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Autore: Carlos Olivera    01/04/2012    4 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Saputo quello che era successo, Saito e Louise presero una delle loro carrozze e volarono veloci come il vento alla capitale, dove era stata convocata una riunione d’emergenza della Camera dei Cavalieri.

                Quando arrivarono in città, regnava una calma agghiacciante.

Sembrava una giornata come tutte le altre; le massaie facevano la spesa, gli uomini andavano al lavoro e i bambini a scuola, come se niente fosse successo.

E in effetti, per la gente comune davvero non era successo niente; l’incidente dell’Ostland era stato mantenuto segreto per ordine della regina madre, anche in relazione al fatto che, durante i primi sopralluoghi sul luogo della tragedia, il cadavere di sua maestà non era ancora stato individuato.

Se si fosse saputo che la sovrana di Tristein era morta, Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto accadere; come minimo ci sarebbe stato il panico più totale, seguito magari da incidenti e disordini che non avrebbero fatto altro che aggiungere drammaticità ad una situazione già tragica.

Louise era talmente in ansia che prima ancora di arrivare al castello non aveva più una sola unghia, e si era morsicata le labbra fin quasi a sanguinare.

«Cerca di stare calma.» disse Saito poggiandole una mano sulle ginocchia

«Come faccio a stare calma?!» replicò lei «La regina potrebbe essere morta!»

«Posso capire quello che stai provando. Mi sento così anch’io. Ma se ci lasciamo prendere dal panico in un momento simile, rischiamo di peggiorare le cose».

Louise alzò gli occhi, incrociando quelli di Saito.

«Lo sai.» disse abbozzando quasi un sorriso «Parli proprio come un nobile.»

«Ho imparato dai migliori.» rispose lui sorridendo ugualmente, per poi accarezzarle una guancia «Fatti coraggio. E poi, l’hai sentito. Non hanno trovato il suo corpo tra le macerie dell’Ostland. Potrebbe anche essere ancora viva. Dobbiamo essere forti e mantenere il sangue freddo, soprattutto per lei.»

«Hai ragione. Ti chiedo scusa».

Appena arrivarono al castello, Saito si recò immediatamente nella stanza della Camera, mentre Louise, alla quale ovviamente era negato l’accesso, andò invece verso gli alloggi della regina.

Avrebbe voluto toccare con mano e rivedere i luoghi in cui aveva trascorso molte ore durante l’infanzia, giocando con Henrietta come se fosse stata una qualsiasi amica del cuore, ma quando arrivò la zona era piena di guardie, giudici e membri della polizia militare.

«Mi dispiace, signorina.» le disse una guardia «Ma non può passare nessuno.»

«Che sta succedendo?»

«Non sono autorizzato a parlare, mi dispiace».

Louise a quel punto snudò gli artigli, e forte della sua autorità esibì l’anello di famiglia.

«Io sono Louise de la Vallière, sorella acquisita della regina Henrietta. Pretendo che tu mi dica che cosa succede».

Il soldato a quel punto si risolse a mostrarsi più collaborativo.

«Per ordine del tribunale, stiamo perquisendo le stanze di sua maestà in cerca di prove.»

«Prove!?» replicò Louise «Che significa questa storia?».

 

Nel mentre, la seduta della Camera era già entrata nel vivo.

La stanza, lunga e stretta, era percorsa nei due lati lunghi da due file di seggi, più altrettante balconate superiori, mentre sul fondo, dirimpetto all’ingresso, vi era il seggio solitamente occupato dalla regina, e subito davanti ad esso lo scranno dove sedeva il Magister, il sovrintendente della Camera, una sorta di arbitro che veniva nominato dalla regina ogni cinque anni.

Infine, alle spalle del trono, due bandiere di Tristein circondavano la scultura in oro raffigurante il giglio reale, circondato da una coppia di unicorni rampanti.

Le due ali della Camera erano occupate rispettivamente dalle fazioni dei Conservatori, fedeli alla regina e al suo giudizio, dei quali faceva parte anche Saito, e dei Progressisti, che pur restando sottoposti alla regina erano di vedute semi-repubblicane e popolari.

Inizialmente Saito aveva pensato di aderire ai Progressisti, ma poi si era reso conto che il loro capo, lord Sauvegne chevalier Santin, conte di Mormerié, era un nobile tronfio e arrogante più di quelli che diceva di combattere per il bene del popolo, così si era schierato coi polari, tra i quali, oltre al suocero, sedeva anche Lord Lucas de Marcin, il marito di Cattleya, la sorella maggiore di Louise.

Lucas era come un fratello maggiore per Saito; era un nobile di lungo corso, onesto ed ammirevole, che pur schierato coi Conservatori dimostrava una mentalità aperta al cambiamento. Sua moglie lo aveva pregato di tenere sempre d’occhio il giovane e ancora inesperto Lord Hiraga, per evitare che venisse fagocitato dal mondo spietato della politica e dargli il proprio supporto fino a quando non fosse stato abbastanza maturo per navigare da solo.

Era anche un uomo di bell’aspetto, con lunghi capelli castano scuri, occhi neri e profondi e un viso gentile, oltre ad un portamento da vero signore; non aveva mai frequentato le scuole di magia, nonostante la sapesse usare, preferendo invece la strada del soldato, infatti  aveva un grado da ufficiale nell’esercito reale, e il suo era uno degli eserciti privati più grandi e meglio addestrati tra quelli di tutti i feudatari del regno.

La seduta era iniziata alla solita maniera, con un membro della Camera, in quel caso un Conservatore, che aveva cercato di aprire il dibattito, ma quasi subito si era scatenato un coro inascoltabile e assordante di urla e improperi a obice.

Saito e Lucas erano tra i pochi a mantenere l’autocontrollo e a non strillare, e si guardavano entrambi attorno preoccupati.

«Qui succede un putiferio.» commentò Saito

«Putiferio è un eufemismo, temo».

Poi entrambi guardarono Santin, anche lui apparentemente calmo e impassibile, seduto dirimpetto a loro.

«Quel maledetto cercherà di approfittarsi della situazione, vedrai.» disse Lucas.

Intanto, il coro di voci non accennava a diminuire.

«Ci serve un nuovo sovrano! – Dobbiamo pensare ai confini! – Scoviamo gli assassini! – È stato un attentato! – Il regno è in pericolo!».

Alla fine, il magister dovette intervenire per calmare gli animi.

«Silenzio! Ordine!» esclamò, e come batté il martelletto la situazione si acquietò almeno un poco «Lord Santin. Potete parlare».

Il lord a quel punto scese dal suo seggio e si portò al centro della sala per parlare.

«Questo fatto, indubbiamente grave, ci ha tuttavia fatto aprire gli occhi su di una verità ormai innegabile. Che questa famiglia reale sta perdendo sempre più il consenso del popolo.»

«Che ti avevo detto?» sussurrò Lucas

«Quello che ci vuole, è un cambio deciso e immediato.»

«Ma non sappiamo neppure se sua maestà sia morta!» sbraitò Saito alzandosi in piedi

«Se fosse viva sarebbe già tornata, non credete lord Hiraga? O avremmo quantomeno ricevuto sue notizie.»

«Tornata!?» replicò un altro conservatore «In un Paese pieno di approfittatori pronti a pugnalarla alla prima occasione, come probabilmente hanno già fatto?».

Minacciò di scoppiare un’altra volta il finimondo, ma il Magister riportò subito l’ordine.

«Pensate quello che volete, onorevoli signori. Ma io sono del parere che in questo momento Tristain non si può permettere di restare senza un sovrano. E sono convinto di non essere il solo a pensarlo, o mi sbaglio?».

Molti, anche tra i conservatori, abbassarono gli sguardi.

«Preferite aspettare in eterno il ritorno di una regina che probabilmente sarà bruciata fino alla cenere? E nel frattempo magari, assistere alla rovina di questa nazione?» replicò Santin quasi ghignando «Grazie tante, ma no».

Di colpo, Lucas si alzò in piedi.

«Se è della successione che vi preoccupate tanto, lord Santin, non ne avete motivo. A quanto ne so, un successore c’è già.»

«Davvero? E chi sarebbe?».

Seguì un momento si silenzio, poi tutti volsero lo sguardo verso lo spaesato Saito.

«Spero stiate scherzando.» commentò Santin

«Louise de la Vallière ha ricevuto il titolo di sorella acquisita di sua maestà tre anni fa. Inoltre, ha un legame di sangue con la famiglia reale.» disse Lucas

«Un pezzo di stoffa portato sulle spalle e qualche goccia di sangue blu non bastano a legittimare un erede al trono. Ci vuole un’autenticazione reale firmata da sua maestà, e non mi risulta sia mai stata prodotta.»

«Questo è solo un vizio di forma, e voi lo sapete!» sbraitò un altro conservatore

«Quindi, per voi non è un problema.» replicò malevolo Santin «Se Louise de la Vallière prendesse il posto della regina, per poi andrebbe bene».

Di nuovo, molti abbassarono gli occhi.

«Non prendiamoci in giro.» incalzò Santin «Tutti noi, e per primo lei, lord Hiraga, sappiamo fin troppo bene che miss Vallière non possiede neanche lontanamente le caratteristiche necessarie per sedere sul trono.»

«Perché voi forse pensate di esserlo, lord Santin?» replicò pungente Lucas

«Se parliamo di legami di sangue, allora anche il mio casato può vantare una lontana parentela con la famiglia reale. Come almeno un’altra ventina di delegati qui presenti, incluso lei, lord Marcin.

E comunque, non eravate voi a dire che non possiamo dare per certa la morte della regina? Adesso, tutto d’un tratto» e Santin indicò lo scranno sul fondo «Avete tanta fretta di mettere qualcun altro su quel trono?».

Per la terza volta ci fu silenzio, e Santin ne approfittò per affondare ugualmente il coltello.

«Come se non bastasse, Miss de la Vallière non è certo esente da colpe. Tralasciando le responsabilità di quella mezz’elfa che, Dio sia lodato, da tempo ormai se ne è tornata nel suo Paese, a chi dovremmo imputare l’arrivo a Tristain di quel drago maledetto?»

«E vorreste dare la colpa a Louise?» sbraitò Saito inalberandosi

«E a chi, se no? Un mago del vuoto che siede sul trono di Tristain. Mi vengono i brividi solo a pensarci. E, potrei metterci la mano sul fuoco, non solo a me».

Saito strinse i denti, cercando di darsi un contegno.

«E la guerra sfiorata con Gallia? E la crisi diplomatica con Romalia?» incalzò Santin «Miss Vallière non ha certo facilitato il buon corso di questa nazione. Per non parlare poi dei suoi gusti discutibili in fatto di matrimonio. Un nobile per raccomandazione, che in quattro anni ha creato più guai di quanti non ne abbia risolti, non è certo un buon partito».

Quella era la goccia di troppo. Insultare e provocare lui era un conto, ma non dovevano permettersi di mettere in mezzo Louise, né tanto meno di criticarla.

Con quattro balzi Saito saltò giù dal suo scranno, si avventò su Santin e gli assestò un pugno dritto allo zigomo, che quasi lo buttò a terra.

«Dannato bifolco.» mugugnò lui pulendosi il sangue, per poi rispondere a tono.

Così, quella che era iniziata come una seduta, per quanto movimentata, si trasformò in una tremenda scazzottata tra le due opposte fazioni, e stavolta neanche l’onorevole Magister fu in grado di placare la situazione.

 

Alla fine della riunione, il bilancio era di tre feriti, un ricoverato e un numero imprecisato di contusi.

Saito e Lucas se la cavarono con qualche livido sulla faccia, e lasciata la sala si diressero insieme verso i cancelli per fare ritorno ognuno al proprio feudo.

Alla fine, seppur con molte remore, si era deciso di affidare il controllo provvisorio di Tristania e della regione circostante alla regina madre, mentre la gestione dei singoli domini sarebbe stata di competenza dei feudatari, il tutto in attesa di stabilire una più efficiente e duratura linea di condotta, anche al fine di appurare se la regina fosse effettivamente deceduta o meno.

«Quel porco tronfio e arrogante.» mugugnò Saito «Mi viene freddo se penso a quello che potrebbe fare.»

«E purtroppo, temo non sia solo di lui che dobbiamo preoccuparci.»

«Che vuoi dire?».

Entrambi si fermarono, e Lucas si avvicinò il più possibile per poter parlare a bassissima voce.

«La verità, Saito, è che metà dei cavalieri che erano seduti in quella sala, inclusi i nostri alleati, non aspettavano altro che un’occasione come questa.

Questa storia è di una gravità estrema, e ognuno cercherà di tirare acqua al suo mulino per avere la propria fetta.»

«Potrebbero arrivare a fare qualcosa di insensato?»

«Non lo so. Non ci siamo mai trovati in una situazione simile. Ma ora che ogni feudatario potrà fare del proprio dominio quello che vuole, questo significherà che potranno disporre appieno anche dei soldati e degli eserciti che vi sono dislocati».

Saito, capendo, sgranò gli occhi.

«Non starai parlando di una guerra civile!?»

«Spero con tutto il cuore di sbagliarmi. Ma comunque vada, fai attenzione. E soprattutto, tieni sempre d’occhio Louise.»

«Per quale motivo?»

«Santin ha voluto spaventare gli altri cavalieri, e inventarsi scuse per minarne il prestigio, ma non vi è dubbio sul fatto che Louise ad ora sia effettivamente la candidata principale a prendere il posto di sua maestà, qualora venisse effettivamente confermata la sua morte. Di conseguenza, qualcuno potrebbe finire per vederla come una minaccia».

Di colpo, Saito sentì un colpo al cuore.

Solo adesso realizzava quando Louise potesse essere in pericolo. A due anni di distanza restava una ragazza testarda, un po’ superba, piena di sé, sempre pronta a spaccare il mondo, ma la minaccia che avrebbe potuto pioverle addosso da un momento all’altro era forse più di quanto lei stessa potesse affrontare, pur con tutte le sue forze.

Era suo dovere proteggerla. E lo avrebbe fatto, con o senza il potere di Gandalfr.

«Non preoccuparti.» lo rincuorò Lucas «Comunque vada, sappi che qui hai sempre un alleato».

Quindi, lord Marcin consegnò a lord Hiraga una strana penna stilografica, tutta bianca e coperta di rune.

«Che cos’è?»

«Un pennino di Athwani. Se avrai bisogno di aiuto, non devi fare altro che scrivere il tuo messaggio con questa penna, ed io lo riceverò in qualsiasi momento».

Saito strinse la penna e accennò un sorriso; almeno, aveva qualcuno su cui poter contare, in quella situazione così difficile.

«Ti ringrazio, Lucas.»

«Non c’è di che.» quindi, Lucas se ne andò per primo «E mi raccomando, sta in campana».

 

Sul fare del tramonto, Louise e Saito erano di nuovo in carrozza e stavano rientrando ad Ornielle.

C’era uno strano silenzio tra di loro, carico di ansia.

Saito non aveva detto nulla a Louise dell’avvertimento di Lucas, perché non voleva preoccuparla o spaventarla inutilmente. Intanto però, aveva già deciso che appena rientrati al palazzo avrebbe intensificato le misure di sicurezza e rafforzato il corpo di guardia.

«Come ti sei procurato quei lividi?» domandò ad un certo punto Louise

«Beh, sai.» rispose Saito cercando di sdrammatizzare «La discussione alla Camera d’un tratto si è fatta piuttosto accesa.»

«E cosa è stato deciso?»

«Per il momento, ogni feudatario amministrerà da sé il proprio territorio, in attesa di vedere come si svilupperanno gli eventi.»

«Capisco».

Saito restò un momento basito.

Non sembrava affatto la Louise che conosceva, cocciuta ed egocentrica. Quando si erano rincontrati dopo la riunione lei gli aveva detto quello che stava succedendo negli appartamenti della regina, ma visto ciò di cui si era discusso alla Camera non c’era da stupirsi che si stessero cercando le prove che Henrietta fosse caduta vittima di un attentato.

Più che altro però, Louise sembrava non aver minimamente considerato la prospettiva di poter essere lei la persona destinata a prendere il posto della regina.

D’un tratto, Saito si avvide che Louise stava piangendo, un pianto sommesso che cercava di nascondere. Capì subito quale ne fosse il motivo.

«Louise…».

A quel punto, lei si lasciò andare, buttandosi addosso a lui e piangendo tutte le lacrime che aveva.

Ma come si poteva biasimarla?

Lei conosceva Henrietta meglio di chiunque altro; erano praticamente cresciute insieme, e salvo le occasioni formali si erano sempre considerate più amiche che sovrana e suddita.

«Io ti proteggerò, Louise.» sussurrò Saito stringendola a sé «Sempre».

Nel mentre, la carrozza stava percorrendo un tratto di strada immersa nella foresta, con un alto costone roccioso appena sulla sinistra. All’improvviso, alcuni massi piovvero dal cielo; il conducente riuscì a frenare in tempo per evitarli, ma alcuni di essi, invece che continuare a rotolare tra gli alberi, andarono ad ostruire il sentiero.

«Che sta succedendo?» disse Saito, che per la brusca frenata era quasi volato a terra.

Non ci fu neanche il tempo di provare un’inversione di marcia, che nello spazio di pochi secondi una ventina di uomini armati e vestiti da contadini sbucarono sia da dietro gli alberi che da sopra il costone, circondando la carrozza; uno di loro, uno stregone, lanciò immediatamente una selva di punte di ghiaccio che trafissero più volte il veicolo, ma Saito e Louise riuscirono fortunatamente a gettarsi fuori in tempo, e così anche il conducente, che corse subito a nascondersi sotto le ruote.

«Chi siete?» domandò Saito sguainando la spada.

Quelli non risposero, facendosi sempre più minacciosi.

Di certo non si trattava di comuni briganti; in quella zona non se n’erano mai visti, e comunque nessuno di loro sarebbe mai stato tanto pazzo da attaccare una carrozza con impresse le insegne di un feudatario, perché significava cucirsi addosso una condanna a morte.

Saito tornò subito con la mente all’avvertimento di Lucas; a quanto pareva Santin non aveva davvero perso tempo nel mettere in atto i suoi propositi.

«Chiunque  voi siate» disse Louise «Questo affronto vi costerà caro.

Istintivamente, fece per mettere mano alla sua bacchetta, ma poi si accorse, sgomenta, di non averla portata con sé; nello sconcerto del momento, quando erano partiti quella mattina, l’aveva lasciata a casa.

La situazione era davvero seria; anche senza le rune di Gandalfr, Saito era un buon spadaccino, ma era difficile stabilire se sarebbe stato in grado di affrontare da solo tutti quegl’avversari.

 

NOTA DELL’AUTORE

Salve a tutti!^_^

Come avevo detto, mi ci è voluto un po’ di più per scrivere questo capitolo, soprattutto perché in questi due giorni ho avuto un po’ di cose da fare, e mi sono preso indietro.

Ad ogni modo, questo potremmo definirlo l’ultimo dei capitoli “di preambolo”. Dal prossimo, si entrerà davvero nel vivo della storia, anche se per le prime rivelazioni si dovrà aspettare di essere attorno al 15mo o giù di lì.

Grazie come sempre a Seldolce per la sua recensione, nonché a tutti coloro che leggono.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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