Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Elizabeth_Tempest    29/03/2012    1 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger, li abbiamo conosciuti come nemici… e se tra loro nascesse quel dolce sentimento che tanti poeti e scrittori hanno decantato?
Scritta per il contest "Draco/Hermione? Why not, but..." di Violet Acquarius.
Draco/Hermione, pg minori: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Blaise Zabini accenni a Luna/Rolf e Ginny/Harry.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

VII.

Col ritorno a scuola del resto degli studenti, i rapporti tra Draco ed Hermione si raffreddarono di nuovo: il ragazzo si allontanò dalla Grifondoro appena i corridoi tornarono a riempirsi.

Hermione soffrì di nuovo, avendo riposto quasi tutta la sua fiducia nel Serpeverde, ma tenne stoicamente per sé i suoi patemi d’animo, dedicandosi allo studio con Ginny e Luna. Poche volte si incontrava con Malfoy e tutte le volte il ragazzo si teneva sulle sue.

Egli era diventato scostante nei loro rapporti e irascibile con gli altri: un paio di volte aveva Schiantato due studenti nei corridoi. Il professor Lumacorno e la preside McGranitt non sapevano più che fare col ragazzo.

 

-HERMIONE! MUOVITI!- gli strilli di Ginny Weasley avrebbero fatto uscire dalla bare pure un morto. Soprattutto se era domenica e da lì a poche ore la rossa avrebbe giocato un’importante partita di Quidditch: il capitano e lo sponsor delle Holyhead Harpies sarebbero stati presenti alla partita alla ricerca, ufficialmente, di una nuova giocatrice. Officiosamente, Angelina Johnson aveva consigliato alla capitana Gwenog Jones la sua vecchia amica Ginevra Weasley, Cercatrice di grande talento.

Ovviamente George aveva saputo tutto da Angelina e aveva spifferato ad Harry la storia, che l’aveva a sua volta riferita a Ginny: da quasi due mesi, tanto era passato dal ritorno dalle vacanze invernali, la ragazza si allenava incessantemente, alternando il campo da Quidditch con lo studio.

Quella mattina si era alzata prestissimo, saltando ovunque come una cavalletta impazzita e, nonostante Hermione cercasse di calmarla, non c’era nulla da fare, Ginny era troppo agitata per stare tranquilla.

-Oh, Ginny! Adesso basta! Su, manca ancora molto alla partita! Sta tranquilla!- sbottò Hermione, seccata, mentre l’amica la trascinava fuori dalla Sala Comune di Grifondoro e giù per le scale, schivando a pelo una boccetta d’inchiostro lanciata da Pix, che, evidentemente, aveva deciso che il baseball era la vocazione della sua vita.

Appena il poltergeist riconobbe Hermione, si sfilò il berretto a sognali, mimando un buffo inchino. –I miei omaggi, signora Malfoy!- e detto questo, le fece una pernacchia, scappando via subito dopo. –L’amica di Potter che ama un Mangiamorte, l’amica di Potter che ama un Mangiamorte.

-Pix, disgraziato, torna qua che ti faccio vedere io!- sbraitò Ginny, prima di voltarsi verso la brunetta. –Hey Herm…

La Grifondoro più grande scrollò il capo, alzando le spalle. –È Pix, Ginny, che ci vuoi fare? Andiamo, dai! Devi fare colazione, lo sai che è il pasto più importante della giornata, no? Soprattutto per un’atleta!- esclamò, prendendo a braccetto la minore della Weasley, fingendosi allegra.

In realtà, Draco Malfoy un po’ le mancava. Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma ora terribilmente distante.

 

 Draco era sdraiato sul letto, già vestito. Si era alzato presto, quella mattina. Be’, in realtà come sempre: non riusciva mai a dormire fino a tardi per quanto stanco fosse, il suo orologio interno lo buttava già dalle soffici e calde lenzuola sempre alle sei e mezza del mattino.

Blaise, invece, si era svegliato da poco e si stava preparando.

-Hey Malfoy, dai, alzati da lì.- gli disse, infilandosi un maglione.

-Perché?- chiese Draco, osservando uno dei suoi camerati uscire dalla stanza: lo conosceva di vista, era un Mezzosangue la cui madre, una Nata Babbana, era stata torturata a morte da Rockwood. Il ragazzo gli scoccò uno sguardo irritato, andandosene bofonchiando qualcosa sui Mangiamorte.

Rimasero soli nella stanza.

-Be’, non so… Grifondoro contro Serpeverde? La nostra squadra che senza di te verrà massacrata da quei leoncini spelacchiati e dalla Weasley? Maledizione a me, quando mi sono fatto scappare quella sventola.- disse Blaise, prima di sventolare una mano davanti al viso impassibile dell’amico. –Hey Draco? Ci sei? Mi senti?

-Ti ho sentito e non mi interessa.- rispose, laconico, il biondo.

-Draco, ma stai bene? Prima smetti quasi di parlare con la Granger, poi inizi a Schiantare a destra e a manca chiunque bisbigli in corridoi, tra un po’ non ti alzi nemmeno più da quel letto!- esclamò il ragazzo di colore. Vide l’altro Serpeverde alzare le spalle. –È per la Granger, vero?

-Che vuoi che c’entri Hermione?!- rispose, scocciato, Draco.

Il moro rise. –Hermione! La chiami pure per nome, adesso? Draco, ascoltami, non mi puoi far fesso: è successo qualcosa. Non penso tra te e la Granger, quindi rimangono solo due alternative: o è successo qualcosa a tua madre, ma mamma mi ha riferito che Narcissa gode di ottima salute oppure tuo padre è venuto a sapere delle tue “indegne” frequentazioni.- concluse.

Draco si alzò dal letto, aprì il suo baule e vi frugò dentro, finchè non riuscì ad estrarre un cofanetto di legno pregiato, intagliato con scene della bella campagna inglese. L’aprì e gli porse una lettera.

-Verso metà…

Blaise scorse le prime righe, dove Lucius Malfoy si raccomandava col figlio di badare alla madre e agli affari di famiglia (in tracollo, tra l’altro, vista la cattiva fama di cui ora godevano le famiglie Malfoy e Black), esprimeva rammarico per la piega che stava prendendo la comunità magica (“aprire ai Sanguesporco! Togliere ai Purosangue i loro diritti! Dove si andrà a finire, Draco?” chiedeva il Mangiamorte) ed infine eccola, la parte incriminata!

“Caro figliolo, purtroppo mi è giunta voce delle tue nuove “amicizie”, se così possiamo definirle. E non posso fare a meno che rammaricarmi per la tua perdita di dignità e orgoglio. Hermione Jane Granger, Draco? L’amichetta di Harry Potter? Ma, peggio ancora, una Sanguesporco?!

Draco, per quanto la causa dell’Oscuro Signore sia stata perorata, forse, in maniera errata, non posso fare a meno di indignarmi per questo tuo abbassarti ai livelli di questi esseri inferiori che non meritano in alcun modo la bacchetta.

Figlio mio, devo forse vergognarmi di te? Cosa speri di fare? Inquinare la nostre genia con sangue Babbano? È questo quello che desideri?  Spero vivamente che questa sia solo una “sbandata”, o un modo per ripulire la nostra reputazione, poiché mi sento in dovere di avvisarti che se continuerai su questa strada, non esiterò a rinnegarti…”

-Però… c’è andato pesante, eh.- disse Blaise, ripiegando la lettera.

-Già.- rispose Draco, riprendendosi la lettera.

-Quindi è per lui che eviti la Granger.- dedusse il ragazzo di colore.

-No. Mio padre… prima o poi si metterebbe l’anima in pace. Mica voglio portarmela a letto, siamo solo amici. No, è per quello che il resto del mondo pensa, Blaise.- disse il biondo, sospirando.

Draco sapeva bene, da tempo, quello che dicevano di lui e delle Granger, ma ad un certo punto le voci si erano fatte più insistenti e la gente aveva iniziato a parlare male anche di Hermione: era una traditrice, per moltissime persone, oppure una pazza a fidarsi di un Mangiamorte. Draco Malfoy era marcio dentro e quelli come lui non poteva cambiare.

Al Serpeverde, sinceramente, non importava più dell’opinione altrui, ma non voleva che la crudeltà della comunità magica rovinasse Hermione. Cerco di spiegarlo a Blaise come meglio gli riusciva e l’amico lo ascoltò per tutto il tempo.

-Draco, ho una bella notizia per te: sei innamorato.- gli disse il moro, dandogli una pacca.

-Ma piantala di dir stupidate! La Granger mi sta simpatica, ma qua si esagera!- gli rispose, stizzito, il biondo, alzandosi e seguendo Blaise fuori. –Vediamo un po’ che combinano oggi a Quidditch. Senza di me sono fregati.

-Già, verissimo, come si può giocare senza Draco Malfoy, il dio del Boccino d’Oro?

-Piantala di sfottere, Blaise o ti Crucio e non scherzo.

-Scusa amico. Sai, mi sei mancato.

 

Hermione era entrata in Sala Grande con Ginny e si era accomodata al tavolo di Grifondoro assieme all’amica rossa, parlando e cercando di stemperare la tensione. Molte teste si voltarono a guardarla, in molti sguardi si poteva leggere la disapprovazione, ma la ragazza continuava a camminare a testa alta.

Ginny mangiò di malavoglia, spiluzzicando qualche toast e bevendo un calice di succo di zucca.

-Dai Ginny, andrà tutto bene. Sei o non sei la migliore Cercatrice degli ultimi dieci anni?- le disse Hermione, con un mezzo sorriso.

-Fosse così facile… se non mi trovano abbastanza brava, me le sogno le Holyhead Harpies.

-Certo che no!- esclamò Luna, arrivando al loro tavolo col suo vecchio cappello a forma di leone. –Sei la giocatrice più brava di Hogwarts e il Cercatore di Serpeverde non vale la metà di quello che vali tu. Comunque, ciao ragazze!- disse, sedendosi con un gran sorriso entusiasta.

-Ciao Luna.- le rispose Hermione, passandole una fetta di crostata ai mirtilli, la preferita della bionda Corvonero, mentre Ginny le faceva un cenno col capo.

-E poi, come puoi fallire con una tifoseria come quella di oggi?- chiese ancora Luna.

-Perché, chi c’è di speciale?- s’informò Hermione, spalmando marmellata d’arance sulla sua fetta di pane tostato.

-Non lo sai? Tutto il battaglione Weasley. Mamma, papà, Bill e Fleur, Charlie, che è venuto apposta dalla Romania, Percy e la sua nuova ragazza, Audrey, George e Ron e… be’, Harry.- concluse Ginny, arrossendo e lasciandosi sfuggire un sorriso.

La piccola Lovegood rise –Ah, l’amore, come rende bello il mondo!

-A proposito di amore! E Rolf? Ho saputo che siete usciti assieme, durante l’ultimo week-end a Hogsmeade .- intervenne Ginny, sorridendo maliziosa a Luna.

-Oh, sì! È tanto simpatico.- affermò la bionda, col suo sorriso svagato. –Oh. Hermione, Malfoy è appena entrato.- disse, guardando verso il tavolo di Serpeverde.

Subito la bruna Grifondoro abbassò lo sguardo, intristendosi. –Ah. Bene.

Fissò la fetta di pane, ma non riusciva a mangiarla, improvvisamente il suo stomaco era stretto in una morsa dolorosa.

 

Il campo di Quidditch era gremito di gente, come sempre, ma la famiglia Weasley era riconoscibile anche da lontano. Hermione e Luna corse subito incontro a Molly, che però era l’ombra della donna che ricordava: era dimagrita molto e la pelle del viso pendeva floscia, di un colore spento e un po’ malaticcio, così come gli occhi, che erano torbidi. Dentro essi vi si poteva leggere tutto il dolore non ancora sopito di quell’anima di madre lacerata dalla perdita del figlio Fred. La signora Weasley abbracciò e baciò le due ragazze con suo solito affetto, riservando ad Hermione, che non vedeva da tempo, più moine che a Luna, che però, comprendendo la donna, non se ne ebbe a male. Subito il suo abbraccio venne sostituito dalla stretta di mano di Arthur Weasley, e poi dalla poderosa stretta di Charlie. Fleur, con la sua solita grazia nonostante il pancione, lasciò sulle guance delle ragazze tre grossi baci e la nuova arrivata, Audrey, regalò loro un timido sorriso, stringendosi a Percy, che l’ammirava adorante, palesemente innamorato. George le salutò con un sorriso, un sorriso che però sapeva di amaro: nessuno poteva guardalo senza pensare al suo gemello.

Infine Hermione si trovò di fronte ad Harry e Ron.

-Hermione!

-Harry! Quanto sono felice di vederti!- esclamò, abbracciando l’amico moro, prima di bloccarsi alla vista di Ron. –C…ciao Ronald.- sussurrò, evidentemente a disagio.

-Ciao Hermione… ehm… come va?

-Tutto okay…

Hermione pregò che finisse presto: non sapeva come comportarsi con Ron, aveva sofferto così tanto a causa sua… e ora se lo trovava davanti, identico al ragazzo che aveva visto mesi prima, quando pareva che tutto andasse a meraviglia.

-To’, guarda chi c’è, Lenticchia.

Tutti si voltarono verso la voce: Draco Malfoy e Blaise Zabini erano davanti a loro, il primo con un sorrisetto ironico dipinto in volto. L’espressione dei ragazzi Weasley s’indurì, mentre facevano largo per far passare i Serpeverde e liberarsi di loro il più in fretta possibile.

-Sempre gentile, Malfoy. Come sta tuo padre? Ho sentito che Azkaban è confortevole, in questo periodo.- sibilò Ron. Hermione sapeva che l’antico odio del suo ex-ragazzo verso Malfoy si era acuito con la morte di Fred, ma comunque ne fu infastidita: non era stato Draco ad ucciderlo, era stata Bellatrix!

Il biondo fece finta di nulla, posando una mano sulla testa riccia e arruffata di Hermione.

-Granger, oggi hai dei capelli quasi umani, sai? Non sembri una Gorgone, al massimo assomigli allo Yeti. Ci si vede.- disse, andandosene e lasciando tutti stupefatti o allibiti.

-Da quando fai comunella con Mafoy?- le chiese George, sospettoso. Hermione alzò le spalle, scrollando la testa.

-Da quando è di buon umore, cosa che capita una volta ogni secolo. Dai, andiamo, altrimenti perderemo la partita di Ginny.

Luna annuì vigorosamente. –Sì, sarà meglio andare!- e si trascinò via Hermione.

Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma anche necessario.

 

La partita non fu solo un successo, fu molto di più: Grifondoro stracciò Serpeverde con un punteggio talmente vergognoso che la squadra verde-argento, che ora batteva in ritirata con la coda tra le gambe.

Ginny era stata semplicemente superba, aveva giocato come non mai, intenzionata ad ottenere quel posto nelle Holyhead Harpies. Anche Hermione, che non capiva molto di Quidditch e che non era mai stata una fan sfegatata, apprezzò il gioco, anche se il suo sguardo continuava a correre agli spalti dei Serpeverde, cercando Malfoy.

Non riusciva a spiegarsi perché, dopo due mesi di quasi totale silenzio, si fosse comportato così con lei. Come prima dell’anno nuovo, quando sembrava che potessero essere amici.

Malfoy, decise la ragazza, era tutto strano.

Hermione era così presa dai suoi pensieri che non si accorse delle occhiate che Ron si scambiava con Harry: il penultimo dei Weasley era ancora un po’ stranito da quella quasi gentilezza che Draco Malfoy aveva usato con la sua ex-ragazza e si chiedeva a cosa fosse dovuta. Certo, in una lettera sua sorella gli aveva accennato alle lezioni che la McGranitt aveva chiesto ad Hermione di dare a Malfoy, ma, insomma! Quello era un Malfoy! Uno che disprezzava i Nati Babbani, che non si sarebbe mai avvicinato ad uno di loro, figurarsi toccare Hermione!

Era il figlio di Lucius Malfoy e il nipote di Bellatrix Lestrange!

Era un Mangiamorte, miseriaccia! E i Mangiamorte non avevano un cuore: quanti ne stava vedendo processati, nel suo tirocinio? Erano bugiardi e assassini, non avevano dignità: quanti ne aveva visti tradire gli ex-compagni, facendone i nomi non per rimorso, ma solo per una riduzione della pena? Quanti ne aveva visti giurare di essere costretti o sotto la Maledizione Imperius?

Ma che stava succedendo?

Harry gi lanciava sguardi di ammonimento: a differenza di Ron, egli sapeva qualcosa in più. Nella sua corrispondenza con Ginny e Luna aveva trovato numerosi riferimenti all’amicizia tra Malfoy ed Hermione.

Inizialmente era rimasto spiazzato: Draco Malfoy era un vile, un codardo. No, cattivo no, ma stupido sì: si era infilato in una situazione pericolosa solo per vana gloria e per aver sottovalutato la crudeltà di Voldemort e ne aveva pagato le conseguenze. Ma il Malfoy che conosceva lui non avrebbe mai avuto nulla a che spartire con la loro Hermione.

Appunto, si disse, il Malfoy che conosceva lui. Ma forse stava cambiando, dopo tutto quello che aveva passato. Tacque, decidendo di dargli il beneficio del dubbio.

 

Finita la partita, la tribù Weasley, assieme ad Harry, Luna e Angelina decisero di andare da Ginny: accettata o no nelle Holyhead Harpies, non aveva mai giocato così bene e bisognava complimentarsi. Hermione decise di seguirli, ma prendendosela con comodo e rimase indietro.

Lanciò un’occhiata ansiosa verso le fila dei Serpeverde che se ne tornavano al castello, furibondi per la cocente sconfitta, cercando la testa platinata di Malfoy.

Si diede della stupida: perché lo stava cercando quasi lo aspettasse? Infondo era da un po’ che il furetto non le rivolgeva veramente la parola, avrebbe dovuto ignorarlo anche lei. Scrollò il capo, decidendosi ad andare avanti, quando Ron le si parò davanti.

-Herm… dovremmo parlare.- le sussurrò, cercando di farsi coraggio. La ragazza lo squadrò, gelida.

-Come mai? Mi pareva che tu avessi detto tutto Ronald.- gli disse, accennando alla lettera. Il rosso diventò bordeaux, abbassando lo sguardo.

-E mi dispiace, ma ero confuso Hermione… mio fratello era appena morto e poi, dopo tutto quello che ci è successo…

-Già. Ci è successo, Ron. Ci. Non c’eri solo tu! Io avevo bisogno di te, maledizione. Stavo male, sto male! Cosa pensi, di essere l’unico a soffrire per Fred? Dio, lo conoscevo da anni! Gli volevo bene, anche se era irritante!- sbottò Hermione, spintonandolo da parte e camminando in fretta verso il castello. Il rosso le andava dietro, macinando terreno con ampie falcate.

-Hermione, aspetta, fermati!

E la ragazza fece come le era stato detto: si fermò, voltandosi a guardarlo, gli occhi scuri pieni di lacrime di rabbia e delusione. A Ron fece impressione: quanto era cambiata Hermione in quei mesi? A parte quelle rare volte, durante la sua storia con Lavanda, in cui la sua vecchia amica aveva dato di matto, non l’aveva mai vista tanto sconvolta.  

-Mi dispiace Herm, dovevo riflettere.

-Be’, potevi muoverti a farlo… non ho più intenzione di dover aspettare nessuno, nella mia vita.- sussurrò Hermione, lottando contro il groppo che sentiva in gola.

-Hermione, ascoltami, ho sbagliato e mi scuso, ma devi capire…

-Ron, io ho capito. So cos’hai passato e forse sono stata un po’ ingiusta… ma non penso di provare più quello che provavo prima per te e non credo di avere più fiducia in te. Mi dispiace.- gli rispose, mentre una lacrima scendeva lenta sulla guancia, fino all’angolo della bocca. Si voltò, andandosene e lasciandolo lì.

-È per Malfoy, vero?! Hermione, rinsavisci!- le urlò dietro. Per la prima volta, Ron Weasley comprese quanto caro si potessero pagare i propri errori e i propri tentennamenti. Aveva lasciato Hermione in un momento in cui anche la ragazza aveva bisogno di sentirsi protetta ed amata e ora l’aveva persa per sempre. Per Malfoy forse.

L’osservò allontanarsi di corsa, senza voltarsi mai e senza rispondergli, i capelli crespi e castani mossi dal venticello gelido che si era alzato.

D’istinto, si asciugò una lacrima.

 

Era corsa al sicuro, tra le mura di Hogwarts, asciugandosi furiosamente le lacrime e cercando di frenare i singhiozzi. I corridoi erano vuoti: i Grifondoro festeggiavano nella loro torre, i Serpeverde si rodevano il fegato nei loro sotterranei e Corvonero e Tassorosso passeggiavano per il parco e se ne stavano nelle loro sale comuni.

Non voleva che nessuno potesse vederla e d’istinto si diresse verso la Stanza delle Necessità, salvo poi ricordarsi che non esisteva più: era ormai ridotta ad una stanza di fuoco eterno, che la stessa Hogwarts aveva fagocitato.

Represse un gemito stizzito, asciugandosi gli occhi furiosamente. Stupido, stupido Ron. Perché era tornato a cercarla?! Era quasi riuscita a farsene una ragione e lui tornava!

Sentiva il dolore sordo che era riuscita a scacciare con tanta fatica, tornare a squarciarle il petto.

-Granger? Allora aveva visto bene!- si sentì dire da dietro le spalle. Una mano si posò sul suo braccio. –Che succede? Ma… piangi?! Allora ce li hai dei sentimenti!

-V… va… via, fu… furetto!- singhiozzò, cercando si sottrarsi dalla stretta del biondo, che si era fatta più forte. Inutilmente, Draco non le lasciò il braccio, anzi, la fece voltare, osservando il volto stravolto.

Aveva gli occhi arrossati, le guance pallide e rigate di lacrime, le labbra tremavano per lo sforzo di non strillare e i capelli, quasi avessero vita propria, sembravano più crespi e selvatici del solito; la trascinò via dal corridoio, addentrandosi in uno degli stretti passaggi del castello che, come tutte le fortezze medioevali, non era stato costruito con un preciso progetto architettonico. Arrivati in un punto nascosto, l’abbracciò, stringendola con dolcezza.

-Non devi mai piangere dove la gente possa vederti, Granger. Ora sfogati pure.- le sussurrò, ruvido.

Hermione si lasciò andare ai singhiozzi, mentre Draco le accarezzava la testa.

Era solo un momento di debolezza, si diceva. Non si sarebbe mai più abbassato a far da spalla su cui piangere alla zannuta. Ed intanto continuava a stringerla forte, maledicendo Lenticchia.




Sono tornata. In ritardo, ma ci sono =) Spero che questo cappy vi piaccia e che i pg non siano troppo OOC... 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Elizabeth_Tempest