L’ombra
della morte attraversò l’accampamento Uno quando
lo sherpa diede la notizia
della scomparsa di uno dei membri della spedizione: chiasso e risate
cessarono
all’istante e il silenzio cadde nella stanza.
Lo
sherpa fu costretto a ripetere una seconda volta la notizia che Sirius
Black
era caduto in un crepaccio.
Nessuno
ebbe il coraggio di chiedere i particolari.
-Non
potevi tirarlo fuori tu, Peter?-
Finalmente
qualcuno si era deciso a parlare.
-No,
James, stava calando la notte- rispose, lo sguardo rivolto al fuoco del
camino.
Soccorrerlo
a quel punto era quasi impossibile: di notte si aprivano nuovi crepacci
e molti
dei vecchi si chiudevano per sempre.
Contro
il parere di tutti, James decise di uscire da solo, guadagnandosi una
grande
ammirazione da parte dei compagni.
Sirius,
nonostante le ferite al fianco e alla gamba facessero male, stava per
addormentarsi, i sensi irretiti da quel calore che accomuna la dolce
morte di
tutti gli alpinisti.
Poi
una luce.
-Sposta
quella lanterna, Peter- sorrise.
Ormai
si sentiva in salvo.
-Sono
James- proruppe una voce minacciosa, mentre la torcia continuava a
mirare al
suo volto, con fare inquisitorio.
-Perché
sei venuto?-
-Forse
sto per rendermi ridicolo ai tuoi occhi, ma non ridere di me e pensa
che ti
parla una persona che soffre-
Una
pausa.
Sirius
si fermò a soppesare gli ultimi anni della propria vita e si
chiese cosa ne
fosse stato della loro amicizia.
-Le
ho viste! Le foto tue e di Lily a Monaco, Zurigo e Ginevra e anche sul
lago,
risalenti alla settimana in cui ho preparato la spedizione-
-Stai
dando importanza a cose che non ne hanno- tentò.
-Sai
Sirius, non sono un assassino: ho progettato la tua morte tantissime
volte. Ma alla
fine è stata la montagna a giudicarti, se ora sei qui
è perché ti ha
condannato. Non spetta a me decidere se resterai vivo fino a domani o
se
resterai qui per sempre-
-Non
dire sciocchezze, tirami fuori-
Percepì
un brivido correre lungo la schiena: era davvero finita?
-Non
io, te l’ho già detto-
Tacque.
Lo
guardò negli occhi un’ultima volta, prima di
allontanare la luce della torcia
dai suoi occhi e risalire.
James
era già lontano quando la voce di Sirius
echeggiò, velenosa come un dente di
serpente:
-Lily
piangerà per me. Non lo farebbe mai per te-
Il
buio della notte riempì nuovamente il crepaccio.
Dopo
l’arrivo di James, il corpo di Sirius sembrava essersi
risvegliato, così come
la sua mente.
In
un improvviso istante di lucidità ricordò che gli
alpinisti abbandonano sempre
le corde usate per scendere, in quanto zavorre.
Una
nuova speranza lo investì: non era ancora finita.
Iniziò
a tastare il ghiaccio alla ricerca di quella che sarebbe stata la sua
salvezza.
Il
dolore era più forte, ma la certezza di poter vedere una
nuova alba lo aiutò a
risalire: trovate le corde, si arrampicò lungo le pareti
della montagna che ad
ogni passo si schiarivano, diventando prima grigie, poi bianche.
Era
salvo.
Intravide
il sentiero che portava all’accampamento, aprendo
istintivamente le braccia
verso quel cielo che gli sembrò più limpido che
mai.
Sorrise,
assaporando l’aria fresca di libertà, quando una
stretta lo riportò alla
realtà.
James
gli era di fronte e si apprestava a spingerlo nuovamente nel crepaccio.
Sentì
le braccia piegarsi contro la sua volontà e due mani forti
che gli impedivano i
movimenti.
Un
istante prima di cadere la consapevolezza lo invase: tutto, visita e
corde, non
erano state che un pezzetto di un astuto piano.
James
non aveva voluto risparmiargli la sofferenza della speranza.
Questa storia è una rivisitazione della fic "Un crepaccio nella neve gelata" pubblicata qualche anno fa nel fandom di Naruto ed ispirata all'aomonimo racconto di Bernardo Atxaga.
Commentate, mi raccomando ^^
Chiby