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Autore: dalialio    01/04/2012    1 recensioni
Una donna prima di un evento importante, uno specchio e diciannove minuti per riflettere sul proprio futuro.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riflessioni davanti a uno specchio

Riflessioni davanti a uno specchio





Mi mancheranno i campi giochi e gli animali e i lombrichi nella terra,
mi mancherà il comfort della mamma e il peso del mondo,
mi mancherà mia sorella, mio padre, il mio cane e casa mia,
e sì, mi mancherà la noia, la libertà e il tempo passato da sola. *





Quella si sarebbe prospettata una lunga giornata.
Ero sveglia da prima dell’alba e, secondo il cliché della sposa perfetta, le mie poche ore di sonno erano state tormentate dall’agitazione. Poi, a colazione, non avevo mangiato niente, ma non per la paura di non riuscire ad entrare nell’abito bianco, bensì a causa della morsa che mi chiudeva lo stomaco.
Stavo aspettando che mia madre o mia sorella salissero in camera mia per aiutarmi con il vestito, ma la porta non si apriva. Sentivo dei rumori provenire dal piano di sotto, un brusio indistinto di varie voci: gli ospiti stavano arrivando. Probabilmente la mia famiglia era impegnata a intrattenerli con il rinfresco e aveva perso la percezione del tempo.
Guardai la sveglia sul comodino. Erano le dieci in punto.
La parrucchiera e la truccatrice se n’erano già andate e, in quel momento, mi trovavo da sola con il mio riflesso allo specchio. Continuavo a fissare i miei occhi castani, che mi guardavano smarriti: non riuscivo a riconoscermi, così truccata e acconciata.
Strani pensieri sconvolsero la mia mente.
E se, a distanza di anni, riguardando le foto di quel giorno non fossi davvero riuscita a riconoscermi? Se mi fossi sentita un’estranea, come se non avessi vissuto in prima persona quell’evento speciale?
Ero agitata e forse l’inquietudine era la causa di quelle riflessioni. Non essendoci nessuno a tenermi occupata, era inevitabile che quei pensieri confusi si accumulassero nella mia mente
Riflettei su ciò che mi stava succedendo.
Da lì ad alcune ore mi sarei sposata. Non avevo dubbi riguardo l’uomo con il quale avrei passato il resto della mia vita: Andrea era il ragazzo più dolce e premuroso del mondo. Non era un tipo romantico, che mi regalava mazzi di rose o cose simili, ma sapeva prendersi cura di me e farmi stare bene. Non era forse ciò che tutte le donne desideravano?
In effetti, il problema era un altro.
Andrea lavorava come promotore finanziario per una grossa azienda e, qualche mese prima, era stato trasferito a Londra.
Sarei dovuta andare ad abitare con lui all’estero e la cosa mi preoccupava parecchio. Il pensiero di essere lontana dalla mia famiglia mi terrorizzava, ma loro non sembravano averla presa male. Ero sicura che fossero dispiaciuti di non potermi vedere spesso, ma l’unica emozione che avevano mostrato era la felicità.
“Tesoro, è una grandissima opportunità!”, aveva esclamato mia madre, quando le avevo riferito la notizia del mio trasferimento all’estero.
“Sicuro”, aveva replicato mio padre, ma dal suo sguardo era trapelato una profonda malinconia. D’altronde, ai suoi occhi rimanevo sempre la sua bambina.
Già, andare a vivere a Londra era un’opportunità per il mio lavoro di interprete. Ma che ne sarebbe stato della mia vita?
Appena io e Andrea ci eravamo fidanzati, avevo iniziato a pianificare tutto. Avremmo comprato una casa con il giardino, non lontano dai miei; i nostri bambini avrebbero frequentato le nostre stesse scuole, li avremmo portati al parco giochi il pomeriggio e in chiesa la domenica; mia madre sarebbe stata una nonna a tutti gli effetti e avrebbe permesso ai nipotini di usare i miei giochi di quando ero piccola.
Ma, quando avevo saputo di dovermi trasferire a Londra, il mondo mi era crollato addosso. I progetti che avevo fatto erano svaniti, così come sarebbero pian piano scomparsi i ricordi che possedevo dei luoghi che avevo frequentato da bambina e da ragazza.
Mi sarebbero mancati il parco dove mia madre mi portava appena uscita da scuola, i cani con i quali giocavo lì e i lombrichi che trovavo quando scavavo nella terra assieme ai miei amichetti.
Mi sarebbero mancate le coccole della mamma, che consolavano le mie lacrime quando piangevo per un ginocchio sbucciato, o per una delusione d’amore, o per quelle volte in cui scoprivo che il mondo non era roseo e bello come le favole facevano credere.
Mi sarebbero mancati mia sorella, mio padre, il mio pastore tedesco e la mia casa.
E sì, mi sarebbe mancata anche la mia camera e tutti i ricordi legati ad essa: la noia, la libertà e il tempo passato da sola ad ascoltare canzoni malinconiche e a struggermi nel mio dolore.
Fermai il fiume dei pensieri che stava cercando di sopraffarmi, tentando allo stesso tempo di non far scendere le lacrime, altrimenti il trucco si sarebbe rovinato.
Le mie riflessioni mi avevano resa triste in modo controproducente. Affliggermi così rendeva le prospettive della mia vita futura cupe e infelici.
Ma cavolo, stavo per sposare l’uomo dei miei sogni! Anche se fossi andata a vivere in capo al mondo, avrei sempre avuto lui al mio fianco.
E poi, il cambiamento del luogo in cui avrei abitato non doveva modificare i miei piani. Avrei potuto avere lo stesso futuro, anche se in una città diversa. Ci sarebbero stati altri parchi giochi, cani e lombrichi; sarei stata io la mamma che avrebbe coccolato i propri figli per un ginocchio sbucciato o per una pena d’amore; avremmo potuto prendere un pastore tedesco, che potesse fare parte della famiglia; avrei potuto consolare il dolore dei miei figli quando si struggevano nel dolore chiusi nella loro camera.
Guardai la sveglia sul comodino. Erano le dieci e diciannove.
Qualcuno bussò alla porta. “Tesoro, posso entrare?”.
Mi assicurai che sul mio viso non ci fossero i segni delle mie riflessioni, poi risposi di sì. Mia madre entrò e mi diede una mano ad infilarmi il vestito.
Restai a fissarmi allo specchio per un minuto con il lungo abito indosso. L’effetto del vedermi specchiata fu diverso da quello di prima: in quel momento sapevo di essere io quella riflessa; ero conscia del fatto che, se avessi guardato le foto del mio matrimonio a distanza di anni, mi sarei riconosciuta, non sarei stata un’estranea.
Mi sentivo davvero pronta ad affrontare il mio futuro.
Uscii dalla stanza, accompagnata da mia madre, consapevole di una cosa.
La mia vita sarebbe cambiata totalmente, ma allo stesso tempo sarebbe rimasto tutto come prima.



Diciannove minuti bastano per falciare il prato davanti casa, tingersi i capelli, cuocere al forno i biscotti, ordinare una pizza e farsela consegnare. Ma diciannove minuti bastano anche per convincersi che la vita che si è scelta per se stessi sia la migliore che si possa desiderare.


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* La citazione è tratta dalla traduzione del testo della canzone "Time to pretend" degli MGMT.










Nota dell'autrice

Questa storia ha partecipato al Nineteen Minutes Contest indetto da hhhavoc e al contest And the winner is... indetto da Dark Aeris nel forum di EFP.
Il primo concorso (non andato - ahimè - a buon fine a causa di pochi partecipanti) richiedeva, basandosi sul testo di una canzone, di scrivere una storia in cui accadesse un evento importante in 19 minuti (ecco spiegato il titolo del contest). Mi sono soffermata su una strofa della traduzione del testo che mi ha colpito particolarmente (quella che si trova dopo il titolo) e su quella ho costruito la mia storia, che di per sé non c’entra niente con il titolo della canzone né con la totalità del testo.
Il secondo concorso si svolgeva come una sorta di notte degli Oscar, con nomination e premi (idea davvero originale! :D). La mia storia non ha purtroppo vinto alcun premio, ma sono comunque orgogliosa delle nomination che ho ricevuto:

Miglior personaggio protagonista femminile:

Questa protagonista è di un'intensità pazzesca. In poche righe si riesce ad entrare nella sua mente in modo fluente, senza che i suoi pensieri possano sembrare, anche solo per un momento, incoerenti o strani. E' semplice, è spaventata, è umana in tutta la sua essenza. E ciò che attraversa la sua mente è così normale, così facilmente comprensibile per il lettore, che non si può che essere d'accordo con lei e condividere i suoi sentimenti.


Premio lacrima d'oro


Migliore Citazione

Mi sarebbero mancati il parco dove mia madre mi portava appena uscita da scuola, i cani con i quali giocavo lì e i lombrichi che trovavo quando scavavo nella terra assieme ai miei amichetti.
Mi sarebbero mancate le coccole della mamma, che consolavano le mie lacrime quando piangevo per un ginocchio sbucciato, o per una delusione d’amore, o per quelle volte in cui scoprivo che il mondo non era roseo e bello come le favole facevano credere.
Mi sarebbero mancati mia sorella, mio padre, il mio pastore tedesco e la mia casa.
E sì, mi sarebbe mancata anche la mia camera e tutti i ricordi legati ad essa: la noia, la libertà e il tempo passato da sola ad ascoltare canzoni malinconiche e a struggermi nel mio dolore.

Visto che siete arrivati fino a qui, sorbendovi i miei sproloqui e vaneggi vari, sarei molto contenta se mi lasciaste un commento piccino piccino! :)
Hope you enjoyed it! :D

Chiara



   
 
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