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Autore: NoraFairy    28/03/2012    9 recensioni
Eccomi qua di nuovo. Questa volta con la mia prima Fan Fiction a capitoli su Harry Potter. Che cosa succederebbe se James Potter avesse avuto una sorella minore un po' particolare? E se questa sorella avesse il professore di pozioni che tutti vorrebbero?...Bé le risposte le trovate leggendo la mia FF :)...Ditemi cosa ne pensate!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Allora chiedo indulgenza per il mio ritardo. Non ho scusanti sono solo scema XD...

Spinner's End
 

Subito dopo aver letto il biglietto mandai un gufo a Will, dicendoli che non c’era bisogno che spedisse nessuna lettera alla McGranitt, perché ci aveva già pensato Severus a farmi sapere l’indirizzo. Probabilmente Sev aveva notato il mio attacco isterico quella mattina alla stazione di Hogsmeade, quindi aveva tratto le sue conclusioni.
Trovai un bicchiere dove mettere la rosa ed mi misi a disfare il baule, non molto sicura sul da farsi.
Gli avrei potuto scrivere due righe…Ma per dirgli cosa? “Grazie per avermi dato il tuo indirizzo e scusa per l’attacco isterico”? Pessimo messaggio.
Possibile che non riuscissi a dirgli quanto mi mancasse e quanto mi sentissi incasinata? Bé, sicuramente non sarei riuscita a scriverglielo, quindi mi rimaneva solo un’opzione: andare da lui. Appena arrivai a questa conclusione sentii la voce di Andromeda chiamarmi per la cena.
Mangiammo e ci aggiornammo sui nuovi avvenimenti: i GUFO di Dora, il tanto lavoro che c’era al Ministero e la mia ripresa fulminea dall’attacco dello “spettro”. Ted fu molto gentile e non disse niente della rosa, sennò Andromeda mi avrebbe fatto il terzo grado per sapere chi fosse il mio spasimante segreto.
Appena finito di mangiare io andai a farmi una doccia e mi misi a letto a leggere. I miei occhi scorrevano le parole stampate sul libro, ma il mio cervello non si concentrava abbastanza a lungo per capire una sola frase, quindi mi arresi dopo poco. Nel mettere il libro sulla scrivania urtai con la mano la Mappa del Malandrino e non resistetti. La presi e iniziai a perlustrare i corridoi del castello per cosa stessero facendo i professori. A quanto pareva però molti se ne erano già andati a casa propria, era rimasto Hagrid nella sua capanna, Silente e la Mcgranitt che si trovavano nei rispettivi uffici e poi c’era Madame Chips e Madama Bumb che parlavano in infermeria. Lui non c’era. Quindi, se lui era a casa, sarei potuta andare da lui, all’indirizzo che mi aveva dato. Si, sarei andata da lui il giorno successivo, sentivo il bisogno incombente di parlargli.
 
La mattina seguente non persi tempo, dissi ad Andromeda che dovevo andare nella Londra babbana a trovare Will ed invece mi ero preparata per smaterializzarmi. Era la prima volta che lo facevo senza la guida dell’insegnante che mi aveva fatto il corso a scuola, ma ero determinata a riuscirci.
Appena mi fui allontanata da casa abbastanza da non essere vista dalle finestre, chiusi gli occhi e mi concentrai sulla frase letta la sera prima: Spinner's End, n° 9, Spinner's End, n° 9, Spinner's End, n° 9.
Dopo pochi secondi sentii la sgradevole sensazione di essere risucchiata dentro una imbuto di gomma troppo stretto per me. Quando riaprii gli occhi però, mi ritrovai davanti un paesaggio totalmente diverso da quello da cui ero arrivata: il terra tetto con il giardino curato di Andromeda era stato sostituito dalla vista di una strada deserta, fiancheggiata da due file di case a schiera una identica all’altra, fatte di mattoni ingrigiti dal tempo. Nonostante fosse una giornata serena il paesaggio davanti a me era oscurato dalle ombre delle abitazioni che, troppo vicine tra loro, non permettevano al sole di illuminare pienamente le vie. Lungo i marciapiedi stretti, c’erano solo alcuni lampioni con il vetro rotto e nessun albero. Non c’era niente in quel quartiere che desse un tocco di vivacità, sembrava di essere finita in uno di quei film babbani in bianco e nero. Io con i miei jeans e la t-shirt rossa, sembravo decisamente fuori luogo, troppo colorata.
Mi guardai intorno, ero finita davanti al numero 13. Feci per muovere un passo ma sentii la gamba sinistra cedere sotto il mio peso, facendomi barcollare. Non caddi solo perché ebbi la prontezza di allungare la mano verso uno dei lampioni rotti. Guardai la gamba, i jeans erano lievemente insanguinati all’altezza del polpaccio.
Cazzo! Mi sono spaccata! Imprecai a me stessa. Non mi era mai successo durante il corso di smaterializzazione, perché proprio adesso che avevo provato da sola?
Il numero 9 era a pochi metri da me, quindi la mia unica possibilità era andare a zoppino fino alla porta. Poi Severus si sarebbe occupato di me. Certo, era un modo piuttosto strano di presentarsi alla sua porta. Nella tasca dei pantaloni avevo anche portato la chiave che mi aveva regalato a Pasqua e avevo in mente di fargli una sorpresa entrando in casa di soppiatto. Bé, non potevo fare niente di soppiatto su una gamba sola.
Sentii una goccia di sangue scendere verso la scarpa da ginnastica, quindi decisi che non era il momento di star lì a tergiversare. Forse la mia sorpresa si era un po’ rovinata, ma era l’intenzione che contava.
Iniziai a zoppicare verso la porta. Sperai vivamente che nessuno dei vicini di Severus si affacciasse alla finestra in quel momento, perché sarebbe stato imbarazzante. Sembravo una demente. Una ragazza, ormai quasi adulta, che gioca allo zoppino, come fanno i bambini di cinque anni…Che bella immagine!
Finalmente riuscii ad arrivare alla metà. Già che c’ero tanto vale cercare di realizzare i miei piani. Presi la chiave dalla tasca dei jeans e la inserii nella toppa. Cercai di girarla con facendo meno rumore possibile, ma quella serrature babbana era dannatamente arrugginita.
Trac…E la porta di apri, rivelando davanti a me un Severus sugli attenti che tendeva la bacchetta, verso di me pronto all’attacco.
Io agii d’istinto e alzai le mani in segno di resa, solo che facendo così persi l’appoggio della mia mano sullo stipite della porta. Barcollai all’indietro e finii con il sedere bello piantato sul marciapiede.
- AHIA! -, urlai. Se fin’ora nessuno si era affacciato alla finestra, adesso sicuramente qualcuno mi aveva sentito, certo sempre che ci fosse qualcuno in quella strada deserta.
Severus venne subito in mio soccorso, lasciando cadere la bacchetta sul pavimento dell’ingresso.
- Eileen? -, chiese perplesso chinandosi su di me.
- E chi sennò? Chi altri farebbe un’entrata così plateare! -, dissi scocciata, adesso insieme alla gamba sanguinante avevo anche il sedere dolorante. Lui non fece commenti e mi prese incollo, conducendomi dentro.
Appena misi le braccia intorno al suo collo ebbi l’istinto di avvicinare le mie labbra alle sue, ma dovetti far appello a tutta la mia razionalità per frenarmi. Decisi che era meglio cercare un diversivo, per non essere troppo tentata di saltargli a dosso in modo indecoroso, quindi guardai la casa. Non era molto diversa dal suo ufficio: piuttosto essenziale, spartana. Piena di scaffali con libri, alcuni quadri sulle pareti. Dopo l’entrata c’era un piccolo corridoio che conduceva da una parte a quella che sembrava la cucina, dall’altra in un piccolo salotto, in cui entrammo. Notai subito un divanetto, che era uguale alla poltrona che c’era nel suo ufficio. L’unico lato della stanza che non era occupato da scaffali con libri era dedicato ad un camino spento sopra il quale c’erano delle candele, dei soprammobili e uno specchio tondo appeso al muro. Dietro al divano un tavolino ovale, ancora più disordinato della scrivania del suo ufficio, sopra cui troneggiava l’unico oggetto babbano visto fin’ora in quella casa: una lampadina.
Stette per alcuni momenti fermo con me in collo. Io non riuscii a frenare il mio commento stupido: - Wow…Lo sai che portare una ragazza in collo dentro casa è una cerimonia che i babbani fanno appena sposati? -.
Lui sospirò e mi posò sul divano, facendomi stendere la gamba. Non era così che mi ero immaginata la nostra riunione, avevo programmato una serie di domande e di chiarimenti, ma adesso la priorità di Sev sembrava il mio polpaccio sanguinante. In più, quando lo avevo visto, tutte le domande che ero certa di volergli fare si erano automaticamente cancellate dalla mia memoria.
- Come te lo sei fatto? -, chiese alzandomi su la gamba dei jeans. Io feci uno smorfia sentendo la stoffa strofinare sulla ferita.
- Mi sono smaterializzata per venire qui e mi sono spaccata, credo -, spiegai brevemente.
Lui guardò il taglio: un piccolo pezzo di pelle era scomparso e la pelle viva pulsava, rossa di sangue. Non mi faceva troppo male, bruciava solo un po’.
Non fece commenti ironici, che avrebbe fatto in una situazione normale, ma andò direttamente fuori dalla stanza. Lo sentii salire le scale. Probabilmente sopra aveva una specie di laboratorio personale di pozioni. Infatti dopo pochi minuti tornò con una boccetta in mano. Prima o poi avrei dovuto farlo santo, lui e tutte le sue boccette che mi salvavano sempre!
- Dittamo? -, chiesi. Era una domanda retorica, perché sapevo benissimo che era Dittamo, nient’altro avrebbe potuto curarmi da una spaccatura.
- Almeno hai studiato -, disse mentre faceva cadere delle gocce sulla pelle lacerata. Sentii subito sollievo, il bruciore di attenuò e venne sostituito da un formicolio. Vidi i bordi della ferita allungarsi e unirsi tra loro, così da ricucirsi insieme, senza lasciare nessuna traccia del taglio.
- Grazie -, dissi appena lo spettacolo fu finito.
- Meglio se per tornare a casa prendi il Nottetempo, non potrai smaterializzarti per qualche giorno - , disse lui.
Annuii e mi concentrai su uno strano soprammobile sul comodino per cercare le parole giuste con cui iniziare il mio discorso. Sapevo che era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro.
Però fu lui ad entrare in argomento: - Ieri ho visto che cercavi di dirmi qualcosa dal treno, quindi ti ho mandato la lettera. Spero che non ti sia dispiaciuto… -.
Mi affrettai a scuotere la testa. – No, grazie. La rosa e molto bella, davvero. E poi avevo bisogno di sapere dove rintracciarti -.
Presi alcuni secondi di tempo per abbassare il gambale dei jeans fino ai piedi e poi continuai. – Ci ho pensato molto, alla profezia e a tutto. So che ti sei pentito, che non era tua intenzione e che non cercherai più a far del male ad Harry, ma quando penso che si tratta di James… -, abbassai lo sguardo. Non riuscivo a guardarlo in faccia quindi continuai il mio discorso fissando in mio ginocchio ancora disteso. – Però allo stesso tempo non riesco a pensarmi senza di te -.
Non lo avevo mai detto ad alta voce e forse fu proprio per quello che sentii gli occhi iniziarmi a pizzicare. Lui non diceva niente, come uno psichiatra che aspetta che il proprio paziente arriva da solo alla conclusione. Bé io non volevo arrivarci da sola.
- Ah cosa pensi? -, chiesi.
- Ah niente -, disse lui.
- Non dire cavolate, Sev. A cosa pensi? E sii sincero-.
Dopo alcuni secondi di silenzio disse: - Che quello che ho fatto quel giorno mi sta di nuovo rovinando la vita -, breve pausa, - Andare dall’Oscuro Signore e dire ciò che ho detto. Quell’azione ha ucciso Lily e adesso mi sta portando via te e credo di meritarmelo -.
Rimasi spiazzata dal suo tono di voce, dal suo sguardo, perché esprimevano un dolore tanto simile al mio. Entrambi avevamo perso delle persona a noi care e adesso cosa ci sentivamo in dovere di stare separati, nonostante ci amassimo. Non avevo mai capito quanto la nostra situazione fosse simile per alcuni aspetti, con l’enorme differenza che lui si odiava talmente tanto per ciò che aveva fatto che mi fece male. Scoppiai in lacrime e portai il viso sul suo petto, sentivo che solo lui poteva farmi smettere di piangere e che, se non fossi stata con lui, sarei stata triste per sempre.
- Prometti che non mi terrai più niente nascosto -, dissi alla sua spalla.
- Promesso -, disse avvolgendomi forte con le braccia. La sua voce era incrinata. Possibile che fosse commosso? Lo guardai negli occhi e vedere che se anche lo fosse stato non stava piangendo. Io mi morsi le labbra ma non mi trattenni da ciò che stavo per dire: - Le ferite guariscono prima con un bacio, sai? -. Mi riferivo alla mia gamba che era comunque sanissima.
Sev però non fece niente rimase a guardarmi. Capii che dovevo essere io a fare la prima mossa. Fui felice di farla: gli posai una mano sulla guancia sinistra e lo avvicinai a me, ovviamente non gli feci baciare il polpaccio. Quando finalmente le sue labbra furono sulle mie, fu come se non fosse successo niente, la mente si annebbiò e il mondo divenne un qualcosa di indistinto e lontano, l’unica certezza eravamo noi due, di nuovo insieme, determinati ad essere felici e ad ignorare i nostri difetti e il nostro passato. Sembrò quasi che in tutto quel tempo passato separati fossimo rimasti in apnea ed in quel momento potessimo di nuovo respirare liberamente, le nostre labbra si cercavano affamate in cerca di aria. Sentii le molle del divano scricchiolare sotto il peso di Severus che si issava sopra di me.
- Mi sei mancato -, dissi dopo essermi staccata dal bacio.
- Anche tu. Ti amo -, disse prima di tornare con le labbra sulle mie per un breve bacio.
Dopo poco, constatammo che la posizione in cui eravamo non era tra le più comode perché lui doveva stare attento a non pesarmi troppo, quindi si alzò da sopra di me e si sedette più composto sul divano, io lo seguii a ruota e andai a posarli la testa sulla spalla.
Rimanemmo così senza parlare per molto, forse una mezz’ora. Per il momento la sua sola presenza mi bastava e quando finalmente dissi qualcosa decisi che era meglio parlare di un argomento non troppo strappalacrime, avevo il bisogno di parlare di qualcosa di più traquillo.
- Dov’eri ieri? Ti ho cercato e non eri in ufficio… -, dissi ad un certo punto.
- Io ero in ufficio, fino a quando sono andato alla stazione per cercare di salutarti -, spiegò. - Ma perché sei arrivata così tardi? -
- Stavo cercando te…Sono venuta nel tuo ufficio per chiarire le cose prima di partire e per sapere dove potevo rintracciarti, ma tu non c’eri. Ho continuato a bussare finche Haley non mi ha praticamente trascinato via -, dissi.
- Quindi entrambi volevamo incontrarci e siamo finiti col vederci di sfuggita? Ma perché non sei venuta prima nel mio ufficio? -, chiese.
- Bé, è uno storia un po’ lunga. Cercherò di farla breve però: dovevo fare le valigie quella mattina perché la sera prima ero troppo impegnata a tramare contro Matt, organizzando un gioco senza capo ne coda con il Veritaserum che mi aveva dato. Poi mi ha chiamato Silente nel suo ufficio e non c’è stato più tempo -.
- Silente? -, chiese.
- Si…voleva dirmi qualcosa. Sa di noi -, buttai lì. – Ma non ha intenzione di licenziarti. Mi ha solo detto di pensare a ciò che facevo perché…non mi aveva mai vista così felice -.
- Allora sei venuta qui perché ti ha convinto Silente? -.
- No -, mi affrettai a dire. – Sono venuta qui perché voglio stare con te. Non ce la facevo più e non l’ho capito finché ieri non sono riuscita a trovarti nel tuo ufficio. Non mi era mai capitato di avere un attacco isterico -.
Sentii la sua stretta farsi più forte e probabilmente decise che era meglio smettere di parlarne, per il momento.
- Parlami del gioco… -, disse.
Allora gli parlai dell’antidoto che avevamo preso io, Haley e Will e del risultato deludente che la serata aveva avuto per la sottoscritta: - Quindi il mio piano è servito solo ad organizzare due appuntamenti ai miei migliori amici, perché Matt non ha confessato niente di troppo imbarazzante che avrei potuto usare contro di lui… -.
- Un racconto avvincente. Looney e Blake? Bella coppia di spostati -, disse con tono ironico. Tuttavia gli diedi un pizzicotto.
- Stai parlando della mia migliore amica… -, minacciai.
- Dicendomi che è tua amica non contribuisci certo a non farmi pensare che sia una spostata. Anzi, essere amica tua peggiora le cose, per quella povera ragazza -.
- Ah si? -, gli diedi una botta scherzosa e scoppiai a ridere. Punzecchiarci era la cosa più bella da fare per riuscire a tornare noi stessi dopo quel lungo periodo di lontananza.
- Lo sai che adesso, che siamo tornati insieme, ho il dovere di infliggere una tremenda punizione a Wood per averti assalita due volte nel giro di un anno? -, disse. Per quanto il suo tono volesse apparire scherzoso, avevo il sospetto che Sev fosse capacissimo di fare qualcosa di davvero perfido al povero Jeremy.
- No, infondo non è mai stata colpa sua…-, dissi per cercare di limitare i danni.
- No…Però l’idea che ti guardi, che pensi a te in quel modo e che ti abbia baciato, mi da alla testa -, questa volta non aveva neanche cercato di mantenere il tono scherzoso.
Lo guardai con fare quasi divertito. - In quale modo dovrebbe pensarmi? Ci sono ragazze molto più carine di me su cui fare pensieri disdicevoli, a scuola -.
Lui però non sembrava granché divertito: - Eileen, fidati, io sono stato un ragazzo diciassettenne e so benissimo cosa pensano i diciassettenni sulle ragazze. In particolar modo su quelle di cui sono innamorati -
- Jeremy non è innamorato di me. E’ solo una cotta passeggera. Tra un po’ si accorgerà quanto Catherine lo adori e si innamoreranno perdutamente, come succede nelle peggiori commedie romantiche! -, dissi. Ma lui non sembrava granché convinto, quindi proseguii: - Comunque sia… Non devi preoccuparti. Lo sai che non gli lascerei mai fare niente, in più è troppo timido per fare qualcosa quando non è sotto l’influenza di alcol o strane pozioni -.
- E se si ubriaca di nuovo e non c’è Will o nessun altro a togliertelo di dosso? Cosa succederebbe? -, chiese in tono duro. Non potevo negare che l’idea mi faceva un po’ paura, avevo già provato due volte la sensazione di essere immobilizzata dalle sue braccia strette, incapacitata di difendermi o di afferrare la bacchetta. Solo l’idea mi faceva rabbrividire.
Severus lo notò perché passo il suo braccio intorno alle mie spalle. - Lo vedi? Ti fa paura, non negarlo…-. Rimasi in silenzio, anche se aveva ragione non volevo ammetterlo ad alta voce.
Lo sentii sospirare e muovere le braccia, si stava sfilando qualcosa dal braccio destro.
- Questo è tuo… -, disse porgendomi qualcosa. Era il braccialetto di sua madre. Pensavo di averlo perso nella Stamberga…
- Te lo ha tolto la Chips quando ti ha spogliato per metterti a letto. Sono riuscita a recuperarlo prima che venisse buttato via perché era pieno di sangue -, spiegò.
- Grazie, Sev -, dissi piena di gratitudine. Mi era dispiaciuto non averlo più al polso.
- Sai non volevo dartelo prima perché non volevo influenzare la tua decisione -. Ti pareva! Pensai. Ovviamente non me lo aveva restituito prima perché questo comportava scambiare due parole con me, il che non poteva avvenire perché eravamo in pausa di riflessione. Era un comportamento un po’ esagerato, ma tipico di Severus.
Mi prese il braccio e me lo riagganciò. - Comunque c’è ancora l’incantesimo che lo collega al mio braccialetto. Se Wood ti da dei problemi, premilo e basta. Senza aspettare questa volta! -, disse in tono di rimprovero. Già, con Grandier avevo aspettato un po’ troppo prima di usarlo.
Guardai il mio polso destro felice, poi presi la chiave dalla tasca dei jeans e chiesi: - Allora? Da ora in poi posso usarla senza rischiare di venir schiantata? -.
Sentii le sue braccia stringermi più saldamente: - Quando vuoi… -.
- Ma lo sai che non potrò venire a vivere con te finché non finisco la scuola, e comunque dovremo aspettare un po’ prima di rendere nota la nostra relazione ai Tonks… -, dissi.
- …E ai miei colleghi -, finì lui. Ne fui sorpresa perché non credevo che lo avrebbe detto anche a loro. Sev si accorse della mia reazione e disse: - Cosa credi che continuerò a farti sgattaiolare dentro il mio ufficio come una ladra anche quando non sarai più una mia alunna? -.
- No, certo, ma non hai paura che pensino male? -, chiesi. In effetti mi sarebbe dispiaciuto vedere la McGranitt che mi giudica per essere stata con un mio insegnante, la stimavo troppo.
- Potremmo dire che ci siamo messi insieme in estate. Nessuno potrebbe dire niente… -.
- Sev, ti ricordo che sono dei professori, delle persone intelligentissime. Credi che se la bevino? Capiranno che siamo insieme da molto più tempo! -, esclamai.
- Si, questo è ovvio. Ma non potranno certo provare davanti al Ministero della Magia che ti ho sedotta usando il fascino da insegnate su te, povera studentessa ingenua -, disse avvicinando le sue labbra alle mie.
- Sedotta? Quando mi avresti sedotta? Forse è il contrario. Ho sempre fatto io il primo passo -, dissi.
- Si… Me perché ormai ti avevo corrotta con la mia aura misteriosa -, scherzò prima di baciarmi.
Le nostra labbra si unirono come se si volessero fondere, il bacio si faceva più passionale ogni secondo di più. Ma ad un certo punto lui ci divise e io non potei non fare una mugolio di protesta.
- Rimani per pranzo? -, chiese. Dal tono però si poteva capire che Sev avesse qualcosa di diverso il mente, non il pranzo. Io sorrisi ed annuii. Bastò quello perché mi prese in collo e mi portò di sopra, dove si apriva un piccolo corridoio dove si affacciavano tre porte. Aprì quella più a sinistra che portava ad una stanza piuttosto piccola ma con un grande letto a due piazze al centro. Da un lato un comodino e la parete opposta era occupata per metà da una grande armadio e per il resto da una scrivania, con vari libri e fogli, sopra la quale c’era una finestra.
Ma non ebbi molto tempo per soffermarmi a fare osservazioni più approfondite perché mi ritrovai sdraiata sul letto.
Riprendemmo da dove ci eravamo interrotti sul divano e ben presto ci ritrovammo con solo la biancheria a dosso. Lui era sopra di me e mi baciava il collo mentre con le mani cercava di aprire il reggiseno, ma ero sdraiata sulla schiena quindi si dovette allontanare così che io da sedere potessi sfilarlo. Subito dopo le sue labbra furono di nuovo sulle mie, con tanta violenza da costringermi a tornare sdraiata, mentre una sua mano calda mi sfiorava il collo, il seno, i fianchi, fino ad arrivare al basso ventre. Gemetti e affondai le unghie nella sua schiena. Sentii subito la sua mano uscire da me e andare a togliere le ultime barriere di stoffa che ci dividevano, prima di entrare in me delicatamente.
Intanto portò le labbra sulle spalle e sentii la pressione del denti sulla clavicola. Mi accorsi solo dopo un bel po’ che i rumori acuti che sentivo erano prodotti dalla mia bocca. Per un momento la stanza fu invasa da un biancore accecante e a lui cedettero le braccia, crollandomi a dosso mentre eravamo troppo presi da ciò che stavamo provando per accorgercene.
 
Sev si era scostato da sopra di me appena si era ripreso, per evitare di pesarmi troppo ma non era andato molto lontano perché adesso stavamo abbracciati ad accarezzarci reciprocamente la schiena.
- Ti amo -, disse.
Io sorrisi, era già la seconda volta che me lo diceva nel giro di un paio d’ore: - Stiamo diventando smielati, professore -, scherzai.
Lui sorrise. – Perché mi sei mancata…Non ti ci abituare -.
- Non voglio abituarmi, sennò quelle due paroline perderebbero tutta la loro bellezza -, spiegai. Però forse non ero stata molto chiara, quindi approfondii il discorso: - Credo che quando due persone si dicono troppo spesso “ti amo”, poi quelle parole perdano il loro significato. Diventerebbero troppo scontate -. Lui annuì, adesso aveva capito.
Lo guardai negli occhi e pensai alla prospettiva di non stare più con lui e la trovai orribile. Non era passato neanche un anno e già mi sentivo indissolubilmente legata a lui.
- Mi sento stupida… Non dovevo dubitare di te -, dissi.
- Si che dovevi. La tua testa ragiona per conto suo, non ti fai influenzare, mi piace questo lato di te -.
- Se avessi seguito la testa adesso non sarei qui -.
- Ma se non ti fossi presa una pausa te ne saresti pentita, magari tra qualche anno ti saresti accorta di non potermi perdonare -, disse con una strana luce negli occhi, sembrava che la tristezza avesse scalfito quel momento di felicità.
Lo accarezzai sulla guancia. – Ti ho perdonato, perché mi sono accorta che non è colpa tua. Anzi, forse è grazie a te se loro due sono vissuti per qualche mese in più. La colpa è di Voldemort e di Sirius, ma non tua. Tu gli hai dato una possibilità di sopravvivenza…Hai salvato tante vite alleandoti con l’Ordine -, dissi con le lacrime agli occhi.
Ci abbracciammo stretti e rimanemmo così per parecchio tempo, finché non sentii la mia pancia protestare, non ero abituata a saltare il pranzo.
Ci rivestimmo e lui mi preparò qualcosa. Fui lieta di vedere che sapeva cucinare, era raro tra gli uomini, soprattutto nel mondo magico.
- Complimenti al cuoco! -, dissi appena ebbi mandato giù l’ultimo boccone.
- Bistecca e insalata…Non ci vuole uno chef per questo -.
- Vallo a dire a Ted o a Will, non sanno neanche l’incantesimo per accendere i fornelli e sicuramente non sarebbero da che parte iniziare con una cucina babbana -, spiegai.
- Infondo i pozionisti hanno una certa attitudine a cuocere e far bollire -.
Annuii. - Vero anche questo! -.
Rimanemmo per un altro po’ a chiacchierare in cucina. Mi fece vedere alcuni utensili babbani, come il forno a microonde. Poi però la conversazione virò verso le mie esperienze amorose adolescenziali.
- Non c’è molto da dire. Sono uscita con un paio di ragazzi al quarto e quinto anno, Jeremy Wood ha una cotta per me, da sempre a quanto dice lui. Verso la fine del quinto anno però mi sono innamorata di un mio professore e da allora ho capito perché non avevo conosciuto ancora nessuno che mi interessasse: mi piacciono i tipi maturi, solitari e scorbutici -, scherzai.
Adesso che avevamo aperto la discussione, però, avrei potuto fare una domanda che non ero mai riuscita a fargli: - Tu invece? Da ragazzo come andava la vita amorosa? -.
Rimase per qualche istante in silenzio. - Più o meno lo sai…Lily…-. Notai che adesso quando pronunciava il nome di mia cognata lo faceva con molta meno tristezza, sperai che fosse dovuto al fatto che aveva trovato una persona che lo ama per come è.
- Si… Ma non eri vergine quando abbiamo iniziato a frequentarci giusto? -, chiesi.
- No, non lo ero. Sbaglio o mi stai palesemente chiedendo con chi è stata la mia prima volta? -, domandò.
Io feci lo sguardo più innocente del mio repertorio. - Se vuoi dirmelo… -. Non mi sentivo gelosa della donna che aveva portato via la sua virtù o almeno non quanto lo ero per Lily.
Sospirò ma mi rispose: - E’ stato dopo che sono entrato tra i Mangiamorte, al settimo anno di scuola, anche lei Serpeverde. Si chiamava Amalia era carina ma non era il mio tipo. Diciamo che eravamo quello che adesso voi ragazzini chiamate “trombamici” -.
Scoppiai a ridere sentendogli dire quella parola così gergale, che usavano soprattutto i ragazzini. Sorrise anche lui, ma non aveva finito di parlare: - Poi c’è stata qualche scappatella prima della fine dell’Oscuro Signore. E poi…-, abbassò lo sguardo un po’ imbarazzato, - Quest’anno ho fatto l’amore per la prima volta -.
Ecco cosa intendevo prima, quando non ti aspetti di sentirti dire qualcosa di dolce, quel qualcosa diventa incredibilmente speciale.
- Sono felice di essere stata io -, dissi prima di allungarmi verso di lui per dargli un lungo bacio pieno di gratitudine.
Non sapevo cosa mi sarebbe successo in futuro, ma ero sicura di essere disposta ad affrontare tutto se Severus fosse stato lì con me.

Nora's Corner
E bene si, siamo arrivati alla fine di questa prima parte. Ho una domanda per voi: Volete che continui facendo una serie? 
Ve lo chiedo perchè anche questo non sarebbe un brutto finale, un pò aperto ma pur sempre un finale xD. Ma ve lo chiedo anche per istigarvi a commentare per rispondermi *quanto sono malefica*. Cooomunque voglio avvertirvi che avrò bisogno di tempo prima di iniziare a pubblicare il seguito, quindi pazientate.

sandy_malfoy94: Direi che ti ho accontentato, in questo capitolo ci sono solo ed esclusivamente loro due! Non potevo certo chiudere la storia con un capitolo su Will e Charlie che si danno alla pazza gioia XD. Spero di riuscire a pubblicare la seconda parte al più presto! Grazie 1000

Tatydanza: Grazie 1000 per i complimente e sono felice che la mia FF i piaccia. Non sarebbe una cattiva idea quella che ti è venuto ma l'immagine della famigliola felice non è da me...io i personaggi li devo far soffrire *risada malefica*. Comunque sia ti dò subito un piccolo spoiler: che se farò il sequel sarà ambientato durante i primi libri, quindi cambiamo momento temporale^^. Grazie ancora e spero di leggere altre tue recensioni^^

Mitsuki91: Mi dispiace di non descrivere l'estate, ma da questo capitolo si può capire che la loro estate sarà rose, fiori, arcobaleni e unicorni. Eileen è decisamente rincretinita, poretta (adoro far rincretinire i miei personaggi...prima o poi organizzeranno una rivolta contro di me). Anche a me piace molto la nuova coppia e ho deciso di far diventare Charlie gay per sistemare Will XD. Grazie 1000 per i complimenti^^

kikina87: Lo sò, sono cattiva, ma adoro stoppare i capitoli così di botto xD Comunque si, mi hai beccata, ho preso quell'espressione da una puntata della prima serie (credo) di Grey's Anatomy, in quel caso viene usata tra Christina e Meredith, ma mi sembrava un bel modo per descrivere anche due persone come Eileen e Sev. Si le cose si sono aggiustate per tutti, soprattutto ora. Sono felice che la FF ti sia piaciuta e spero che anche questo capitolo sia stato all'altezza. Grazie per i complimenti^^

   
 
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