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Autore: _Umi_    25/10/2006    1 recensioni
Catari, popolazione antica che nasconde un segreto tra le mura della sua città... perchè il papato è così interessato a questi eretici? Chi sono i quattro parfaits sfuggiti? Baci!! _Umi_
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Cap. 2

I vessilli nemici si ergevano sulle brune colline.

Montségur, un tempo capitale di cultura, economia, scambi e ottimi rapporti politici, era ora isolata e emarginata come il peggiore dei mali.

-Ormai siete alle strette, anche il vostro adorato Re lo sa… ed ora che il Santo Pontefice mi ha dato questa opportunità, non me la farò di certo sfuggire, vi sgominerò, annienterò e brucerò. Fino all’ultima donna, bambino o vecchio che sia.-

Questo era il filo dei pensieri del Generale Guzmàn.

Ora era arrivato il suo momento, perfino il Pontefice aveva capito che era inutile aspettare. Bisognava agire.

Con lo sguardo il Generale seguì il messaggero che si stava dirigendo alla roccaforte.

-È tempo di una nuova era… in cui solo il Cristianesimo regnerà sovrano…- concluse i suoi pensieri Guzmàn.

Dalla terrazza del palazzo si poteva vedere ampiamente l’accampamento nemico.

Numerose le bandiere, tante e tutte rosse.

Rosse del sangue che avevano sparso in tutta la Linguadoca.

I ragazzini catari venivano spaventati appunto da questa leggenda… cioè che il Generale avesse imposto ad ogni componente della sua armata di partire con almeno un fazzoletto bianco, che sarebbe poi stato intinto nel sangue dei loro nemici…gli eretici.

Se solo fosse solo una leggenda…molte lacrime non sarebbero state sparse. Ma questo non era il loro destino. L’ira del Generale non si era ancora abbattuta sulla loro civiltà.

Inwee non poteva comprendere tutta quella magnanimità da parte del Generale Guzmàn, uno spietato carnefice, che aveva rivoltato le terre da cui era passato, lasciando solo polvere di morte e desolazione.

Perché a loro non veniva riservato lo stesso trattamento? Cosa o chi lo tratteneva?

Ormai il 14 Marzo era vicino, quella era l’unica speranza di sopravvivenza del loro popolo, una speranza dettata da leggende e superstizioni.

Non che lei ci credesse veramente, ma cosa poteva fare? Non poteva di certo ribellarsi alla volontà del padre, che vedeva in lei una colonna di luce, nel tetro periodo che stava correndo.

Avrebbe volentieri aspettato lì la sua fine, sulla sua terrazza, nella sua roccaforte, in mezzo al suo popolo.

Ma un destino differente le era riservato, avrebbe dovuto versare molte altre lacrime prima di esalare l’ultimo respiro.

“Signore…” disse pacatamente un servitore, non avrebbe dovuto disturbare il suo signore, ma ciò che doveva dirgli era di vitale importanza.

“Dimmi Aigitras.” Rispose il re dei catari.

“Il fuoco fatuo ha parlato. Sono stati decisi i maestri.”

“Sai bene cosa ci sta accadendo, Aigitras?” chiese seriamente il re.

“Cosa intendete, mio signore?”

Tutti i servitori si erano accorti che da tempo il re era strano e distaccato nei loro confronti, ma solo con loro. Non con i consiglieri, non con i soldati.. né tantomeno i vari sacerdoti e officianti.

Chiedersi cosa passava per la testa del loro re era inutile, da quando era morta la moglie, era incomprensibile e enigmatico.

La Gnosi, essa sta per compiersi. Non possiamo cedere proprio ora.” Disse parlando più a se stesso che al suo interlocutore.

Si allontanò velocemente dalla sala del trono. Doveva dirigersi al più presto al tempio.

“Sire…. La Gnosi sta per compiersi?” Ma non ricevette risposta alcuna, il re si era già sottratto alla sua vista inoltrandosi tra le file delle colonne.

La voce del servitore riecheggiava ancora nella sala.

Poi un sibilo, veloce e secco.

“Mi dispiace, ma serve sangue fresco per la Gnosi…”

“Erano giorni che desideravo incontrarvi, Sua Eminenza…” disse, prostrandosi davanti alla figura del pontefice, uno dei tanti cavalieri presenti al convegno indetto.

Ma non era un semplice cavaliere. Era uno dei “Segugi Papali”. Cioè uno dei cavalieri al servizio del pontefice, uno dei più vicini.

Il Vicario di Cristo lo guardò con occhi stanchi, la voglia di sentire una manica di svitati parlargli di guerra, era veramente poca.

Ma purtroppo non poteva sottrarsi a quello che era uno dei suoi doveri.

L’aveva comandata lui quella crociata, e ora doveva scontarne tutte le conseguenze, cioè il dovere di ascoltare quei noiosi resoconti di altrettanto noiosi cavalieri.

Chissà poi dove voleva arrivare Trèmont, chiedere soldi? Armi? Altri soldati?

Sbuffò con indignazione, preparandosi a sorbire un seccante fiume di parole.

“Come le avevo già comunicato, i nostri soldati si sono inoltrati nella terra Catara. Senza non poche difficoltà, ma sono riusciti nella missione. Rivelandosi prodi cavalieri. Che gentilmente Sua Santità….”

“Trèmont, vuole arrivare al dunque. Noi non crediamo che sia il caso di utilizzare troppo tempo per cose così futili. Quindi vada al dunque.” Disse inarcando un sopracciglio il Santo Padre.

“Si, vostra Eminenza. Abbiamo riportato alla luce le fondamenta del Tempio della Luna Rossa.” Rispose tutto d’un fiato Trèmont; non sopportava l’impazienza del Pontefice, ma sapeva che la notizia appena data era tutto, fuorché noiosa o poco importante.

“Cosa? Siete riusciti a trovare il Tempio? In che condizioni è?” chiese allarmato il pontefice, si alzò spostando non solo il peso ma anche tutta la sua attenzione verso l’interlocutore.

Sapeva molto bene cosa sarebbe accaduto se la notizia fosse trapelata verso le alte cariche di Roma, solo una stretta cerchia di persone sapeva bene cosa fosse il tempio e quale mistero si celasse dietro alle sue mura muschiate.

Sarebbe stata una vera e propria gara a chi arrivava per primo al tempio, o meglio a quello che vi era custodito.

“Il tempio è quasi completamente distrutto, ma l’altare sacrificale è pressoché integro, a parte le iscrizioni. Quelle sono andate perdute.” Disse Trèmont prendendosi una piccola rivincita, ora il Papa l’avrebbe ascoltato.

  
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