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Autore: spacedust    27/03/2012    4 recensioni
Amber, 19 anni. Vive a Londra da sola, da quando i suoi genitori l'hanno lasciata.. Da allora non sembra più la stessa. Ha bisogno di qualcuno che la ami, che la faccia star bene dopo tutto il dolore che ha provato. Riuscirà a trovare la persona giusta?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Driin, driin: 
ecco il suono che odio di più, é come un mostro dei film horror che esce sempre sul più bello; è lei il mostro che ha interrotto il mio sogno, quello che sto cercando di terminare da più o meno due notti. Alzo gli occhi al cielo, quasi ad imprecare che un altro giorno è arrivato e devo abbandonare il mio fedele letto per darmi in pasto alla gente feroce che avrei incontrato durante la giornata. Sono le 07.01, ho visto a stento l'orario, ma devo alzarmi. Con gli occhi quasi chiusi mi dirigo verso il bagno sbattendo il capo contro la porta che non si vuole aprire. Accendo il mio ipod mentre l'acqua calda della doccia inizia ad uscire, decido di mettere 'Drunk' di Ed Sheeran e di infilarmi nella doccia.

'I wanna be drunk when I wake up on the right side of the wrong bed and never any excuse I made up, tell you the truth, I hate what didn't kill me, it never made me stronger, never at all.'

Asciugo velocemente i capelli e mi piazzo davanti l'armadio con il solito interrogativo: 'Cosa metterò oggi?', sapendo che avrei scelto il jeans più comodo e la solita T-shirt con la solita felpa; forse con quegli abiti mi sento a mio agio. Corro trattenendo il fiato fino alla fermata dell'autobus, lo aspetto per cinque minuti e puntuale come sempre alle 07:45 ci salgo. I Double Cabs di Londra, che per molti sono soltanto pura attrazione, a quell'ora sono stracolmi e mi sento gomitate nelle costole e alla nuca, senza contare la gente che mi calpesta i piedi ad ogni singola fermata.
Da lì a poco sarebbe salita la mia unica amica, forse l'unica che mi è rimasta vicina da quando ho perso i miei genitori: Erin. La vedo. Il primo gradino del pullman è la sua passerella, avanza con passo deciso, tutti la guardano. E' alta, slanciata, il suo viso s'illumina in un sorriso, spuntano le sue fossette, mi saluta e mi rendo conto che non c'è ragazza più affascinante di lei.
Parliamo, ma non la sto ascoltando, penso al sogno di ieri notte e mi rendo conto di volerlo vivere. La brusca frenata dell'autobus mi riporta alla realtà: è ora di scendere. Senza che me ne accorga mi ritrovo, spinta dalla folla di ragazzi assonnati, davanti all'entrata del College. Nel resto della giornata domina il caos, sinonimo della mia vita e del posto in cui vivo: Kingdom Street, 8. L'erba alta del vialetto mi ricorda che non sono una buona padrona di casa, tiro fuori le chiavi dalla borsa ed entro. Sapendo che il giorno dopo la giornata a scuola sarebbe stata ancora più dura, apro i libri e tiro a studiare fino a notte fonda. Non mi accorgo dell'ora, guardo il telefono che segna l'O1:30; spero di trovare un messaggio almeno da Erin, ma niente.
E' quella la dura verità: nessuno mi cerca, nessuno sa della mia esistenza, sono solo una ragazza registrata all'anagrafe il 5 Settembre 1993, alle 15:OO. Mi distinguo a mio modo dagli altri per il modo di pensare, ma soprattutto per i miei modi a volte un po' da imbranata. Riconosco di non essere brutta, anche se per me l'aspetto fisico conta poco: ho i capelli di mia nonna, neri, lunghi e lisci che cadono sulle mie esili spalle, gli occhi azzurri, profondi, tanto da farmi credere di affondare ogni volta che li guardo, magra, alta quanto basta, ma soprattutto me stessa fino in fondo: determinata, responsabile, generosa, orgogliosa, sbadata, timida, amorevole, ma debole al punto che ogni commento o insulto della gente mi fa chiudere in me stessa e mi fa distruggere tutte quelle convinzioni che mi sembrava notare guardandomi allo specchio.
Non credo di avere mai sognato un futuro diverso da quello che so che mi aspetta. Ho smesso di credere nel futuro e nella felicità nel momento in cui mi sono vista sola, senza più una guida, in quell'esatto momento ho capito che Amber non era più la ragazzina che poteva uscire tutti i fine settimana, ma la donna che doveva rimboccarsi le maniche per poter vivere.
Sono stanca di essere invisibile e sottovalutata da tutti, al solo pensiero sento una lacrima scorrere sul mio viso. Odio piangere e odio me stessa mentre piango, non lo faccio quasi mai e soprattutto quando non c'è un motivo reale. Mi sento sola, non ho nessuno con cui parlare, mi trovo nella mia città, quella che conosco meglio delle mie tasche, ma all'improvviso è come se mi trovassi in un deserto.
Mi giro e mi rigiro nel letto cercando di smettere di piangere e di addormentarmi, dopo vari tentativi finalmente riesco a riposare i miei occhi stanchi.


SALVE POPOLO DI EFP! *w*
Premettiamo una cosa, non sono io l'autrice di questa storia ma una mia amica a cui è venuta questa idea :) lei non è iscritta al sito qundi abbiamo deciso di postare con il mio account ;) se volete aggiungerla e farle i complimenti di persona lei è @GiovannaCorsano su twittah :D
Ora se la storia vi è piaciuta, se l'avete apprezzata lasciate qualche recensione, please! Il prossimo capitolo arriva presto. :)
Grazie a tutti, Erin&Giovs :) <3
 

  
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