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Autore: Marauders    23/10/2006    7 recensioni
E se ci fosse stato prima James al torneo tre maghi? Prongs
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: La terza prova

 

Erano passati quasi quattro mesi dalla conclusione della seconda prova e, oramai, anche il torneo tremaghi stava per giungere al suo termine.

Alle sette del pomeriggio, di una calda giornata di inizio giugno, i tre campioni erano stati convocati per ricevere le istruzioni sulla loro ultima impresa che avrebbe avuto luogo il giorno successivo, si trovavano tutti e tre con i presidi ai limiti della foresta, poco distanti dal treno di Hogwarts.

“Non dovrebbero dare un potatina?” James aveva davanti agli occhi uno sconfinato intruglio di cespugli di notevole altezza che nascondevano la scuola alla vista.

“Questa sarà la vostra terza prova, signor Potter” gli disse Silente, “È un labirinto.”

“Precisament” gli fece eco Madame Maxime.

Effettivamente, ora che ci faceva caso, James si accorse che le siepi erano disposte in modo ordinato e, poco distante da lui, c’erano diversi ingressi, ognuno dei quali riportava lo stemma di una delle tre scuole.

“Au centre du labyrinthe il y a una coppa” riprese la preside di Beauxbatons, “Chi arriverà per premiere diventerà champion tremaghi. La prova avrà inizio alla même ora di domani, bonne nuit.”

 

“Tutto qui?” chiese Sirius non appena James ebbe finito di raccontare della prova, “Dopo draghi e abissi se ne escono solo con un labirinto?”

“Non farla tanto semplice” lo ammonì Remus, “Non sappiamo cosa possono averci messo li dentro.”

“Perché non andiamo a scoprirlo?” James aprì il suo baule e ne trasse fuori il mantello dell’invisibilità.

“Jamie, questo è barare” gli disse Lily.

“Lo so” rispose lui, “Ma i miei avversari se lo meritano.”

“Per Krum posso dartela buona” fece la ragazza, “Ma Beautè? È pur sempre la ragazza di Sirius, no?”

“Ehm…ehm…” disse Felpato, “Non proprio.”

“Che le hai fatto?” chiesero in coro i Malandrini.

“Io?” esclamò lui esterrefatto, “Perché devo sempre essere io?! Non può essere stata lei?”

“Ti conosciamo troppo bene, Sir.” fece James.

“Uff…diciamo che mi ha beccato mentre baciavo un’altra.”

“Proprio bravo, non c’è che dire” fece Lily sarcastica.

“Ma che ne potevo sapere io che era la sua migliore amica?!” ribatté il ragazzo.

“Lasciamo perdere” Lily si alzò in piedi e, dopo aver dato un bacio a fior di labbra a James gli disse, “Fai una cosa del genere e ti ammazzo” poi si allontanò, “Buonanotte, ci vediamo domani e vedete di non farvi scoprire.” e chiuse dietro di se la porta della scompartimento.

“Io amo quella donna!”

 

Era da poco passata la mezzanotte quando i quattro Malandrini, accuratamente coperti con il mantello di James, sgattaiolarono fuori dal treno per andare a sondare il terreno per la terza ed ultima prova.

“Non possiamo di certo fare tutto il percorso” disse Remus, “Se ci perdiamo qua dentro saremo nei guai sul serio.”

“Vediamo almeno se riusciamo a scovare qualche cosa di utile” disse James, “Come una buona scorciatoia!”

“Ehi!” esclamò Sirius ad un tratto, “Ho avuto un’idea geniale!”

“Sentiamo” disse l’amico.

“Se domani io e Peter entriamo di nascosto possiamo darti una mano, almeno per quel che riguarda l’orientamento.”

“E come facciamo ad entrare?” chiese Codaliscia.

Sotto gli occhi dei tre compagni, Sirius si trasformò in cane e cominciò ad abbaiare, per poi riprendere le sue solite sembianze.

“Non credevo che l’avrei mai detto ma tu…sei un genio!” esclamò James.

“Potete mettervi qui, subito dopo la prima svolta a sinistra” disse Remus, “Diremo alla McGranitt che vi sentite male e che siete rimasti sul treno. Non dovrebbero accorgersi della vostra presenza all’interno, una creatura magica in più o in meno non dovrebbe fare la differenza.”

 

“Allora?” chiese Lily l’indomani mattina mentre, insieme ai Malandrini, stava raggiungendo la sala principale di Beauxbatons per la colazione, “Cosa avete concluso?”

“Bhe” rispose James, “Non abbiamo girato il labirinto, quindi non so come arrivare alla coppa ne cosa la sorveglia però…avrò un piccolo aiuto da un cane e un topo.”

Lily scosse il capo, “Speriamo bene…”

Davanti le porte spalancate della sala c’era la professoressa McGranitt ad attenderli, “Oh, signor Potter” disse non appena li vide, “Stavo cercando giusto te, vieni, hai visite.”
”Visite?!” chiese James incerto, “Che vuol dire visite?” ma non ottenne risposta, seguì lo stesso l’insegnate fino al tavolo di Hogwarts quando vide seduti…”Mamma! Papà!” esclamò, “E voi che ci fate qui?!”

I signori Potter si alzarono e salutarono a turno il figlio, “Il professor Silente ci ha invitati a seguire la terza prova” spiegò il signor Potter.

“Salve, ragazzi” disse invece la moglie rivolta ai Malandrini.

“Salve signori Potter” risposero questi in coro.

“Vedo che abbiamo un nuovo acquisto” fece poi la signora Potter alludendo a Lily che diventava di minuto in minuto sempre più rossa.

“Mamma, papà” disse James prendendo la ragazza per mano, “Lei è Lily.”

“Buongiorno” disse lei timidamente.

“Lily?” ripeté la signora, “Lily Evans?! Oh, sia lodato Merlino, finalmente c’è l’ha fatta! James ci ha parlato un sacco di te” disse poi in risposta alla faccia interrogativa della ragazza, “Ogni estate non faceva che dire Lily di qua…Lily di la…”   

“Credo che possa bastare, mamma” disse James in evidente imbarazzo.

 

“Bienvenue a tous” disse Madame Maxime rivolta alle persone sugli spalti eretti all’ingresso del labirinto, i campioni erano rispettivamente ognuno davanti la propria bandiera pronti a scendere in campo, “Questa c’est la terza ed ultima prova, le champions dovrano rasgiungere la coppa tremaghi au centre du labyrinthe. Se sci sono problemi dovete solamonte sparare delle scintille rosse e verremo a riprendervi. Che la prova abbia inizio!”

I tre campioni entrarono nel labirinto, armati solo delle loro bacchette.

“Lily, che fine hanno fatto Sirius e Peter?” chiese la signora Potter seduta insieme al marito e a Remus sugli spalti.

“Oh” fece lei, “Non si sentivano tanto bene, deve avergli fatto male qualcosa a pranzo, hanno preferito rimanere sul treno.”

“Poveri ragazzi!”esclamò la donna, “Forse è meglio se vado a vedere se stanno bene.”
”No!” esclamarono in coro Lily e Remus.

“Stanno riposando” si affrettò a rispondere quest’ultimo, “Non si preoccupi, signora Potter.”

 

Dopo aver superato la prima curva, James si trovò di fronte ad un grosso cane nero e un topolino, “Felice di vedervi, ragazzi” disse, poi uscì la bacchetta, “Cominciamo.” Proseguì per quella stessa strada con i due animagi che gli trotterellavano a fianco.

Il primo ostacolo che si presentò loro fu forse uno dei più semplici da affrontare, benché da questo dipendessero molte cose.

“Destra o sinistra?” chiese James guardando sia l’una che l’altra strada, sembravano perfettamente identiche ed entrambe erano talmente buie che il campione non riuscivano a vedere granché.

Felpato annusò un po’ l’aria, così come anche Codaliscia, uno decise di proseguire a destra e l’altro nell’altra direzione, il campione rimase ad aspettare per poter prendere la strada più giusta possibile. Fu il topolino a tornare per primo, ma con la coda leggermente bruciacchiata.

“Credo che sia meglio andare dall’altra parte” convenne James seguendo le tracce del cane.

“Sirius!” esclamò non appena lo ebbe raggiunto, “Ma dove cavolo mi hai portato?!” forse era meglio seguire il topo dopotutto, almeno non avrebbe dovuto affrontare un orrendo troll di montagna armato di una pesante clava.

Il cane guaì e abbassò le orecchie a mo di scuse e si andò a nascondere dietro James lasciandogli il campo libero di agire.

Per fortuna del ragazzo, i troll sono fra le creature magiche più stupide, con un semplice incantesimo di disarmo, la clava del mostro andò a finire oltre l’alta siepe che delimitava il labirinto. Un forte ruggito raggiunse le orecchie del ragazzo, facendolo sussultare per un attimo, poi, vedendo che la creatura avanzava pesantemente contro di lui, James gli puntò nuovamente la bacchetta contro e lo schiantò, per fortuna questo incantesimo fu il decisivo e la creatura cadde a terra stordita.

Il gruppo si allontanò in fretta, “La prossima volta è meglio se seguo Peter” disse James continuando a farsi largo tra un intrico di rami bassi che gli ostruivano il passaggio.

 

Era già passata più di un’ora da quando James era entrato nel labirinto insieme ai suoi avversari, loro non li aveva ancora visti, come neppure la coppa che cercava disperatamente di raggiungere.

Si fermò un attimo per riprendere fiato, “Dove diavolo è il centro di questo posto?” disse più a se stesso che hai suoi due accompagnatori animagi.

Felpato abbaiò, aveva sentito qualcosa, un rumore di passi che si faceva sempre più vicino.

James scattò in piedi e cominciò a correre il più velocemente possibile quasi ignorando la direzione da prendere, dopotutto non c’era logica in quel labirinto, una strada valeva l’altra. Il vento freddo della sera gli tagliava la faccia e non solo quello visto che molti rami bassi non potati si impigliarono ai suoi vestiti strappandoli in più punti, alcuni tagli erano così profondi da causargli piccole ferite sulle braccia e sulle gambe.

“Ahi!” James si fermò solo dopo che un ramo lo colpì in pieno, lasciandogli un graffio sulla fronte, stava sanguinando ma almeno dietro di lui non si sentiva più nulla.

Con un po’ più di calma riprese a girovagare per le vie intorno a lui, era da un po’ che non incontrava mostri o robe del genere, evidentemente era sulla strada giusta.

“Ragazzi, questa prova comincia a stufarmi” disse, “Sarebbe meglio se…” ma non finì la frase, una grossa radice spuntata fuori dal terreno lo fece cadere.

Felpato e Codaliscia emisero verso interpretabili come risate.

Dopo essersi spazzolato i vestiti, James si rimise in piedi, “Molto divertente” disse e proseguì ma c’era qualcosa che non andava, non riusciva più a ricordare da che strada era venuto ne quelle che aveva già preso, percorreva in cerchio sempre la stessa zona. I due amici lo guardarono incerti per un attimo, poi Felpato decise di assumere forma umana.

“James” gli disse, “Ma che stai facendo?”

“Non lo so” ammise l’altro.

“Stai girando intorno da almeno un quarto d’ora!” gli fece notare Sirius, “Prova a cambiare strada, a sinistra non abbiamo ancora visto.”

“Giusto” disse James, stava per fare un passo quando si bloccò nuovamente, “Qual è la sinistra?”chiese.

Anche Codaliscia si ritrasformò, “Ma che gli prende?” bisbigliò a Sirius.

Questo, per tutta risposta si allontanò, ripercorrendo il tragitto di James, nel tentativo di cercare  qualcosa che aveva ridotto il suo amico in quello stato.

“È qui che sei caduto, Jamie?” chiese piegandosi sulle ginocchia di fronte ad un ciuffetto d’erba su di una radice.

“Si, più o meno” rispose lui, stava di nuovo guardando le strade che aveva davanti, indeciso su quella da intraprendere, “Credo…”

“Erba della dimenticanza” disse Sirius rimettendosi in posizione eretta, “Ci hai camminato sopra e hai perso il senso dell’orientamento.”

“Splendido!” esclamò James buttando gli occhi al cielo, “E per quanto tempo dura questo magnifico effetto?”

Sirius scosse le spalle, “Non chiedere a me, è Remus che si intende di queste cose! Però posso dirti che il rimedio è mettere i vestiti al contrario.”

“Non ho intenzione di spogliarmi!” decretò James incrociando le braccia al petto.

“C’è anche il pane” disse Peter, “Se tieni un pezzo di pane in tasca l’effetto sparisce.”

“Da quando in qua vi siete messi a studiare?” chiese Ramoso ridendo.

“Da quando tu passi i pomeriggi con Lily” disse Sirius scuotendo il capo, “Remus ci ha incastrati.”

James si chinò e, preso un sasso da terra, lo trasfigurò in un pezzetto di pane che mise in tasca e, in poco tempo poté riprendere la gara in condizioni più decenti, Sirius e Peter erano tornati ad essere Felpato e Codaliscia, nel caso avessero incocciato gli altri campioni era meglio non essere riconoscibili.

 

Un improvvisa luce azzurra in fondo alla via fece sobbalzare James, “Forse è la coppa” disse, i suoi compagni sembravano d’accordo, infatti spiccarono una corsa insieme al campione nel tentativo di raggiungerla.

La luce era vicina…sempre più vicina…però, benché la distanza fosse ormai poca, il contorno della coppa continuava a non delinearsi, rimaneva sempre e solo la luce, sempre più grossa e brillante.

“Solo un fuoco fatuo” disse James una volta raggiuntala, “Accidenti!” erano finiti in un vicolo cieco a furia di seguire la creatura, “Torniamo indietro” si voltò ma, con suo sommo orrore, la strada che aveva appena percorso era stata ostruita da una serie di piante cresciute in pochi secondi.

Puntò la bacchetta e tentò diversi incantesimi, ma tutti questi rimbalzarono sulla barriera senza che questa si scalfisse un minimo.

“Di qui non si passa” sentenziò dopo un po’, “Ragazzi, vedete se riuscite a trovare altri passaggi.”

Felpato e Codaliscia fecero più e più volte il giro del quadratino di terreno nel quale si trovavano, annusando l’aria alla ricerca di qualcosa.

La ricerca non fu infruttuosa, entrambi gli animagi erano fermi di fronte ad una delle siepi che li circondavano, cercavano di attirare l’attenzione di James.

“Siete ammattiti tutti e due?!” fece il campione andandogli vicino, “Come faccio a passare?”

Felpato abbaiò.

“Ok, ok!” James allungò le mani per tastare le piante ma, con sua enorme sorpresa, le sue mani stavano toccando solo aria, erano passate attraverso la barriera, “Un’illusione” disse, “Siete grandi, ragazzi.”

Il passaggio segreto portò il gruppetto in un’altra zona, se possibile, ancora più isolata di quella precedente, c’era una sola strada accessibile, però a bloccarne l’ingresso c’era un’enorme creatura con il corpo di leone, le ali da aquile e il busto di donna.

“Buonasera” disse la Sfinge.

“Salve” rispose James, “Potrei passare, per piacere?”

“Solo se prima rispondi al mio indovinello” fece la creatura adagiandosi sulle quattro zampe.

“Oh, splendido” il ragazzo si lasciò cadere a terra, “Gli indovinelli proprio non li so risolvere…sentiamo un po’.”

La Sfinge si schiarì la gola e chiese, “Quel è la creatura che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha due e al tramonto tre?”

James aggrottò le sopracciglia e si scambiò un’occhiata incerta con Felpato, anche lui sembrava non aver capito.

“E ora dovrei rispondere?” chiese James.

“Solo se vuoi passare” disse la Sfinge, “Altrimenti torna indietro e cerca un’altra strada.”

“Ma le altre strade sono bloccate!” protestò il ragazzo.

“Questo non è un affare che mi riguarda.”    

Qualche minuto dopo, James ebbe un’idea, prese in mano Codaliscia e gli bisbigliò qualcosa in un orecchio, “Capito?” chiese poi, il topino annuì, “Te lo ricordi tutto?” annuì di nuovo, “Benissimo” puntò la bacchetta sulla coda in modo che lasciasse una scia dorata ad ogni passo, “Così ritrovi subito la strada” gli disse, “E ora vai.”

Codaliscia partì in quarta, lasciando appunto una scia del suo passaggio, piccolo com’era riuscì a sgusciare sotto le siepi per compiere la sua missione.

 

Remus era ancora sugli spalti insieme a Lily e ai signori Potter quando vide qualcosa di familiare uscire dal labirinto, “Vieni” disse alla ragazza e, insieme a lei si allontanò, per andare dietro al topo in un posto meno esposto allo sguardo dei curiosi.

“Peter” disse quando questo fu di nuovo se stesso, “Che ci fai fuori?”

“È successo qualcosa?” chiese Lily allarmata.

“No, no” rispose lui scuotendo il capo, “Ma per passare James deve risolvere un indovinello e noi non lo sappiamo fare.”

“Sentiamo” disse Remus e così Peter lo ripeté più o meno per come lo ricordava.

“Questo è facile” disse Lily sbuffando, “Non li facevo così zucconi, è l’uomo la creatura, perché quando è piccolo gattona, quando è adulto cammina su due piedi e quando invecchia usa il bastone.”

“Grazie” disse Peter illuminandosi, “Vado subito a dirlo a James” si ritramutò in topo e scappò via. Con un colpo di bacchetta Remus fece sparire le tracce del suo passaggio.

 

“L’uomo?!” fece James, “Era così facile?! Potevo arrivarci anche io!”

Lo sguardo negli occhi di Felpato gli fece capire che, no, non ci sarebbe potuto arrivare!

Oltrepassata la Sfinge arrivarono ad una lunga ed ampia strada, infondo alla quale c’era nuovamente un luccichio.

“Non può essere di nuovo un fuoco fatuo” disse il campione, “Questa è veramente la coppa!”

Il cuore gli batteva all’impazzata, aveva raggiunto il centro del labirinto senza neppure imbattersi negli avversari, Hogwarts sarebbe diventata la scuola campionessa.

Si avvicinò al suo obiettivo facendo attenzione a dove metteva i piedi, non era proprio il caso di imbattersi in qualche altra strana creatura a così pochi passi dalla fine!

Un getto di fiamme alla sua sinistra lo fece arrestare all’istante, era ovvio che ci sarebbe stato qualcosa a guardia del trofeo.

Un enorme fiammagranchio uscì dalla siepe, continuando a sputare fuoco sul povero ragazzo.

Un drago l’ho già affrontato” si disse James, “Questo non può essere tanto peggio!” i suoi amici si erano portati a distanza di sicurezza, proprio sotto la colonna che reggeva la coppa. Facendo uscire un potente getto d’acqua dalla punta della bacchetta, James riuscì ad evitare di finire arrosto, poi provò con uno schiantesimo, ma la corazza del granchio era troppo spessa affinché l’incantesimo avesse effetto. Non potendo schiantarlo decise prima di tutto di bloccarlo con l’incantesimo di ostacolo per poi farlo levitare otre la siepe, lontano da lui.

 

La coppa si innalzava sul piedistallo davanti a James in tutta la sua bellezza. Il cristallo con cui era fatta rifletteva la luce della luna oramai alta nel cielo, brillava solo per il campione che stava per stringerla fra le sue mani.

Una risata scaturì dalle labbra del ragazzo quando prese il trofeo che si erano meritato dopo aver affrontato tre temibili prove e dopo averle tutte degnamente superate.

A quel contatto, le alte siepi del labirinto si andarono ritirando, lasciando solamente una via, quella dritta, dritta per tornare alla scuola.

 

“Ce l’ha fatta!” Lily stava correndo giù dagli spalti per andare a festeggiare il campione appena uscito dal labirinto. James teneva la coppa sollevata sopra la testa, in modo che fosse visibile a tutto il pubblico.

“Et le champion del torneo Tremaghi c’est James Potter!” annunciò Madame Maxime con una piccola nota di risentimento perfettamente comprensibile, “Un applauso au champion de Hogvarts!”

Anche Sirius e Peter, che avevano ripreso il loro normale aspetto, erano lì a festeggiare il loro amico.

“Ma voi non stavate male?” chiese la signora Potter nel vederli, con un fazzoletto si asciugò il bordo degli occhi, si era commossa per la vittoria di suo figlio.

“Non potevamo perderci questo!” esclamò Sirius.

“Sei ferito” disse Lily esaminando da vicino la fronte del ragazzo ancora sanguinate.

“Non è niente” disse James, “Solo un graffio.”

“Che buffo” fece Sirius, “Sembra una saetta!”

 

Quella stessa notte, sull’espresso per Hogwarts si faceva festa. Un trofeo era pur sempre un trofeo, non importava chi lo avesse vinto, bastava solo che era un vanto per la scuola.

“Oh” fece la McGranitt, “Starà benissimo nella Sala Trofei!”

“Sala Trofei?” ripeté James, “Non se ne parla! Questo starà sul caminetto di casa nostra, giusto Lily?”

 

L’avventura in Francia era ormai giunta al temine, il giorno dopo la vittoria del torneo Tremaghi, l’espresso si rimise in marcia per tornare in Inghilterra, dove la scuola di Hogwarts era impaziente di festeggiare il campione che li aveva portati alla vittoria.

Era appena sera quando i contorni del castello si delinearono agli occhi degli studenti di ritorno.

“Finalmente a casa” disse Sirius una volta con i piedi per terra, “Rivoglio il mio dormitorio, non ne potevo più di dormire in treno!”

Si avviarono verso la Sala Grande, dove si stava ancora svolgendo la cena, le porte erano spalancate, dall’interno proveniva un piacevole chiacchiericcio.

“Mi mancavano i nostri fan” disse ancora Felpato, “Pronti ad entrare?”

James prese la mano di Lily e la strinse e si mise a fianco dei Malandrini, “Pronti!”

 

“Senza di voi non ce l’avrei mai fatta” dopo la cena e dopo aver raccontato almeno quattro volte di seguito a tutti i vari studenti che lo richiedevano le varie avventure vissute a Beauxbatons, i Malandrini erano saliti al dormitorio, James si stava infilando sotto le coperte, “Grazie” disse.

“Figurati” disse Remus, “È stato un piacere.”

“Facciamo così” James prese la coppa e la mise sul comodino, “Questa non è la mia coppa bensì la nostra.”

“Sarebbe peccato dividerla in quattro!” gli fece notare Sirius.

“Allora le cambieremo solo il nome” rispose l’amico, “Non più la coppa Tremaghi, ma la coppa Quattromalandrini!”

 

Fine

 

 

 

Fiuuu…scusate…ci ho messo davvero un sacchissimo di tempo per mettere in rete quest’ultimo capitolo…ma è ricominciata (ahimè!) l’università, e la cosa mi impegna parecchio!

 

Spero che questa storia vi sia piaciuta, com’è piaciuto a me scriverla…e spero anche con tutto il cuore che leggiate anche quelle che posterò in seguito!

 

Ce ne sono tante altre, se vi fa piacere…!

 

Ringrazio, come sempre, di cuore coloro che mi hanno recensito lo scorso capitolo, cioè:

SiJay, PrinceLily, miyu90, sery black, Yo91 e tutti quelli che hanno letto questa storia dall’inizio alla fine!

 

Grazie ancora tantissimo!!

 

A presto!

 

Vostra affezionatissima, Prongs

 

  
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