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Autore: Lollo    28/10/2006    17 recensioni
«Che ci vieni a fare qua?» Ginny non riuscì a trattenersi dal chiederglielo.
Lui si sistemò meglio contro il muro, poi le scoccò un’occhiata penetrante. Lei sapeva che stava decidendo se risponderle, ignorarla o semplicemente mandarla a quel paese e andarsene – o cacciarla.
«Penso» rispose alla fine, stringendosi nelle spalle.
Ginny si cinse le ginocchia con le braccia. «A che cosa?».
«Un po’ di cose. Così. Niente di particolare.» disse, con voce leggera.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t

 

 

 

C’era ancora quel piccolo sentiero, proprio dietro le serre di Erbologia.

 

Quasi non si riusciva a scorgerlo. Per riuscirci, bisognava avvicinarsi moltissimo all’intricato groviglio di edera e cespugli che occupava lo spazio tra la serra numero tre e le mura esterne del castello; e nessuno aveva motivo di farlo.

Se Ginny Weasley lo scoprì, fu solo perché aveva bisogno di correre via, e correva, e non le importava dove stesse andando; fu così che senza neanche accorgersene si avvicinò alle serre, girò a destra, corse verso il viluppo di foglie e rami senza neanche vederli, e, quando notò uno spiraglio nel mezzo semplicemente lo districò quel tanto che le bastava per passarci e lo sorpassò.

In quel luogo era sempre come se il tempo si fosse fermato. I muri che circondavano il sentiero erano completamente ricoperti di fogliame, o germogli, o ramoscelli spogli; a volte qualche fiore, ma pochi: gli alberi che crescevano ai lati impedivano al sole di penetrare all’interno, creando una grande cupola verde.

Ginny si era lasciata scivolare sulla terra nuda contro un tronco, come se la stanchezza l’avesse assalita in un’ondata violenta nel preciso istante in cui i suoi occhi si erano posati sulla bellezza bagnata di luce verde che si ritrovava davanti, e aveva pianto.

Da quando l’aveva scoperto, era tornata più volte. Non c’era mai nessuno: stava da sola, il tempo sembrava non esistere e ogni volta che scostava la tenda d’edera che nascondeva il sentiero apriva la porta di un mondo diverso, parallelo. Piangeva, oppure solamente pensava, oppure voleva semplicemente un momento per starsene sola. Poi si alzava, spolverava la gonna, attraversava i rami ed eccola di nuovo al suo posto. Hogwarts, Scozia, Regno Unito, mondo. E Ginny Weasley tornava ad essere alunna, sorella, fidanzata, abbandonava le paure ai piedi di quel muro di pietra – non quelle paure piccole, stupide, quelle poteva tenersele; ma quelle più grandi e assurdamente vicine che preferiva dimenticare e nascondere, fino al momento in cui non riusciva più a trattenerle e risalivano a galla, le sentiva montare dentro in un punto imprecisato del petto, e allora correva verso le serre, girava a destra, scostava l’edera e la attraversava.

Accadde proprio durante il quinto anno. Era primavera e la sera passata aveva lasciato cadere una pioggia fresca e leggera; la terra era ancora scura e umida. Aveva diviso in due la cascata di foglie che ricopriva l’entrata del sentiero e fu davvero come scoprire un mondo nuovo, questa volta, mai esplorato. Dapprima non lo vide e neanche lo riconobbe, o magari l’aveva fatto ma solo inconsciamente, perché le sembrava semplicemente assurdo che Draco Malfoy fosse seduto di fronte a lei, un po’ distante, contro il vetro della serra e stesse piangendo con il viso tra le mani.

Difatti la prima cosa che recepì fu semplicemente “Perché Draco Malfoy è qui davanti a me e si sta reggendo la faccia?”. Il che era di per sé già un pensiero abbastanza illogico; poi lui aveva alzato la testa, gli occhi spalancati sul viso aguzzo umido di lacrime, l’aveva vista e tutto era diventato più che altro surreale.

Per un istante infinito si erano fissati, sorpresi allo stesso modo.

Poi lui si era alzato di scatto e velocissimo si era passato le mani sul viso.

«Non stavo piangendo,» le aveva detto con un tono strano, la schiena ancora attaccata al muro.

«Ah,» era riuscita a rispondere Ginny debolmente, troppo colpita dalla situazione per proferire altro.

Draco si era avviato verso l’edera, squadrandola. «Non stavo piangendo,» ripeté, la voce un po’ più decisa. Poi, scoccandole un’altra occhiata, era andato via.

 

*

 

Era passato un mese, o forse due, quando Ginny tornò. Non se lo ricordava esattamente; comunque quando arrivò, Malfoy era di nuovo lì. Questa volta aveva la testa appoggiata sulle ginocchia, e Ginny non fu più colpita come la prima volta che l’aveva visto.

«Non stai piangendo neanche stavolta?».

Lui aveva alzato la testa di scatto; inizialmente l’aveva fissata nello stesso identico modo sorpreso della volta prima, poi la sua espressione era mutata, ma Ginny non era riuscita a decifrarla.

«No, ovvio.» aveva detto, a dispetto degli occhi rossi che si ritrovava. «Tu, neanche?» aveva chiesto poi, un piccolo ghigno. Ginny si era passata la mano su una guancia, e quasi si stupì nel ritrovarsela bagnata di lacrime.

«No, ovvio.» lo copiò.

Lui non si mosse. Rimasero così qualche istante, poi Ginny presa da un impulso strano si sedette accanto a lui – non sapeva se fosse la cosa giusta da fare, ma in fondo non le importava e neanche ci stava a pensare troppo; lì dentro le cose che prima sembravano giuste o sbagliate in quel momento sembrarono dissolversi, e se ne crearono altre. Per lei, in quel momento era giusto sedersi là. Lo fece, senza minimamente preoccuparsi della reazione di Malfoy, che – con suo leggero stupore – non fece una piega.

 

Due minuti.

 

«Che ci vieni a fare qua?» Ginny non riuscì a trattenersi dal chiederglielo.

Lui si sistemò meglio contro il muro, poi le scoccò un’occhiata penetrante. Lei sapeva che stava decidendo se risponderle, ignorarla o semplicemente mandarla a quel paese e andarsene – o cacciarla.

«Penso» rispose alla fine, stringendosi nelle spalle.

Ginny si cinse le ginocchia con le braccia. «A che cosa?».

«Un po’ di cose. Così. Niente di particolare.» disse, con voce leggera.

 

Tre minuti.

 

«Che t’importa?» chiese lui di punto in bianco, umettandosi le labbra. Lei inclinò la testa, girandosi verso di lui prima di rispondergli.

«Il vederti non piangere mi ha stupito così tanto da chiedermi cosa ti spingesse a non farlo».

Lui sorrise impercettibilmente.

«Ah».

 

Quasi quattro minuti.

 

«Tutto questo non è normale,» lo aveva sentito dire a bassa voce, come se stesse parlando a sé stesso e non a lei.

«Che?» chiese comunque, ben sapendo la risposta.

«Io e te. Questa conversazione non sta avvenendo realmente. Non può.» continuò lui, e ancora una volta lei non capì se le stesse rispondendo o cosa.

«Non mi pare si possa propriamente chiamare conversazione,» disse comunque. Malfoy si strinse nelle spalle di nuovo e scosse la testa, quindi capì che stava ascoltando. «Non è normale in ogni caso» concluse semplicemente.

«Qui non è niente normale.»

 

Cinque minuti.

 

«Ho pensato la stessa cosa, comunque.»

«Riguardo a..?» stava iniziando a chiedersi perché Malfoy non le dicesse direttamente quel che pensava invece di costringerla a porgli sempre delle domande; suppose fosse per il fatto che era un bastardo in cerca di attenzioni. Ma si ritrovò a pensare che in ogni modo non la infastidiva il fatto di doverlo fare.

«Al fatto che in questo posto non è niente normale... sembra tutto... diverso. Chissà perché».

Lei sorrise. «Penso si chiami “magia”».

 

Sette minuti.

 

«Ehi,» aveva chiesto all’improvviso Ginny, «mi dici una cosa?».

«Mmh.» aveva mugugnato lui poco convinto.

«Perché stavi facendo quel che non stavi facendo?».

Lui si era girato a guardarla, la fronte aggrottata.

«Weasley,» aveva detto, calcando sul suo cognome. Ginny si era sentita in qualche modo... messa al suo posto. Non si erano ancora chiamati per nome, e adesso che lui l’aveva fatto... non sapeva come dirlo. Le sembrava che si fossero resi conto tutti e due cosa stesse succedendo.

Sul viso di Malfoy si disegnò uno strano sorriso sottile.

«Adesso, non allarghiamoci».

 

Dieci minuti.

 

Silenzio. La sua veste che struscia sull’erba ancora umida.

«Vado» aveva detto, stranamente impacciato. Ginny aveva risposto con un cenno della testa, poi Malfoy  era scomparso oltre la coltre di ramoscelli e non era riuscita più a scorgerlo.

 

*

 

Seduta sull’erba, sorrise leggermente vedendo filtrare la luce bianca attraverso l’intrico di piante che vieniva scostato. Sentì i suoi passi sul terreno, e non alzò la testa, anzi, la portò giù giù quasi attaccata al petto. Non voleva che vedesse che stava sorridendo. 

«Venuta a frignare un po’?» lo sentì  chiedere mentre le si sedeva vicino. Ginny sorrise ancora di più, decisamente divertita.

«E tu?» rigirò la domanda.

Malfoy sbuffò leggermente, senza risponderle. Finalmente Ginny alzò la testa e si girò verso di lui con aria di sfida, senza neanche sapere il perché. Si stava sistemando meglio con la schiena contro il muro, ma sentendo il suo sguardo addosso si voltò a guardarla.

«Cosa?» chiese, subito sulla difensiva. Ginny scosse la testa e tornò a guardare davanti a sé, e con la coda dell’occhio lo vide stringersi nelle spalle.

«Sapevo che saresti venuto» disse, prima di riuscire a fermarsi. La sua voce divertita la raggiunse.

«Avrei pensato che questo fosse esattamente il motivo per cui non saresti dovuta venire».

«Non smetterò di venire qui solo perché ci vieni anche tu!» ribatté, improvvisamente acida.

«Bè, vale anche per me!» rispose lui con lo stesso tono, e Ginny venne colpita dalla consapevolezza che sembravano tali e quali a due bambini di nove anni, in quel momento.

Cioè. In realtà, vista in quest’ottica, lo sembravano sempre.

Cercò di recuperare, perché non era lì per litigare.

«Ma... tuttavia, penso di essere stata abbastanza bene. L’altra volta. E non me lo sarei neanche aspettato, a dire la verità». E le sarebbe piaciuto che succedesse anche in quel momento.

Malfoy strabuzzò gli occhi, e Ginny si sentì improvvisamente avvampare, ripetendosi a raffica quanto fosse stata un’idea idiota.

«Oh» sussurrò, a corto di parole. «Era tutto... strano. Diverso... anche da ora.» continuò dopo un attimo di silenzio, di nuovo con quel modo di fare, come se non stesse parlando realmente con lei. Lei si strinse le ginocchia al petto, i capelli che le coprivano il viso.

Poi si voltò, come per dire qualcosa, e lui fece lo stesso nello stesso attimo, le loro facce erano a pochi millimetri di distanza. E si fermarono di botto in quella posizione.

Occhi su viso.

Ginny trattenne il respiro.

Occhi su labbra.

Poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata.

Labbra su labbra.

Quando esattamente il suo stomaco aveva cominciato a riempirsi di farfalle?

Lingua contro lingua.

Forse quando l’aveva visto pian -- fare quello che non stava facendo la prima volta, oppure la seconda, oppure quando la sua bocca si era posata sulla sua e non si era resa conto neanche se era lui che si era avvicinato o lei?

Erano troppo vicini.

Si stavano baciando.

Baciando.

Le sue mani erano sopra il suo corpo adesso, vagavano sopra la sua divisa e improvvisamente le sue salirono tra i suoi capelli e lo strinsero forte, lo avvicinarono a sé quasi autonomamente, e quelle di lui salirono al suo collo e alla sua nuca, la sorressero, e scesero ancora sulle sue spalle, lasciando scivolare la tunica senza rendersi conto veramente di averlo fatto, e ancora quelle di lei si insinuarono sotto la sua, verso la sua schiena coperta dalla camicia, ed era tutto così improvviso.

Le mani di Draco – quelle di Ginny.

Nello stesso modo, improvvisamente, si staccarono. Le labbra gonfie, le guance rosse, le mani dell’una sull’altro...

«Non succederà più» disse lui, la voce flebile.

«No,» non riusciva a staccargli le mani di dosso. Non riusciva a staccare gli occhi dai suoi occhi.

Draco emise un piccolo sbuffo, poi calò su di lei di nuovo, lentamente.

Di nuovo.

«Non ti sto baciando».

«Va bene».

«Non lo sto facendo».

«No».

Posò la sua fronte sulla sua.

«Draco».

«Mmh».

«Puoi non farlo ancora?».

Quando le sue labbra coprirono ancora le sue – ne era certa - stava sorridendo.

 

 

 

Fine.

 

(Prompt numero 59, Sentiero.)

 

 

 

N.d.A.: Vi starete chiedendo cos’è questa cosa. Non domandatemelo, non lo so.  È... bho XD. Non so neanche come dire, ma mi da’ una sensazione strana mentre leggo; più lo faccio, più mi dico che è assolutamente improbabile.

Oh, sono troppo abituata a scrivere in canon! XD

 

Ringrazio la Ari (<3)  in primo luogo, lo sai che ti voglio troppissimo bene ed è tutta dedicata a te. E poi un altro grazie enorme alla Vals, che mi ha aiutata. E a chiunque commenterà questa cosa.

Un bacione!

 

Lollo, che dopo anni di Verdana ha cambiato font.

 

 

  
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