Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: ryuzaki eru    28/03/2012    7 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi!! ^_^
Le elucubrazioni pre-capitolo mi hanno uccisa e ci ho messo tempo per questo, non per altri motivi. Forse leggendolo non vi sembrerà, ma sappiate che incastrare gli eventi, definirne precisamente una successione realistica e decente, decidere cosa mettere in questo capitolo e cosa no, cosa accennare e cosa no, be’ tuttò ciò mi ha devastata!
Ma non aspettatevi chissà che! È la scelta a monte che è stata laboriosa, non il capitolo in sè… °_°
Grazie di essere qui e buona lettura!


Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

25. La suite di controllo

 
Light entrò nella sua stanza silenziosa, ancora appena illuminata da un tardo sole pomeridiano. Chiuse a chiave la porta, si tolse la giacca, ruotò la sedia girevole di lato e vi si sedette. Accavallò serio le gambe, poggiò il gomito sulla scrivania alla sua sinistra e portò la mano a massaggiarsi appena i capelli, sopra la fronte, con lo sguardo fisso davanti a sé, pensieroso in quella posa disinvolta e fiera, di chi sa bene cosa vuole.
«Qualcosa di nuovo e di interessante Light?» chiese Ryuk dall’alto, sospeso a mezz’aria, con le braccia pesantemente appese al busto e solo appena ondeggianti, dopo che aveva osservato il “suo umano spassoso” in silenzio e per un po’.
Light non spostò lo sguardo, ma si abbassò a cercare qualcosa nella tracolla che aveva lasciato al lato della scrivania.
Poi, quando la ebbe trovata, disse «Tieni. Prima questa.» e gli lanciò una bella mela, grande, rossa e lucida.
Ryuk l’afferrò al volo e godurioso iniziò a rosicchiarsela.
Light ruotò ancora di più la sedia, dando ora le spalle alla scrivania, spinse i gomiti indietro e ce li poggiò sopra, assumendo una posizione ancora più spavalda, e sollevò il mento verso lo Shinigami che rumorosamente ed ingordamente faceva sparire la sua mela tra le ganasce inquietanti di quel sorriso largo, buffo e disumano che si ritrovava sempre stampato su quella faccia demoniaca da “joker”.
«Potrebbe essere molto interessante quello che hanno detto quelle oche stamattina, davanti al distributore di bevande, all’università…» rispose Light con voce affilata e calma e gli occhi gli si aguzzarono un po’, facendo apparire sul suo volto un’impercettibile espressione inquietante, forse ancora più inquietante di quella dello Shinigami, forse e stranamente ancora più disumana.
«Ah…» commentò Ryuk, che aveva smesso di masticare la sua mela. «È interessante che quella ragazza conosca il presunto Elle?»
«Potrebbe essere interessante in effetti… ma potrebbe anche essere un semplice caso… potrebbe conoscerlo appena. Se Ryuga è veramente Elle, dubito che si circonderebbe di persone rintracciabili in qualche modo… Sarebbe sciocco da parte sua. E questo mi porta a credere che lei sia una conoscenza assolutamente superficiale. Sempre che lo sia veramente, una sua conoscenza. Bisogna infatti considerare che la notizia viene dalle parole di una cretina, che potrebbe non aver capito assolutamente nulla. Quindi è perfettamente verosimile che questa “voce”, come tutte le “chiacchiere”, sia tutto tranne che vicina alla verità. Però… C’è un detto in Occidente: voce di popolo è voce di Dio. Chissà…»
«Light… Me ne hai presa una soltanto?» chiese lo Shinigami, momentaneamente distratto da tutt’altro.
Light gli lanciò un’altra mela.
E il Dio della morte, mentre la attaccava con i denti aguzzi, commentò impassibile e con tono che allo stesso tempo appariva incuriosito e distaccato «Potresti avvicinare la ragazza allora. Magari è un modo per sapere qualcosa di interessante su Elle…»
«Già… Lei potrebbe essere un punto debole, magari… Ma questo lo potrò scoprire solo in seguito in effetti, ora non ha senso ragionarci… Ma se l’avvicinassi ed Elle veramente la conoscesse più approfonditamente ed intimamente, lui saprà che l’ho avvicinata. La cosa desterebbe altri sospetti su di me… Quindi sarei uno sciocco ad avvicinarla. Però… Proprio per questo, forse, potrei farlo… proprio perché Kira, per cautela, non lo farebbe…» e si portò la mano sulla bocca, continuando a pensare, mentre Ryuk gli stava sospeso affianco e, tenendo il braccio in alto, si lasciava cadere in gola anche il torsolo della mela e già pregustava di ingurgitarsene un’altra, nonché di assistere all’ulteriore evolversi di quella vicenda intricata.
 
Siete stupiti?
Vi aspettavate che sarei andato a sbirciare in casa Yagami? Be’, che io ci sarei andato non c’erano dubbi. Semmai l’interrogativo poteva essere se avrei deciso di raccontarlo a voi.
Mi andava così, tanto per cambiare un po’ aria, per variare un po’. I cambiamenti fanno bene, non ve l’ha mai detto nessuno?
Ah, un’altra cosa. Credete che il caso sia stato esageratamente generoso con Light, nel fargli incontrare Emma e nel fargli sentire quella conversazione davanti al distributore di bevande?
Se non sbaglio, Light è stato baciato svariate volte dalla sorte, nel corso di tutta la vicenda che voi conoscete bene… È il caso di dire che abbia una fortuna spudorata, sfacciata, inquietante e continua. E non ho bisogno di aggiungere altro, credo.
Ecco ancora un’ultima cosa che forse non vi aspettavate o sulla quale forse non avevate posto l’accento… Io posso vedere Ryuk. Non è scontato. Per me sì, è scontato, ma per voi, forse, non dovrebbe esserlo. E non iniziate a farvi mille film mentali. Io non ho un quaderno della morte, non ho toccato quello di Light e non sono uno Shinigami a mia volta. Quest’ultima cosa ve l’ho già detta, ma meglio ripetere, non si sa mai. Io posso vederlo, Ryuk, così come potete voi se qualcuno vi guida, perché in questa vicenda sono uno spettatore come voi, ma meno silenzioso, molto meno silenzioso. Vi ho già detto anche questo. Ed il fatto che io lo sia è un’anomalia, nel mio caso. In genere non sono uno spettatore. In genere, quelli come me sono molto più che spettatori.
Aggiungete, aggiungete pure indizi alle vostre menti avide di informazioni. Ma tanto dubito che qualcuno di voi arriverà a capire “chi” sono io, finché non ve lo dirò. E poi, quando ve lo svelerò, non fatemi le facce deluse. Sappiate che, come negli indovinelli, la risposta esatta è anche la più semplice e banale, quella deludente che avete avuto sotto gli occhi fin dal primo istante, ma alla quale non avreste magari mai pensato, persi nelle vostre elucubrazioni di trovare una risposta intelligente e complessa.

 
Il giorno successivo Emma era in laboratorio, con la testa bassa, divisa tra la tastiera del suo pc ed i fogli dell’inventario dei materiali di otto anni di scavo da informatizzare, ai quali avrebbero dovuto aggiungere in seguito quelli delle due ultime campagne, che non erano stati inventariati e che erano ancora pieni di terra, nei magazzini della Soprintendenza, in Italia.
La finestra aperta lasciava entrare la luce del sole mattutino di una primavera già calda.
In quel ticchettio convulso di tasti, che era l’unico rumore nel silenzio della stanza, la porta si spalancò e Misao, che era scesa poco prima in sala professori per chiedere delle cose al prof. Usui, esclamò «Emma! Ryuga sta giocando a tennis col biondino! Si stanno sfidando, neanche fossimo a Wimbledon! In facoltà non si parla d’altro. È quasi ora di pausa, potremmo andare…» e si avvicinò alla finestra «Guarda. Si vede anche da qui! Ma non avete sentito che c’era un po’ di trambusto fuori?»
Kei si mostrò interessato e fece per alzarsi e raggiungere Misao «Forte! Ma… Ryuga sa giocare a tennis…?» chiese perplesso, ma con tatto.
Era arrivato anche quel giorno.
Naturalmente era arrivato anche quel giorno…
Emma rimase un attimo in silenzio, con calma si alzò, si affacciò alla finestra e poi con una faccetta ironica disse «Sì, Ryuga sa giocare a tennis. E soprattutto sa farlo senza frantumarsi l’osso del collo dopo due scambi. Posso capire il tuo stupore, Kei… Quando l’ho scoperto, anche io credo di aver fatto quella faccia e di essermi chiesta come fosse possibile che un “uomo larva” non si spezzasse in due nel fare qualunque tipo di movimento, sapendo che passa le sue giornate appollaiato su una sedia come un primate rachitico.»
Era proprio così. Ed Emma lo aveva pensato, ridacchiando, proprio vedendolo giocare a tennis, in quello stesso giorno, ma nel suo mondo e da un’altra prospettiva…
Kei scoppiò a ridere rumorosamente.
Misao sorrideva scuotendo la testa «Ma…Emma! Come fai a dire queste cose della persona che ti piace?!» le disse con voce divertita, porgendole la domanda senza stupore, ma in modo provocatorio, conoscendo già in parte la risposta e l’ironia dell’amica.
«Faccio come fai tu, quando dici che Kei è un “paramecio”» e assestò un altro colpetto divertito.
Poi divenne più seria, si scostò una lunga e morbida ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi e proseguì «Comunque, non mi va di andare… In realtà volevo anche chiedervi un grosso favore… Sapete che Ryuga è un po’ strano…» e fissò entrambi gli amici, alternativamente. Loro non risposero «… Su… Non fatevi problemi, lo potete dire che è strano! Se non è strano lui, domani cambio lavoro e vado a fare la idol!»
Stava cercando ancora di rendere la conversazione il più tranquilla possibile, evitando misteri, esplicitando la sua riservatezza, ma nello stesso tempo la sua spontaneità nei confronti degli amici.  In fondo era normale che loro, adesso, fossero in qualche modo più cauti nell’esprimere giudizi sul giovane uomo che era diventato ora il “fidanzato” della loro amica. Amica che però, dal canto suo, non aveva mai smesso di prendere in giro Kei, nonostante fosse divenuto il ragazzo di Misao… Ma Emma non era giapponese.
E i due ragazzi giapponesi allora sorrisero, guardandosi a vicenda e poi di rimando ad Emma, palesandole con sguardi eloquenti che in effetti l’italiana senza peli sulla lingua aveva esplicitato i loro pensieri.
Ed Emma proseguì «Comunque… Vi volevo chiedere di non filare Ryuga, quando sarà qui alla Todai… Insomma… Lui tende a starsene da solo, non ha tanta voglia di conoscere gente né di essere l’argomento delle elucubrazioni di quella gente… Hai visto quelle due l’altro giorno, alla cerimonia di inaugurazione?» chiese rivolta a Misao «Insomma… non tollera molto che gli sconosciuti sappiano gli affari suoi, che conoscano la sua vita, comprese le amicizie che ha… Io stessa tenderò a stargli alla larga, qui.» poi si girò per guardare verso la finestra e osservò il campo da tennis, circondato dagli studenti che assistevano a quella strana partita dei due fuoriclasse.
«… Il biondino… Credo che Ryuga l’abbia avvicinato per competizione…» aggiunse senza mentire, esprimendo solo una delle verità che conosceva «Ma durerà poco…» e qui invece disse una bugia, ma era di spalle, Misao e Kei non la potettero guardare negli occhi e così si sentì meno impacciata ed in colpa… «Credo anche che tra un po’ smetterà di venire all’università…»  e in questo modo trovò il mezzo per non mentire del tutto «So che è strano, però…»
«Vuole fare gli esami da non frequentante?» chiese Misao, interrompendola, introducendo un argomento ovvio e naturale. Perché Ryuga per Misao era un semplice studente.
Ovviamente non era quello il motivo dell’allontanamento di Elle dalla Todai, però…
«Penso di sì…» ed Emma abbassò lo sguardo.
Quanto i due giovani archeologi si fossero stupiti di questa richiesta di Emma non è poi così importante. Essi però l’accettarono tranquillamente, perché lei era loro amica, perché avevano conosciuto Ryuga, perché nonostante le stranezze lui li aveva aiutati nell’occasione della scomoda faccenda al The old docks, era andato al compleanno di Misao, le aveva regalato dei fiori, si prendeva cura di Emma… perché ognuno ha il diritto di fare le richieste che vuole, se si tratta del rispetto di una qualche necessità del prossimo e se non si deve fare alcuno sforzo per rispettarla, quella necessità.
«Però da qui la partita ce la possiamo vedere!» gli disse poi Emma con un tono di voce squillante e strizzando l’occhio «Anzi! Mi fumo anche una sigaretta, già che ci sono!»
E così si affacciarono, commentarono divertiti e indisturbati, ridendo con leggerezza, spettatori lontani e irriconoscibili di una sfida che, in un altro mondo, aveva tenuto gli occhi incollati ed aveva entusiasmato più di quanto un qualunque match di tennis tra studenti universitari potesse fare…
La sfida tra Elle e Kira.
 
Ed i giorni passarono. I tre archeologi continuarono a informatizzare l’inventario dei materiali dello scavo e a mantenere il proposito di ignorare Ryuga, anche se le occasioni di incontrarlo sarebbero state comunque poche. Elle continuò a seguire le lezioni all’università, anche se con meno frequenza dal giorno della sfida a tennis e da quando il padre di Light aveva avuto l’infarto. Light proseguì a catturare gli sguardi indiscreti delle giovani studentesse ignare e ad uccidere criminali. Ed Emma proseguì con i suoi lunghi e solitari viaggi in taxi, con i suoi dubbi, le sue paure, i suoi sonni senza sogni nella sua stanza d’albergo; Emma continuò a vivere le sue giornate ignara degli eventi che si susseguivano in quella suite di “comando” sperduta nell’hotel, e come sempre ignara dei tempi in cui gli eventi a lei noti si sarebbero svolti.
La tv era accesa ed illuminava fiocamente il salottino in penombra, mentre il volume muto lasciava che il silenzio della notte fosse interrotto solo dai click del mouse e dei tasti. Ma questi ticchettii erano diversi e più silenziosi di quelli di un ufficio, di una biblioteca, di quelli diurni. Erano come più clandestini, perché la notte induce a volte ad una sensazione sospesa di clandestinità, anche quando non si sta facendo nulla di male o di strano, anche quando si è soli e non si disturba nessuno con la propria veglia. Perché la notte, semplicemente e per il comune sentire, è fatta per dormire.
Ed Emma, lasciandosi liberamente alle spalle quella clandestinità di cui sopra che percepiva appena ma dalla quale riusciva a non farsi condizionare più di tanto, perdeva il suo tempo davanti al pc, attendendo che le repliche notturne di He andassero in onda.
Emma. Già. Perché il ticchettio era nella sua stanza, non in quella di Elle, come ci si sarebbe anche potuti aspettare. Che poi forse, in quello stesso momento, anche la suite di Elle avesse esattamente le stesse caratteristiche, non ci è dato sapere…
La barra in basso di msn si illuminò. Un messaggio.
Viola! Be’ in effetti adesso sarà ritornata a casa… A quest’ora può essere soltanto lei.
Ed Emma spostò lo sguardo all’angolo del monitor per vedere l’ora. L’una e trentanove. Fece rapidamente il calcolo, in Italia dovevano essere quasi le sei del pomeriggio. Poi aprì la finestra di dialogo…

L scrive: le menti normo-dotate dovrebbero riposare.

No… non era Viola…
A quell’ora in effetti poteva essere anche lui…
Emma, invece di offendersi, allargò le labbra in una risata silenziosa, ma schietta e sincera.
«Menti “normo-dotate”…» ripeté sussurrando in modo divertito e rise ancora…
Poi avvicinò le dita alla tastiera.

Emma scrive: scrivo xkè è più divertente, ma la mia mente “normo-dotata” sa bene che potrei limitarmi a parlare, rigorosamente senza bisogno di guardare in alto ^^,
L scrive: il fatto che ti stia giustificando mi induce a pensare che cerchi di mostrarmi le tue deduzioni. Vuoi farmi capire che sei intuitiva?

Quell’ironia presuntuosa e sottesa… fantastica e meravigliosamente insopportabile…

Emma scrive: fai questo effetto, davanti a te si tende a sentirsi costantemente carenti. E non fingere di non saperlo bene.
L scrive: sì che lo so, ma tu non avevi mai mostrato di sentirti in difetto. C’entra qualcosa la tua “leggerezza” nel giorno della cerimonia di inaugurazione?

Emma ancora una volta si sentì scrutata dentro. E lui ancora una volta aveva ragione. Da quel giorno, nonostante Elle l’avesse a modo suo rassicurata circa ciò che pensava di lei, Emma aveva iniziato a farsi a tempo perso mille paranoie su quanto la stima del detective nei suoi confronti fosse scesa, se mai una stima c’era stata… Essere scrutata e capita dentro… Una sensazione affascinante ed irritante allo stesso tempo…

Emma scrive: °_° credo di sì. Ma tu sei a tratti irritante quando fai così! sarebbe meglio che mi mettessi in slip davanti alle telecamere, mi sentirei meno “nuda”, credo!
L scrive: non faccio alcuna fatica a crederti, saresti capace di farlo ed in parte l’hai già fatto. Diciamo che non hai problemi a dire quello che pensi. Ma non mi sembri così irritata. In verità credo di averti visto veramente arrabbiata una volta soltanto.
Emma scrive: anche tu non ti fai problemi a dire quello che pensi.
L scrive: non vedo perché dovrei.
Emma scrive: infatti, non dovresti, come non dovrei io.
L scrive: sai che questa conversazione si sta svolgendo nelle sue due ultime battute sulla consistenza del nulla?


Emma sollevò gli occhi al cielo.

Emma scrive: sì. Ma non infierire, perché anche tu ti stai divertendo. Lo so.

Colpito? Veramente anche lui si stava divertendo?

L scrive: uhm… evidentemente avevo ragione anche su un altro punto. Non sei affatto così insicura come a volte dici di essere.

Emma rilesse la frase che aveva scritto poco prima.

Emma scrive: uhm… be’, in effetti… c’era qualcosa di presuntuoso a rileggere bene le mie parole…
L scrive: è una cosa che può capitare a volte quando si è sicuri di sé su qualcosa, a ragione o a torto. Capita invece necessariamente sempre quando si ha ragione.
Emma scrive: e tu hai sempre ragione.
L scrive: sì, quando condivido i miei pensieri con dei “normo-dotati”. Con loro ho sempre ragione.


Emma ci pensò un attimo, non considerando assolutamente l’aspetto ironico del tutto.

Emma scrive: è noioso…
L scrive: potrebbe esserlo.
Emma scrive: insomma, è come ritrovarsi costantemente ad avere a che fare con dei bambini, come se in ogni argomento “da adulti” si avessero solo loro come interlocutori. Interlocutori lenti a capire determinati passaggi, per via della loro giovane età e delle loro conoscenze ancora limitate, interlocutori ai quali è necessario spiegare bene alcuni collegamenti, interlocutori sempre un passo in dietro, sempre rallentati e mai stimolanti, perlomeno riguardo l’argomento complesso della discussione…


Emma ci aveva pensato allora per la prima volta… O meglio, sapeva benissimo che Elle era superiore e che non poteva confrontarsi con nessuno… Ma a come lui dovesse sentirsi non ci aveva mai pensato… Non lo aveva mai fatto perché non avrebbe avuto senso farlo. Perché solo adesso lui era una persona vera.
Così doveva sentirsi Elle davanti a tutti. Come un adulto circondato in ogni momento da bambini piccoli. Così doveva sentirsi ogni volta che si ritrovava a fare dei ragionamenti e ad intuire determinate cose mentre era con altre persone che invece arrancavano, per forza di cose. Queste dovevano essere le sue insoddisfacenti e poco stuzzicanti chiacchierate col mondo…

L scrive: interessante paragone. Calzante, “perlomeno riguardo l’argomento complesso della discussione”. Tuttavia le caratteristiche e le qualità dei bambini, come anche quelle delle persone, sono varie e molteplici.

Già… questa considerazione, esplicitata in modo diretto e freddo, rendeva Elle profondamente diverso da Light, nonostante la stessa presunzione apparente.

Emma scrive: questo mi piace e mi stupisce ogni volta nelle persone! E tu mi stupisci!
L scrive: davvero? Non mi capita mai di stupire la gente, non è una cosa alla quale sono abituato.


Emma rise di nuovo.

Emma scrive: ora vorrei vedere la tua faccia!
L scrive: temo che lo vorrebbero in molti.
Emma scrive: già… ma chi non avrebbe dovuto mai vederla l’ha già vista…


E sospirò…

L scrive: la prima porta a sinistra, appena uscita dalla tua suite. Dobbiamo parlare.

Emma rimase ferma e a bocca aperta.
Lei doveva andare nella suite di controllo?!
La suite di Elle era stata sempre adiacente alla sua?!
L’aveva immaginato visti i tempi rapidi in cui lui aveva sempre raggiunto la sua stanza…

L scrive: prima che il sole sorga, possibilmente.

E si disconnesse.
Emma rimase ancora un attimo a fissare il monitor, l’avatar con la L nera e la pagina di msn della loro conversazione…
Ok… con calma Emma… con molta calma…
Si girò e lasciando tutto com’era arrivò alla porta, prese la chiave magnetica e la infilò nella tasca dell’ampia tuta.
Poi uscì, affrontò il corridoio dove era passata ormai decine di volte senza mai pensare veramente che la stanza di Elle potesse essere proprio lì…
Arrivò davanti alla prima porta a sinistra, inspirò una bella boccata di quell’aria dolciastra e profumata di deodorante per alberghi… e bussò piano. Attese, col capo chino, guardandosi le punte delle scarpe che sbucavano appena dal bordo dei pantaloni, portando le mani nella larghe tasche, coperte in alto da una morbida t-shirt che appena le sfiorava i fianchi sottili e molto poco formosi.
E poi la porta si aprì.
«Buona sera Miss Emma, prego, Ryuzaki la sta aspettando. Le faccio strada» le sorrise Watari invitandola ad entrare, con gli occhi ancora più socchiusi di quanto non lo fossero normalmente dietro i piccoli occhiali da antico“lord”.
Emma incrociò le mani dietro la schiena e fece un leggero inchino sorridendo sincera, ma in silenzio e guardando il signor Wammy negli occhi. Poi varcò la soglia e lo seguì nell’ombra del corridoio…
La stanza sembrava identica a quella di Emma, ma perfettamente speculare.
La porta di fondo del corridoio, quella di accesso al grande salotto, era chiusa… Emma, nella sua camera, non aveva mai veramente fatto caso a che ci fosse una porta da chiudere tra il corridoio ed il salotto…
Ma l’ultima porta a destra, quella dell’altrettanto enorme stanza da letto, era aperta…
Watari la varcò ed Emma vi si affacciò poco dopo di lui…
In ombra.
La fioca luce accesa del televisore muto.
La pallida luminosità del monitor a terra.
E davanti ad esso, Elle, rannicchiato come sempre e di spalle che osservava lo schermo attentamente e non si voltò, con affianco un piattino con un pezzetto di torta sbocconcellato.
«Mi farai perdere He…» disse Emma.
«Sai già cosa He le dirà e come riuscirà ad uscire da quella casa.» rispose Elle, curvo sulla tastiera.
Emma si avvicinò, dopo che Watari era uscito dalla stanza, e sbirciò il monitor. C’erano una serie di dati fittissimi ed in alto una piccola finestra da dove Emma riconobbe il tavolo del suo salotto con il portatile ancora acceso sopra…
Quello era l’ambiente privato di Elle. La sala “di controllo” doveva essere oltre la porta sul fondo del corridoio…
«Non ti andava di uscire dalla stanza…Non mi aspettavo che mi avresti fatta venire qui…» sussurrò poi Emma.
Elle prese debolmente tra le dita il pezzetto di cheese-cake che era rimasto sul piattino, lo ingoiò tutto d’un boccone, ripulì il piatto dalle briciole col dito e poi si alzò, leccandosi disinvolto l’indice e stancamente si diresse verso una delle poltrone della camera.
«Sì, che non te lo aspettassi è stato evidente. Domani lasceremo quest’albergo comunque.» le disse atono e senza guardarla, mentre si riappollaiava sui cuscini.
«Ah… ecco… Mi pareva strano infatti…» commentò Emma, che credeva di aver capito che la “rivelazione” c’era stata solo perché si trattava di una condizione momentanea...
Ma si sbagliava…
Elle alzò lo sguardo serio su di lei «Anche nel nuovo hotel conoscerai l’ubicazione della mia suite. E la dovrai conoscere per evitarla accuratamente. Non sarà più vicina alla tua, come lo è sempre stata finora. Sarà sempre in un’altra ala dell’albergo, con reception ed ingresso indipendenti e alternativi. Per ora era stato sufficiente avere il semplice doppio accesso alla suite, sul corridoio e direttamente nel salotto. Ma tu ora non devi incontrare neanche per sbaglio nessuno di quelli che frequentano e frequenteranno a breve questa stanza.»
Era giusto. Era giustissimo.
«Uno in particolare…» aggiunse Emma preoccupata, mentre cominciavano a salirle di nuovo le ansie su Light…
Ma Elle non raccolse. «Il secondo Kira, Emma.» sentenziò gelido.
E lei allora lo raggiunse, accoccolandosi a gambe incrociate sulla poltrona affianco, come aveva ormai imparato a fare quando lui voleva parlarle.
«Sarò breve» iniziò Emma «Le uniche cose che ora devi sapere di lui, cioè… di lei… è che è molto più pericolosa di Light, perché gli basta conoscere il volto per uccidere. Molto più pericolosa ma nello stesso tempo molto più stupida… E non so se questo la renda più pericolosa ancora, in effetti…» e si fermò per pensarci un attimo, per definire quali azioni di Misa avevano compromesso l’operato di Light e quante invece lo avevano aiutato.
«In genere la stupidità dei criminali aiuta sempre le indagini.»
«Sì, infatti…» ammise Emma dopo aver fatto rapidamente mente locale ed essere arrivata alla conclusione che nel manga Elle aveva incastrato i due Kira, proprio per la presenza e le azioni della stupida idol. Il resto, purtroppo, l’avevano fatto Rem e la mente geniale di Light che si era servito proprio di quella debolezza dello Shinigami… Però senza quest’ultimo Elle non sarebbe morto… quindi la presenza di Misa era stata, a conti fatti e col senno di poi, molto pericolosa… Ma ricostruire il tutto con i “se” era folle e controproducente ed Elle ora la fissava...
Ma fu Watari a rompere il silenzio, comparendo sulla porta «Ryuzaki, Ukita è appena arrivato e mi ha detto che ha delle novità su Misa Amane da comunicarti.»
«Arrivo.» Elle si alzò e raggiunse la porta, poi, senza voltarsi, come sempre, aggiunse «Non dovrei impiegarci molto tempo.» e sparì nell’ombra del corridoio che si illuminò appena, quando evidentemente la porta venne aperta e poi subito richiusa.
Novità su Misa Amane??!! Ma allora la sta facendo controllare!! Anche se lei non ha ancora fatto nulla e non ha alcun legame con Light, la sta controllando!! E cosa avrà fatto ora? È importante che io lo sappia, forse… Ukita… Perché proprio Ukita? È una strana coincidenza… Mi dà i brividi… Cosa dovrei fare?
Ed Emma rimase da sola, a rimuginare nella stanza di Elle.
Assolutamente impersonale.
Il letto era intonso e al di fuori del computer e del piattino non c’era assolutamente nulla della persona particolare che la occupava… anzi… che evidentemente non la occupava mai…
Un leggero brivido di freddo la percorse sulla schiena…
Emma si mosse appena…
Si rannicchiò ancora di più, sentendo sulle braccia nude il freddo appiccicoso della pelle del divano…
Aprì gli occhi…
La penombra della stanza…
Un altro odore…
Si era addormentata nella camera di Elle… sul divano…
Si mosse lentamente, rabbrividendo ancora nella t-shirt di cotone e guardò l’ora. Le cinque passate. Si mise seduta, intorpidita dal freddo e dalla posizione scomoda. Guardò fuori dalla finestra. Il cielo era ancora blu, ma si riusciva a percepire che era un blu diverso, che precedeva l’alba…
La camera era completamente al buio. La televisione era spenta. Emma si stropicciò gli occhi e vide che sul basso tavolino davanti a lei c’era il portatile di Elle aperto, ma col monitor non illuminato…
E sulla poltrona c’era lui…
Rannicchiato come al solito.
Ne scorse il consueto profilo curvo nell’oscurità.
Poi, lentamente, gli occhi si abituarono e lo poté osservare meglio…
Aveva le braccia incrociate sopra le ginocchia, e con le mani si teneva morbidamente gli avambracci, come tante volte lo aveva visto fare…
Ed il collo proteso in avanti, il viso rivolto verso lo schermo, col mento vicinissimo ai polsi incrociati sotto di esso…
Non vicinissimo…
Era proprio poggiato sui polsi…
Lievemente poggiato su di essi…
I capelli scuri e folti gli ricadevano sugli occhi…
Emma si alzò lentamente, senza fare rumore… C’era qualcosa di strano…
Aggirò il tavolino e raggiunse Elle.
Il computer era acceso in realtà, ma il monitor era spento, in standby.
Si girò verso Elle che rimaneva immobile.
Timorosa allungò la mano verso i suoi capelli…
Ne scostò teneramente e lentamente una delle tante ciocche dalla fronte…
Aveva gli occhi chiusi…
Lo fissò per qualche istante… così, come non lo aveva mai visto…
E poi, senza smettere di sfiorargli i capelli e di fissarlo, si accovacciò ai piedi della sua poltrona e scrutò quel volto addormentato dal basso e da vicino…
Elle addormentato…
Quanti lo avevano visto dormire?
Matsuda, una volta soltanto, a quanto lei ricordasse…
E soprattutto, quante volte lui dormiva? Quanto a lungo?
Era identico a quando era sveglio…
Ma non era cosciente, non era presente…
Ed Emma non potè resistere ancora una volta…
Continuando ad accarezzargli i capelli morbidi e lisci, lo baciò sulla pelle candide e setosa della sua bocca socchiusa.
Lo sfiorò soltanto, da principio…
Poi, si avvicinò ancora di più, accolse il suo labbro superiore tra le sue, lo inumidì appena…
La verità era che voleva che si svegliasse…
Anche se non sapeva cosa sarebbe successo se lui si fosse destato, anche se avrebbe fermato quel momento e lo avrebbe fatto durare a lungo… Ma lui non era “presente” e non lo avrebbe mai saputo, probabilmente…
Si sentì lo stomaco richiudersi, scostò appena le labbra, lasciandole a lambire appena la pelle di Ryuzaki…
Poi si sentì sfiorare la manica della t-shirt…
Se la sentì appena tirare…
E lentamente sentì che il lembo di quella manica veniva stretto tra le dita sottili di Elle…
Sentì le nocche lische, che chiudendosi e contraendosi su quel lembo di cotone, le sfioravano ora la pelle del braccio, sotto la t-shirt…
Le stava stringendo la maglietta…
Così come sempre stringeva il cotone dei propri jeans…
E ora invece stava stringendo il tessuto della maglietta di Emma…
E allora lei si fece coraggio, toccò di nuovo il labbro di Ryuzaki, e lui glielo lasciò fare, mantenendo la bocca socchiusa… e poi, lentamente, sentì che lui la chiudeva, arrivando a sfiorarle il labbro inferiore… poi ad inumidirlo appena… e poi a lambirlo… a rubarlo e farlo suo…
Emma inclinò appena il capo e si perse in lui…
Il primo vero bacio che si fossero mai dati…
Tenero…
Il primo bacio che Elle avesse mai dato… Lento… Perché Elle stava imparando… Lento ma non incerto… Perché Elle non era mai incerto quando imparava…
E quando lui socchiuse di nuovo le labbra, lasciando quelle di Emma libere, lei le richiuse, per riflesso condizionato e per abitudine si allontanò appena un po’ da lui, quel tanto necessario per guardarlo negli occhi…
«Credo che questa sia una cosa scorretta...» le disse con quella voce calda e seria, continuando a stringerle la maglia.
«Ma ti sei svegliato… Non è più scorretta, ora che sei sveglio…» rispose Emma con un filo di voce, fissandolo nelle pupille scure, con il cuore che le martellava nel petto.
«No, sotto questo punto di vista non è una cosa scorretta. Ma lo è perché non credo di volerla gestire, non credo di poterla gestire…ora.» le disse.
«Lo so…» rispose Emma e non credo che potrai mai gestirla… non è qualcosa che si può gestire… «Ma sta accadendo lo stesso…»
E allora fu Elle a sfiorarle di nuovo le labbra, continuando a fissarla.
«E temo accadrà di nuovo.» le disse serio e impassibile «temo avverrà inaspettatamente come è avvenuto finora.»
E lentamente lasciò la presa dalla maglietta di Emma, ma continuò a guardarla, dietro le ciocche nere di capelli.
Lei gliele scostò appena, poi delicatamente poggiò le mani sulle braccia di lui e, facendosi forza su quelle, si alzò e guardandolo con un viso dolce gli disse«Non saresti tu, se non mantenessi questa tensione costantemente all’erta, costantemente calda, costantemente viva…» e si allontanò, andandosi a sedere sul divano.
L’alba iniziava col suo chiarore a dissipare il blu della notte.
«Tutto questo è un gioco pericoloso, Emma. Tutto questo non è mai avvenuto.» le disse poi toccando un tasto del computer per riavviare lo schermo.
A cosa… a cosa si riferisce? A se stesso o al…
«Kira merita tutta la mia attenzione. Tutta.» completò la frase gelido.
…al caso Kira…
«Già… ed io sto snaturando tutto…» si morse la lingua per averlo fatto di nuovo, per aver con quest’ultima frase rimesso in ballo una cosa così stupida come un bacio! Perché ogni volta che si avvicinavano poi lui doveva riportarla sulla terra così rapidamente? Emma non ci riusciva! Perché doveva essere così? Perché lei doveva passare da momenti incredibilmente emozionanti a momenti in cui si sentiva una completa idiota!?
Perché lui era Elle. Punto.
«D’accordo, lascia stare l’ultima cosa che ho detto! Posso sapere cosa aveva da dirti Ukita? Potrebbe essere importante…» riattaccò Emma.
«Misa Amane ha acquistato ieri sera due biglietti di andata e ritorno, uno per Osaka e l’altro Nagano.» le rispose Elle, allargando lo sguardo in modo interessato verso Emma.
I biglietti del treno… Accidenti! Ci siamo già! Le videocassette, i nastri da spedire alla Sakura TV imbucati da località diverse!
Era l’alba del 13 Aprile. E l’ombra del secondo Kira era all’orizzonte.



 
Come sempre non so se vi piaccia. È stata dura scriverlo… anche se forse non sembrerebbe, o forse sì, si vede che ho penato ed è venuto fuori uno schifo totale... (*Eru! Hai scassato con queste insicurezze!!!*)
E' tornato msn, come avevo promesso a qualcuno, spero abbiate gradito, perchè a me piace sempre far essere Elle un po' ironico e "leggero" (anche se ho fatto a botte con l'editor di EFP per questo e mi rimetto a voi per un'eventuale altra incursione di messanger)... ;P
Vi dico poi le solite cose: Elle che bacia Emma… vi sarete pure stufati di questo tira e molla, immagino! Perdonatemi, ma non riesco a immaginare diversamente un “rapporto” con Elle…
A chi non ama le scene sdolcinate chiedo infinitamente scusa! Ma questo aspetto deve tornare ogni tanto… nonostante il caso Kira in agguato…
E poi… io odio Light! Lo odio ancora di più adesso! La sua entrata in scena nella trama, sebbene fosse prevista, mi ha tolto la fluidità nella stesura e descriverlo mi ha fatto venire i nervi! Non c’è niente da fare, è sempre insopportabile! Qualunque cosa lo riguardi mi fa venire il sangue al cervello!
Il termine “normo-dotati” è un omaggio ad Amaterasu82, che ne ha coniato tempo fa uno simile, anche se diverso, e al quale io mi sono ispirata palesemente ;D
Il riferimento degli indovinelli mi è invece venuto in mente durante una conversazione che la persona interessata ricorderà benissimo ^_^
Come mi sia venuto in mente tutto il resto ve lo risparmio, direi che posso smettere di affliggervi!
Vi saluto e vi ringrazio infinitamente, come sempre!
Tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!! *__*
Grazie di continuare a sopportarmi e recensirmi!!!


Eru

 
 
 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ryuzaki eru