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Autore: rosemary12    01/04/2012    0 recensioni
Ciao a tutti, Chicco Di Grano è una storia inventata da me, con spunti presi da un libro che però non c'è su fan fiction su libri ... Questa storia narra di un ragazzo si nome Edo che improvvisamente si trova immischiato in una strana religione di cui prima non conosceva neanche l'esistenza. Oltre a questo Edo dovrà affrontare anche le tristezze quotidiane come vedere Estelle, la ragazza che in fondo in fondo gli piace, baciare un altro ... Ma alla fine riuscirà Edo nel suo intento? Forse si o forse no ma di certo qualcosa di davvero brutto accadrà alla fine della storia. Buona lettura! P.S. molto gradite le recensioni!!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo quattro:  Inconvenienti
Il giorno dopo Estelle avvisò Edo che non poteva venire causa corsa campestre e quindi rimandarono al giorno dopo, cioè domenica.
Lei non avrebbe gareggiato, però voleva guardare la gara di Easy e di Dante e fare il tifo per loro, anche perché il giorno prima le avevano raccontato che avevano fatto un brutto incontro con della gente di un capannone. Andò a sedersi tra il pubblico in una delle prime file e si comprò una coca cola per aspettare la buona mezzora prima dell’inizio della gara, quando d’improvviso vide un suo vecchio amico, per la precisazione un suo vecchio migliore amico, di quando ancora pensava che i migliori amici non l’avrebbero mai tradita, seduto a pochi metri da lei e in completa solitudine. Era il suo migliore amico delle medie, ma era dalle superiori che non voleva più migliori amici o migliori amiche, anche se aveva solo 15 anni ed era in seconda liceo e avrebbe dovuto vivere altri settant’anni senza migliori amici. Si ricordava ancora che si chiamava Aaron Colf. 
“Ciao, sono Estelle, ti ricordi?”
“Ciaooooooooooooooooooooo! Estelle, da quanto tempo! Due anni ormai!”
“Già … chi guardi gareggiare?”
“Un mio amico che si chiama Luke!”
“Ah, ok.”
“Pensavi la mia ragazza? Non ce l’ho mi sei sempre interessata solo tu, Estelle”
“Grazie … “
La ragazza sorride a Aaron, e lui fraintendo il sorriso si avvicinò e la baciò sulle labbra pensando di essere ricambiato dallo stesso sentimento. Non si sa come, ma certe cose succedono proprio quando non dovrebbero succedere. Dante il giorno prima aveva chiamato Edo per dirgli che avrebbe gareggiato ed Edo gli disse che sarebbe andato a vederlo. Infatti arrivò giusto in tempo per vedere la scena di Estelle ed Aaron.
Aveva una coca cola in mano e gli cadde per terra, poi scappò subito via, senza neanche riuscire a capire perché. Perché era rimasto così scioccato dal loro bacio?
Accidenti non capiva il perché di questi inconvenienti! Certo, aveva fatto tre anni di liceo con l’indirizzo psicologia ma non capiva un fico secco dei suoi sentimenti. Gli piaceva Estelle? Ma siamo matti? Ma forse si … No, figurarsi era quel tipo che aveva la faccia odiosa! E perché aveva la faccia odiosa? Perché stava baciando Estelle! Oddio, la mente di Edo era un guazzabuglio di pensieri intricati tra loro. E si era pure perso a forza di correre così immerso nei suoi pensieri di non accorgersi dove andava. Era in una strada tetra e abbandonata e c’era un cane randagio che camminava in mezzo alla strada, dandogli un tocco di cattiveria. Edo se ne voleva andare e voleva scomparire da tutto il resto del mondo quindi si sedette vicino a un cassonetto della spazzatura e nascose la testa sotto le braccia per pensare meglio e per cercare di capire i suoi sentimenti. Il cane gli si avvicinò e strizzò il suo muso contro i pantaloni di Edo, che lo cacciò quasi subito. Si mise lentamente a piovere e a Edo venne in mente la frase: “C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo” e allora si mise a piangere come se niente fosse, come se fosse scomparso dal mondo, perché nel vero mondo i maschi non piangono. I suoi sogni erano frantumanti e nella sua testa regnava la più totale e triste forme di dolore. Delusione, una grossa delusione, anche se non capiva di che tipo era, era deluso. Si alzò e diede un calcio nel sedere al cane che gli stava cominciando a dare su i nervi perché gli stava sempre appiccicato e presto trovò la strada per tornare verso casa sua. Decise di non parlare mai più ad Estelle, ma sapeva che probabilmente avrebbe infranto molto presto quella promessa, perché era solo un momento di fragilità momentanea quello che stava passando, e che presto sarebbe passato come tutte le altre delusione d’amore, se mai quella per Estelle era una delusione d’amore. A casa strappò un foglio da un vecchio quaderno di antologia e scritto tante volte quante era lungo il foglio: I hate Estelle, I hate Estelle, I hate Estelle, e in centro ci ritagliò un cuore. Abbandonò tutto in un angolo e si nascose sotto il letto, nella disperazione più nera.  

  
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