Che gli restava ora?
La fidanzata gli aveva appena chiuso la porta in faccia, a testimonianza del dolore che ancora ardeva in lei; gli amici non li ha mai seriamente avuti …
però tutti sanno quanto bene sappia volere.
La depressone gli salì a tempo zero.
Entrò in punta di piedi nella casa silenziosa che l’aveva cresciuto.
Ormai nessuno vegliava più sulla porta.
Così, lui, abbandonato a se stesso andò in cucina;
prese sigaretta e accendino e cautamente accese e fumò la causa del suo dolore.
Vedeva la nebbia uscire lenta dalla sigaretta e dalla sua bocca.
Il gusto di amaro in gola gli ricordò il caffè dell’alba.
Quello che gli permetteva di arrivare a fine mattinata;
quello che beveva sempre assieme alla sua Smartyes.
Ogni singolo giorno era uguale al precedente,
il bello era trascorrerlo con lei.
Sorrise, ‘Gabbo’.
Era così che lei lo chiamava di solito, accentuando la pronuncia della ‘b’.
Stavano davvero bene insieme.
Nella loro scuola erano conosciutissimi entrambi e quando venivano incrociati dai compagni,
sorgevano spontanei alcuni sorrisetti commossi dalla loro fedeltà.
Lei si sentiva in imbarazzo a tutti quegli sguardi.
Non ce n’era motivo, ma ci trovava qualcosa di sbagliato.
Martina era sempre stata “la ragazza perfetta”: magra, alta, biondi occhi azzurri.
Ma anche di carattere rappresentava la perfezione: non si arrabbiava mai,
girava sempre con il sorriso sulle labbra.
Gabbo, invece, era di uno stile più moderno.
Indossava spesso pantaloni a vita bassa, una cintura messa lì solo per bellezza,
e si pettinava creando una piccola cresta castana al di sopra di due profondi occhi verdi.
Ciò che li accomunava era un dono.
Speciale; magico.
Che solo loro due possedevano,
e non volevano condividerlo con nessuno,
tranne che con l’altra loro metà: con chi sapeva leggere l’anima.
Al primo sguardo, si son trovati.