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Autore: NonnaPapera    31/03/2012    1 recensioni
Storia nonsense di amore slash e di un gatto con in bocca un picicone
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il migliore amico dell’uomo

“Io direi che il rosso le starebbe decisamente bene!” esclamò entusiasta la donna battendo le mani felice.
“Signora, glielo ripeto:  non voglio una tunica, voglio del pane” ribatté Massimo al limite dell’esasperazione.
“Senti giovanotto, forse sei un povero liberto senza soldi, però non puoi andartene in giro in mutande, finirai per farti arrestare”
Massimo si fissò i vestiti che aveva addosso e in particolare osservò i pantaloni aderenti di colore bianco perla.
“Questi non sono mutande, sono pantaloni!”
“Non so cosa voglia dire pantaloni ma, tu hai urgente bisogno di un vestito. Non puoi girare per la capitale conciato in quel modo assurdo”
“Ma perché insiste? Voglio solo mangiare”
“Oh, che sciocca. Hai ragione, devi essere affamato; povero come sei non avrai monete neppure per comprarti un tozzo di pane”
Massimo sollevo un sopracciglio, ma dato che la versione della donna si avvicinava di molto alla verità decise di non scendere in particolari.
“Sì, è esattamente come dice lei”
“Non preoccuparti ti aiuterò io”
“Mi darà da mangiare?”
“No! Ti creerò un bel vestito, così potrai cercarti un lavoro onesto e comprarti tutto il cibo che vuoi.”
Massimo scosse la testa frustrato; aveva fame, il fuso orario tra un secolo e l’altro doveva essere molto, infatti gli pareva di non mangiare da decenni.
Purtroppo quella donna si era avvinghiata a lui come un koala su un albero, perciò l’idea di scappare non era neppure lontanamente contemplabile.
“Allora dimmi come la vuoi la veste?” riprese insistente la donna.
“Non saprei non mi intendo di queste cose”
“Un bel porpora, secondo me ti starebbe d’incanto… Anche se devo dire che sei un pochino palliduccio. Dovresti mangiare di più sai?”
“Ma…” Massimo stava per urlare di frustrazione ma la signora imperterrita riprese:
“Sai, ho della seta bellissima che mi è arrivata da poco, credo che sulla tua carnagione sbiadita ci starebbe a meraviglia”
“Come vuole lei”
“Bene allora che seta sia!” decretò entusiasta la sarta.
“Ehi un momento”
“Cosa c’è, hai cambiato idea?”
“Ma in questo periodo storico la seta non ci dovrebbe ancora essere o sbaglio?”
“Non capisco cosa stai dicendo”
“Insomma, Marco Polo, le Indie e la seta… Non ci dovrebbe essere un simile materiale, per lo meno credo” mormorò confuso.
“Non capisco cosa stai dicendo”
“Sto dicendo che nessuno ha ancora portato dalle Indie la seta”
“Non capisco cosa stai dicendo”
“Ma… Uff ci rinuncio”
“Meno male, cominciavo a pensare che ti mancasse qualche rotella” sbottò la donna e poi si infilò nel retro bottega a trafficare tra le stoffe.
Dopo alcuni minuti né uscì tutta trionfante ed entusiasta.
“Guarda qua, mi ero dimentica di avere due tonalità di rosso. Cosa preferisci, rosso vinaccia o rosso pomodoro?”
“Forse il rosso pomodoro è un po’ troppo accesso” mormorò Massimo perplesso.
“Dici? Mi sa che hai ragione. Bene allora vada per un vestito di seta rosso vinaccia”
“Ehi un momento”
“Cielo di nuovo? Se è ancora per la storia della seta, ti ripeto che non so di cosa stai parlando!”
“Ma in questo periodo storico i pomodori non dovrebbero essere ancora conosciuti o sbaglio?”
“Non capisco cosa stai dicendo”
“Insomma, Cristoforo Colombo le Americhe e i pomodori…Non ci dovrebbe essere una simile cosa, per lo meno credo”
“Non capisco cosa stai dicendo”
“Sto dicendo che nessuno ha ancora portato dalle Americhe il frutto di pomodoro”
“Non… Un momento ho capito cosa intendi!”
“Davvero?!”
“Certo, il fatto è che ti confondi ragazzo, il pomodoro non è un frutto”
“Sì, lo è”
“No, non lo è”
“Sì, lo è”
“No, non lo è”
“Sì, lo… Senta signora, con tutto il rispetto, sono certissimo che i pomodori siano un frutto, molti credono erroneamente che siano ortaggi, però mi creda sono frutti!”
“Ortaggi, frutti… Povero caro, tutti quegli anni di schiavitù devono averti menomato il cervello”
Massimo incrociò le braccia e la fissò torvo, riflettendo sulla possibilità di strangolarla. Commettere un omicidio in un secolo differente dal suo sarebbe stato ugualmente reato?
La donna, incurante dell’espressione del suo interlocutore, continuò come se nulla fosse.
“Lo sanno tutti che il pomodoro è una tonalità di colore rosso e prende il nome dal migliore amico dell’uomo”
“Dal cane?”
“Cane? Chi ha mai parlato di cani!? Ho detto il migliore amico dell’uomo, ovvero la coccinella”
“E da quando la coccinella è il migliore amico dell’uomo?”
“Da sempre!”
“Perché?”
“Giovanotto ma dove sei stato per tutto questo tempo? Pare che tu venga da un altro pianeta” sbuffò la donna esasperata e poi riprese:
“La coccinella e dolce, carina, fedele, piccola e soprattutto porta fortuna. Ogni uomo ha bisogno, nella vita, di quanta più fortuna riesce a racimolare, ecco perché la coccinella è il miglior amico dell’uomo!” concluse fiera di sé la donna.
Massimo soppesò l’ultima frase per alcuni attimi, in fondo il ragionamento non faceva un grinza, perciò decise di lasciar perdere l’argomento e si posizionò al centro della sartoria per permettere alla sarta di confezionargli finalmente il vestito.
Erano ormai passate diverse ore, ore nelle quali il povero stomaco di Massimo non aveva fatto altro che brontolare sulla scarsa capacità del padrone di procacciarsi del cibo.
“Bene ragazzo, devo dire che la veste è uscita proprio bene” mormorò la donna mentre, con occhio critico, girava tutto intorno alla figura di Massimo per scrutarne ogni particolare e per togliere, uno a uno, gli spilli che erano serviti a imbastire il lavoro.
“Sembri quasi un patrizio, se avessi una figlia da maritare te la farei conoscere. In fondo, anche se sei un liberto sei un gran bel pezzo di Giulio Cesare”
“Come?”
“E’ un modo di dire, significa che sei molto prestante!”
“Ma, non si diceva Marcantonio?”
“Come? Mai sentito. Comunque vuoi mettere Cesare con Marco Antonio? Tra i due il più affascinate era di certo Giulio Cesare!”
“Ma, non era un tipo mingherlino basso e pelato?”
“Tutte sciocchezze” si alterò la donna in preda all’ira “Quello che dici sono solo frasi vuote, create dai suoi avversari politici per fargli fare cattiva figura alle elezioni! Pubblicità negativa”
Massimo stava quasi per ribattere quando una voce, ormai nota, alle sue spalle lo apostrofò con cipiglio irritato.
“Ah eccoti qui, brutto ingrato! Ti ho cercato per ore in ogni angolo della città. A furia di camminare credo di aver pure perso una delle mie nove vite”
“Gatto, piccione! Come sono felice di rivedervi”
“Visto che ti dicevo? Bastava cercarlo, alla fine lo abbiamo trovato” esultò il piccione sbattendo l’ala.
“Sì, ma non grazie a te. Mi avevi detto di cercarlo in tutti i fornai della capitale e io mi sono consumato gli artigli a furia di correre qua e là!”
“Il solito ingrato” sbottò  l’uccello.
“Forza andiamo, abbiamo perso già troppo tempo”.


   
 
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