CAP 2

• Ero una ragazza a cui piaceva la musica, in particolare Justin Bieber, un cantante canadese che mi dava emozioni, nessuno era riuscito a darmi sensazioni così forti, nessuno era riuscito a farmi diventare così dipendente. Era quasi una droga o forse no, era L’AMORE PER UN IDOLO. –

 
La seguii per circa 5 minuti e poi mi accorsi che entrò in una stanza, sembrava quasi… uno sgabuzzino. Chiuse la porta alle sue spalle e dopo di lì, non riuscii più a capire cosa stesse  facendo perché aveva la porta chiusa a chiave.. riuscivo solo a sentire dei suoni, che però non riuscivo a decifrare.
La campana suonò e io subito mi precipitai in classe prima che Jessica potesse scoprirmi. Mi sedetti al mio posto e come facevano tutti, tirai fuori i libri della materia che seguiva.
Prima che la prof. entrasse in classe, vidi Jessica che rientrò prontamente in classe, proprio al suono della seconda campana, che significava che gli alunni dovevano recarsi in classe immediatamente.
La prof. si presentò ai nuovi arrivati, perché c’erano ben 15 bocciati. Mi sembrava una prof. molto comprensiva, dal carattere calmo e rilassato, che non si arrabbia mai. Ecco, esattamente il contrario. Dopo due minuti di bella presenza cominciò a sbraitare come una gallina spennacchiata e ad urlare.
Già i miei nuovi compagni mi stavano già facendo impazzire, ma non bastava, ci si dovevano mettere anche i professori. Continuavo a ripetermi: Calma, Jas, calma. Ma con quelle scimmie intorno a me, altro che calma, potevo solo unirmi a loro e fare lo scimpanzé, almeno mi sarei differenziata.
Era il primo giorno e quindi la scuola ci faceva uscire prima. All’una e trentacinque, la prof. ci fece uscire, finalmente. Vidi di nuovo Jessica che cominciò a correre, non volevo essere una ficcanaso, volevo semplicemente aiutarla. Lei non parlava con nessuno, era timida e quando apriva bocca, si sentivano solo dei piccoli bisbigli, la sua voce era così lieve!
Non volevo seguirla, ma non ce la facevo, volevo sapere, cosa la faceva correre così tanto nei momenti in cui non doveva seguire le lezioni. Così decisi di seguirla, un’altra volta. Questa volta però la porta non la chiuse, così mi feci coraggio e aprii la porta, senza farmi tanti scrupoli.
Pensavo nascondesse qualcosa, qualcosa di importante, di cui se qualcuno lo sarebbe venuto a sapere, le sarebbe stata assegnata una punizione. Al contrario, da quel che vedevo, c’era una ragazza, di quasi 16 anni, che ascoltava la musica. Ma cosa c’era di male nell’ ascoltare la musica? Tutti lo facevano, ma non andavano a rinchiudersi in uno sgabuzzino di cui nessuno, o quasi, sapeva l’esistenza.
Appena mi vide entrare si alzò di scatto in piedi, si tolse le cuffie e mi disse: “ti prego non farmi del male” con gli occhi lucidi.
“Non intendo assolutamente farti del male, Jessica!” replicai. “perché dovrei?”
Abbassò immediatamente lo sguardo, e una lacrima le rigò il viso.
“posso chiederti una cosa?” le chiesi.
“si..” rispose singhiozzando.
“Perché ogni volta che suona la campana, vieni qua, in questo specie di sgabuzzino, da sola?”
“Prometti che non lo dirai a nessuno?” mi disse.
Quando mi disse questa frase, mi fece tanta tenerezza, riuscii a vedere i suoi bei occhi blu cielo che però, continuavano a lacrimare.
“Certo, te lo giuro” gli dissi.