Quel
giorno... faceva decisamente troppo caldo.
E lui odiava il caldo.
Da morire. E le cicale che frinivano. E l'afa.
Fudou aveva appena
comprato un ghiacciolo alla banana. Dubbio gusto, ma a lui piaceva.
In canottiera colorata e pantaloncini, passeggiava scocciato lungo la
riva rialzata del fiume Inazuma passando il tempo a catturare con la
lingua le gocce di ghiacciolo che scendevano, sciolte dal caldo.
Che
odio, stupida estate.
Approcciò il ponte e lo sorpassò,
avvicinandosi al campo da calcio dove dei ragazzini, sfidando l'afa,
giocavano allegramente a calcio.
Pazzi.
Seduto sulla
discesa d'erba, proprio accanto alle scale, troneggiava una testa
piena di dread legati con una coda che Fudou conosceva benissimo.
Rimase qualche secondo a guardare la figura in maniche corte e
pantaloncini immersa nella lettura di un libro.
Arricciò le
labbra un momento, scacciando i suoi pensieri. Sapeva come andava a
finire se cominciava a pensare a lui. Si avvicinò e, vedendo
che la
sua presenza non era stata notata, si inginocchiò dietro di
lui. Non
trovando nulla di intelligente da fare per segnalare la sua presenza,
premette la punta del suo ghiacciolo sulla guancia del ragazzo, che
spalancò gli occhi e si allontanò con un verso
sorpreso.
“Ah?!”
esclamò Kidou, finendo con un gomito sull'erba, il libro che
si
chiudeva tristemente tra le sue gambe piegate. Aggrottò le
sopracciglia e osservò l'autore di quello stupido gesto
attraverso
il suo paio di occhiali da vista.
“Fudou?” riconobbe subito
il ragazzo, indugiando sui capelli cresciuti, anche se
l'inconfondibile ciuffo che gli copriva l'occhio destro era sempre
lì.
“Bin~go, Kidou-kun” ghignò Fudou,
facendo atterrare
gentilmente il suo sedere sull'erba e succhiando un po' del suo
ghiacciolo, tentando nuovamente di scacciare pensieri che non
dovevano fare capolino nella sua mente.
Kidou si pulì la guancia
con il palmo della mano, recuperando il suo libro e poggiandolo al
suo fianco.
“Con questo caldo vieni qui, sotto il sole, a
leggerti un libro? Stai male” commentò
amorevolmente Fudou,
storcendo il naso.
“C'è un po' di vento, mi rilassa”
rispose
Kidou, togliendosi gli occhiali dal naso e poggiandoli accanto al
libro.
“Oh,
fammene assaggiare un po'”, disse, riferendosi al gelato che
Fudou
aveva in mano. Ok, era un temerario del caldo ma con quella calura un
bel ghiacciolo faceva gola.
“Uh?” fece Fudou, ma prima che
potesse rispondere, si ritrovò il viso di Kidou vicino al
suo, le
labbra socchiuse, mentre tentavano di raggiungere il gelato.
E la
sua mente partì. Di nuovo. Non era colpa sua, infondo, non
aveva
chiesto lui a Kidou di fare una cosa simile, né la sua
immaginazione
aveva creato tutta la scena.
Peccato che al posto del gelato,
nella mente di Fudou, tra le labbra di Kidou c'era la sua
erezione.
Ancora.
Si era ripromesso di non immaginare più roba
ad occhi aperti, specialmente erotica. Specialmente riguardante
Kidou-kun. Invece la sua mente stava vagando nei diecimila modi con
cui Kidou avrebbe potuto usare la sua lingua sul suo pene, e la cosa,
oltre a non andare bene affatto, stava cominciando a creargli
problemi fisici non indifferenti.
Scosse la testa e il sogno ad
occhi aperti finì nello stesso momento in cui Kidou
lasciò libero
il ghiacciolo.
“Ah. Ci voleva” rise, leccandosi le
labbra.
Fudou arricciò le labbra, tentando di non cambiare il
senso di quel commento con qualcosa che avesse a che fare nuovamente
con il suo pene. Scosse la testa infastidito e diede un morso al suo
ghiacciolo, bloccandosi un attimo.
Alzò lo sguardo e poi fissò
con la coda dell'occhio Kidou che si leccava le labbra.
Quello...
era un bacio indiretto. Le sue labbra adesso erano dove poco prima
erano anche quelle di Kidou-kun.
“Ah... ti piace succhiare
il gelato, Fudou?~”
“Uh?” Kidou lo spinse verso l'erba,
mettendosi a cavalcioni su di lui.
“Mi fai ingelosire se dedichi
tutte quelle attenzioni ad un ghiacciolo...”
mormorò, leccandosi
le labbra con un'espressione malignamente languida.
“Kidou...
kun” biascicò lui, mentre la stecca gli scivolava
via dalle dita.
Kidou si avvicinò al suo viso ma scese più
giù, mordendogli il
collo con forza, cercando di lasciare un segno. Fudou si
aggrappò
alla sua maglia e alzò il bacino contro il suo.
“Ah, come siamo
impazienti... Akio~” arrossì sentendo il suo nome
pronunciato
dalle sue labbra e tentò di far convergere le sue attenzioni
verso
le proprie parti basse.
“Mhh, ti piace se ti chiamo per nome?
Akio?” continuò Kidou, facendo scivolare una mano
curiosa verso il
basso, che tirò immediatamente via pantaloncini e boxer.
“Ahh,
Akio, già eccitato? Dobbiamo fare qualcosa...” la
sua mano
velocemente afferrò la sua eccitazione e poco dopo la sua
lingua già
scorreva lungo tutta la lunghezza.
“Ki... dou... kun...”
biascicò, inarcando la schiena e leccandosi voluttuosamente
le
labbra. Sì. Così. Ancora...
“Ehi, Fudou” lo chiamò
Kidou, con un tono di voce quasi preoccupato.
Fudou spalancò gli
occhi e si destò dal suo sogno ad occhi aperti, girandosi
verso di
lui allarmato. Non aveva detto nulla... vero?
“Il ghiacciolo...
si sta sciogliendo” fece Kidou, indicando il gelato che
colava
lungo la sua mano.
“Ah.” rispose sollevato lui, scuotendo la
testa e maledicendosi, avvicinando il polso al viso e cominciando a
leccare via l'eccesso di ghiacciolo.
Kidou lo osservò, deglutì
un attimo. Forse era proprio da Fudou essere qualsivoglia erotico
anche mentre si leccava via del gelato dalla mano. Chiuse e
riaprì
gli occhi, dandosi un leggero schiaffo sulla guancia. Ma che
diavolo mi metto a pensare? I miei ormoni adolescenziali si stanno
divertendo parecchio.
Cos'era
quell'improvviso slancio di possessività nei suoi confronti?
Voglio
toccarlo, ma veloce come era arrivato, il pensiero era stato
soppresso dal buonsenso di Kidou, che diede la colpa al caldo che gli
stava dando alla testa.
“Non credevo che persino Kidou-kun
avesse del tempo libero” commentò Fudou, per
rompere il ghiaccio
dopo quel silenzio imbarazzante.
Era meglio parlare, per lo meno
avrebbe impegnato la mente in altre cose e non sarebbe finito ad
immaginare porcate.
Kidou rise, poggiando il mento sulla mano,
“Solo per oggi. Da domani ho il ritiro con la
squadra.”
“Ahh,
povero Kidou-kun. Costretto a lavorare anche l'estate”
rispose
Fudou, abbandonandosi al tappeto d'erba e mordendo nuovamente il
ghiacciolo, staccandone un pezzo.
Kidou girò il viso verso
l'altro, steso, e lo fissò. Scosse leggermente la testa,
perché
diamine la sua mente continuava a far spuntare dal nulla pensieri e
immagini totalmente fuori contesto? Fudou non era nudo su un letto,
ma vestito sull'erba.
E poi, perché mai avrebbe dovuto immaginare
Fudou nudo su di un letto, mentre si leccava le labbra e la sua mano
lentamente gli accarezzava l'addome, scendendo sempre più in
basso,
mormorando il suo nome sensualmente...
Kidou spalancò gli occhi,
arrossendo. No.
Qualcosa non andava decisamente. Si mise una mano
sugli occhi e tornò con il viso verso il campetto da calcio.
“Uh?
Kidou-kun, che diamine ti prende?” commendò Fudou,
poggiandosi sui
gomiti.
Kidou fece un grosso respiro, e, sperando di non essere
rosso come un pomodoro tentò di rivolgergli un sorriso.
“È tutto
ok. Fa solo un po' caldo e mi gira la testa”
“Tsk... te
l'avevo detto.” rispose Fudou, alzando un sopracciglio ma
notando
l'anormale colore delle guance. “Ehi. Guarda che sei rosso,
sicuro
di stare bene?”
“CERTO.” rispose troppo repentino, girandosi
dall'altra parte per non incontrare il suo sguardo inquisitore. Non
poteva di certo dirgli che era arrossito perché aveva
immaginato una
cosa del genere.
Fudou aggrottò le sopracciglia scettico e
sbatté gli occhi. Non era per nulla un comportamento da
Kidou-kun,
quello.
“Kidou-ku...” mormorò, allungando una
mano verso di
lui, ma Kidou lo allontanò in malo modo.
“Sto... bene. Sto
bene, davvero.” biascicò imbarazzato, alzandosi
velocemente per
fuggire, ma inciampò nei suoi stessi piedi per la fretta, e
si
ritrovò velocemente faccia a faccia con l'erba.
Fudou si stese
nuovamente e girò il viso verso di lui, guardandolo con
un'espressione di chi aveva appena assistito ad una cosa parecchio
idiota.
Kidou lo fissò un attimo imbarazzato, arrossendo e
stringendo l'erba con le mani, tentando di nascondere il viso.
“Non
credevo che il caldo ti facesse questo effetto”
commentò
sarcastico Fudou, sghignazzando.
Fosse il caldo. Pensò
Kidou, prendendo grandi respiri, sperando che il battito del suo
cuore si calmasse. Ma non poteva, dannazione! Con Fudou che
continuava a fissarlo negli occhi come un avvoltoio affamato non
riusciva nemmeno a spostare il viso.
Ecco,
la sua mente era partita di nuovo. Nei suoi pensieri lui e Kidou-kun
stavano già rotolandosi sull'erba in mutande.
L'espressione
imbarazzata di Kidou e i suoi occhi preoccupati non aiutavano
certamente il suo cervello a calmarsi. Sembrava che il tempo si fosse
fermato mentre si scambiavano quegli sguardi; le dita di Fudou si
muovevano nervose sull'erba perché volevano afferrare quelle
di
Kidou a pochi centimetri di distanza.
Eppure bastava poco. Doveva
solo spostarsi un attimo e premere le sue labbra su quelle
dell'altro, non era così difficile. Nella sua mente l'aveva
già
spomiciato così tante volte che aveva perso il conto. Era...
praticamente un esperto, ormai.
E invece erano lì a guardarsi
come due dementi. Kidou sentiva che c'era qualcosa di strano
nell'aria intorno a lui, e il fatto che non riuscisse a staccare gli
occhi dai suoi non aiutava.
Si mosse un po', il cuore cominciò a
rimbombargli nelle orecchie quando si sporse verso di lui. E se
l'avesse spinto via? L'avrebbe fatto sicuramente. Ma intanto non
riusciva a fermarsi. Indugiò un secondo, cercando di intuire
le
razioni dell'altro, ma Fudou non si mosse.
Anzi, lo fissava con
un'espressione quasi irrequieta, ma non si era allontanato.
Fudou
socchiuse leggermente le labbra. Non stava realmente capendo cosa
stava succedendo, forse non era ancora riuscito a realizzarlo. O
forse era così trepidante che non riusciva a rendersene
conto.
Cominciò ad avvicinare il viso a quello di Kidou-kun e
quando le
loro labbra si incontrarono a Fudou sembrò quasi che tutto
intorno a
loro stesse esplodendo.
Le labbra di Kidou erano morbide e
timide, ma non quanto le sue. Non era esattamente come in una delle
sue fantasie, e non riusciva a muovere un muscolo.
L'iniziativa
fu presa da Kidou, che posò una mano sulla sua guancia,
accarezzandogliela. Fudou socchiuse ancora le labbra e si spinse
contro il suo viso, portandogli entrambe le braccia al collo.
La
mano di Kidou scese e lo strinse dalla schiena, tirandolo leggermente
verso di sé. Si staccarono un secondo e si guardarono negli
occhi,
ma scostarono quasi subito lo sguardo, imbarazzati. Che diamine
avevano combinato?!
Sciolsero l'abbraccio e si girarono
velocemente l'uno alle spalle dell'altro, i cuori che ancora
battevano come impazziti.
Oddio. Oddio, che diavolo è successo.
Fudou si schiaffeggiò il viso, cercando di capire se fosse
stato
il suo ennesimo trip mentale o no. Ma la sensazione sulle sue labbra
e la sua schiena era... troppo reale per essere frutto della sua
immaginazione. Sbirciò sopra la sua spalla e vide che anche
Kidou lo
stava osservando sottecchi.
Arrossì leggermente e scoppiò in una
risata, stendendosi sull'erba. Kidou lo seguì dopo poco,
tirando un
sorriso imbarazzante.
“Ehi. Cosa c'è da ridere?”
domandò,
fissandolo con quel sorriso.
“Me lo stai chiedendo sul serio?”
rise lui, guardando prima verso il cielo e poi girando il viso verso
il suo. “Allora... facciamo che la tua espressione mi fa
ridere”
“...” Kidou si toccò il viso con la mano
aggrottando le sopracciglia un po' confuso.
“Lascia perdere.
Non fare l'idiota” rispose Fudou, prendendo la mano del
ragazzo
dalla faccia e stringendola nella sua.
Kidou restituì la stretta
e cominciò a ridere.
Fudou chiuse gli occhi.
Non aveva
rotolato nudo nell'erba con lui e non aveva provato le gioie di avere
la sua lingua che si occupava delle sue parti basse.
Ma per ora
andava benissimo così.