“Ho
ucciso Sirius Black! Ho ucciso Sirius
Black”
L’eco
di quella assurda filastrocca le risuonava ancora
nella mente.
Fredda,
spietata: così aveva voluto apparire e così era
apparsa. Serva del suo signore, non per paura né per
ossessione: la sua era
fedeltà incondizionata, un sentimento folle, assurdo, al
punto da portarla ad
uccidere suo cugino, sangue del suo sangue.
Non
che se ne fosse pentita. Neppure per un attimo nella
mente di Bellatrix Lestrange si era affacciata l’idea di non
farlo, di trovare
un’altra soluzione.
Ma
alla fine della battaglia quell’impeto di follia e di
imprevedibilità, che l’aveva dominata fino ad un
attimo prima, si stava
lentamente dissolvendo: tutto diventava più nitido nella sua
mente e la
consapevolezza l’assaliva come la più atroce delle
torture.
Sorrise,
lo sguardo stralunato fisso nel vuoto.
-Ho
ucciso Sirius Black- ripeté, notando come quelle parole
assumessero un significato diverso, sempre più macabro e
raccapricciante.
-L’hai
ucciso- confermò una voce alle sue spalle.
Il
cuore di Bellatrix perse un battito all’idea che qualcuno
potesse scorgere la crepa che si stava formando nel suo muro di
aggressività e
perversione.
-Lucius-
squittì, arricciando le labbra, scrutandolo come un
lupo con la sua preda –qual
buon vento?-
L’uomo
di fronte a lei, alto, dai lineamenti severi, la
guardava come se fosse stata un cucciolo ferito.
Che stesse provando
pietà per lei?
Bellatrix
preferì illudersi che un mangiamorte non fosse in
grado di provare quel tipo di sentimenti e mandò avanti la
sua breve commedia.
-La
mia sorellina come sta? E il mio nipote preferito?- la
voce graffiante, come se parlare le provocasse un piacere inconsueto,
le mani
morbide intorno alla bacchetta scivolavano con fare seducente.
-Lestrange,
mi dispiace- quelle parole furono per lei come
un getto d’acqua gelata sul volto.
Sapeva.
A
volte era inquietante il modo in cui il temibile Lucius
Malfoy riuscisse a leggerle dentro, a penetrarle l’anima come
se usasse un
legilimens.
Eppure
non era una magia.
Restò
lì, immobile, la bacchetta ancora tra le mani e le
labbra schiuse.
-Cosa
hai detto?- ebbe il coraggio di chiedere dopo qualche
secondo di imbarazzante silenzio. Nella voce mancava ogni sadismo, un
timbro
basso, naturale come non era mai stato.
Gli
occhi di ghiaccio di Malfoy fissarono altrove: lui non
era tipo da abbracciare un’amica in difficoltà, da
permetterle di sfogarsi: non
lo era stato da adolescente, figurarsi in quel momento, con una guerra
fuori
alla porta… e con sua cognata! Non sapeva neppure se
Bellatrix potesse essere
considerata un’amica.
Eppure
era proprio lì ed era proprio con lei.
-Era
una brava persona- meditò a voce alta, quasi si
trattasse di una lode funebre. Avrebbe volentieri aggiunto qualcosa del
tipo
“un uomo degno di rispetto”, ma in fondo si
trattava pur sempre di Sirius
Black!
A
Lucius non sfuggì il sorriso grato sulle labbra della
donna, la piccola increspatura delle labbra che solo lui aveva il
piacere, o
forse l’onere, di poter ammirare.
-Era
pazzo- soggiunse la donna, gli occhi fissi al cielo,
mentre una lacrima le scivolava solitaria lungo la guancia.
Se
si fosse trattato di sua moglie, Lucius non si sarebbe
certo stupito: ne conosceva la fragilità e spesso ne era
profondamente
ripugnato. Ma non era Narcissa.
Espirò
rumorosamente, picchiettando il bastone a terra, come
per richiamare la sua attenzione, poi le si avvicinò
circospetto, posandole una
mano sulla spalla.
-Sei
stata degna di lui oggi- la voce nasale echeggiò nel
silenzio della notte, riempiendo la mente di Bellatrix.
Era stata all’altezza
del suo Signore, ma quale era il prezzo che aveva pagato?
Lucius
sembrò leggere attraverso i suoi occhi, sembrò
percepire
quale dolore la stesse divorando e non se ne stupì affatto,
al contrario provò
un moto di dolcezza nei confronti di una donna così diversa,
eppure così simile
a lui.
Il
rimorso che provava Bellatrix per la morte del cugino
doveva essere simile a quello che lui aveva provato nel momento in cui
aveva
lasciato che suo figlio fosse marchiato. Entrambi avevano rinunciato ad
una
parte di sé, entrambi ne avrebbero portato il peso sulla
coscienza.
-Penso
tu abbia bisogno di uccidere qualcuno- le disse, con
il semplice intento di spezzare quel silenzio che ormai stava
diventando
opprimente.
Non
una carezza, non una parola di conforto: non le
sarebbero serviti.
Bellatrix
gli fu grata per aver interrotto il filo dei suoi
pensieri, per non averla commiserata.
Ma
più d’ogni altra cosa, gli fu grata per aver
trovato le
parole giuste.
“Lui è me stessa più
di quanto lo sia io” si ritrovò a
pensare, ricordando che non era la prima
volta in cui percepiva la sensazione agghiacciante che qualcuno potesse
intercettare i suoi sentimenti.
Ripensò
al giorno del matrimonio con Rodolphus Lestrange e
all’emblematica
frase che Lucius le aveva detto: erano state le sue parole a
permetterle di
compiere quel gesto. Non lo odiava per quello, al contrario gli era
riconoscente per averle indicato la strada giusta, per la tacita
promessa
d’aiuto che le aveva fatto in quel momento.
Aveva
quella scena impressa nella mente, la rivide come
attraverso una telecamera: lei era immobile di fronte allo specchio, la
porta
ancora aperta. Non voleva sposarsi, non aveva senso doversi
sottomettere ad un
uomo che neppure conosceva e al quale non doveva nulla. Era sul punto
di
tirarsi indietro, quando Lucius entrò nella stanza. Non lo
avrebbe fatto per
codardia o per vigliaccheria, ma semplicemente perché lei
era fatta così e
nessuno le avrebbe tolto la sua libertà.
Poi
Lucius le aveva sorriso, si era rivolto a lei mantenendo
il dovuto distacco, ma aveva saputo cosa dirle.
E
lei provò un moto di gratitudine verso suo cognato, anche
se era consapevole che non avrebbe mai lasciato notare a nessuno.
“Lui è me stessa più di quanto lo sia io” ripetè nella sua mente, mentre Lucius la precedeva, incamminandosi nel buio.
Nda
è un rapporto particolare, c’è poco da dire! Ma Bellatrix e Lucius sono due persone troppo fredde per dimostrare dei veri sentimenti: ho cercato di rendere al meglio il loro rapporto di silenziosa complicità; purtroppo tendo ad avere una visione tutta mia dei personaggi, ma mi sono tenuta alla larga dell’OOC! O almeno spero.