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Autore: phoenix_esmeralda    03/04/2012    1 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vera si trovava già da mezzora nell’orto degli aromi, raccogliendo le erbe mediche che il dottore le aveva indicato la sera precedente. Dalla visita, Alexen era risultato perfettamente sano, le ferite stavano guarendo velocemente e non si erano verificate complicazioni di sorta. Quando Vera aveva accennato alla tosse violenta che aveva perseguitato il principe, il dottore gli aveva ascoltato attentamente polmoni e bronchi, senza trovare nulla di anomalo. Il potere che aveva sprigionato bruciandosi, aveva realmente guarito Alexen, eppure ancora adesso faceva fatica a crederci.
Contro la denutrizione invece, non c’era altro rimedio se non che Alexen mangiasse in modo adeguato e assumesse alcune tisane ricostituenti che Vera gli avrebbe preparato, non appena raccolte le erbe.
Quando vide Alexen raggiungerla in giardino, appoggiò il cestino a terra e chinò rispettosamente il capo in segno di saluto. Vederlo finalmente ripulito e rivestito di abiti consoni al suo rango le provocava al contempo scariche di soddisfazione e di inquietudine, quasi che l’immagine sontuosa di quel principe combaciasse solo per due terzi con quella che si era costruita di lui in cella.
Alexen le venne incontro con un sorriso luminoso che le rammentò gli accadimenti delle ultime ore.
- Vostro fratello? - domandò, intuendo l’incredibile esito dell’incontro con il re.
- È stato perdonato.
Il sollievo del suo animo traspariva dalla voce quanto dagli occhi, rendendolo raggiante di felicità.
- Mi fa piacere vedervi così sereno, so quanto affetto provate per il principe Edhuar.
Nel parlare chinò gli occhi, piegandosi in una leggera riverenza. Alexen rise e le prese la mano per farla alzare. Le strinse con delicatezza le dita e improvvisamente un senso di benessere le attraversò l’animo. Fu come se una brezza fresca le avesse avvolto il cuore, spogliandolo di tutte le brutture e di tutta la pesantezza di quel periodo. Si sentì leggera come una foglia nel vento.
Quando Alexen le lasciò la mano, la sensazione scomparve com’era arrivata. Vera batté le palpebre confusa.
- Ti è piaciuto? – sorrise lui.
- È stato…gradevole maestà.
Alexen , senza il Braccialetto, aveva riottenuto i suoi poteri e questo la confondeva. Solo fino al giorno prima era stata lei l’unica a poter manipolare le sensazioni.
- Vieni, siediti.
Alexen sedette all’ombra di un albero, facendole cenno di raggiungerlo e lei si accomodò al suo fianco, aspettando.
Il principe le prese nuovamente la mano, accarezzandole pensosamente il palmo con il pollice.
- Chiudi gli occhi.
Vera obbedì e immediatamente si trovò catapultata fuori dal giardino. Con stupore, di fronte a lei vide aprirsi il mare, così come lo aveva sempre conosciuto prima di tornare a Katathaylon. Si trovava sullo scoglio dove era solita incontrarsi con Allegra, mentre le onde spumeggiavano sotto di lei, alte e irruenti. Riusciva ad avvertirne il profumo salino dilagante, mentre le goccioline vaporose le inumidivano il viso. Alexen stava attingendo dai suoi ricordi?
L’immagine era così vivida che, senza la consapevolezza di quanto le stava accadendo, non avrebbe mai intuito di trovarsi altrove.
Godette di quel momento intensamente. Era cresciuta a pochi metri dal mare, quante volte si era chiesta come avrebbe resistito a Katathaylon?
Quando l’immagine scomparve, provò un bruciante senso di rammarico.
- È durato troppo poco? – le chiese Alexen, vedendo la sua espressione.
- So che è stancante per voi. Ma vi ringrazio, è stato bello.
- Non è stancante, Vera. Lo farò ogni volta che ne avrai desiderio.
Quella delicatezza le provocò una fitta di commozione che si sforzò di ignorare.
- Siete gentile.
- Gentile? – il volto di Alexen rivelava scontentezza -  Vorrei poterti ripagare di tutto ciò che hai fatto, ma le mie non sono che piccolezze!
- Maestà, non dovete pensare a questo, piuttosto dovete rimettervi in forze il prima possibile. Sto raccogliendo le erbe per la tisana che vi ha raccomandato il dottore, ma voi dovete nutrirvi adeguatamente. State mangiando abbastanza?
- Non ho mai mangiato così tanto in vita mia! Non preoccuparti, in pochi giorni recupererò il mio peso.
S’interruppe, osservandola assorto. Quell’esame non le piacque, sapeva che Alexen stava covando qualcosa che l’avrebbe lasciata spiazzata.
- Vera, cosa ti prende? – la interrogò infatti.
- Di cosa state parlando?
- Stai allungando la distanza fra noi in modo insopportabile…Mi fai la riverenza, sei tornata a darmi del voi… mi chiami maestà. Dopo ciò che abbiamo condiviso, questa tua freddezza è inaccettabile!
- Il modo in cui… mi sono comportata in prigione era parte di una condizione eccezionale – disse lei, senza guardarlo negli occhi – Ora che le cose sono tornate alla normalità, non posso negarvi il rispetto dovuto al vostro titolo, siete l’erede al trono di questo regno.
Sapeva in anticipo che non lo avrebbe convinto e infatti lui le restituì uno sguardo contrariato.
- Puoi rispettarmi anche chiamandomi per nome. Perché all’improvviso il mio titolo dovrebbe allontanarci? Sono lo stesso Alexen che ha condiviso la prigione con te, sono sempre io! Mi hai visto soffrire, mi hai visto in fin di vita… ti sei tolta il pane di bocca per darlo a me!
- Principe, quello era…
- Quello ero io! – esplose lui – E lo sono anche adesso, nonostante tu cerchi di frapporre fra noi una sfilza di inutili formalità. Ma per me non è cambiato nulla Vera! Io…ti ho messo a parte delle mie paure, dei miei pensieri, e tu mi hai tenuto compagnia nella notti in cui il dolore e la fame mi tenevano sveglio…ti ho visto nuda, accidenti!
Vera abbassò gli occhi sotto quel colpo da maestro.
- Guarda!
Il comando di Alexen le fece nuovamente alzare lo sguardo e con stupore vide che si stava sbottonando la camicia.
- Vedi questi segni? – disse, aprendo la stoffa sulle ferite ancora recenti – Te li ricordi? Sono le ferite che tu stessa hai medicato! Riesci a riconoscermi in questo modo? Sono il tuo miserabile compagno di cella, non una fottuta venerabile maestà!
Le prese una mano e l’appoggiò sul petto, sopra una cicatrice rossastra.
- Queste sono le ferite che mi avrebbero ucciso, se tu non mi avessi dato la tua energia.
La tirò verso di sé e l’abbracciò. Vera rimase immobile, rigida come un’asse di legno mentre Alexen la teneva stretta.
- Che cosa provi? – sussurrò.
Vera chiuse gli occhi. Perché le faceva questo?
- Disagio – disse infine.
Lo sentì sorridere.
- Lo so. E non ti lascerò andare, se non mi prometti di chiamarmi per nome.
- Non posso farlo fino al matrimonio, l’etichetta non lo consente.
- Nessuno ci farà caso.
- Perché volete che infranga il codice? Che importanza può avere il modo in cui vi chiamo?
- Ha importanza – mormorò lui – Perché tu utilizzi l’etichetta per interporre un muro fra di noi. Invece io ti voglio vicina Vera, come la notte in cui ti ho scaldata. Se non mi lasci avvicinare, come potrò aiutarti quando ne avrai bisogno? Non riuscirò mai a ripagarti per ciò che hai fatto e invece è ciò che più desidero! Io non dimentico ciò che sei stata per me in prigione.
Alexen stava forzando il bastione, mettendola alle strette. Vera provò a divincolarsi, ma le braccia del principe erano una morsa ferrea. Diceva sul serio? Non intendeva lasciarla?
Lo sentiva vicino proprio come quella notte in cui si era risvegliata senza forze. Si sentiva impotente come allora. Aveva cercato con tutta se stessa di cancellare quelle sensazioni e quando finalmente Alexen era tornato in libertà, aveva creduto di poter dimenticare quel contatto nato fra loro, quell’intimità che l’aveva fatta parlare più del necessario. E invece Alexen aveva interpretato quel momento di vicinanza come un punto di partenza per un rapporto più intimo. Ma lei sarebbe stata in grado di reggerlo?
- Vera, hai riflettuto?
- Lasciatemi – sussurrò – Vi chiamerò per nome quando sarà il momento.
- E mi darai del tu?
- Questo non è previsto.
- Smettila di fare la sostenuta – sorrise – Non sei più una koralla esemplare. Mi hai già chiamato per nome, mi hai già dato del tu, ti sei bruciata per salvarmi… e non hai creduto al tuo promesso sposo quanto  ti ha detto che Edhuar non era un traditore!
Alexen stava intenzionalmente rigirando il coltello nella piaga. Vera sentiva il bisogno dell’immagine di koralla impeccabile che si era costruita nel tempo, ma lui faceva di tutto per riempirla di crepe irreversibili.
La strinse più forte e lei sentì battere il suo cuore.
- Avanti Vera, non ti sto lasciando scelta.
- Va bene, lo farò – concesse con un sospiro – Lasciatemi andare.
- Chiedimelo nel modo giusto.
Come sarebbe riuscita a vivere un’intera esistenza accanto ad Alexen? L’avrebbe fatta impazzire!
- Alexen, lasciami per favore.
Avvertì il suo sorriso, ma la stretta attorno al suo corpo non diminuì.
- Voglio da te anche un’altra promessa.
Vera s’irrigidì.
- Vorrei che ogni tanto mi mettessi a parte dei tuoi pensieri… dei tuoi sentimenti.
- I miei sentimenti sono area privata.
- Non voglio essere invadente – le mormorò, vicinissimo al suo volto – Ma vorrei che tu riuscissi a fidarti di me. Tu mi hai visto debole Vera… anche tu puoi mostrarmi le tue debolezze e dove posso ti aiuterò.
- Non ne ho bisogno.
Appena pronunciate quelle parole però, percepì una nuova energia, forte, intensissima.
Proveniva da Alexen e veniva… verso di lei.
No! – urlò nella sua testa, terrorizzata.
Cercò di divincolarsi, ma la stretta del principe era salda. Provò a opporsi con il suo potere, ma quello di lui era molto più forte.
Allora rimase immobile, pietrificata dall’orrore, assistendo al truce spettacolo di Alexen che abbatteva a una a una le sue barriere, cercando il suo cuore. Non poteva fermarlo in alcun modo, stava penetrando a fondo nel suo animo scavando una galleria là, dove nessuno era mai entrato.
- Alexen, ti prego, no! – gemette.
Invece anche l’ultima barriera cadde e lui trovò la sua solitudine. Lo sentì chiaramente mentre diventava parte delle sue stesse emozioni. Vera chiuse gli occhi mentre Alexen leggeva la sua vita dall’inizio, come un vecchio romanzo in una versione del tutto inedita.
 
 
Vera era sempre stata sola, come una bambola preziosa in un negozio d’antiquariato. Le persone la osservavano con cautela, la sfioravano a malapena nel timore di procurarle qualche danno. La lasciavano sulla mensola più alta, di modo che fosse visibile a tutti, ma da lontano. E lei, elevata al di sopra della gente comune, osservava ogni cosa come uno spettatore esterno. Sempre da lontano.
C’era una teca invisibile che la separava dal mondo e Vera la assecondava, viveva tenendosi le mani premute sugli occhi e sulle orecchie, per non vedere, non sentire.
Perché quello non era il suo mondo.
Un giorno l’avrebbe lasciato e così, per non sbagliare, aveva deciso di fare piazza pulita intorno a sé fin dal principio.
Non si era mai concessa di avvicinarsi a nessuno e nessuno aveva osato fare un passo verso di lei, perché il muro che aveva eretto, sebbene invisibile agli occhi umani, era un confine invalicabile.
La solitudine le aveva pesato sul cuore come una cappa ricolma di fumo, mentre osservava scorrere, dall’alto della sua posizione, quella vita a cui non avrebbe mai potuto partecipare. Ma lei non era fatta per quell’esistenza, viveva sul filo precario di un equilibrio fra due mondi, nessuno dei quali le apparteneva. Non era suo quello in cui viveva, perché era destinata a Katathaylon, ma non era sua Katathaylon, perché non l’aveva mai vista con i suoi occhi.
Aveva vissuto la sua infanzia come se avesse avuto una valigia sempre in mano, pronta alla partenza in ogni istante questa fosse stata necessaria, e con questa consapevolezza aveva avuto chiaro di non potersi costruire legami stabili. Aveva ignorato le possibili amicizie, aveva finto di disinteressarsi di tutto ciò che riguardava le esistenze altrui. C’erano stati persino ragazzi che l’avevano attratta e Vera era rimasta scandalizzata dal suo stesso desiderio e ne era fuggita lontano. Più il mondo in cui viveva l’attraeva, più lei approfondiva il solco fra se stessa e quel mondo. Più se ne allontanava e meno soffriva, anche se il prezzo di queste era la solitudine.
La gente attorno a lei reagiva di conseguenza: ammirava la sua bellezza, lodava la sua figura, oppure criticava la sua freddezza e il suo isolamento. Ma, in qualunque caso, non si avvicinava mai.
Nessuno aveva mai valicato il confine. Solo un’unica persona, da sempre, aveva vissuto accanto a lei, con i piedi saldi su quella linea di separazione.
Allegra.
Allegra, così vitale e spontanea, non si era lasciata scoraggiare dal suo atteggiamento solitario e non l’aveva accantonata, nonostante numerose amiche più divertenti di lei l’avessero coinvolta nelle loro vite.
Allegra era l’eccezione a quel ferreo regolamento che si era autoimposta, era la sua consolazione, l’unico lusso che si era concessa. Non le aveva mai permesso di varcare il confine fino a mostrarle appieno il suo cuore, ma questo non aveva impedito loro di essere vicine. Di volersi bene.
E ora l’avrebbe persa. Il ritorno a Katathaylon, precipitato nella sua vita senza adeguato preavviso, avrebbe bruciato quell’unico legame che si era concessa. Il pensiero della separazione era un dolore tagliente e sanguinante. Non voleva lasciare Allegra e non voleva ritornare a essere completamente sola… non voleva.
Quella prospettiva faceva male… così male che Vera iniziò a piangere.
Non ricordava quand’era accaduto l’ultima volta, dovevano essere trascorsi anni… se mai c’era stata una volta in cui avesse pianto.
Eppure adesso i suoi singhiozzi erano diventati incontrollabili, le sue lacrime bruciavano di angoscia amara come veleno.
- Mia madre non ha mai pianto – le bisbigliò Alexen all’orecchio – Forse se avesse mostrato il suo dolore, mio padre si sarebbe comportato diversamente.
Ma Vera non era disposta ad accettare giustificazioni. Si sentiva ancora una volta nuda di fronte ad Alexen, molto più di quando era accaduto davvero. Nessuno l’aveva mai vista prima, per ciò che era realmente.
La stretta del principe si era fatta meno opprimente, trasformandosi in un abbraccio accogliente in cui Vera si era accasciata.
- Perché? – gli sussurrò – Cosa te ne fai della mai vita?
- Smettila con questa guerra Vera – mormorò lui di rimando – Appoggiati a qualcuno. Sei a casa adesso.
Ma lei tremava in tutto il corpo. Quella vicinanza, quello che Alexen aveva fatto, in quel momento era troppo per lei. Aveva sconvolto il suo equilibrio, il suo intero essere, dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello.
  
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