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Autore: Aitch    31/03/2012    4 recensioni
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Image and video hosting by TinyPic“Olè! Cora barcolla, ma non molla e torna alla carica! Ti amo bella!” l’euforia di Aurora non poteva non farmi tornare il sorriso. E mentre ci battevamo un cinque, Tiffany scoppiò a ridere e ben presto la imitammo entrambe.
Dopo pranzo ritornammo all’albergo, Tiffany non aveva niente da fare, così, visto che io avrei avuto il pomeriggio impegnato, loro sarebbero rimaste insieme. Meno male, così Auri non sarebbe rimasta da sola e non avrei avuto il rimorso di averla lasciata in albergo a non fare niente.
“Auri: panico!” esclamai appena entrata in camera,
“Oddio, cosa c’è?” mi domandò lei con aria preoccupata,
“Come mi vesto?” le chiesi sorridendo. Aurora si mise a ridere e dopo essermi fatta una doccia, trovai sul letto una serie di possibili completi che avrei potuto mettere. Eravamo fortunate perché il tempo era bello, nonostante Londra fosse famosa per la sua pioggia, le giornate estive non mancavano di farsi sentire. Scelsi un paio di shorts in jeans, una maglietta attillata in vita e coloratissima, all star e capelli sciolti: Aurora aveva provveduto a sistemarmeli un po’, facendo qualche boccolo qua e la. Non volevo sembrare elegante e nemmeno troppo trasandata, per una prima uscita poteva andare. Ero pronta. Uno sguardo all’orologio, mancavano ancora 10 minuti abbondanti. Perfetto.
Andai fino alla hall, ero un po’ agitata. In fondo era un appuntamento il nostro, no? Scendendo l’ultima rampa di scale, notai che Harry era già arrivato: pantaloni neri e t-shirt bianca di Jack Willis con il marchio stampato in nero, semplice, ma efficace. Non appena mi vide, venendomi incontro mi regalò uno dei suoi sorrisi migliori. Ricambiai arrossendo leggermente.
“Buongiorno miss. Ritardo” ironizzò lui,
“Buongiorno a lei mister Styles, dove andiamo di bello?”
“E’ una sorpresa.”
Uscimmo dall’albergo e salimmo in macchina, il viaggio non fu molto lungo e durante il tragitto ne approfittai per chiedergli un po’ della sua giornata,
“Allora, com’è andato il signing questa mattina?”
“Benissimo, anche se le fan erano più scatenate del previsto, Lou per poco non veniva accecato da una carota volante e una ragazza si è letteralmente gettata su Liam, è stato abbastanza difficile staccargliela di dosso!” Harry raccontava quello che era successo poche ore prima con una luce particolare negli occhi. Si vedeva che amava quello che faceva, in tutti i suoi aspetti.
“E tu che hai fatto di bello invece?” mi chiese interrompendo i miei pensieri,
“Io? Niente… sono andata a visitare l’università di fotografia che mi piacerebbe frequentare il prossimo anno…” risposi guardando fuori dal finestrino,
“Ah si? Sarebbe fantastico Cora! E dimmi, ti ha fatto una buona impressione? Hai conosciuto qualcuno?”
“Si, un’ottima impressione, solo forse…dovrei considerare anche altri indirizzi magari”
“Beh, ma se sei portata per la fotografia, perché non approfittare?”
“Voglio esserne convinta fino in fondo prima di scegliere” non era del tutto vero, io volevo studiare fotografia, ogni singola cellula del mio corpo voleva studiare fotografia. Solo, dopo quell’incontro, avevo paura.
“Questo è giusto…comunque Co, siamo arrivati!” parcheggiò la macchina e scendemmo. Prima che potessi orientarmi e capire più o meno dove fossimo, Harry mi coprì gli occhi con una mano,
“Non si sbircia! Aspetta, attraversiamo la strada e siamo arrivati…tadaaan!” esclamò alla fine lasciandomi la possibilità di osservare lo stabile che avevo davanti,
“Oddio Harry, sul  serio? Non ci credo! Hamleys?” i miei occhi brillavano. Hamleys: il più grande negozio di giocattoli di tutta Londra su 5 piani tutti stra colmi di giochi, peluche e aggeggi vari. Non c’ero mai stata, ma avevo tanto sentito parlare di quel negozio.
“Lo so che non è il tipico posto da primo appuntamento, però qui dentro ti assicuro che c’è da divertirsi!”
“Harry, ormai dovresti aver capito che io non sono esattamente la ragazza “tipo”, adoro questo posto! Anzi, non sto più nella pelle, entriamo?” Stentavo a crederci. L’intera superficie dell’edificio era ricoperta di giocattoli di ogni forma, colore e dimensione. C’erano un sacco di giochi da provare ed io ed Harry giocammo tutto il pomeriggio: macchinine telecomandate, calcetto, costruzioni fatte di lego, case delle bambole, riproduzioni di paesaggi in miniatura, peluche meccanici. Non finivano più. Ridemmo insieme per ore: ridemmo quando distrussi il castello di carte che Harry aveva costruito, ridemmo quando lui per vendicarsi mi batté ripetutamente a subbuteo, ridemmo mentre cercavo invano di far funzionare un aeroplano telecomandato, ridemmo quando lo feci sedere e diventai la sua estetista insieme a due bimbe che avevamo conosciuto lì che si divertirono con trucchi ed accessori finti ad addobbare Harry. Quelle bambine non avevano più di 7 anni ciascuna ed avevano riconosciuto il componente della boy band che adoravano di più al mondo in quel momento. Harry fu dolcissimo, dopo aver fatto da perfetto modello per le bimbe, le  prese in braccio, stampò loro un bacio sulla guancia, firmò gli autografi e si fecero una fotografia insieme. Era così tenero, nonostante tutti lo conoscessero come “rubacuori Styles”, “Harry lo sciupafemmine” o molto più semplicemente come “lo sfrontato”, nascondeva dietro quella sua sfacciataggine un carattere dolce e sensibile. Mai averi potuto pensare di poter restare ad ammirare quel suo lato mentre si manifestava.
Tenemmo per ultima la sezione dedicata ai peluche. Entrambi andavamo matti per quegli animaletti morbidi di ogni forma e dimensione, ma la cosa che ci attirò più di tutte non appena la vedemmo era un pouf rosso gigantesco, ci sarebbero potute stare una ventina di persone stese lì sopra! L’intesa fra noi due fu pressoché immediata, ci scambiammo uno sguardo di sfida e cominciammo a correre in direzione dell’enorme cuscino. Grazie al cielo non c’era nessuno steso prima del nostro arrivo, altrimenti sarebbe stato catapultato addosso allo scaffale più vicino perché non appena ci avvicinammo, ci tuffammo nel morbido mare rosso, annegando anche in questa occasione, tra le mille risate. Eravamo stesi così, l’uno accanto all’altra. Guardavamo il soffitto decorato in silenzio. Ad un tratto la sua mano prese la mia, le nostre dita si intrecciarono incastrandosi perfettamente.
“Harry…” accennai voltandomi verso di lui, ma le parole mi si strozzarono in gola. Con un movimento rapido Harry era passato da steso accanto a me, a stesso sopra di me. Sprofondammo ancora di più in quel caldo mare rosso.
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
“Mamma, a cosa stanno giocando quei due bambini?” esclamò una vocina acuta, riportandomi leggermente alla realtà,
“Oh, ma non vi vergognate voi due?! Andiamo tesoro…!” rispose acidamente la madre della piccola,
“E il principe riportò in vita la principessa dandole il bacio di vero amore!” urlò Harry che si era improvvisamente staccato dal mio corpo, balzando in piedi e voltandosi alla ricerca della bimba che aveva fatto quella semplice e magnifica domanda alla quale la madre non aveva avuto il coraggio di rispondere,
“Anche io voglio giocare a principe e principessa, mamma!” esclamò lei che aveva sentito il riccio, considerato che non ci aveva tolto un attimo gli occhi di dosso nonostante la madre la stesse trascinando lontana. Io ero ancora inebriata di quelle labbra e di quel corpo. Sorrisi non appena realizzai la situazione. Quando la bimba scomparve alla sua vista, il riccio tornò a stendersi al mio fianco. Con un braccio si sosteneva la testa,
“Quella mamma era proprio antipatica” sbuffò lui,
“Mi farai diventare matta, lo sai questo Styles?” lo provocai un po’ io,
“Dopo tutto, stavamo solo giocando, no?” rispose come se non avesse sentito una parola di quello che gli avevo detto,
“Le tue fan ti odieranno per tutto questo, e odieranno me” continuai,
“Qui si viene apposta per giocare, che problemi aveva quella?” proseguì il suo monologo indisturbato,
“Styles!” lo chiamai io improvvisamente attirando la sua attenzione,
“Gra…” niente, non potevo parlare con lui. Le sue labbra erano più veloci delle mie. Non potei nemmeno finire la parola, un suo bacio me lo impedì e poi disse,
“Sciocca, tu non mi devi ringraziare, il tuo fiato voglio conservarlo per cose più importanti” mi disse mordendosi il labbro inferiore mentre mi accarezzava i capelli. Senza distogliere lo sguardo dal suo, intonai a voce bassa, quasi sussurrando,
Shot me out of the sky, you’re my kryptonite, you keep making me weak, yeah frozen and can’t breathe…”
Semplicemente mi sembravano le parole più adatte in quel momento. Quel ragazzo era la mia kriptonite, il mio punto debole, la mia nuova droga preferita. E come ogni droga che si rispetti, pericolosamente mi toglieva il fiato, ma presto mi accorsi che ormai ne ero completamente e totalmente dipendente.

 

Salut.
Eccoci qua, la prima parte dell’appuntamento è fatta. Ci ho messo il cuore in questo capitolo. Spero non vi sia risultato troppo sdolcinato…? Cosa ne dite? Apprezzerei sapere i vostri pensieri.
Un bacio.
Fe.
 

  
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