WELCOME TO THE USA
Undici ore
che le erano sembrate infinite e ora finalmente, dopo un anno, metteva di nuovo
piede in territorio americano! Le sembrava un sogno..
Gli sforzi e
le rinunce necessarie a raggiungere quel traguardo erano stati tanti e spesso
difficili da sopportare, ma la sensazione che provò una volta uscita dall’aeroporto
con la prima boccata d’aria la ripagò di tutto. Era a Los Angeles! Di lì a poco
sarebbero cominciati i corsi alla UCLA, l’idea che un posto in quelle aule era
riservato a lei la riempì di gioia.
‘Grazie mamma, grazie papà.. sono in
America cazzo!’ fu
il primo pensiero che ebbe Giada, aspirante sceneggiatrice italiana. La sua
passione per gli States, e in particolare per la città degli angeli, era sempre
stata viva in lei, fin da quando, a soli dodici anni, aveva imparato ad amare
il rock n’ roll e l’ambiente al quale era legato. Quando da Milano aveva avuto
la possibilità di specializzarsi negli USA, dopo aver conseguito una laurea
triennale in ‘mediazione linguistica e culturale’ all’Università Statale di
Milano, aveva dato tutto quello che aveva per meritarsi quel posto. E alla fine
ci era riuscita.
Con un
sorriso a trentadue denti, si guardò intorno in cerca di un taxi che la
portasse fino a Sunset Blv., dove avrebbe alloggiato al campus universitario.
La retta da pagare era alta, di lì a poco si sarebbe data da fare per entrare
in una confraternita prima della fine del primo semestre: meglio andare al
risparmio.
Giada era
una bellissima ragazza, i capelli biondi con sfumature castane erano morbidi e
ondulati e le arrivavano almeno cinque dita sotto le spalle, disegnandone il
profilo con morbide curve. Il fisico slanciato avrebbe fatto invidia a molte
ragazze, per non parlare del seno alto e abbondante che aveva sempre attirato
un certo tipo di attenzioni. Occhi grigi luminosissimi, anche se nei giorni
nuvolosi diventavano azzurri, quando pioveva quasi verdi.
Colpita in
pieno dai raggi del sole, abbastanza fastidiosi visto che il suo orologio
biologico era ancora convinto che fosse notte fonda, si avvicinò alla fila di
macchine gialle, spingendo con non poca fatica il carrello carico di valigie.
Il conducente le sorrise, aiutandola a sistemare le valigie nel bagagliaio e
aprendole gentilmente la portiera posteriore.
“Welcome to
Los Angeles” Giada sorrise e rispose cordialmente, per poi riferirgli
l’indirizzo del campus nel suo americano fresco di TOEFL.
Il viaggio
fu abbastanza lungo, Giada si ricordò solo in quel momento di come fosse
trafficata Los Angeles, le macchine formavano lunghe collane con perle di
metallo che brillavano sotto il sole del primo pomeriggio. Ricordava
perfettamente quella strada; in vacanza coi suoi genitori, qualche anno prima,
l’aveva girata da capo a fondo (si fa per dire, visto che Sunset Boulevard era
la strada più lunga della città), memorizzando immagini indelebili nella sua
mente ancora di ragazzina all’epoca. I locali più famosi, la moltitudine di
tatuatori e poi eccolo.. l’Amoeba music, il negozio di musica rock più grande
della città! Aveva intravisto Scott Weiland in quel negozio anni prima, quando
ancora faceva parte dei Velvet Revolver. Dopo qualche secondo in cui aveva
vivamente sperato di vedere Slash o Duff McKagan spuntare da dietro uno degli
scaffali colmi di CD e vinili, si era beata di quell’immagine, pensando a come
dovesse essere bello vivere così a contatto con le star. Sorrise ai ricordi di
quell’estate, la sua prima esperienza oltreoceano, mentre il viaggio continuava
verso Bell Air e gli altri quartieri residenziali in prossimità delle colline
di Hollywood.
Scesa dal
taxi con le valigie alla mano, entrò nel campus, guardandosi intorno con
un’espressione meravigliata dipinta in volto. Era già stata alla UCLA, ma ora
che quell’università era diventata la sua nuova casa, la vedeva con occhi
diversi. L’area riservata alle aule era meravigliosa: gli edifici di mattoni
rossi contrastavano dolcemente con l’erba delle aree verdi dalle quali erano
circondati. Molti studenti si aggiravano tra i giardini con naturalezza, mentre
lei rimaneva ferma a fissare quell’ambiente universitario mai visto in Italia.
***
Procedeva
velocemente, trascinandosi dietro le pesanti borse, col naso all’insù e il
sorriso perenne, quando qualcosa la fece capitolare al suolo: era stata
travolta da qualcuno.
“Oddio
scusa!! Cavolo come sono distratta! Non ti avevo proprio visto! Mi dispiace!”
Ripresasi dallo spavento per la caduta, Giada si alzò, trovandosi davanti una
carinissima ragazza; non molto alza e ben piazzata, con lunghi riccioli neri
come la pece, la pelle color caffèlatte e gli occhi chiari accesi e vispi.
Non fece
nemmeno in tempo a dire alla ragazza che non si era fatta niente, perché questa
continuava a parlare senza sosta: “Cavolo! Mi dispiace davvero tantissimo,
guarda qui.. ti sei sporcata tutta la maglietta! Bella tra l’altro! Mi
dispiace! Ecco.. adesso ti aiuto a portare le valigie..” si fermò di colpo
guardandola negli occhi “Non ti sei fatta male vero?”
“No..”
“Ah bene..
no sai.. devi sapere che io sono davvero molto distratta, combino un casino
dietro l’altro, tutta colpa dei simpatici geni di mio padre! Come hai detto che
ti chiami scusa?”
“Non l’ho
detto”
“Ah.. beh..
io comunque sono Gin!” le allungò la mano sorridendo, aveva davvero un sorriso splendido,
con quelle labbra carnose.
“Giada”
“Sei
italiana?”
“Si.. di
Milano”
“Oh.. dove
c’è la gente ricca!”
“Detto da
una di Los Angeles non suona benissimo..”
“Touchè!”
rise, quella ragazza sprizzava energia da tutti i pori! “Allora.. dove stai
andando?”
“Devo
trovare la segreteria, per farmi dire dov’è il mio alloggio..”
“Oh beh, se
ti serve una mano non hai che da chiedere!”
“Beh, si, in
effetti mi farebbe davvero comodo.. non so bene come muovermi”
“Allora
seguimi! Sarà un piacere farti da guida!”
Gin prese
velocemente una delle due grosse valigie di Giada, malamente abbandonate al
suolo dopo lo scontro, e si diresse a passo sicuro verso un alto edificio
bianco e grigio. Giada la seguì velocemente, con la paura di perdere lei e le
sue valigie, vista la velocità con cui Gin si muoveva.
Entrarono
nell’alto edificio, Gin appoggiò a terra i bagagli, correndo poi a riaprire la
porta a Giada, che si massaggiava il naso, tentando di non far capire che la
mora le aveva letteralmente sbattuto la porta in faccia, per fortuna
accidentalmente.
“Ecco,
questa è la segreteria, chiedi a quella vecchia, ma parla ad alta voce, è un
po’ sorda!”
Giada si
avvicinò al bancone.
“Salve”
“Desidera?”
“Sono Giada
Cavalli, mi hanno detto di venire qui per il mio alloggio”
“Graduate, postgraduate o under graduate?”
“Graduate”
“Che
indirizzo?”
“Tv, film
and television”
“Mi ridica
il suo nome”
“Giada
Cavalli”
“Ecco qui,
questo è il suo alloggio, il primo numero è il dormitorio, il secondo l’ala, il
terzo il piano e il quarto la stanza; le ultime quattro cifre sono la
combinazione della sua porta, non se le dimentichi..ecco le sue chiavi”
“Grazie”
“Dovrà
presentarsi nell’ufficio del rettore entro due giorni, agli studenti stranieri
fa sempre qualche domanda”
“Ok..
grazie”
Prese le
chiavi e tornò da Gin, che se ne stava seduta aspettandola, tenendo d’occhio le
sue valigie.
“Allora?”
“Edificio
cinque, ala quattro, scala uno, terzo piano”
“Ok..
andiamo!”
L’edificio
cinque non distava molto dalla segreteria. Il dormitorio a cui Giada era stata
assegnata era bellissimo, una struttura di mattoni rossi a ferro di cavallo,
con una grande porta principale e diverse porte secondarie.
“Ecco..
dev’essere qui.. sai io non alloggio al campus, ma una volta stavo con uno di
tv e film! Quindi mi so abbastanza muovere qui”
Gin la guidò
attraverso l’entrata principale; come era prevedibile, il posto pullulava di
ragazzi, dai diciannove ai venticinque anni. Salirono con un ampio ascensore
ricoperto di specchi fino al terzo piano, raggiungendo l’alloggio di Giada.
“Eccoci!”
Giada aprì
la porta con la chiave, trovandosi in una stanza con due letti singoli, una
piccola stanza da bagno e una piccola cucina. Non era una suite a cinque
stelle, ma non era poi tanto male, e poi si sa che i giovani si adattano molto
facilmente, e a lei non importava di dormire sotto un ponte.. era in America
adesso!
Oddio ragazze! Non posso credere di aver postato il
primo capitolo di questa storia! So che dovrei andare avanti con ‘Note e
chimica’.. ma in questo periodo sono bloccata e andare avanti con ‘Hold the
line’ era molto più facile. Spero vi piaccia questo primo capitolo e vi metta
la voglia di seguire questo mio esperimento.. aspettatevi di tutto da questa
storia :D!
A presto!!
Liz