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Autore: LyndaWeasley    29/03/2012    4 recensioni
Questa raccolta fa parte della Niff Week, che ha inizio oggi.
Day 1. The First Time - Memories
Day 2. Roommate!Niff - Desperate Household
Day 3. AU!NIff - Ciak!
Day 4. "Why are you so sad?" - Will be together
Day 5. A very Niff Christmas - The Christmas tree
«Ed è altissimo!» aggiunse l’altro. «Non riuscirei a toccargli la punta neanche con una scala gigante!».
Jeff sogghignò. «No, è perché sei nano».
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nick/Jeff
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I NIFF YOU

 

 

 

 

Day 3. AU!Niff

 

 

 

 

 

Ciak!

 

 

Nick sbatté la fronte contro la cartellina che teneva stretta in mano.
Così non andava bene: quella situazione andava avanti da tutto il pomeriggio ormai e, sinceramente, si era proprio stufato. Era stanco.
«Stop! Stop! STOP!» gridò poi, calandosi di peso sulla sedia.
Erano le sei di pomeriggio e stavano lavorando a quella scena da ormai due ore e mezza: non riusciva a capire che difficoltà avessero gli attori, tant’era che l’omino del ‘ciak’ aveva perso completamente l’energia nel dire ‘ciaaak!’. Sembrava quasi un rantolo di dolore.
Nick tuffò la faccia nelle mani, prima di rivolgere uno sguardo di supplica a David – l’addetto al ciak – e fargli cenno di proseguire... ancora. Quest’ultimo, con tutta la fiacca possibile e immaginabile, si recò al centro del set per poi voltarsi verso la telecamera.
«Scena 21... ciak 39... azione» disse con voce pacata, quasi innaturale.
Nick soffocò un risolo, sperando che quella fosse l’ultima volta a cui avrebbe dovuto assistere alla scena. Amava il suo film, ovviamente, ma pensava che quella parte non avrebbe voluto rivederla per il resto dei suoi giorni.
I due attori presero a recitare qualche istante dopo.
«Katrina...» disse lui, Jeff Sterling, avvicinandosi alla collega e sfiorandole una guancia. «Katrina... mi chiedevo se avessi pensato a quello che ti ho detto l’altra sera, al ristorante».
La ragazza sospirò, gli occhi falsamente innamorati. «Sì, Rob, ci ho pensato. E... credo che dovremmo aspettare».
«Ma io sono innamorato di te, Katrina, non voglio aspettare!».
«Ma devi! Per il mio bene... il nostro bene!»
«Terry, ti prego... Cioè, Katrina, ti prego... oh».
«STOOOOP!».
Questa volta Nick sbatté forte la testa sulla telecamera. Com’era possibile? I nomi! Avevano provato tutto il pomeriggio, almeno quello, perdinci!
«Scusa!» piagnucolò Jeff.
«Scusa stocazzo, Jeff!» protestò lui, sprofondando sempre di più nella sedia. «Perché? Perché! Anche io ho una vita, vorrei tanto potermene andare a casa a bermi una birra, dato che sto qua dalle sei e mezza di questa mattina. E invece? E invece no, per colpa tua stanotte mi toccherà accamparmi su questo stupido pavimento!».
Un leggero brusio si levò dalla troupe e, dallo sguardo di Jeff, Nick capì che si stava rendendo conto della ‘gravità’ della situazione; ovviamente anche loro erano stufi di quella scena. Tutti quanti erano sul set da metà mattina – alcuni dall’alba – e probabilmente avrebbero voluto tornare a casa dalle proprie famiglie.
Il biondo si passò una mano tra i capelli, sospirando.
«Lo so, Nick, mi dispiace!» disse. «E’ che... sono nervoso e per qualche strano motivo non riesco a girare questa scena con Terry».
«Ehi, non vorrai mica insinuare che è colpa mia!» sbottò lei, infastidita, incrociando le braccia.
«Non prenderla sul personale» rispose Jeff. «Forse non l’ho provata abbastanza».
«Ah, ecco!».
Jeff era un bravo attore, sempre molto convincente e disponibile: Nick lo aveva scelto per interpretare quel ruolo qualche mese prima, ma si conoscevano da anni. Avevano fatto le scuole assieme e per qualche periodo avevano perfino frequentato la stessa compagnia; solo che, per un motivo o per l’altro, si erano persi di vista e ritrovati dopo molto tempo.
A Nick piaceva Jeff, erano sempre in buona sintonia e lui era un ragazzo davvero gentile e divertente. Però... ecco, quando aveva una di quelle che chiamava ‘giornate culo’, era la fine. Non c’era verso di sistemare le cose.
«Senti, Jeff...» disse avvicinandosi al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla. «Io, ehm, entro stasera vorrei andare a casa, non so se mi spiego».
In quel momento Jeff fece una panoramica con lo sguardo intorno a sé, notando che la maggior parte della troupe si stava facendo bellamente i cavoli propri.
«Hai ragione» sbottò l’altro. «Oggi proprio non ci sto con la testa».
«E si è visto» aggiunse Nick, ridacchiando. «Quindi permettimi di darti una dimostrazione di quello che tu dovresti già saper fare».
Nick non capiva perché stesse usando quel tono un po’ scorbutico: okay, era impaziente di andare a casa e stravaccarsi sul divano fino all’indomani, però era pure sempre Jeff. Ma, nonostante tutto, non riusciva a restare tranquillo.
«Okay, dopo il ciak, Terry si allontana di qualche passo da te... Io sono te, cioè Rob e tu fai Katrina» disse poi.
Jeff si accigliò. «Perché la devo fare io la ragazza?».
«Fallo e basta!» ribatté. «Cominciamo... Katrina... mi chiedevo se avessi pensato a quello che ti ho detto l’altra sera, al ristorante».
Gli faceva uno strano – stranissimo – effetto parlare con quel tono a Jeff. Quest’ultimo, evidentemente imbarazzato, si schiarì la voce.
«Sì, Rob, ci ho pensato. E... credo che dovremmo aspettare».
Nick si avvicinò a Jeff con passo deciso e in quel momento avrebbe dovuto sfiorargli una guancia, ma... cavolo, si paralizzò. Lui era un regista, non un attore, ma doveva far capire all’amico come comportarsi in quella scena. L’effetto che quella piccola messinscena gli stava facendo era del tutto estraneo al suo corpo.
Avvicinò il volto all’incavo del collo – facendo una pessima figura, dato che era almeno dieci centimetri più basso di lui – e sospirò.
«Ma io sono innamorato di te, Katrina, n-non voglio aspettare...»
Era un po’ imbarazzante: ora li stavano tutti guardando.
Nick sentì Jeff deglutire – cavolo, ce ne vuole! – e allontanò un po’ il viso dal suo collo. Però... aveva un buon profumo. Non voleva staccarsi. Ma cosa andava a pensare? Chiuse gli occhi e poi li riaprì, sperando che i suoi colleghi lo prendessero come segno della sua bravura.
«Ma devi! Per il mio bene... il nostro bene!» disse Jeff, calatosi completamente nella parte.
Ecco: perché ora si era calato completamente nella parte? Non poteva evitargli quella scena imbarazzante?
Forse il suo fiato sul collo aveva qualche effetto speciale, altrimenti non si spiegherebbe il perché improvvisamente fosse fin troppo credibile.
«Katrina... ti prego...».
Perché? Perché il gruppo di budella A e il gruppo di budella B si stavano facendo guerra?
In quel momento Jeff si voltò – come previsto dal copione – e si avvicinò ulteriormente a Nick: i suoi occhi brillavano e a Nick piacevano molto. Troppo. Ora fu il suo turno di deglutire e sperò con tutto il cuore che lui non se ne fosse accorto.
Il biondo alzò una mano e poi la riabbassò, per poi passarsela tra i capelli. Questo era un attentato alle budella di Nick, già in guerra per conto proprio.
Si stava odiando più che mai in quel momento. Cazzo.
«Non ce la faccio».
Jeff alzò un sopracciglio, confuso, abbandonando il suo sguardo da attore. «Questo non era nel copione, credo».
Mannaggia! Ma che figura aveva fatto? E tutto grazie a Jeff e a quel suo profumo... e a quello sguardo... e...
«Oh, ma vaffanculo!» esclamò prima di superare Jeff – lasciandolo con uno sguardo allibito, della serie ‘e io che c’entro?’ – e uscire dalla stanza, sbattendo la porta.
Era nella merda, eccome se lo era.
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Niffangolo Me.

 

...

Inizio dicendo che ero orgogliosa dell’idea avuta per questa AU... prima di averla scritta.

Ovviamente le cose non vengono mai come si spera *deprimente*

Coooomunque, spero tanto vi sia piaciuta, o almeno che vi abbia strappato un sorriso (:

Come al solito vorrei ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra i seguiti/ricordati/preferiti! Siete davvero tantissimi e ancora non ci credo *O* Un abbraccio particolare ad Ale, Thalia, Marzia, Somo, Sere, Weh, LaRents e Rin, che si sono prese la briga di commentare *_*

Ho postato un po in ritardo perché oggi non ho avuto un attimo per respirare, e stasera mi sono ritrovata a dover scrivere la storia in troppo poco tempo.

 

Un arcobaleno per tutti,

Lins.

   
 
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