2
Saputo quello che era successo, Saito e Louise
presero una delle loro carrozze e volarono veloci come il vento alla capitale,
dove era stata convocata una riunione d’emergenza della Camera dei Cavalieri.
Quando arrivarono in città,
regnava una calma agghiacciante.
Sembrava una giornata come tutte le altre; le
massaie facevano la spesa, gli uomini andavano al lavoro e i bambini a scuola,
come se niente fosse successo.
E in effetti, per la gente comune davvero non
era successo niente; l’incidente dell’Ostland era
stato mantenuto segreto per ordine della regina madre, anche in relazione al
fatto che, durante i primi sopralluoghi sul luogo della tragedia, il cadavere
di sua maestà non era ancora stato individuato.
Se si fosse saputo che la sovrana di Tristein era morta, Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto
accadere; come minimo ci sarebbe stato il panico più totale, seguito magari da
incidenti e disordini che non avrebbero fatto altro che aggiungere drammaticità
ad una situazione già tragica.
Louise era talmente in ansia che prima ancora
di arrivare al castello non aveva più una sola unghia, e si era morsicata le
labbra fin quasi a sanguinare.
«Cerca di stare calma.» disse Saito
poggiandole una mano sulle ginocchia
«Come faccio a stare calma?!» replicò lei «La
regina potrebbe essere morta!»
«Posso capire quello che stai provando. Mi
sento così anch’io. Ma se ci lasciamo prendere dal panico in un momento simile,
rischiamo di peggiorare le cose».
Louise alzò gli occhi, incrociando quelli di
Saito.
«Lo sai.» disse abbozzando quasi un sorriso
«Parli proprio come un nobile.»
«Ho imparato dai migliori.» rispose lui
sorridendo ugualmente, per poi accarezzarle una guancia «Fatti coraggio. E poi,
l’hai sentito. Non hanno trovato il suo corpo tra le macerie dell’Ostland. Potrebbe anche essere ancora viva. Dobbiamo essere
forti e mantenere il sangue freddo, soprattutto per lei.»
«Hai ragione. Ti chiedo scusa».
Appena arrivarono al castello, Saito si recò
immediatamente nella stanza della Camera, mentre Louise, alla quale ovviamente
era negato l’accesso, andò invece verso gli alloggi della regina.
Avrebbe voluto toccare con mano e rivedere i
luoghi in cui aveva trascorso molte ore durante l’infanzia, giocando con Henrietta come se fosse stata una qualsiasi amica del
cuore, ma quando arrivò la zona era piena di guardie, giudici e membri della
polizia militare.
«Mi dispiace, signorina.» le disse una guardia
«Ma non può passare nessuno.»
«Che sta succedendo?»
«Non sono autorizzato a parlare, mi dispiace».
Louise a quel punto snudò gli artigli, e forte
della sua autorità esibì l’anello di famiglia.
«Io sono Louise de la Vallière, sorella
acquisita della regina Henrietta. Pretendo che tu mi
dica che cosa succede».
Il soldato a quel punto si risolse a mostrarsi
più collaborativo.
«Per ordine del tribunale, stiamo perquisendo
le stanze di sua maestà in cerca di prove.»
«Prove!?» replicò Louise «Che significa questa
storia?».
Nel
mentre, la seduta della Camera era già entrata nel vivo.
La stanza, lunga e stretta, era percorsa nei
due lati lunghi da due file di seggi, più altrettante balconate superiori,
mentre sul fondo, dirimpetto all’ingresso, vi era il seggio solitamente
occupato dalla regina, e subito davanti ad esso lo scranno dove sedeva il Magister, il sovrintendente della Camera, una sorta di
arbitro che veniva nominato dalla regina ogni cinque anni.
Infine, alle spalle del trono, due bandiere di
Tristein circondavano la scultura in oro raffigurante
il giglio reale, circondato da una coppia di unicorni rampanti.
Le due ali della Camera erano occupate
rispettivamente dalle fazioni dei Conservatori, fedeli alla regina e al suo
giudizio, dei quali faceva parte anche Saito, e dei Progressisti, che pur restando
sottoposti alla regina erano di vedute semi-repubblicane e popolari.
Inizialmente Saito aveva pensato di aderire ai
Progressisti, ma poi si era reso conto che il loro capo, lord Sauvegne chevalier Santin, conte
di Mormerié, era un nobile tronfio e arrogante più di
quelli che diceva di combattere per il bene del popolo, così si era schierato
coi polari, tra i quali, oltre al suocero, sedeva anche Lord Lucas de Marcin, il marito di Cattleya, la
sorella maggiore di Louise.
Lucas era come un fratello maggiore per Saito;
era un nobile di lungo corso, onesto ed ammirevole, che pur schierato coi
Conservatori dimostrava una mentalità aperta al cambiamento. Sua moglie lo
aveva pregato di tenere sempre d’occhio il giovane e ancora inesperto Lord Hiraga, per evitare che venisse fagocitato dal mondo
spietato della politica e dargli il proprio supporto fino a quando non fosse
stato abbastanza maturo per navigare da solo.
Era anche un uomo di bell’aspetto, con lunghi
capelli castano scuri, occhi neri e profondi e un viso gentile, oltre ad un
portamento da vero signore; non aveva mai frequentato le scuole di magia,
nonostante la sapesse usare, preferendo invece la strada del soldato,
infatti aveva un grado da ufficiale
nell’esercito reale, e il suo era uno degli eserciti privati più grandi e
meglio addestrati tra quelli di tutti i feudatari del regno.
La seduta era iniziata alla solita maniera,
con un membro della Camera, in quel caso un Conservatore, che aveva cercato di
aprire il dibattito, ma quasi subito si era scatenato un coro inascoltabile e
assordante di urla e improperi a obice.
Saito e Lucas erano tra i pochi a mantenere
l’autocontrollo e a non strillare, e si guardavano entrambi attorno
preoccupati.
«Qui succede un putiferio.» commentò Saito
«Putiferio è un eufemismo, temo».
Poi entrambi guardarono Santin, anche lui
apparentemente calmo e impassibile, seduto dirimpetto a loro.
«Quel maledetto cercherà di approfittarsi
della situazione, vedrai.» disse Lucas.
Intanto, il coro di voci non accennava a
diminuire.
«Ci serve un nuovo sovrano! – Dobbiamo pensare
ai confini! – Scoviamo gli assassini! – È stato un attentato! – Il regno è in
pericolo!».
Alla fine, il magister
dovette intervenire per calmare gli animi.
«Silenzio! Ordine!» esclamò, e come batté il
martelletto la situazione si acquietò almeno un poco «Lord Santin. Potete
parlare».
Il lord a quel punto scese dal suo seggio e si
portò al centro della sala per parlare.
«Questo fatto, indubbiamente grave, ci ha
tuttavia fatto aprire gli occhi su di una verità ormai innegabile. Che questa
famiglia reale sta perdendo sempre più il consenso del popolo.»
«Che ti avevo detto?» sussurrò Lucas
«Quello che ci vuole, è un cambio deciso e
immediato.»
«Ma non sappiamo neppure se sua maestà sia
morta!» sbraitò Saito alzandosi in piedi
«Se fosse viva sarebbe già tornata, non
credete lord Hiraga? O avremmo quantomeno ricevuto
sue notizie.»
«Tornata!?» replicò un altro conservatore «In
un Paese pieno di approfittatori pronti a pugnalarla alla prima occasione, come
probabilmente hanno già fatto?».
Minacciò di scoppiare un’altra volta il
finimondo, ma il Magister riportò subito l’ordine.
«Pensate quello che volete, onorevoli signori.
Ma io sono del parere che in questo momento Tristain non si può permettere di
restare senza un sovrano. E sono convinto di non essere il solo a pensarlo, o
mi sbaglio?».
Molti, anche tra i conservatori, abbassarono
gli sguardi.
«Preferite aspettare in eterno il ritorno di
una regina che probabilmente sarà bruciata fino alla cenere? E nel frattempo
magari, assistere alla rovina di questa nazione?» replicò Santin quasi
ghignando «Grazie tante, ma no».
Di colpo, Lucas si alzò in piedi.
«Se è della successione che vi preoccupate
tanto, lord Santin, non ne avete motivo. A quanto ne so, un successore c’è
già.»
«Davvero? E chi sarebbe?».
Seguì un momento si silenzio, poi tutti
volsero lo sguardo verso lo spaesato Saito.
«Spero stiate scherzando.» commentò Santin
«Louise de la Vallière ha ricevuto il titolo
di sorella acquisita di sua maestà tre anni fa. Inoltre, ha un legame di sangue
con la famiglia reale.» disse Lucas
«Un pezzo di stoffa portato sulle spalle e
qualche goccia di sangue blu non bastano a legittimare un erede al trono. Ci vuole
un’autenticazione reale firmata da sua maestà, e non mi risulta sia mai stata
prodotta.»
«Questo è solo un vizio di forma, e voi lo
sapete!» sbraitò un altro conservatore
«Quindi, per voi non è un problema.» replicò
malevolo Santin «Se Louise de la Vallière prendesse il posto della regina, per
poi andrebbe bene».
Di nuovo, molti abbassarono gli occhi.
«Non prendiamoci in giro.» incalzò Santin
«Tutti noi, e per primo lei, lord Hiraga, sappiamo
fin troppo bene che miss Vallière non possiede neanche lontanamente le
caratteristiche necessarie per sedere sul trono.»
«Perché voi forse pensate di esserlo, lord
Santin?» replicò pungente Lucas
«Se parliamo di legami di sangue, allora anche
il mio casato può vantare una lontana parentela con la famiglia reale. Come almeno
un’altra ventina di delegati qui presenti, incluso lei, lord Marcin.
E comunque, non eravate voi a dire che non
possiamo dare per certa la morte della regina? Adesso, tutto d’un tratto» e
Santin indicò lo scranno sul fondo «Avete tanta fretta di mettere qualcun altro
su quel trono?».
Per la terza volta ci fu silenzio, e Santin ne
approfittò per affondare ugualmente il coltello.
«Come se non bastasse, Miss de la Vallière non
è certo esente da colpe. Tralasciando le responsabilità di quella mezz’elfa che, Dio sia lodato, da tempo ormai se ne è tornata
nel suo Paese, a chi dovremmo imputare l’arrivo a Tristain di quel drago
maledetto?»
«E vorreste dare la colpa a Louise?» sbraitò
Saito inalberandosi
«E a chi, se no? Un mago del vuoto che siede
sul trono di Tristain. Mi vengono i brividi solo a pensarci. E, potrei metterci
la mano sul fuoco, non solo a me».
Saito strinse i denti, cercando di darsi un
contegno.
«E la guerra sfiorata con Gallia? E la crisi
diplomatica con Romalia?» incalzò Santin «Miss Vallière
non ha certo facilitato il buon corso di questa nazione. Per non parlare poi
dei suoi gusti discutibili in fatto di matrimonio. Un nobile per
raccomandazione, che in quattro anni ha creato più guai di quanti non ne abbia
risolti, non è certo un buon partito».
Quella era la goccia di troppo. Insultare e
provocare lui era un conto, ma non dovevano permettersi di mettere in mezzo
Louise, né tanto meno di criticarla.
Con quattro balzi Saito saltò giù dal suo
scranno, si avventò su Santin e gli assestò un pugno dritto allo zigomo, che
quasi lo buttò a terra.
«Dannato bifolco.» mugugnò lui pulendosi il
sangue, per poi rispondere a tono.
Così, quella che era iniziata come una seduta,
per quanto movimentata, si trasformò in una tremenda scazzottata tra le due
opposte fazioni, e stavolta neanche l’onorevole Magister
fu in grado di placare la situazione.
Alla
fine della riunione, il bilancio era di tre feriti, un ricoverato e un numero
imprecisato di contusi.
Saito e Lucas se la cavarono con qualche
livido sulla faccia, e lasciata la sala si diressero insieme verso i cancelli
per fare ritorno ognuno al proprio feudo.
Alla fine, seppur con molte remore, si era
deciso di affidare il controllo provvisorio di Tristania
e della regione circostante alla regina madre, mentre la gestione dei singoli
domini sarebbe stata di competenza dei feudatari, il tutto in attesa di
stabilire una più efficiente e duratura linea di condotta, anche al fine di
appurare se la regina fosse effettivamente deceduta o meno.
«Quel porco tronfio e arrogante.» mugugnò
Saito «Mi viene freddo se penso a quello che potrebbe fare.»
«E purtroppo, temo non sia solo di lui che
dobbiamo preoccuparci.»
«Che vuoi dire?».
Entrambi si fermarono, e Lucas si avvicinò il
più possibile per poter parlare a bassissima voce.
«La verità, Saito, è che metà dei cavalieri
che erano seduti in quella sala, inclusi i nostri alleati, non aspettavano
altro che un’occasione come questa.
Questa storia è di una gravità estrema, e
ognuno cercherà di tirare acqua al suo mulino per avere la propria fetta.»
«Potrebbero arrivare a fare qualcosa di
insensato?»
«Non lo so. Non ci siamo mai trovati in una
situazione simile. Ma ora che ogni feudatario potrà fare del proprio dominio
quello che vuole, questo significherà che potranno disporre appieno anche dei
soldati e degli eserciti che vi sono dislocati».
Saito, capendo, sgranò gli occhi.
«Non starai parlando di una guerra civile!?»
«Spero con tutto il cuore di sbagliarmi. Ma comunque
vada, fai attenzione. E soprattutto, tieni sempre d’occhio Louise.»
«Per quale motivo?»
«Santin ha voluto spaventare gli altri
cavalieri, e inventarsi scuse per minarne il prestigio, ma non vi è dubbio sul
fatto che Louise ad ora sia effettivamente la candidata principale a prendere
il posto di sua maestà, qualora venisse effettivamente confermata la sua morte.
Di conseguenza, qualcuno potrebbe finire per vederla come una minaccia».
Di colpo, Saito sentì un colpo al cuore.
Solo adesso realizzava quando Louise potesse
essere in pericolo. A due anni di distanza restava una ragazza testarda, un po’
superba, piena di sé, sempre pronta a spaccare il mondo, ma la minaccia che
avrebbe potuto pioverle addosso da un momento all’altro era forse più di quanto
lei stessa potesse affrontare, pur con tutte le sue forze.
Era suo dovere proteggerla. E lo avrebbe fatto,
con o senza il potere di Gandalfr.
«Non preoccuparti.» lo rincuorò Lucas
«Comunque vada, sappi che qui hai sempre un alleato».
Quindi, lord Marcin
consegnò a lord Hiraga una strana penna stilografica,
tutta bianca e coperta di rune.
«Che cos’è?»
«Un pennino di Athwani.
Se avrai bisogno di aiuto, non devi fare altro che scrivere il tuo messaggio
con questa penna, ed io lo riceverò in qualsiasi momento».
Saito strinse la penna e accennò un sorriso;
almeno, aveva qualcuno su cui poter contare, in quella situazione così
difficile.
«Ti ringrazio, Lucas.»
«Non c’è di che.» quindi, Lucas se ne andò per
primo «E mi raccomando, sta in campana».
Sul
fare del tramonto, Louise e Saito erano di nuovo in carrozza e stavano
rientrando ad Ornielle.
C’era uno strano silenzio tra di loro, carico
di ansia.
Saito non aveva detto nulla a Louise dell’avvertimento
di Lucas, perché non voleva preoccuparla o spaventarla inutilmente. Intanto però,
aveva già deciso che appena rientrati al palazzo avrebbe intensificato le
misure di sicurezza e rafforzato il corpo di guardia.
«Come ti sei procurato quei lividi?» domandò
ad un certo punto Louise
«Beh, sai.» rispose Saito cercando di
sdrammatizzare «La discussione alla Camera d’un tratto si è fatta piuttosto
accesa.»
«E cosa è stato deciso?»
«Per il momento, ogni feudatario amministrerà
da sé il proprio territorio, in attesa di vedere come si svilupperanno gli
eventi.»
«Capisco».
Saito restò un momento basito.
Non sembrava affatto la Louise che conosceva,
cocciuta ed egocentrica. Quando si erano rincontrati dopo la riunione lei gli
aveva detto quello che stava succedendo negli appartamenti della regina, ma
visto ciò di cui si era discusso alla Camera non c’era da stupirsi che si
stessero cercando le prove che Henrietta fosse caduta
vittima di un attentato.
Più che altro però, Louise sembrava non aver
minimamente considerato la prospettiva di poter essere lei la persona destinata
a prendere il posto della regina.
D’un tratto, Saito si avvide che Louise stava
piangendo, un pianto sommesso che cercava di nascondere. Capì subito quale ne
fosse il motivo.
«Louise…».
A quel punto, lei si lasciò andare, buttandosi
addosso a lui e piangendo tutte le lacrime che aveva.
Ma come si poteva biasimarla?
Lei conosceva Henrietta
meglio di chiunque altro; erano praticamente cresciute insieme, e salvo le
occasioni formali si erano sempre considerate più amiche che sovrana e suddita.
«Io ti proteggerò, Louise.» sussurrò Saito
stringendola a sé «Sempre».
Nel mentre, la carrozza stava percorrendo un
tratto di strada immersa nella foresta, con un alto costone roccioso appena
sulla sinistra. All’improvviso, alcuni massi piovvero dal cielo; il conducente
riuscì a frenare in tempo per evitarli, ma alcuni di essi, invece che
continuare a rotolare tra gli alberi, andarono ad ostruire il sentiero.
«Che sta succedendo?» disse Saito, che per la
brusca frenata era quasi volato a terra.
Non ci fu neanche il tempo di provare un’inversione
di marcia, che nello spazio di pochi secondi una ventina di uomini armati e
vestiti da contadini sbucarono sia da dietro gli alberi che da sopra il
costone, circondando la carrozza; uno di loro, uno stregone, lanciò
immediatamente una selva di punte di ghiaccio che trafissero più volte il
veicolo, ma Saito e Louise riuscirono fortunatamente a gettarsi fuori in tempo,
e così anche il conducente, che corse subito a nascondersi sotto le ruote.
«Chi siete?» domandò Saito sguainando la
spada.
Quelli non risposero, facendosi sempre più
minacciosi.
Di certo non si trattava di comuni briganti;
in quella zona non se n’erano mai visti, e comunque nessuno di loro sarebbe mai
stato tanto pazzo da attaccare una carrozza con impresse le insegne di un
feudatario, perché significava cucirsi addosso una condanna a morte.
Saito tornò subito con la mente all’avvertimento
di Lucas; a quanto pareva Santin non aveva davvero perso tempo nel mettere in
atto i suoi propositi.
«Chiunque
voi siate» disse Louise «Questo affronto vi costerà caro.
Istintivamente, fece per mettere mano alla sua
bacchetta, ma poi si accorse, sgomenta, di non averla portata con sé; nello
sconcerto del momento, quando erano partiti quella mattina, l’aveva lasciata a
casa.
La situazione era davvero seria; anche senza
le rune di Gandalfr, Saito era un buon spadaccino, ma
era difficile stabilire se sarebbe stato in grado di affrontare da solo tutti
quegl’avversari.
NOTA DELL’AUTORE
Salve a tutti!^_^
Come avevo detto, mi
ci è voluto un po’ di più per scrivere questo capitolo, soprattutto perché in
questi due giorni ho avuto un po’ di cose da fare, e mi sono preso indietro.
Ad ogni modo, questo
potremmo definirlo l’ultimo dei capitoli “di preambolo”. Dal prossimo, si
entrerà davvero nel vivo della storia, anche se per le prime rivelazioni si
dovrà aspettare di essere attorno al 15mo o giù di lì.
Grazie come sempre a Seldolce per la sua recensione, nonché a tutti
coloro che leggono.
A presto!^_^
Carlos Olivera