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Autore: Purple_Rose    27/03/2012    2 recensioni
Ed eccomi su Naruto! è la prima fic che faccio riguardo a quest'anime! Niente di particolare, la classica vicenda delle scuole: amicizie, amori, gelosie... un classico, insomma!
Scommetto che vorreste sapere qualcosa sulle coppie, vero? Beh... leggete e scopritelo! Buona lettura!
P.S. dimenticate le varie relazioni e le appartenenze ai villaggi, okay? Sarà una scoperta dopo l'altra!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 9: la città 2° parte

-Ormai ricordo poco niente del Villaggio del Fiore, è cambiato molto?-
-A mio parere no, ma lo sai: i cambiamenti sono sempre lenti e impercettibili se vissuti!-
-In effetti è vero...-. I due bruni si erano diretti invece in un viale traboccante di mercatini: pesce, carne, formaggi, verdura, frutta... tutto ciò che in natura è consumabile.
Nessuno dei due sapeva perché avevano preso quella via; probabilmente stavano chiacchierando così amabilmente che non se n’erano davvero accorti.
In fondo il fatto di essersi rivisti dopo tanto tempo significava avere una marea di cose da raccontare l’uno all’altro:
-Il Villaggio della Fiamma è sempre uguale?-
-I cambiamenti sono lenti e impercettibili per chi li vive-. Entrambi sorrisero.
Ciò che c’era di più strano tra i due è che i loro villaggi non si somigliavano per niente: mentre da una parte quello del Fiore era verde e rigoglioso, pieno di colori vivaci, quello della Fiamma era edificato vicino ad un vulcano e la cenere straordinariamente bianca ricopriva l’area circostante di un velo puro:
-Ti ricordi la prima volta in cui ci siamo incontrati, Neji?-
-E chi se lo dimentica...-
Villaggio del Fiore, circa sette anni prima.
In un immenso prato fiorito tanti bambini giocavano insieme, felici e spensierati, senza neanche una preoccupazione al mondo.
Tutti tranne uno, un bambino capelli marroni e occhi bianchi, freddo e distaccato, dai tratti straordinariamente maturi. Se ne stava a guardare i bambini della sua età, nel cuore un misto di superbia e invidia:
-Che fai tutto solo?-. A questo si avvicinò una bambina, capelli bruni raccolti in due graziose codine, occhi del medesimo colore e una veste rosa addosso. Essa sorrideva:
-Non sono affari tuoi!-. Il bambino si girò dall’altra parte, ma la bambina si mise di nuovo davanti a lui:
-Guarda che è maleducazione ignorare chi ti parla!-
-E chi lo dice?-
-La mia mamma!-. Il bruno sorrise malignamente:
-Si vede che è stupida!-. In un attimo la ragazzina fu sopra di lui, un cunai in mano puntato alla sua gola e uno sguardo poco rassicurante sul viso:
-Rimangiati subito quello che hai detto! SUBITO!-. Nonostante tutto il bambino non sembrò impressionato:
-... dici che per tua mamma è maleducazione saltare addosso alla gente?-. Lo sguardo si spense e il cunai venne ritirato. La bruna si allontanò dal bambino:
-Scusa, hai ragione!-. Il bruno sorrise:
-Anche io mi scuso. Mi chiamo Neji Hyuga-
-Io sono Ten Ten! Felice di conoscerti!-. In un attimo Ten Ten afferrò la mano di Neji e si mise a correre:
-Che fai?-
-Voglio farti conoscere alla mia mamma!-. Neji sorrise. Sorrise a quella strana e graziosa bambina.
-Da quel giorno mi sembrano passati anni...-
-Forse perché sono passati anni, Ten Ten-
-Hai ragione!-. Entrambi ridacchiarono, perfino Neji si lasciò andare.
Poi rimasero fermi a guardarsi, l’uno negli occhi dell’altro, talmente assorti da non percepire gli stimoli esterni.
Si sentivano così vicini tra loro, eppure non abbastanza. Le loro dita si sfiorarono e rimasero intrecciate insieme:
-I cambiamenti lenti e impercettibili non si vedono, tu invece sei cambiata, sei diventata più alta, ti sono cresciuti i capelli, sei diventata più...-
-...Più? -. Neji abbassò lo sguardo, arrossendo:
-... bella-. Anche Ten Ten arrossì, sorridendo.
Era il momento perfetto.
Quello che entrambi aspettavano.
Il momento perfetto per...:
-PESCE FRESCO! Signorina, vuole del pesce?-. Un grosso salmone si sovrappose tra i loro visi, nemmeno troppo vicini, e l’odore “fresco” non passò inosservato alla bruna, che si tappò i naso:
-NON MI INTERESSA!!!-. Urlò talmente forte che il venditore scappò a gambe levate, terrorizzato all’idea che tutti gli studenti dell’accademia fossero dello stesso carattere e pensando in quel caso all’idea di cambiare lavoro.
Neji rimase a guardare la scena, poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Ten Ten lo guardava sbigottita:
-Sai che non è facile vederti ridere?-
-Ah sì?-
-Sì... che stavi dicendo?-
-Si vedrà-. Nonostante la risposta vaga, alla ragazza fu chiaro che ci sarebbero state senz’altro altre occasioni.
Il giro proseguì, con i due ragazzi mano nella mano, sorridendo alle vie sconosciute in cui si avventuravano.
 
Due ragazzi non erano altrettanto loquaci.
Si trattava di una studentessa bionda dagli occhi celesti e uno studente dal contrasto netto tra pelle bianca e capelli neri, mentre erano dello stesso colore di questi.
Si limitavano a passeggiare per le vie, in una zona strettamente collegata al commercio: gioiellerie, negozi di vestiti, profumerie, negozi di scarpe, negozi di occhiali... tutto il necessario per il vestiario lì c’era.
Ino cominciava a pentirsi di aver scelto Sai come accompagnatore. Il silenzio non era la sua compagnia preferita. Uffa, questo non spiccica nemmeno mezza parola! E io che dovrei fare?
D’altro canto Sai non era abituato a stare in compagnia di qualcuno, specialmente di una ragazza che lo faceva arrossire, il che era assurdo per uno come lui. Forse dovrei dire qualcosa... già, ma che le dico? Forse dovrei farle un complimento... ma da dove comincio? È praticamente perfetta!:
-Allora, Sai... a te cosa interessa?-. Il corvino si ridestò:
-Eh? Cosa?-
-Sì, nel senso... cosa ti piace?-. Sai rimase a pensarci. Avrebbe risposto senz’altro l’arte, ma lì per lì gli pareva qualcosa di sbagliato.
Ino sospirò. Evidentemente non vuole fare conversazione... poi gli occhi celesti avvistarono un negozio di fiori. Sorrise:
-Se non rispondi tu, ti faccio vedere allora cosa piace a me!-. Prese il ragazzo per il braccio e lo trascinò fino al negozio. Ino si poggiò su un ginocchio, avvicinando il viso ad un vaso di rose bianche e sentendone il profumo:
-... che buono... ti piacciono i fiori?-
-Ehm, credo di sì...-. Sai era rimasto incantato nel vedere la bionda vicino a quelle rose, parevano volerle illuminare il viso.
Il corvino estrasse dalla borsa che portava una matita e un album, lavorandoci sopra.
Intanto Ino si avvicinava ad altri fiori, sempre più sorridente, svolazzando da calle a gerani, da tulipani a mimose.
Ma, dirigendosi verso di esse, non vide il piccolo ma pesante vaso di terracotta a cui stava andando incontro. Lo centrò con il piede, inciampando. Ma qualcosa interruppe la caduta. O meglio, qualcuno.
La bionda aprì gli occhi, ritrovandosi davanti quelli neri e intensi di Sai:
-Stai bene?-
-S-sì...-. Il suo corpo era in obliquo rispetto al terreno, ed non era a terra solo perché sorretto dalle braccia del corvino, esattamente all’altezza del bacino.
Ino iniziò a sentire caldo, come se avesse avuto davanti una lampada. Si sentiva tremendamente in imbarazzo:
-Ehm, g-grazie Sai-. Il ragazzo la raddrizzò. La bionda posò una mano sul petto: il cuore aveva preso a tamburellarle. Che mi succede? Non capisco! A dire il vero non era mai stava così vicina ad un ragazzo, e la cosa la metteva in agitazione.
Poi, forse per caso o forse per distrarsi dai suoi problemi, notò l’album di Sai, ancora in mano a quest’ultimo:
-Quello cos’è?-. Sai buttò un occhio sull’oggetto, poi sorrise:
-Vuoi vedere?-. La bionda si avvicinò e dette una sbirciatina, poi trattenne un’esclamazione di stupore. Era un suo magnifico ritratto in bianco e nero, rappresentato con intorno vari disegni di fiori, tutti i fiori che lei aveva annusato. Ino era rimasta molto sorpresa:
-è... è meraviglioso!-
-Beh, è in bianco e nero, a colori renderebbe meglio e...-
-No, è bellissimo, davvero!-. La ragazza sorrise:
-Com’è che non mi hai detto di questo tuo talento?-
-Ecco... mi vergognavo un po’-
-Non devi, lo trovo fantastico!-. Non credevo che fossi bravo, io disegno solo perché mi piace, ma se lo dice Ino...:
-Bene, proseguiamo?-
-Certo!-. Ora più che mai Sai lo sapeva: quella ragazza gli aveva davvero rubato il cuore.
 
-Andiamo verso il parco? Comincio a sentire le gambe pesare...-
-V-Va bene, Sakura...-. Altri due studenti, due ragazze, camminavano ormai da tanto senza fermarsi un attimo, vista l’incredibile curiosità di Sakura. Hinata si divertiva molto a vederla, la vedeva un po’ come il suo opposto, così aperta e gioiosa...:
-Com’è carino quel gioiello!-
-Sì, è-è vero...-. La rosa guardò sorridendo la mora accanto a lei. Poi, improvvisamente, si fece seria:
-Hinata, posso farti una domanda?-. Quel tono spaventò non poco la compagna:
-Ehm, c-certo...-
-A te piace qualcuno?-. Quella domanda lasciò Hinata completamente spiazzata, anche se cercò di nasconderlo:
-Che c-cosa intendi?-
-Beh, tu sei innamorata di un ragazzo?-
-Io... io, forse... credo di sì-. La rosa sospirò:
-Anche io lo sono, ma non so cosa fare. Non sono mai stata innamorata in tutta la mia vita! Non è assurdo?-. Hinata sorrise leggermente, cercando di apparire il meno nervosa possibile, anche se per lei era difficile:
-No, non è così, nemmeno io lo sono mai stata-. Anche Sakura sorrise:
-Allora conviviamo con lo stesso sentimento! Senti, tu cosa mi consiglieresti di fare?-. La mora ci pensò su. Non saprei proprio... basterebbe che mi, cioè si confessasse a lui... ma se non è dello stesso avviso?:
-Sai, f-forse non è una grande idea, ma potresti semplicemente essere sincera-. La ragazza dagli occhi verdi sbarrò gli occhi, poi lo assottigliò, poi rimase a riflettere e infine sorrise:
-Lo sai? Hai proprio ragione! Non ha senso essere innamorati di qualcuno se l’altro non prova lo stesso! Gli dirò cosa provo e se lui mi accetterà, bene, sennò me ne farò un ragione! Grazie Hinata!-. Hinata sorrise. Era la prima volta che dava davvero un consiglio.
Le due si avvicinarono ad un parco, ansiose di sedersi e riposarsi. Poi la rosa decise di togliersi un ultimo dubbio:
-Scusa, Hinata, ma a te chi piace?-
-A me? A-A me piace...-
-Ciao, Hinata! Ciao, Sakura! Siamo qui!-. Naruto, seduto su una panchina accanto a Sasuke, si sbracciava tutto contento nell’attesa di essere notato. Essa fu premiata e le due si avvicinarono:
-Ciao, com’è andata?-
-Abbiamo qualcosa da raccontarvi...-. Il biondo sorrise malizioso al moro accanto a lui. Esso distolse lo sguardo, in modo da non far vedere il suo viso rosso:
-Non dire sciocchezze, testa quadra!-
-Va bene, musone!-. A poco a poco Neji, Ten Ten, Ino, Sai e Kiba riunirono al gruppetto, iniziando a raccontare il proprio pezzo di città, tralasciando ovviamente i racconti di genere romantico che erano intrecciati ad esso.
 
Intanto, all’accademia, nella sala professori varie persone erano riunite. Tsunade la preside prese subito parola:
-Gai, com’è andato il test di preparazione?-. L’interpellato sfoggiò il suo solito sorriso scintillante:
-Direi molto bene, Tsunade, tra i miei allievi non vi sono insufficienze!-. La donna annuì:
-Quanto a te, Kakashi?-. L’insegnate dai capelli argentati prese parola:
-Devo dire che due miei studenti, Sakura e Sasuke, hanno superato il test con il massimo punteggio, mentre c’è un certo Naruto... che invece ha il punteggio più basso e non sufficiente-. La preside sospirò:
-Conosco il ragazzo, è il nipote di Jiraya, vero? Beh, gli serviranno delle ripetizioni, visto che non conosce assolutamente la teoria ma in campo sa essere geniale. Vediamo...-. Ci furono un paio di secondi di silenzio totale. Poi Tsunade annuì:
-Okay, chiedi a Sakura Haruno di dare ripetizioni a Naruto. Visto che ha raggiunto un simile punteggio, sono certo che sarà più che qualificata-
-Certo, Tsunade-
Per Naruto un aiuto a migliorare.
Per Sakura un’occasione da sfruttare. 
Per altri un motivo da temere.

  
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