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Autore: NiallsUnicorn    27/03/2012    9 recensioni
Harry. Il sorriso sparì velocemente dal mio volto, così come era apparso.
No, no, no. Tutto ma non lui.
Mi alzai di scatto, facendo cadere il quaderno. Sferrai un pugno contro il muro, cercando di scaricare la rabbia.
Si vedeva a chilometri la vera natura di quel ragazzo: era egocentrico, maschilista, sfruttatore. Una persona che trovavo a dir poco ripugnante.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, innanzitutto vorrei scusarmi per l'immenso ritardo çwç *non importa a nessuno* (?)
Ok, no :') comunque spero di farmi perdonare, data la lunghezza a dir poco esagerata (?) di questo capitolo. Il fatto é che mi sembrava stupido tagliarlo, perché poi si generavano due capitoletti cortissimi e inutili LOL
Sto scrivendo il my space all'inizio perché immagino che dopo la lettura di questo mattone (?) sarete stremate (?) e quindi non ne avrete voglia, così... Vi ho ingannate costringendovi a leggerlo! Muhahahahaha (?)
Ok, altra cosa per cui devo chiedere scusa: sono indietro con la lettura delle ff.
Scusate tantissimissimo, recupererò presto çwç
Ah, come promesso c'è il punto di vista di Harry *yeeee* (?)
Uh, e infine: HO MODIFICATO LE ETÀ PER ESIGENZE DI COPIONE. (?)
Spero che vi piaccia!
Bascii, medusa c:


Capitolo 4

Harry

Uscii dalla classe per ultimo, infastidito.
Una stronza, ecco cos'era. Nessuna, assolutamente nessuna ragazza mi aveva mai opposto una resistenza così palese.
Mi massaggiai l'attaccatura del collo, dove mi aveva immobilizzato.
Stupidi corsi di autodifesa per ragazze, borbottai uscendo dalla scuola e respirando a pieni polmoni l'aria fresca di settembre.
Presi a camminare senza una meta precisa, desiderando lasciare lo zaino in mezzo alla strada e iniziare a correre.
Ciò che mi faceva incazzare più di tutto non era tanto il fatto che mi avesse rifiutato, ma come lo aveva fatto. Era stata fredda e distaccata e si era imposta.
Ridacchiai tra me, dimenticando per un attimo del mio stato d'animo.
Si era dimostrata forte, sicura di sé, aveva un caratterino niente male ed era forte.
Detestavo ammetterlo ma mi aveva fatto veramente male. Portai nuovamente la mano sulla spalla, ripensando a poco prima.
Avrei voluto comportarmi con lei come con tutte le altre, quelle ragazze che senza bisogno di troppi giri di parole sono già mezze nude sul letto.
Ma lei... Lei era diversa, non le importava di quanto fossero morbidi i miei ricci o belli i miei occhi, lei faceva la difficile e stava diventando un chiodo fisso.
Va bene, non esattamente così fisso, dato che l'idea di farmela mi era venuta solo un paio di giorni prima, ma era comunque snervante.
Stava diventando una sfida con me stesso.
Mi fermai di colpo in mezzo alla strada, probabilmente con un sorriso ebete dipinto sul volto.
Una sfida, una scommessa. Ma certo, dovevo farla innamorare di me, anche per vendicarmi di come mi aveva trattato.
Stavo scommettendo con me stesso che ci sarei riuscito. Certo, detto così sebra stupido, ma in quel momento mi sembrò la cosa più semplice e più naturale da fare.
Ripresi a camminare, soddisfatto del patto appena siglato con me stesso.
Dovevo scoprire qualcosa di più su di lei, dove abitasse, che sport facesse, che genere di persone frequentasse. Mi sentivo euforico, era come giocare al detective.
Senza nemmeno pensarci, le mie gambe mi condussero automaticamente sull'uscio di casa. Suonai il campanello, convinto che mia madre fosse in casa.
-Ciao tesoro!- Anne indossava un grembiule e stringeva un mestolo da cucina sporco di cioccolato in una mano.
Ricambiai il saluto allegro la seguii in cucina, attirato da un profumo delizioso.
-Dove sei stato tesoro?- domandò mia madre mescolando l'impasto di una torta.
-Da Louis- mentii. Non era il caso di dire che ero finito in punizione per aver baciato "senza pudore", come aveva detto la professoressa, la mia compagna di banco durante l'ora di spagnolo.
-Che caro ragazzo- disse Anne entusiasta -Potresti invitarlo a cena stasera, Robin è partito per lavoro e starà via qualche giorno, così stasera non rimarremo soli- disse versando l'impasto il una teglia e infornandola velocemente.
-Ottima idea- dissi sorridendo.
Come avevo fatto a non pensarci prima? Quando Louis non era insieme a me era con Sarah e la rossa, lui doveva conoscerla bene.
Andai in salotto e alzai la cornetta, componendo ad occhi chiusi il numero di casa Tomlinson.
Una delle sorelle di Louis rispose al secondo squillo, ma non riuscii a distinguerla dalla voce.
-Ciao, sono Harry. Potresti passarmi Louis?- domandai con voce pacata.
Sentii degli strani rumori dall'altro capo del telefono e ridacchiai, probabilmente era Lottie, quella che aveva una cotta per me da sempre.
- C-certo- balbettò.
Sentii nuovamente dei rumori ed una voce acuta che chiamava Louis, che probabilmente si trovava al piano superiore.
-Hey, ciao Harry. Tutto ok?-
-Certo Louis. Mi chiedevo se ti andasse di mangiare qui da me, stasera mia madre ha fatto anche la torta-
Va bene, era strano che due diciottenni si incontrassero la sera per stare in casa a ingozzarsi di torta, ma io e Louis lo avevamo sempre fatto, fin da quando eravamo piccoli.
Anche se non potevo vederlo, lo immaginai sorridere dall'altro capo del telefono.
-Il tempo di arrivare- disse Louis allegro.
-Oh, si, ancora una cosa...- dissi abbassando la voce per non farmi sentire da mia madre
-Oggi pomeriggio ero da te- conclusi.
-Ovviamente- mi appoggiò lui senza fare domande -Allora arrivo, a presto Harry!-
Salutai Louis e premetti il tasto di fine chiamata, rigirandomi il telefono tra le mani.
Vincerò io questa scommessa, mi dissi sorridendo.

Mia madre mi aveva imposto di apparecchiare e stavo obbedendo, per non farla innervosire. Avevo appena appoggiato l'ultimo tovagliolo quando suonò il campanello e mia madre cinguettò un "vado io".
Era una fortuna che si fosse affezionata così tanto a Louis e credesse in lui ciecamente: non sospettava che la maggior parte delle volte che dichiaravo di andare a casa sua in realtà mi trovassi rinchiuso nell'aula punizioni.
Anne lo salutò materna e gli fece strada fino alla cucina, nonostante conoscesse la strada a memoria. Gli rivolsi un sorriso e lo guardai fiondarsi sulla tavola e afferrare un pezzo di pane.
-Per caso sei affamato, Lou?- domandai retoricamente. Louis aveva sempre fame, era inutile chiedere.
Lui annuì vigorosamente e si lasciò andare sulla sedia di fronte alla mia.
-Sto per svenire dalla fame. Oggi sono andato a correre e...-
Stupido Lou. Lo interruppi con un colpo di tosse, lanciandogli un'occhiata piena di sottintesi.
Lo vidi cogliere il mio segnale e si corresse a voce più alta del normale, per essere sicuro che mia madre lo sentisse.
-Si, oggi SIAMO andati a correre. Eh, già, abbiamo camminato proprio tanto- disse facendomi l'occhiolino.
Mi portai le mani alla fronte, sconsolato. Odiavo andare a correre e mia madre lo sapeva, non la avrebbe mai bevuta.
-Sul serio? Bravo ragazzo, hai convinto il mio Harry a fare un po' di movimento- disse mia madre dando un buffetto sulla guancia a Louis.
Alzai la testa sorpreso. C'erano due possibilità: o la fiducia di Anne nei confronti di Louis aveva superato il massimo storico, oppure l'età che avanzava le aveva fatto perdere la memoria.
Guardai attentamente mia madre: capelli neri, espressione radiosa e decisamente in forma. Forse l'amore per Robin la aveva abbagliata a tal punto da renderla cieca. Decisi di non indagare oltre e sorrisi, contento che la bugia di Louis avesse funzionato.
Mia madre sparì nuovamente in cucina e ne uscì con una teglia ricolma di pollo e patatine fritte.
-Ecco qui la cena- disse appoggiando il vassoio sul tavolo e sedendosi a capo tavola.
-Spero che vi piaccia- continuò afferrando una patatina e assaggiandola.
-Cotta a puntino- decretò infine, iniziando a riempire i piatti e ridendo dell'espressione beata che avevamo sul volto io e Louis.
-È fantastico!- dissi fissando il pollo con l'acquolina in bocca.
-Manscia che si raffvedda- biascicò Louis con la bocca piena: non credevo che potesse mangiare così tanto cibo tutto in una volta.
Risi e lo imitai, seguito da mia madre che fu l'unica persona seduta a quel tavolo a mangiare masticando.

-Era veramente delizioso, signora Styles- disse Louis abbandonandosi sulle sedia, esausto.
-Si mamma, è stato... Beh, non mi sono mai sentito così soddisfatto- lo appoggiai.
Anne rise, portando via i piatti nei quali erano rimaste solo le briciole della torta.
-Sono contenta che vi sia piaciuto. Ora andate al piano di sopra e lasciatemi sola- disse incitandoci a lasciare la cucina -Stasera c'è l'ultima puntata del mio telefilm preferito e non posso proprio perderla- concluse iniziando a lavare frettolosamente i piatti.
Louis rise, io mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. Se non altro il supplizio di quella stupida telenovela sarebbe finito.
-Va bene, allora noi saliamo al piano di sop...-
-Shh! Inizia- mi interruppe mia madre.
Louis si trattenne e non scoppiò a ridere vedendo la mia espressione.
Salimmo le scale a fatica, sentendoci appesantiti dalla cena appena consumata.
Aprii la porta della mia stanza, facendo entrare per primo lui.
Louis si buttò sul letto e iniziò a fissare il soffitto, assorto.
-Che si fa?- disse dopo qualche secondo.
Sorrisi malizioso, progettando le domande da porgli.
-Giochiamo all'xbox, ho comprato un nuovo gioco- dissi sorridendo apertamente.
Louis si mise a sedere, euforico. -Che gioco è? Si può giocare in due? Perché non me lo hai detto subito?-
Ridacchiai, senza soprendermi dell'innaturale entusiasmo di Louis. Era sempre stato così: quando si trattava di giocare tornava di colpo bambino, ammesso che fosse mai diventato adulto. Avevamo la stessa età, ci eravamo conosciuti all'asilo da allora eravamo sempre andati nella stessa scuola, assecondando a turno le esigenze di entrambi.
Le scuole elementari erano vicine a casa sua, le medie più vicine a casa mia e il liceo lo avevamo scelto insieme. Era il mio migliore amico da... Sempre, nessuno mi conosceva meglio di lui.
-Calmati- dissi allegro infilando il disco nella console -È ovvio che possiamo giocare in due, altrimenti non te lo avre nemmeno proposto- conclusi sedendomi accanto a lui e passandogli il suo joystick preferito.
-Bravo ragazzo- disse avvicinandosi a me e giocando con i miei capelli.
Adoravo quando qualcuno mi pettinava i capelli, era piacevole e rilassante.
Chiusi gli occhi e sorrisi beato.
-L'unico problema è che ci mette un po' a caricare, quindi nel frattempo possiamo parlare- dissi mantenendo gli occhi chiusi, mentre lui continuava a giocherellare con i miei ricci.
-Come in un pigiama party?- domandò Louis con lo sguardo perso nel vuoto.
-Si, come in un pigiama par... Louis, sei ubriaco?- scoppiai a ridere gettando la testa all'indietro.
-Nah, oggi ho bevuto solo aranciata- rispose lui serio -Comunque mi piacciono i pigiama party. A proposito, stasera dormo qui- concluse togliendosi la felpa e rivelando un pigiama sottile a righe.
-Sei uscito in pigiama?- domandai confuso.
Lo guardai togliersi i jeans e rimanere con i pantaloni del pigiama.
Lui annuì, come se fosse una cosa naturale.
-Certo Harry. Non posso di certo fare come te, che ogni volta che dormi a casa mia ti porti dietro un borsone immenso- disse fingendosi offeso dalla mia espressione contrariata.
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo: non avrei potuto desiderare un amico migliore di Louis.
-Prima che mi interrompessi con il tuo auto-invito a casa mia, stavo per chiederti una cosa...- dissi delicato.
-Spara riccio- disse Louis appoggiando ordinatamente la felpa e i pantaloni sulla scrivania.
-Hem...- iniziai a pensare ad un pretesto per spostare la conversazione su Sarah, ma ero a corto di idee. Non potevo di certo dire "ciao Lou. Ho intenzione di farmi la tua migliore amica, potresti darmi qualche dritta?". No, decisamente non era il caso.
Louis fece un gesto con la mano, come per incitarmi a continuare.
Cosa dire? Ero decisamente combattuto.
-Ah, si... Alla fine sei riuscito a farti spiegare i sistemi?- dissi infine. Come argomentazione era veramente debole, ma al momento non mi venne in mente di meglio.
Louis si aggiustò i capelli e fece una smorfia. -No, Sarah non ha potuto- rispose sbrigativo.
Sarah. Ecco, ci stavamo avvicinando all'obbiettivo.
-Ah, si, Sarah... Vi conoscete da tanto, vero?- domandai fingendomi distaccato.
Louis non sembrò preoccuparsi più di tanto della mia curiosità.
-Si, siamo vicini di casa da sempre. Io lei e Valery giochiamo insieme da quando avevamo tre anni- disse guardando nel vuoto e sorridendo, forse ricordando la sua infanzia.
-Hem... Si- dissi assecondandolo.
Un momento, di chi stavamo parlando? Decisi di domandare, a costo di sembrare un ficcanaso. -Scusami, chi é Valery?-
Louis inarcò un sopracciglio, fissandomi. -Scherzi? La vedi quasi tutti i giorni!-
Lo guardai con aria interrogativa, continuando a non capire.
C'erano molte persone che vedevo tutti i giorni, come indicazione era un po' vaga.
Louis sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Sei proprio un idiota, Styles- disse ridacchiando. -E anche un insensibile, direi. Valery ha una cotta per te da...- Louis fece finta di contare sulle dita -beh, direi da una vita- disse con un pizzico di amarezza nella voce.
Wow, interessante. -Non mi hai ancora detto chi é questa Valery- dissi insistendo.
Louis sospirò, arrendendosi. -È la sorella di Sarah, idiota- ammise scompigliandomi i capelli.
Una lampadina si accese nella mia testa. -Valery... La rossa, quella che sta sempre appiccicata a Sarah?-
Louis si finse sorpreso. -Come sei perspicace Harry! Il tuo acume mi sorprende, stai raggiungendo livelli di furbizia inaspettati Sherlock- disse ridendo.
Mi unii a lui, scoppiando a ridere e poi tacqui, perdendomi nei miei pensieri.
Piacevo a sua sorella, questo poteva essere un punto a mio favore... Eppure erano così diverse, non avrei mai detto che fossero parenti. Sarah aveva i capelli corti e neri, da maschiaccio e inoltre aveva degli occhi scuri e profondi.
Valery invece... Scavai nella mia memoria, cercando di ricordare il suo volto nei dettagli. Aveva i capelli lunghi e rossi e degli occhi color ghiaccio, pensandoci bene mi domandai come avessi fatto a non accorgermi del fatto che fosse carina.
Insomma, Sarah era un'altro paio di maniche, ma anche lei non scherzava.
Comunque il mio obbiettivo non era Valery, per il momento.
Louis mi sventolò il suo joystick davanti al viso, richiamando la mia attenzione.
-Sherlock, il gioco si è caricato. Iniziamo la missione!- urlò selezionando la lingua e il numero di giocatori.
Sorrisi, guardandolo concentratissimo nel creare il suo personaggio.
-Hai intenzione di continuare a chiamarmi Sherlock ancora per molto?- domandai ridacchiando e afferrando a mia volta il controller.
Louis sorrise malizioso, senza staccare gli occhi dalla televisione.
-Può darsi Sherlock, può darsi...-
Alzai gli occhi al cielo e mi unii al gioco, sentendomi soddisfatto del mio lavoro. 
   
 
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