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Autore: TooLateForU    31/03/2012    9 recensioni
Click.
Harry voltò repentinamente la testa verso di me, e notando l’enorme macchina fotografica che stringevo tra le mani si coprì bruscamente il viso.
“Oddio no! Basta con queste foto, mi sento violato!”
“Ognuno ha le sue manie, Styles. Tu giri nudo ovunque ed io scatto un sacco di foto!”
Avevo sei anni quando mi chiese di giocare ad acchiappa-fulmine con lui.
Avevo quattordici anni quando lo baciai al gioco della bottiglia.
Avevo diciassette anni quando mi rimasero solo foto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OTTO RECENSIONI? OTTO RECENSIONI AL PRIMO CAPITOLO? Ajbxhshvxgcgzfxsnz, siete fantastiche. No sul serio, le miglioooori lettrici del mundo (?)
Much love per ognuna di voi, raCazze!
Detto questo, ecco a voi il capitolo :)

 
 
“La proprietà dell’emergentismo si manifesta in tutti gli organismi viventi quando avviene il passaggio da un livello di complessità ad un altro, come dal livello cellulare a quello tissulare..” lessi ad alta voce, per la sesta volta.
Wow, intrigante materia la Biologia. Talmente intrigante che andrò a studiarla dormendo.
Guardai con desiderio il mio comodo letto a pochi passi da me, poi però vidi scorrere davanti ai miei occhi l’immagine di mia madre che con una motosega tra le mani mi inseguiva a causa dell’ennesima F in Biologia, e riportai gli occhi sul libro.
Se avessi avuto davanti agli occhi un testo in aramaico stretto avrei capito qualcosa di più, sicuramente. Che cazzo, perché è tutto più interessante quando devo studiare?
Per esempio, le lancette viola dell’orologio a forma di maialino sulla scrivania erano incredibilmente interessanti. La matita che stringevo tra le mani poi era un’avvincente Staedler 14! Oooh!
Alzai gli occhi sulla parete davanti a me, trovandomi ad osservare la foto di un ragazzo dai capelli biondi con uno zaino sulle spalle ed uno skateboard colorato sotto il braccio.
 
 
Drew Colfer mi sorrideva, mentre la collana stile giamaicano gli penzolava sul collo abbronzato.
Forse erano i capelli biondastri, o gli occhioni azzurri, o ancora il fatto che fosse un Californiano trasferitosi qui ad Holmes Chapel da tre mesi a renderlo così figo. Non sapevo decidere.
“Allora, hai impegni per il ballo?” mi domandò tranquillo, con il suo forte accento americano.
Lo osservai qualche attimo in silenzio, mettendo su un piatto della bilancia una serata con Drew – sono più hot di Ibiza – Colfer e sull’altro piatto una serata a guardare terrificanti film splatter con il mio migliore amico sul divano, ingozzandomi di orsetti gommosi.
“Mi dispiace, sono fuori città questo weekend.” Mentii, prima di tirare un falso sorriso dispiaciuto sulle mie labbra, e girare i tacchi.
Harry mi avrebbe uccisa se avessi boicottato la nostra serata.
 
Sospirai, tornando a guardare il libro sotto i miei occhi.
Era incredibile come ogni singola foto su quella parete, anche non sua, me lo ricordasse. Come ogni più piccolo particolare o ricordo fosse ricollegato a lui.
Perché non le toglievo, quelle dannate foto? Perché non buttavo giù quella parete su cui erano attaccate trenta, quaranta fotografie mie, sue e di chiunque altro e non ci appiccicavo un poster a grandezza naturale di Leonardo DiCaprio?
Se ne è andato, cazzo. Otto mesi fa è sparito senza dire una parola e dai nuovi possessori della sua casa tutta Holmes Chapel aveva saputo che la famiglia Styles si era trasferita a Londra. Da quel giorno, nessuno aveva più avuto notizie di Harry.
Tutti chiedevano a me di come gli andasse la vita, perché tutti ci ricordavano insieme. Era impossibile non vederci girare insieme per i corridoi della scuola, o per le strade, o al bowling o in qualsiasi altro cazzuto posto di questa cazzuta città. ‘Come sta Styles?’ ‘Non so, chiedi a Foster.’ ‘Adele, ma Harry tornerà ad Holmes Chapel?’ ‘Ehi Adele, salutami Harry quando lo senti!’
Peccato che io non avessi più sentito Harry da quel 26 marzo duemilaundici.
All’inizio lasciare dei messaggi alla sua segreteria telefonica mi era sembrata una buona idea.
‘Magari non c’è campo’ ‘magari è a scuola’ ‘magari gli si è rotto il cellulare’, ‘magari non è arrivato il mio messaggio’ ‘magari ha finito i soldi’ ‘magari è stato attaccato da un dugongo volante’..
Mano mano che passavano i giorni le scuse si esaurivano, e quando capii che se avesse voluto sentirmi l’avrebbe fatto smisi di lasciare messaggi vocali a ‘Questa è la segreteria telefonica di Harry Styles, e a meno che tu non abbia una vagina non lasciare un messaggio! Scherzo, ti richiamerò.’
Due colpi secchi alla porta mi distolsero dai miei pensieri, fortunatamente, ma non ebbi neanche il tempo di dire ‘Avanti’ che la figura di mia madre fece il suo trionfale ingresso.
“Che senso ha bussare e poi entrare senza aspettare una risposta?” le domandai, infastidita.
Lei ruotò gli occhi azzurri al cielo, ravvivandosi i capelli da Barbie Bionda con una mano “Smettila di fare la stupida, sono venuta a chiederti se puoi andare tu a prendere Chris a scuola.” Disse, mentre faceva scorrere velocemente lo sguardo sulla mia scrivania.
Perché doveva sempre farsi i cazzi miei? PERCHE’?
“Non doveva andare papà oggi?”
“Oggi è mercoledì, e il suo giorno invece è il martedì.”
Sbuffai, smettendo di giocherellare con la matita tra le mie mani. Essere figlia di divorziati era un gran rottura di palle.
“Bhè ci andrei, se solo non stessi studiando.” Replicai, decisa. Julie Cavallo Matto mi squadrò sospettosa, prima di sbuffare innervosita.
“Piantala Adele, e muoviti!” sbottò, prima di lasciare a passi veloci la mia stanza.
Ma piantala di fare cosa?
 
Battevo ritmicamente un piede a terra a braccia incrociate, mentre aspettavo che i portoni della Garden Elementary School si spalancassero.
Cercai il mio cellulare nella tasca dei jeans, per controllare di nuovo che ore fossero. Mi sembrava di essere ferma in quella posizione da secoli, e non mi sarei stupita se qualcuno mi avesse confusa con il paesaggio circostante.
Magari qualche piccione si sarebbe posato anche sulle mie spalle, o sulla mia testa scambiandola per un nido.
Finalmente sentii un lontano suono stridulo, che doveva essere la campanella. Ci fu uno scalpiccio veloce prima che i portoni si spalancassero, riversando nel cortile un migliaio di mocciosi urlanti.
Feci una faccia terrorizzata, mentre mi appiattivo contro il muretto per non essere travolta dalla mandria di bufali e le rispettive madri ansiose. Mio Dio, che angoscia!
Cercai con lo sguardo dei ricci biondi e degli occhi azzurri come i miei, impaziente., ma come al solito quella piattola di Chris ci metteva secoli ad uscire.
E certo, perché tanto io non avevo niente di meglio da fare che aspettare che mio fratello uscisse dalla scuola, vero?
..
Lasciamo perdere.
Finalmente intravidi la faccia divertita di Chris, che rideva con i suoi amici mocciosi anch’essi.
“CHRIS!” urlai, per farmi sentire. Lui voltò velocemente la testa verso la mia direzione, e quando mi vide alzò gli occhi al cielo, scocciato.
Non troppa dolcezza tutta insieme, mi raccomando.
Salutò i suoi amici e si diresse molto, molto lentamente verso di me. Lo faceva apposta, sapeva che mi infastidiva doverlo andare a prendere e si muoveva sempre alla velocità di un cammello mezzo morto.
“Fai con calma Chris, sono solo due ore che ti aspetto.” Lo accolsi, sarcastica.
“Perché non è venuta mamma?”
“E che ne so io? Forza, torniamo a casa.” lo spinsi per le spalle, intimandolo a velocizzarsi. Lui si sistemò meglio lo zaino sulle spalle, prima di tirare fuori dalle tasche delle figure dei Pokemon.
“Oggi ho scambiato le figurine con Eddy, mi ha dato Abra e Diglett! Sono i Pokemon più forti di tutti, ma proprio di tutti perché..”
E cominciò uno dei suoi soliti monologhi su quanto fossero forti i Pokemon.
Vorrei tanto, tanto, ma tanto essere figlia unica.
I used to rule the world, seas would rise when I gave the word..’
La voce di Chris Martin risuonò nelle mie orecchie, mentre afferravo velocemente il cellulare dalla tasca dei jeans, e lo portavo all’orecchio.
“Pronto?”
“Non indovinerai MAI chi mi ha chiamata!” esclamò eccitata Leah, dall’altra parte della cornetta.
“L’ospedale psichiatrico dicendoti di tornare dentro?” tentai, sarcastica.
“Ah ah, sto rotolando dalle risate, giuro. Mi ha chiamata Amber Melville.”
“E che cosa volev..Chris, PIANTALA!” allontanai il cellulare per strappare dalle mani di mio fratello le mie chiavi di casa, che si divertiva a sfilare dal portachiavi.
“Ridammele, ridammele!” protestò, cominciando ad allungarsi verso di me per riprenderle. Io alzai un braccio in alto, dove non poteva arrivare.
“Sono le mie chiavi!”
“Adele? Ci sei?”
“Voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci..”
Feci un verso innervosito, alzando gli occhi al cielo e posando di nuovo il telefono vicino al mio orecchio “Scusa, un piccione. Stavi dicendo?”
“Voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci..” cantilenava in sottofondo Chris.
“Ti ricordi chi era Amber?”
“Mmm, quella biondina grassottella?”
“Voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci..”
“Ecco, lei. Bhe, sai che era la migliore amica di Gemma..”
“Voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci..”
Quella Gemma?” domandai, tentando di ignorare Chris che mi stava facendo venire il mal di testa.
“Voglio giocarci, voglio giocarci, voglio giocarci..”
“E allora prenditele!” gli urlai, esasperata, prima di lanciargli il mazzo di chiavi. Chris fece una faccia soddisfatta, prendendo a giocarci tutto contento.
“Adele, mi stai ascoltando?” riprese infastidita Leah.
Ecco, adesso avevo il mal di testa. Grandioso.
“Sì Leah, ti sto ascoltando. Parlavi di Amber e Gemma, no?”
“Esatto. Bhè, Amber mi ha detto che ieri ha sentito Gemma..”
“Frena, frena, frena..” la interruppi “Perché mi stai raccontando tutto questo? Non mi interessa nessun componente della famiglia Styles.” Chiarii, dura.
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte del telefono, prima che mi arrivasse un sospiro reso leggermente metallico dal microfono del cellulare.
“Non serve che tu menta anche a me, lo sai vero?”
“Non ti sto mentendo!” protestai “Non mi interessa. Davvero.” Marcai bene l’ultima parola, per farle arrivare il concetto.
“In questo caso allora non ti importerà sapere che Styles ha intenzione di tornare qui ad Holmes Chapel il prossimo weekend, vero?”
Sentii qualcosa precipitare a terra, con un rumore metallico, e non seppi se fosse stato il mio cuore o il mazzo di chiavi nelle mani di Chris.

 
 
 
   
 
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