo moto di sconforto e accorgendomi di riuscirci con più facilità di quanto non avrei potuto supporre “Ho tirato ad indovinare e tu hai convalidato i miei timori!”

Ero calma, senza alcun tremore nella voce o ombra nello sguardo.

“E' uno stupido!” mi limitai a sentenziare.

“Lo lascerai fare?” Nascosta dall'assoluto stupore, lessi una nota di speranza in quella domanda, un desiderio appena accennato, ma prepotente, che, per un attimo, dissipò la malinconia.

Scossi la testa, ancora sorridendo, e vidi quel flebile lampo di luce abbandonare i suoi occhi.

“Non posso, Zevran. Non voglio”

Annuì, semplicemente.

“Come hai...?”

“Sono state le parole di Eamon a farmi riflettere, per la prima volta, sul ruolo che avrei assunto, sposando Alistair. Ti parrà incredibile, ma l'idea che sarei stata regina non mi aveva proprio sfiorato. Mia madre si sarà rivoltata nella tomba, per la mia sconsideratezza... o lo avrebbe fatto, se ne avesse avuta una!”

Zevran mi strinse a sé, preoccupato dall'indifferenza che avvertiva nelle mie parole, più di quanto non lo sarebbe stato se mi avesse visto piangere o urlare.

“Poi Leliana si è intromessa, raccontando all'Arle le parole di Alistair, nel preannunciarle il nostro frettoloso matrimonio: qualche stupidaggine sul fatto che tutti avrebbero dovuto sapere che io ero la donna da lui scelta per regnare al suo fianco... che non poteva permettersi di aspettare per mostrare al mondo il nostro legame... cose così.”

Mi scostai leggermente dal suo petto e accantonai le spiegazioni con un gesto della mano.

“Non sono stupida e sono paranoica per natura, Zevran.”

“Che farai?”

“Sto per sposarmi, che altro vuoi che faccia? Dovrebbe impiegarmi almeno tutta la notte...”

“Mi spieghi come diamine riesci a scherzarci su?”

Mi strinsi nelle spalle.

“Preferisci mi metta a gridare? O che esca da qui brandendo la spada e minacciando di ucciderlo? Posso farlo, se ti tranquillizza.”

“Per quanto mi riguarda, niente potrà più tranquillizzarmi!” Aveva l'aria arruffata di un cucciolo ed era talmente strano, in lui, che non potei evitare di ridere.

“Oh, Zevran, ti adoro! E ti ringrazio per aver deciso di avvertirmi e di consolarmi... lo hai sempre fatto e so che l'avresti fatto sempre.”

Gli sfiorai la guancia con un bacio.

“Ma, ti assicuro, sto bene” annuii, fiduciosa e sorpresa dalla verità delle mie parole “Adesso uscirò da qui e mi godrò lo sguardo ammirato di tutti quelli che, fino ad adesso, non mi hanno visto altro che come un soldato. Poi pronuncerò un giuramento sincero quanto a breve termine e brinderò con tutti voi alla nostra felicità... sicura che sopravvivrà almeno fino a domani. Non è poco, tutto sommato. Quanti, nella loro vita, possono vantare una notte intera di gioia?”

“Gli parlerai?”

“No. Mi limiterò a metterlo davanti al fatto compiuto, come avrebbe voluto fare lui.”

“Eilin... perdonami... io...”

Gli poggia il dito sulle labbra. “Non ce n'è motivo.”

“Non avrei voluto causarti dolore, ma non potevo...”

“Lo so. E ti ringrazio.”

Mi voltai per uscire e approfittare di quell'inaspettato attimo di incoscienza che mi aveva pervaso, poi tornai sui miei passi e lo strinsi di nuovo a me.

“Sai, in fondo sono felice che abbia almeno desiderato morire al mio posto! Non glielo lascerlò mai fare, ma sapere che l'avrebbe desiderato... è inebriante! Grazie di avermelo detto.”

Risi e lo trascinai con me verso la luce dei fuochi, lasciando che il lembo della tenda si chiudesse tra noi e l'oscurità.

  
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