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Autore: ChibyLilla    31/03/2012    3 recensioni
Questa storia si è classificata seconda al contest "Smile! You have a friend near you" di Rebby ed Ela_chan.
Sirius è morto. Bellatrix cerca di governare i sentimenti contrastanti che la tormentano, divisa tra rimorso e soddisfazione, consapevolezza e fedeltà. Una presenza inaspettata le darà le risposte che cerca.
“A Lucius non sfuggì il sorriso grato sulle labbra della donna, la piccola increspatura delle labbra che solo lui aveva il piacere, o forse l’onere, di poter ammirare.
-Era pazzo- soggiunse la donna, gli occhi fissi al cielo, mentre una lacrima le scivolava solitaria lungo la guancia.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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WICKED GAME

 “Ho ucciso Sirius Black! Ho ucciso Sirius Black”

L’eco di quella assurda filastrocca le risuonava ancora nella mente.

Fredda, spietata: così aveva voluto apparire e così era apparsa. Serva del suo signore, non per paura né per ossessione: la sua era fedeltà incondizionata, un sentimento folle, assurdo, al punto da portarla ad uccidere suo cugino, sangue del suo sangue.

Non che se ne fosse pentita. Neppure per un attimo nella mente di Bellatrix Lestrange si era affacciata l’idea di non farlo, di trovare un’altra soluzione.

Ma alla fine della battaglia quell’impeto di follia e di imprevedibilità, che l’aveva dominata fino ad un attimo prima, si stava lentamente dissolvendo: tutto diventava più nitido nella sua mente e la consapevolezza l’assaliva come la più atroce delle torture.

Sorrise, lo sguardo stralunato fisso nel vuoto.

-Ho ucciso Sirius Black- ripeté, notando come quelle parole assumessero un significato diverso, sempre più macabro e raccapricciante.

-L’hai ucciso- confermò una voce alle sue spalle.

Il cuore di Bellatrix perse un battito all’idea che qualcuno potesse scorgere la crepa che si stava formando nel suo muro di aggressività e perversione.

-Lucius- squittì, arricciando le labbra, scrutandolo come un lupo con la sua preda  –qual buon vento?-

L’uomo di fronte a lei, alto, dai lineamenti severi, la guardava come se fosse stata un cucciolo ferito.

Che stesse provando pietà per lei?

Bellatrix preferì illudersi che un mangiamorte non fosse in grado di provare quel tipo di sentimenti e mandò avanti la sua breve commedia.

-La mia sorellina come sta? E il mio nipote preferito?- la voce graffiante, come se parlare le provocasse un piacere inconsueto, le mani morbide intorno alla bacchetta scivolavano con fare seducente.

-Lestrange, mi dispiace- quelle parole furono per lei come un getto d’acqua gelata sul volto.

Sapeva.

A volte era inquietante il modo in cui il temibile Lucius Malfoy riuscisse a leggerle dentro, a penetrarle l’anima come se usasse un legilimens.

Eppure non era una magia.

Restò lì, immobile, la bacchetta ancora tra le mani e le labbra schiuse.

-Cosa hai detto?- ebbe il coraggio di chiedere dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio. Nella voce mancava ogni sadismo, un timbro basso, naturale come non era mai stato.

Gli occhi di ghiaccio di Malfoy fissarono altrove: lui non era tipo da abbracciare un’amica in difficoltà, da permetterle di sfogarsi: non lo era stato da adolescente, figurarsi in quel momento, con una guerra fuori alla porta… e con sua cognata! Non sapeva neppure se Bellatrix potesse essere considerata un’amica.

Eppure era proprio lì ed era proprio con lei.

-Era una brava persona- meditò a voce alta, quasi si trattasse di una lode funebre. Avrebbe volentieri aggiunto qualcosa del tipo “un uomo degno di rispetto”, ma in fondo si trattava pur sempre di Sirius Black!

A Lucius non sfuggì il sorriso grato sulle labbra della donna, la piccola increspatura delle labbra che solo lui aveva il piacere, o forse l’onere, di poter ammirare.

-Era pazzo- soggiunse la donna, gli occhi fissi al cielo, mentre una lacrima le scivolava solitaria lungo la guancia.

Se si fosse trattato di sua moglie, Lucius non si sarebbe certo stupito: ne conosceva la fragilità e spesso ne era profondamente ripugnato. Ma non era Narcissa.

Espirò rumorosamente, picchiettando il bastone a terra, come per richiamare la sua attenzione, poi le si avvicinò circospetto, posandole una mano sulla spalla.

-Sei stata degna di lui oggi- la voce nasale echeggiò nel silenzio della notte, riempiendo la mente di Bellatrix.

Era stata all’altezza del suo Signore, ma quale era il prezzo che aveva pagato?

Lucius sembrò leggere attraverso i suoi occhi, sembrò percepire quale dolore la stesse divorando e non se ne stupì affatto, al contrario provò un moto di dolcezza nei confronti di una donna così diversa, eppure così simile a lui.

Il rimorso che provava Bellatrix per la morte del cugino doveva essere simile a quello che lui aveva provato nel momento in cui aveva lasciato che suo figlio fosse marchiato. Entrambi avevano rinunciato ad una parte di sé, entrambi ne avrebbero portato il peso sulla coscienza.

-Penso tu abbia bisogno di uccidere qualcuno- le disse, con il semplice intento di spezzare quel silenzio che ormai stava diventando opprimente.

Non una carezza, non una parola di conforto: non le sarebbero serviti.

Bellatrix gli fu grata per aver interrotto il filo dei suoi pensieri, per non averla commiserata.

Ma più d’ogni altra cosa, gli fu grata per aver trovato le parole giuste.

Lui è me stessa più di quanto lo sia io” si ritrovò a pensare, ricordando che non era la prima volta in cui percepiva la sensazione agghiacciante che qualcuno potesse intercettare i suoi sentimenti.

Ripensò al giorno del matrimonio con Rodolphus Lestrange e all’emblematica frase che Lucius le aveva detto: erano state le sue parole a permetterle di compiere quel gesto. Non lo odiava per quello, al contrario gli era riconoscente per averle indicato la strada giusta, per la tacita promessa d’aiuto che le aveva fatto in quel momento.

Aveva quella scena impressa nella mente, la rivide come attraverso una telecamera: lei era immobile di fronte allo specchio, la porta ancora aperta. Non voleva sposarsi, non aveva senso doversi sottomettere ad un uomo che neppure conosceva e al quale non doveva nulla. Era sul punto di tirarsi indietro, quando Lucius entrò nella stanza. Non lo avrebbe fatto per codardia o per vigliaccheria, ma semplicemente perché lei era fatta così e nessuno le avrebbe tolto la sua libertà.

Poi Lucius le aveva sorriso, si era rivolto a lei mantenendo il dovuto distacco, ma aveva saputo cosa dirle.

E lei provò un moto di gratitudine verso suo cognato, anche se era consapevole che non avrebbe mai lasciato notare a nessuno.

Lui è me stessa più di quanto lo sia io” ripetè nella sua mente, mentre Lucius la precedeva, incamminandosi nel buio.

Nda

è  un rapporto particolare, c’è poco da dire! Ma Bellatrix e Lucius sono due persone troppo fredde per dimostrare dei veri sentimenti: ho cercato di rendere al meglio il loro rapporto di silenziosa complicità; purtroppo tendo ad avere una visione tutta mia dei personaggi, ma mi sono tenuta alla larga dell’OOC! O almeno spero.

  
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